Bio in Francia | Il “fenomeno Parigi” nell’intervista a Sylvie Augereau
di Danilo IngannamorteLa Francia è più avanti di noi, è un fatto. I cugini trattano il vino come un elemento culturale da sempre. Quindi molti dei fenomeni che riscontriamo a casa nostra hanno già avuto uno sviluppo nella terra degli chateau e dei domaine. Non fa eccezione il più recente dei capitoli dell’enologia contemporanea: il vino naturale. Dibattito affascinante, a volte con obbiettivi solo commerciali, più spesso rivoluzionario, a causa di alcune scelte produttive. Per sapere come se la passano i figli della dea Demeter in Francia abbiamo interpellato una giovane giornalista che attualmente è al centro di questo vivace milieu. Organizzatrice da più di dieci anni dell’evento “La Dive Bouteille” e autrice della guida di vini naturali (la terza edizione è appena uscita) Carnet de Vigne Les 200 Vins Nature, Sylvie Augereau può aiutarci a capire a che punto è il dibattito sui vini naturali dalla sua postazione privilegiata di Saumur, Loira. La traduzione è a cura di Edi Pasini.
Domanda. Sono stato a Parigi recentemente ed ho notato che il vino naturale è una scelta più radicale e caratterizzante per i locali che mi è capitato di provare. Se il sommelier/caviste decide di sposare la causa dei vini naturali lo fa sul serio, mettendo al bando tutto ciò che non lo è. E’ una tendenza reale o solo un fenomeno minore in cui sono incorso casualmente?
Risposta. Effettivamente esiste un fenomeno parigino: gli chef di maggior successo di Parigi, come Yves Camdeborde o Inaki Aizpitarte, sono stati conquistati dai vini naturali. D’altronde il primo sostiene che è grazie a questi vini che l’atmosfera del suo ristorante è festosa… Da loro probabilmente se ne bevono più che da altre parti. Perché questi vini, più digeribili e più vivi, si combinano meglio con la loro cucina, ma anche perché i vignaioli gli somigliano e hanno grande rispetto del prodotto e dei loro fornitori. Sono incontri decisivi. Sia gli chef che i vignaioli sono gente che ha fatto la scelta di vivere il proprio mestiere con passione, fino in fondo. Quando uno passa l’anno a coltivare un frutto, fa fatica a massacrarlo con prodotti chimici in cantina. Prima, con l’enologia correttiva, si credeva che non fosse possibile. Poi qualche precursore ha aperto la strada, e spessissimo è stato assaggiando un Lapierre o un Gramenon che a tanti vignaioli è venuta voglia di fare un vino così. E anche se questa viticoltura resta marginale (e molto artigianale in quanto relativa a piccoli volumi), è cresciuta fino ad infiltrarsi in tutta la Francia… E anche in Italia! Contrariamente a quanto dice spesso la stampa francese, si tratta non di una moda parigina ma di un fenomeno che viene dalle campagne: un ideale logico e legittimo del vignaiolo che si rispetta. Oggi i vari Gauby e Thierry Germain realizzano vinificazioni senza zolfo perché è la strada del vino puro quella che perseguono. E una volta che lo si è bevuto, sia per i vignaioli che per i sommelier è difficile bere qualcos’altro… Ma anche la provincia è stata contaminata: nella nostra Saumur (una città con meno di 30.000 abitanti), ristoratori e cantinieri pian piano vanno passando al naturale. Forse anche perché chi propone il vino deve offrire qualcosa di più e che vada oltre la superficie (più dell’80% delle vendite di vino in Francia): la gente vuole una storia dietro la bottiglia ed è qui che ce ne sono di più da raccontare.
D. Nella mia carta dei vini non distinguo i vini naturali da quelli non naturali (nessun asterisco per intenderci). Un po’ perché credo che sia giusto che se la giochino e si confrontino con gli altri vini senza “vantaggi”, un po’ perché, molto più prosaicamente, non ho ancora capito quando è giusto classificarli come tali. Tu che redigi una guida dedicata solo ai vini naturali, come decidi di farli rientrare in questa categoria? Certificazioni? Biodinamica ueber alles? Insomma, voi che avete iniziato prima magari ci siete arrivati già da un pezzo, ma qui ancora si discute, e molto, su “che cosa diavolo significa vino naturale”.
