Anselme Selosse e i suoi discepoli
di Cristiana LauroSecondo molti il mondo è popolato da allievi di Selosse. Secondo me alcuni l’hanno incontrato un paio di volte e solo pochi c’hanno mangiato pasta e fagioli assieme ma, ormai, Anselme è un vincitore sul cui carro vorrebbero salire in molti. Anselme Selosse riprende l’azienda di famiglia nel 1980, finiti gli studi alla scuola di enologia di Beaune, in Borgogna. Otto ettari di vigneti nel cuore della Cote des Blancs. Sviluppa, fin da subito, un suo stile di vinificazione con tecniche innovative per un vigneron, quali l’uso di barriques e del batonnage, dando vita a champagne dal profilo molto vinoso, di grande struttura e complessità aromatica che hanno fatto discutere a lungo rendendolo famoso in tutto il mondo.
Personalmente l’ho apprezzato fino agli anni ‘90, poi gli ho preferito altri e sono tutt’ora d’accordo con me stessa. Sarà perchè esprime Anselme più che interpretare il terroir e alla lunga mi stanca. In un paio di assaggi recenti ho trovato un fastidioso sentore di marsala all’uovo. In effetti alla cieca avrei detto: Zabov! E’ comunque indubbio che Selosse abbia fortemente connotato una generazione di vigneron, anselmizzando alcuni aspetti della vinificazione e creando uno stile inimitabile, nel bene e nel male. Per male intendo improbabili derive borgognone di chi preferisce spostarsi qualche chilometro a sud anzichè svolgere correttamente il terroir. Eppure, il nostro eroe, ha tirato su una nidiata di produttori coi controfiocchi che spesso non hanno bisogno di rifarsi all’illustre maestro, tanto sono buoni i loro vini.
I discepoli dichiarati, gli autentici, quelli veri, sono: Olivier Collin, Jerome Prevost, Michel Fallon. Gli affini: Alexandre Chartogne- Taillet, Bertrand Gautherot e, in qualche modo, Aurelien Laherte, Vincent Laval.
Li ho provati, con qualche delusione.
Jérome Prévost, La Closerie, Les Béguines: Per me il migliore fra i selossiani, prodotto in sole 6000 bottiglie e unicamente da uve di pinot meunier. Millesimato non dichiarato, probabilmente per problemi di stoccaggio (ho impiegato un anno a capirlo). Non ha il passo aristocratico dei blanc de blancs ma è un’autentica delizia. Grande freschezza, acidità e agrume piacevolissimo. Affilato ma con ciccia nell’ultima edizione in commercio. Decisamente armonico e persistente. L’eleganza è la sua cifra. Mi piace molto.
Olivier Collin, Blanc de Blancs Extra Brut: sa di pera e spezie, leggermente fumè. Molto ricco in bocca con un perlage ineccepibile. Lungo e persistente. Mi piace ma senza emozionarmi.
Michel Fallon, Ozanne: Blanc de blancs di Avize: Leggero sentore di legno ma non invasivo. Il naso è fresco e la bocca, abbastanza ricca, è retta da una buona acidità e salinità. Buccia di arancia e susina. Non è un gigante però, complessivamente, mi è piaciuto.
Aurelien Laherte, Brut Tradition: Prevalenza di pinot meunier. Al naso è molto fresco e floreale. Minerale, fine e coerente in bocca con una piacevole nota salmastra. Un po’ semplice, quasi inutile.
Alexandre Chartogne-Taillet, Sainte-Anne: naso molto fruttato, mela cotogna, leggera nota di legno e una tendenza ossidativa. Crosta di pane. Burroso e molto ricco in bocca, persistente con un buon perlage ma decisamente sgraziato. Faticosissimo. D’altra parte il terroir è quello che è.
Bertrand Gautherot, Fidèle. 100% Pinot nero: Qui, onestamente, ritrovo Selosse. Fa il verso anche a Krug per via di un’ evidente morbidezza ossidativa. Carico sovrabbondante, assai distante dai miei gusti. Più salino che minerale. Questo Champagne per me rompe gli schemi. Non è decisamente il mio stile ma getta il cuore al di là dell’ostacolo e ha personalità da vendere. Mi ha colpita e in qualche modo affascinata.