R . Fai bene a non specificare niente in carta. Neanche io volevo mettere “naturali” in copertina. Prima, il titolo era “200 vini fatti di uva al 100%”. L’editore ha voluto cogliere la tendenza… Il vino naturale è una faccenda complicata. Si tratta di millesimi, parcelle, vitigni, colori, caratteri, ostinazioni e lunghe esperienze che permetteranno di arrivare ad un ideale di assenza di zolfo. Non è una cosa sistematicamente realizzabile e lo stesso cliente deve essere informato e attrezzato (il vino non va lasciato nel cofano dell’auto per tutte le vacanze, è un prodotto vivo!). La gente di cui parlo non è tutta certificata. Spesso sono produttori bio. A volte biodinamici, perché è la strada dell’uva sana ed equilibrata fuori quella che condizionerà il vino naturale dentro. Non si possono prendere rischi simili su frutti squilibrati e malati. Il vino naturale è, in un certo senso, il prolungamento delle procedure bio in cantina (dato che finora l’etichetta bio si applica solo all’uva). Se serve un solo denominatore comune al vino naturale, probabilmente è l’assenza di addizioni di lievito: si lascia che i fermenti del luogo e del millesimo si esprimano. Ciò porta inevitabilmente ad espressioni più complesse e più diversificate. E da questo momento si cercherà di ostacolarne meno possibile le espressioni, facendo a meno della chimica o della termovinificazione…
D. Qual è oggi l’argomento più dibattuto dai produttori di vini naturali?
R. Probabilmente è la fragilità dei domaine. Queste persone corrono dei rischi, a volte buttano via dei vini, e sono più fragili davanti agli incerti del clima (i prodotti bio sono prodotti di contatto che la pioggia può lavare via). In Francia resta molto difficile trovare un posto (un’area produttiva, ndr.) quando i terreni non si ereditano dai genitori. Tanti si rifugiano in denominazioni sconosciute dove il vino è difficile da vendere. La questione vera è il prezzo. Il consumatore non dovrebbe aspettarsi di trovare un vino correttamente elaborato se non ci mette una certa somma. Il problema è abbastanza francese perché la nostra manodopera è cara e questo tipo di vino ne ha maggiormente bisogno, perché la sua resa è inferiore. La vera difficoltà è questa.
[Fine della prima parte. La seconda parte del nostro incontro con Sylvie va in onda prossimamente].
84 Commenti
Marco Lugli
circa 13 anni fa - LinkPenso dica molte cose attuali. A cominciare dal grandissimo Domaine Gramenon, è proprio bevendo un suo Grenache Cotes du Rhone "La Sagesse" che anni or sono iniziai a rivalutare i vini naturali, prima malvisti a causa della mia formazione enologica prettamente tecnica. Ringrazio ancora quel vino in pratica per aver allargato i miei orizzonti.
RispondiGabriele Succi
circa 13 anni fa - LinkMarco, finalmente qualcuno che ricorda la domaine Gramenon! Tempo fa partecipai ad una verticale de "La memè" organizzata da Eugenio Bucci, vedi qui: http://ilcampovinato.splinder.com/post/22384415/NATURALMENTE+NATURALE e la 2004 di quel vino (riassaggiato recentemente a casa mia) è una cosa davvero imperdibile....la 2008 poco dietro.
RispondiMarossi
circa 13 anni fa - LinkSe non amassi i vini naturali non sarei andato a Villa Favorita. Ma rimangono, per me, aperti alcuni interrogativi. Quello che, per il momento, mi importa maggiormente è: questa faccenda della maggior digeribilità e dell'assenza di mal di testa, è vera? Mi spiego meglio: ci sono dei dati oggettivi in tal senso? Qualche esperto che avvalori con esami e ricerche scientifiche codeste affermazioni? Perché sennò si finisce per credere in qualche cosa di simile all'effetto placebo dell'omeopaita (e infatti ho letto di alcuni agricoltori che usano prodotti omeopatici, e allora buonanotte). Aggiungo anzi che, leggendo Intravino, ricordo che nei commenti alla fiera dei vini naturali di Roma (che a differenza di quella di Monticello fu trattata in questa sede), almeno due persone raccontavano di essere poi state male proprio di stomaco e di testa, dopo aver compiuto diversi assaggi di vini buoni puliti e giusti. Chi mi aiuta a capire?
RispondiMarco Lugli
circa 13 anni fa - Linksicuramente la minor presenza di Solforosa comporta un minor mal di testa, il discorso stomaco invece è più legato alla degradazione dell'etanolo (molecola tossica per il nostro oganismo) quindi non cambia nulla da un 12% vol. bio ad un 12% vol. "non-naturale". Poi spesso si etichetta l'azienda convenzionale non biologica come nemico assoluto senza poi andare a vedere che in effetti la tanto famosa maison franciacortina fa uscire vini con 70 mg/l (non i 150 davvero problematici) di solforosa totale contro i 50 mg/l di molti biodinamici, non c'è poi tutta sta differenza. L'ho visto con i miei occhi e posso giurare che molti produttori convenzionali non apaprtenenti ai "ViniVeri", "Vini naturali" ecc. producono lo stesso vini "digeribili" con poca solforosa.
RispondiDurthu
circa 13 anni fa - LinkSenza contare che, per quanto mi risulta, non è stata provato un legame diretto tra SO2 e mal di testa.
RispondiDurthu
circa 13 anni fa - LinkSecondo me vale la pena avere un altro punto di vista sui vini biodinamici: http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2011/02/21/biodinamica%C2%AE-cominciamo-da-rudolf-steiner/ perchè vanno bene i vini "vivi", la passione e l'amore per la terra, ma insomma anche il metodo scientifico avrà qualche valenza ancora, no? Galileo anyone?
Rispondiannalisa motta
circa 13 anni fa - Linkil Dio a cui si sacrificano spesso i Lumi dell'intelligenza e della scienza si chiama Marketing. È quella cosa che se non presa nelle giuste dosi, porta ad estremizzare anche concetti giusti e sacrosanti. Vi ricordate quando i progressi della viticoltura hanno portato a ridurre le rese di produzione? Allora abbiamo avuto i telebani delle riduzioni:era una gara a dire che produceva meno. Se tu produci due grappoli per pianta, io ne produco uno, no!, mezzo! E addio all'equilibrio, con vini super-alcolici e marmellatosi. Quando si è iniziato a usare le barriques per invecchiare? E via alla gara a chi ci metteva più legno. Ecc..ecc.. , gli esempi possono essere tanti. Anche l'assoluta necessità di rivedere l'agricoltura secondo criteri di sostenibilità e disalubrità ,trova i suoi Sacerdoti dell'eccesso e forse, a volte, della vera bufala. Perchè un vignaiolo serio, che gestisce il vigneto con un lavoro oculato e seguendo i criteri scientifici dell'agricoltura integrata, che poi vinifica in modo tradizionale, senza correzioni o aggiunte o altre manipolazioni, che mette il minimo indispensabile di solforosa, deve poi sentirsi dire che i suoi non sono " vini veri"??!!??
RispondiTommaso Farina
circa 13 anni fa - LinkPerché ci sono tanti, tanti talebani. Io, Annalisa, nel mio piccolo cerco di combattere questi estremisti del gusto.