Vincent Laval, Cumières Brut Nature: Al naso è pulito e in bocca ampio. Frutti rossi e pesca. E’ complesso e armonico con buona acidità e mineralità. Un blanc d’assemblage dignitoso di cui faccio volentieri a meno.
E per finire un simpaticissimo quiz per grandi e piccini : Secondo voi Leclapart è selossiano oppure no? In palio, per il vincitore,una bella T- shirt, taglia unica, con stampa del piccolo Anselme nel giorno della sua prima comunione, autografata da Padre Pierre, il monaco benedettino che officiò la santa messa e che ora sputa per terra se lo vede per strada.
30 Commenti
Vittorio Vezzola
circa 12 anni fa - LinkNon amo molto nemmeno Leclapart, alla fine alle quotazioni a cui sono arrivati non riesco tanto a giustificare un prodotto così particolare, poi i gusti sono gusti. Tra l'altro sono riuscito a trovare una foto della cresima di Selosse e appunto Leclapart, rimasta negli annali perché si dice che il monaco Pierre, nel frattempo diventato abate, ebbe un po' la mano pesante con il giovane Anselme ed il suo gruppetto di adolescenti ribelli :)
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 12 anni fa - LinkMai pensato di far riposare leclapart per un po' prima di berlo? bevuto qualche sera fa l'AAmateur con 5 anni sul groppone (praticamente un adolescente), prezzo 60 euri... Non puoi chiedere allo champagne quello che non è
RispondiVittorio Vezzola
circa 12 anni fa - LinkTi riferisci a me o a Leclapart? Preferisco interpretazioni più classiche, non ho detto che ci faccio il risotto.
RispondiFabio Cagnetti
circa 12 anni fa - LinkGli Champagne vinosi e senza compromessi di Leclapart -che invece apprezzo moltissimo- si possono tranquillamente definire selossiani, l'uso della barrique lo è senz'altro, come lo è la cura maniacale delle vigne, mentre l'assenza totale di dosaggio (che in Selosse è comunque molto basso) si spinge oltre nello stesso solco tracciato dal maestro. Inoltre Leclapart è in biodinamica, come lo è stato Selosse fino al 2001, prima di proseguire per una sua via in ogni caso estremamente rispettosa dell'ecosistema della vigna. La differenza cruciale è che i vini di Leclapart fanno sempre la malolattica, anche se in modo del tutto spontaneo.
Rispondimichele malavasi
circa 12 anni fa - LinkNon ho colto il significato del quasi inutile riferito al brut tradition di Laherte, chiedo una delucidazione, grazie
RispondiAndrea Gori
circa 12 anni fa - Linkanche io sono perplesso! a me è piaciuto non poco! http://www.intravino.com/vino/viaggio-nella-champagne-laherte-freres-i-chicchi-duva-che-sanno-di-luce/
RispondiCristiana Lauro
circa 12 anni fa - LinkAndrea, avevo letto a suo tempo questa tua bellissima degustazione. Un post interessante :-) Non perplimerti però. Gusti diversi. Non esistono gusti migliori di altri. Giovanni, pure tu non fare quella faccia! ;-) Vivaddio che abbiamo gusti differenti! Pensa che appiattimento se anche i gusti fossero soggetti a omologazione. :-)
RispondiGiovanni Corazzol
circa 12 anni fa - LinkNooo autodenunciavo la Mia pochezza :D
RispondiGiovanni Corazzol
circa 12 anni fa - Linka me moltissimo! vedi un po' :)
RispondiCristiana Lauro
circa 12 anni fa - LinkGentile Michele, cercherò di delucidare come da te richiesto, non senza premettere che il parere è del tutto personale giacchè la commissione di assaggio era composta esclusivamente dalle mie papille gustative. Consesso piuttosto oligarchico, la mia cavità orale, per esprimere un voto che possa dirsi democratico. Vado al dunque, sempre se non ti sei già addormentato :-) Trovo Laherte, che conoscevo già, uno champagne molto ben fatto, ma un po' semplice. Non ha il passo e la personalità ammaliante di La Closerie, nè la complessità di alcuni blanc de blancs. A quel prezzo va benissimo, per carità, però per me è inutile perchè su di me non produce alcun effetto. Ad esempio l'effetto di volerlo bere un'altra volta. Tutto qua! Grazie per il tuo intervento! :-) Fabio Cagnetti sei candidato vincitore di una bellissima T-shirt.