Rispondiluigi fracchia
circa 13 anni fa - LinkBressanini come tutti gli scienziati affronta molto raramente gli aspetti storici delle loro discipline, se lo facessero vedrebbero che il loro sapere, "Fede" direbbe P.Virilio, si basa su teorizzazioni recentissime e in perenne aggiornamento. Le principali teorizazzioni che hanno fondato il corpus teorico della matematica sono state elaborate nella prima metà del 20° secolo (ieri). Per cui accanirsi contro le energie sottili, i concetti olistici, le influenze astrali è secondo mè fuori luogo perchè potrebbe essere che gli scienziati moderni non abbiano nè gli strumenti per misurarli nè il corpus teorico per capirli. Virilio ama chiedersi perchè fidarci degli scienziati che hanno fatto brillare la prima bomba atomica di prova quando metà del consesso scientifico sosteneva (compreso E.Fermi) che c'erano buone probabilità che la fissione si sarebbe trasmessa a tutto l'ossigeno atmosferico e avrebbe provocato la scomparsa della vita sulla terra? "La scienza è una malattia che deve fare i conti con gli incidenti di cui è responsabile... il disastro è causato dalla stessa spettacolare riuscita delle tecnoscienze e non dal loro fallimento..." Virilio
Rispondiannalisa motta
circa 13 anni fa - LinkSei andato un po' fuori tema rispetto al marketing e alla mia domanda finale. Tuttavia, secondo te è Fede indagare il conoscibilie col metodo scientifico, basato su prove sperimentali, sottoposte a continue prove e riprove, oppure è Fede credere in astrusità solo perchè qualcuno ti dice che è vero? Virilio ci mette in guardia dalle possibili derive pericolose della tecnologia e della scienza e fin qui ha ragione, ma non andiamo oltre.
Rispondiluigi fracchia
circa 13 anni fa - LinkNon mi piace chi con l'animo da maestrina mi dice che sono andato fuori tema, non siamo alla scuola dell'obbligo e questo è un forum aperto. Virilio appunto ci mette in guardia dalla concezione mitica della scienza che ha sostituito la religione. Non vedo nulla di male nel credere in astrusità perchè qualcuno ti dice che è vero sia essa la teoria della relatività sia essa la teoria steineriana della biodinamica. Nessuno di noi ha strumenti per verificare nè l'una ne l'altra. per cui hanno diritto entrambe di esistere. Tanto più che l'uomo si è evoluto e ha colonizzato la terra senza la scienza nell'accezzione moderna. I danni la Scienza li ha procurati quando si è separata dal corpo unitario dei saperi e si è erta a unico possibile modello di comprensione della realtà. Io sono per un sapere Olistico. Sono andato fuori tema?
Rispondiantonio tomacelli
circa 13 anni fa - LinkNo no, fa pure.
RispondiGianpaolo
circa 13 anni fa - Link"Non vedo nulla di male nel credere in astrusità perchè qualcuno ti dice che è vero sia essa la teoria della relatività sia essa la teoria steineriana della biodinamica. Nessuno di noi ha strumenti per verificare nè l’una ne l’altra. per cui hanno diritto entrambe di esistere." In questa affermazione si può trovare un ottimo esempio di come sia dialetticamente possibile mischiare la realtà con l'immaginazione, allo scopo di buttare tutto dentro lo stesso pentolone, dove alla fine Einstein e Stainer hanno lo stesso peso, la teoria della relatività equivale a quella dell'antropomorfismo. A chi e a cosa faccia bene questo modo di confrontarsi mi sfugge. Ne' alla fisica ne alla biodinamica, sospetto.
Rispondiluigi fracchia
circa 13 anni fa - LinkCaro Gianpaolo, liberati e guarda il mondo senza credere come ad una fede nella scienza. D'altronde tu come io ad essa dobbiamo crederci ciecamente (e non pensare che non esistano scienziati mistificatori) senza possibili auto verifiche. Fatto, ti sei liberato? adesso chiediti chi ha teorizzato e realizzato la bomba atomica? Steiner o dei pseudo santoni con derive animistiche? No l'hanno fatta i migliori scienziati dell'epoca, alcuni con il Nobel in saccoccia. Troppo abusato il parallelo nucleare? te ne propongo un'altro: anni 40 del novecento, fior di chimici giapponesi, vista l'alta presenza di mercurio nel mare decidono che se si scaricano i residui di mercurio industriale in mare esso verrà naturalmente assorbito. scaricano poi si accorgono che per una qualche strana ragione il mercurio esogeno non si solubilizza ma finisce nelle alghe, quindi nella catena alimentare fissandosi nei grassi dei pesci. In quel paese ancora oggi nascono decine di bambini con malformazioni indotte dal mercurio. Ancora oggi si scarica mercurio nel mare!? In tutti pesce carnivori, in tutto il mondo ci sono residui non trascurabili di mercurio nei grassi. Gli esempi non finiscono quì. Tu pensi che Einstein valga di più di Steiner perchè qualcuno ti ha detto così non perchè tu lo hai verificato! Io preferisco credere ai santoni, almeno non mi fondono nel nucleo di una centrale nucleare e non mi intossicano con il mercurio e se mi rompono non li ascolto e finito lì.