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 12 anni fa - Linkc'è Laherte e Laherte, facciamo che per un confronto sarebbe stato più semplice spararsi un Les Vignes d’Autrefois Extra Brut o un Les Septs (ex le Clos) Extra Brut 2007
Rispondiapalmero
circa 12 anni fa - Linko ancora un "Les Empreintes"... infatti mettere di fianco il Brut Tradition con gli altri dell'articolo non ha alcun senso. Il Brut tradition di Laherte, by the way, e' un prodotto di base a 14 euro alla cantina. Gli altri partono da 30 euro. Alcuni appunti: la ditta si chiama Laherte Freres, non Aurelien Laherte. E Aurelien si scrive appunto Aurelien, non Aurelian. E chi fa andare avanti la baracca dai Laherte e' Thierry Laherte, Aurelien e' suo figlio.
RispondiCristiana Lauro
circa 12 anni fa - LinkChe non si possano paragonare due brut s.a perchè il loro prezzo è differente di 15 euro mi sembra discutibile. Ti informo che questa pazzariella ha piazzato nella stessa tavola e nello stesso post, Carema e La Tache. :-) Ciò detto, non era un campionato, solo una bevuta seguendo un selossiano filo conduttore. Ma, evidentemente, se non scorre sangue non si diverte alcuno. Per quanto riguarda i fratelli Laherte, ho parlato del buon Aurelien (ahi ahi ahi il refuso), figlio di Thierry e nipote di Christian, sia perchè il futuro è lui (e anche il presente, basti vedere come ormai sia diventato il punto di riferimento non solo della famiglia) e sia perchè parlavo di uomini e non di marche. A meno che gli champagne Jacques Selosse, Vouette et Sorbée, La Closerie non siano elaborati da altri che non, rispettivamente, Anselme Selosse, Bertrand Gautherot, Jerome Prevost.
Rispondiapalmero
circa 12 anni fa - Linkfair enough sul prezzo, anche se tra piccoli produttori di questa categoria vuole senza dubbio ancora dire qualcosa, ma in che ordine li hai assaggiati? Se li hai degustati nell'ordine del post, I suspect I am very right.
RispondiFiorenzo Sartore
circa 12 anni fa - Linkrefuso corretto, grazie per la segnalazione.
RispondiFabrizio pagliardi
circa 12 anni fa - LinkChi FACEVA andare avanti la baracca. Ma su una cosa hai ragione il base é ancora thierry.
Rispondiluigi
circa 12 anni fa - Link" Sarebbe stato più semplice?" Bella stronzata! Mica sta parlando di millesimati. A parte Prévost, non dichiarato. Infatti le è piaciuto più degli altri. poffarre, adegui il linguaggio agli standard del nostro circolo ellenico, altrimenti la condanno a bere solo pinò di pinò. [f.s.]
Rispondiluigi
circa 12 anni fa - LinkGiusto, chiedo scusa, volevo dire baggianata.
RispondiCarlo Tabarrini
circa 12 anni fa - Linkmah.
Rispondiivan
circa 12 anni fa - LinkSi è salvato solo prevost, proprio perchè è il suo compleanno :-) Mi sembra un po' cattivella...
RispondiMr. R
circa 12 anni fa - LinkConsiglio spassionato riguardo l'ultima domanda. Non consiglio di chiedere informazioni a Leclapart a proposito di Selosse, si rischia una occhiataccia accompagnata da ringhio animalesco.
Rispondimichele malavasi
circa 12 anni fa - LinkGrazie Cristiana della risposta, dopo aver letto di vini pinocchio, parkerizzati, outtake, veri, naturali ecc.ecc. ero curioso di capire il concetto di inutile riferito ad un vino. Adesso ho capito cosa intendevi per inutile, puó essere opinabile come quasi tutto nel mondo del vino, ma è chiaro.
RispondiNicolas Herbin
circa 12 anni fa - LinkCristiana buona sera, vi ringrazio per questo articolo che ho avuto il piacere di leggere, anche se non sono d'accordo su tutto! Nonostante il mio francese, mi sforzo di dire qualche parola in italiano - grazie google traduzione ;-) Confesso che gli anni passano, e io sono più che mai un appassionato di vini di Anselme. Non trovo champagne oggi che mi danno più piacere ed eccitazione. Ovviamente, soprattutto, sono vini "Selosse". E come molti fan, a volte ho avuto bottiglie a volte un po 'stanchi. Ma al loro meglio, io non ne conosco champagne più appetibili, originale, profondo, nutriente, completo e pieno. Veri vini di "bocca". Il dibattito sul "terroir" interessa mi molto poco, perché penso che l'approccio qui (Selosse) è così personale, oppure i vini di Anselme hanno gusto "troppo" di terroir, o hanno il gusto troppo di Anselm : ma in entrambi i casi, mi va bene, lo trovo un grande piacere. E altrove, chi può dire di conoscere il vero sapore della terra? Si può osservare attraverso la viticoltura e la vinificazione, ma è il massimo che possiamo fare. Per concludere, e su altri giovani produttori che non sono "puri" studenti per il master deve celebrare la produzione di Cedric Bouchard, e le molto discreto Benoit Lahaye. Infine, in Avize, non dimentica Pascal Agrapart... Buonasera a tutti!
RispondiGiampaolo Giacobbo
circa 12 anni fa - LinkDavid Léclapart segue un suo percorso potrebbe ricordare ad alcuni Selosse, ci sta, ma non è così. La scelta di David è più assoluta di Anselme prendere o lasciare mentre ho l'impressione che il viticoltore di Avize sia più accondiscendente con se stesso. Amo molto anche Agrapart e Prevost nel suo minimalismo, lo Champagne di Léclapart richiede più pazienza ed ascolto. Ciao g.
Rispondilorenzo gatti
circa 12 anni fa - LinkCiao Cristiana! Mi trovo daccordo con te sul fatto che i vini che Selosse faceva ngli anni 90 erano altra cosa.Per esempio ho bevuto in quel di Sersina (forlì) Le Maschere,un meraviglioso 1992 blanc de blancs Avize sboccato nel 2000,vinificato in legno. Niente cedimento,cremoso ,ancora ottima acidità,insomma si è goduto. alla prox .Un abbraccio
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 12 anni fa - Linkma dico un'eresia se per i miei gusti, persnali of course, almeno 2/3 dei vini citati sono concettualmente un filino antiquati?
RispondiFabrizio pagliardi
circa 12 anni fa - LinkIn che senso antiquati?
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 12 anni fa - Linkvedi fabrizio, quando si parla di vino (tutto il vino) credo che le possibili strade da percorrere siano grossomodo due: 1- la strada della tradizione vera, nei confronti della quale personalmente nutro un amore spassionato 2- la strada della ricerca profonda che ti porta a provare nuove strade non ancora percorse credo che sul primo punto non ci sia molto da dire, cito a titolo esemplicativo un avize g.c. di jaquesson. Nel secondo caso esistono realtà tutte ancora da rischiare di sccoprre e proporre ai propri clienti. E di spunti ce ne sono infinità che superano i nomi citati, non sminuendoli ma proponendosi come alternative altrettanto valide se non di più. Sempre a titolo esemplicativo mi viene in mente un violaine di lahaye, un Millésime Nature G.C. di Ledru, un la Haute Lemblee di bouchard... vabbè, credo ci siamo capiti ;-)
RispondiCristiana Lauro
circa 12 anni fa - LinkIvan: Prevost però è felice come una pasqua! Michele: Grazie a te! Un piacere. Nicolas: Questa volta rispondo in italiano. Solo per stimolarti al recupero delle lingue morte! ;-))) Lorenzo Gatti: Fratello...che piacere ritrovarti qui! Giampaolo Giacobbo. In fine, mai ultimo: prezioso contributo. Generoso, come sempre. Il mio debole per te va ben oltre la bellissima T-shirt che ti sei aggiudicato. :D
RispondiRiccardo Baita
circa 12 anni fa - LinkComplimenti per il post, che condivido in pieno. Primo che selosse non è più quello di una volta, quello di una decina d'anni fa forse anche meno... anche se molti ci muoiono ancora dietro, e una parte di me li capisce... Secondo me jerome prevost è L'unico vero Allievo di selosse... Ho fatto degustazioni con grandi annate e grandi champagne tra cui millesimati di krug e ha fatto comunque la sua splendida figura! 6000 bottiglie per me bere il 0,2 % della produzione è un onore B-) ... Per concludere David Lecrapart, che ammiro molto, lavora in biodinamica, molto particolare con carattere e spessore, ma non lo considero un "selossiano".
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