RispondiGianpaolo
circa 13 anni fa - LinkQuindi e' meglio credere ai santoni, perché tanto non fanno male, piuttosto che alla scienza, perché qualcuno ha inquinato il mare col mercurio, oppure per via della bomba atomica. Mi sembra una di quelle conversazioni che si facevano intorno ai 14/15 anni e che finivano con tutti che portavano esempi più strampalati pur di avvalorare le proprie tesi. Spero che te ne ricorderai la prossima volta che, che ne so, ti colleghi ad internet, fai una telefonata, accendi la luce in cucina, prendi un treno o un aereo, ecc. Per non parlare della medicina.
Rispondiluigi fracchia
circa 13 anni fa - LinkCaro Gianpaolo, questi discorsi io a quindici anni non li facevo e se leggessi le mie risposte vedresti che sono temi affrontati da pensatori ben più illustri di me. Serge Latouche, Paul Virilio, Cornelius Castoriadis, Zigmunt Bauman, Michael Pollan. Io sono in buona compagnia e non sento la tua mancanza, per cui, tu credi a chi vuoi io non ti voglio convincere a salire sul mio carro, sei tu che hai ciecamente creduto ai tuoi professorini di fisica del liceo e alle menate che dicono in tv. Ovviamente non sono un Luddista e ringrazio che esistano applicazioni molto utili delle tecnoscienze come ad esempio il computer con cui stò scrivendo è che non approvo per niente l'etica che sottende all'operato degli scienziati e al razionalismo evolutivo.
RispondiTommaso Farina
circa 13 anni fa - LinkDai, Latouche non è il pallonaro della decrescita felice?
RispondiGianpaolo
circa 13 anni fa - Link@Luigi Fracchia. Complimenti, sei riuscito a non dire nulla, pero hai citato un bel po' di nomi. C'e sempre qualcuno a cui fa un bell'effetto. "è che non approvi per niente l’etica che sottende all’operato degli scienziati e al razionalismo evolutivo.", pero' ti fa piacere utilizzarne i comodi effetti collaterali, come scrivere su un computer, ad es. Ci vorrebbe un po' di coerenza, oppure non e' prevista dalla visione olistica?
Rispondiluigi fracchia
circa 13 anni fa - LinkOlistico vuol dire che comprende tutto e non separa il sapere per branche di conoscenza, io non sono luddista, non rifiuto le macchine, non farmelo ripetere. Comunque anche tu non hai detto niente. @tomacelli si letouche è il penatore della decrescita felice, perchè tu pensi che un mondo finito possa crescere all'infinito?
Rispondiluigi fracchia
circa 13 anni fa - Linkcaro Giampaolo, notazione cosi en passant, il tuo pensiero non viene fuori se continui a fare copia e incolla di quello degli altri per dargli addosso. Ti ripeto che io non voglio convincerti, cerco solo di ragionare sugli argomenti. Viva il vino buono, meglio se fatto senza additivi. Come direbbe Cernilli beviamone centomila di bottiglie! Buon lunedì a tutti.
RispondiDurthu
circa 13 anni fa - Link"Le principali teorizazzioni che hanno fondato il corpus teorico della matematica sono state elaborate nella prima metà del 20° secolo (ieri)." Domando scusa, non so a quali informazioni tu abbia accesso, ma questa è una castroneria come poco ne ho sentite in vita mia. La geometria è nata, ad essere generosi, nella grecia classica (se non prima) e, per andare a qualcosa di più "avanzato", anche il calcolo integrale è stato inventato nel XVII secolo. "Non vedo nulla di male nel credere in astrusità perchè qualcuno ti dice che è vero sia essa la teoria della relatività sia essa la teoria steineriana della biodinamica. Nessuno di noi ha strumenti per verificare nè l’una ne l’altra." Altra castroneria: la teoria della relatività la verifichiamo ogni volta che usiamo un navigatore satellitare. Non vi tedio con i dettagli, perchè siamo già decisamente fuori tema, se qualcuno fosse interessato fate sapere. Caro Luigi, se tu avessi mai avuto la bontà di entrare in un laboratorio di fisica (anche a scuola, mica al CERN)...
Rispondiluigi fracchia
circa 13 anni fa - LinkDurthu, ho detto corpus teorico il cui principale autore è stato B.Russel, non nego ovviamente che regole e scoperte matematiche e teorizzazioni varie discendano anche da tempi molto antecedenti. In realtà non riuscite a capire che Pitagora Euclide Eulero etc. etc. sono distanti anni luce dal positivismo scientifico e dalla fede cieca nell'evoluzionismo e l'assoluta menzogna della crescita infinita che abbiamo noi oggi, loro avevano concezioni della natura, della scienza più vicini all'animismo di quanto noi possiamo immaginare. Era per loro impensabile dividere, separare per capire.
RispondiMarossi
circa 13 anni fa - LinkQuesta discussione mi invita a nozze. Propongo di affrontare la cosa senza polemiche, in maniera popperiana. Quando, nel primo Novecento, imperversava nei circoli accademici un dibattito simile a questo (come mai la Scienza progredisce e ottiene risultati stupefacenti, mentre le altre discipline no? Qual è il suo segreto?), il circolo di Vienna pensò di aver trovato la risposta: la conoscenza scientifica è fondata sulla sua capacità di formulare previsioni verificabili. Per un po' la cosa resse, pareva una buona teoria. Finché Karl Popper la contestò. La verificabilità di una teoria non la rende per nulla scientifica. Infatti, se un indovino, guardando le viscere di un pollo, predicesse (cioè formulasse una teoria) che domani pioverà, seguendo il verificazionismo la previsione del mago sarebbe 'scientifica', qualora davvero piovesse. Invece, secondo Popper una teoria è scientifica quando può essere falsificata, cioè quando , oltre a formulare una previsione, dichiari implicitamente che in caso di esito negativo, la stessa teoria risulterebbe falsa. Di qui il nome di falsificazionismo. L'indovino, se non piove, cercherà di arrampicarsi sugli specchi spiegando che flussi astrali hanno interferito sulla pioggia o amenità del genere: non ammetterà che le viscere di un pollo non sono adatte a dirci alcunché sul tempo. Insomma, la teoria della gravità non è 'scientifica' in virtù del nostro quotidiano riscontro, cioè perchè noi vediamo che -salvo certe condizioni di assenza di gravità previste - tutto cade per terra (verificazionismo). E' scientifica perché il giorno che un solo oggetto destinato a cadere al suolo, secondo la legge di gravità, finisse invece per galleggiare, la teoria si rivelerebbe falsa e la 'scienza' sarebbe costretta a dichiararlo e a cercarne una migliore. Lo stesso non si può dire di tutti gli altri metodi di conoscenza (pensiamo alla filosofia alla storia all'antropologia etc). Per Popper era importante quindi distinguere la scienza dalla metafisica, che non è basata sul prinicipio di falsificabilità. Ma il filosofo austriaco era tutt'altro che un sostenitore assolutista della scienza. Prima di tutto perché non riteneva che il carattere non scientifico di una teoria fosse di per sé screditante: egli se la prendeva con chi spacciava per scientifiche teorie che non ne avevano la peculiarità (vedi il marxismo), mentre riteneva che alcune fondamentali teorie metafisiche, ad esempio quelle filosofiche sui diritti, fossero lo stesso molto più importanti di molte leggi scientifiche. Poi, perché Popper, proprio parlando di Einstein, sosteneva che il grande scienziato, che lui ammirava molto, era in fondo molto simile, nei suoi ragionamenti, a un organismo semplice come un'ameba. Entrambi, infatti, procedevano per congetture e confutazioni. L'ameba formula delle teorie, ovviamente semplicissime, per sopravvivere, e paga i suoi errori con la propria morte. Einstein, invece, sopravvive ai propri errori, ma muoiono le sue teorie qualora sbagliate, perché uno scienziato vero rinuncia a credere nella propria teoria, la abbandona, quando si riveli fallace. Popper era convinto che la scienza fosse una attività molto importante, ma che il suo cartattere, irrimediabilmente umano, non potesse consentire a nessuno scienziato di essere certo di aver trovato la Verità per sempre. Era convinto che bisognerebbe contentarsi senza trionfalismi di 'buone' teorie scientifiche, cioè che abbiano retto a molti tentativi di falsificazione, in attesa serena che, prima o poi, occorrano nuove teorie, migliori, appena queste si rivelino inadeguate. A mio avviso, Popper rimane fondamentale quando si discute di scienza e altri metodi. Da un lato, ci consente di capire come mai la scienza continui, da Galileo in poi, un percorso abbastanza chiaro e unico - ancorché non esente né esentabile da solenni cantonate - che non ci permette di equipararne il potere eurisitco ad altre discipline. Dall'altro, ci tiene lontano dallo scientismo, cioè dalla convinzione che su di una teoria 'ufficiale', formulata dalla scienza 'ufficiale', debba scendere il velo dell'ipse dixit che ponga fine a qualsiasi possibile discussione ulterirore. Spero di non avervi tediato.
Rispondiluigi fracchia
circa 13 anni fa - LinkOk vado a rivedermi Karl Popper, non hai tediato per nulla anzi mi hai rammemorato la Scuola di Vienna che era sepolta da metri di polvere.
RispondiDurthu
circa 13 anni fa - LinkCaro Luigi, sprizzi cultura umanistica da tutti i pori, ma ti rifiuti di scendere al basso livello puramente scientifico. Se c'è qualcuno che divide qualcosa, questo sei tu. Ma ho l'impressione (o la speranza?) che quello che ti interessa veramente sia la dialettica fine a se stessa, quindi ti lascio a discutere con chi ha più tempo. Soprattuto considerando che qua dovremmo parlare di vino. Saluti.
RispondiDanilo Ingannamorte
circa 13 anni fa - LinkE' vero. la digeribilità è un quesito aperto. E finchè non si condurranno studi in merito è anche abbastanza futile discuterne. Ci torneremo comunque nella prossima puntata. Secondo warning: qui non si tratta di stabilire la supremazia del metodo biodinamico, ma di conoscere un mondo variegato che ha affascianto in maniera trasversale tutti i produttori anche i più famosi e che si declina in tanti modi con risultati quasi sempre sorpendenti.
RispondiPaolo Cianferoni
circa 13 anni fa - LinkL'aspetto dei maggiori rischi legati a produzioni e vinificazioni naturali sono veramente decisivi. Al di là dei costi di produzione, questi rischi determinano in sostanza una notevole variazione delle quantità prodotte ogni anno e di una notevole differenza di proprietà organolettiche tra un anno e un altro. Questo comporta un approccio sul mercato differente da quello "normale", e anche io non saprei dire quale possa essere esattamente, per poter sopravvivere dignitosamente e stimolare queso tipo di produzioni. Certamente non destinate alla grande massa dei consumatori.
RispondiDanilo Ingannamorte
circa 13 anni fa - LinkPerò un dato positivo è incontestabile: la maggior variabilità delle vendemmie, che l'enologia convenzionale ha tentato di domare e controllare nei confini che riteneva leciti e utili al mercato, può essere uno stimolo alla curiosità, alla "fidelizzazione" del consumatore. Certo quando il danno è grande sono problemi. Bisogna avere la forza di tenere il colpo. Ma il concetto di annata minore andrebbe rivisto. Ho assaggiato a cerea un barolo di cappellano del 2003 da giramento di testa. Acidità pazzesca, naso elegantissimo, per nulla "cotto". Eppure non l'ho comprato quando era in listino... Chissà tra un anno è marsala puro mentre il 99 è ancora lì che emette vaggiti neonatali... Una cosa è certa: qui non si parla più il linguaggio della "produttività".
RispondiMarossi
circa 13 anni fa - LinkSono d'accordo. A mio avviso le ragioni forti a favore dei vini naturali non sono la digeribilità e il mal di testa mancante, su cui vorrei essere confortato seriamente (ma ancora mi sa che devo aspettare). Il plusvlaore è invece l'aderenza di un vino al suo territorio, inteso come terreno zona uomo vigna cantina annata. Sopratutto la rinuncia ai lieviti selezionati, a mio avviso, è il cardine di questa nuova filosofia. Di contro, è vero che la variabilità dell'annata, che per l'amante del vino rappresenta un fattore non solo positivo ma quasi necessario, per un produttore può diventare una jattura. Rimane poi la questione fondamentale della solforosa. Per la mia piccola esperienza, mi sono fatto l'idea che serva, ancorché in minime qualità. E che per farne del tutto a meno senza dare vita a puzzette varie, occorra una qualità del frutto eccezionale, che non tutti e non sempre si possono permettere. A meno di non far pagare una nosiola quanto un ottimo traminer (frecciata a chi so io).
RispondiDanilo Ingannamorte
circa 13 anni fa - Linkti quoto al 100%
Rispondiluigi fracchia
circa 13 anni fa - LinkScruton ci dice "...il vino buono è sentito tradizionalmente come gusto di un terroir, termine che non significa soltanto il suolo ma i costumi e i riti che l'hanno santificato e posto, per così dire, in comunione con il bevente...." quindi proseguendo questo ragionamento, maggiore sarà la comunione del produttore con il proprio suolo e prodotto e migliore sarà il vino nel senso che sarà portatore di verità e non di mistificazioni.
RispondiMarossi
circa 13 anni fa - LinkA Scruton sono costretto a credere. Con lui per me vale l'ipse dixit.
Rispondiluigi fracchia
circa 13 anni fa - Linke comunque i vini bio francesi mediamente sono molto buoni e scopri che sono bio solo se lo scrivono in retroetichetta. Meditate gente meditate.
RispondiDanilo Ingannamorte
circa 13 anni fa - Linkquesta è un'affermazione che condivido, soprattutto dopo la degustazione al vinitaly di UGM: s-t-r-e-p-i-t-o-s-a!http://terroirs-ugm.blogspot.com/ Anche se ho avuto delle esperienze un po' borderline con chinon e compagnia bella.
RispondiMarossi
circa 13 anni fa - LinkI vini bio francesi non li posso assaggiare, in quanto francesi (omissis), ma comprendo ciò che intendi, condivido e rilancio con una provocazione. A Villa Favorita sono andato da Maule (vabbé dalla figlia, lui non c'era ancora). Ho assaggiato il vino base bianco Masieri. Mi ha detto la ragazza che quest'anno, a differenza dei precedenti in cui era stata necessaria un poco di solforosa, non è servita. Risultato: un vino pulito, zero puzzetta. E parliamo delle uve scelte per ultime, dopo quelle destinate ai primi due cru. Quindi ne ho dedotto due cose: 1) Alla Biancara son proprio bravi, ma talora hanno anche loro bisogno di un po' di solforosa per salvare piccolo difettucci del frutto 2) I vignaioli che producono vini che puzzicchiano, semplicemente non sono molto bravi, e si nascondono dietro alla naturalità e alla corrività di un certo pubblico. Insomma, il produttore bravo sopperisce ai difetti con la tecnica (poca o tanta, giusta o troppa è un altro discorso), quello scarso con il mantramarketying del vino vero.
RispondiMarossi
circa 13 anni fa - LinkMi è sfuggita una ypsilon di troppo
RispondiStefano Menti
circa 13 anni fa - LinkSono molto d'accordo con Marossi. Purtroppo bevo più vini "naturali" italiani che francesi, soprattutto per ragioni di reperibilità. Quindi in maggior parte trovo vini difettosi fra gli italiani rispetto ai francesi. Parlando di questo con molti amici ristoratori o venditori, mi dicono che quando visiti un vigneron "naturale" francese, ti accorgi che i vini sono buoni e non sapendo se la sua filosofia è naturale o meno, gli chiedi cosa ne pensa; da subito esce che produce in modo natura e che per fare vini di buona qualità si deve per forza avere una buona uva prodotta in maniera naturale. Vini senza difetti di fecce od ossidazioni. Quando ti trovi davanti ad un produttore "naturale" italiano, da subito ti viene premesso come strategia di vendita, che si tratta di un vino naturale. Se poi non ti piace, spesso vieni accusato di non capire il vino in questione. Non è successo a me che cerco sempre di non urtare gli animi di chi ha faticato a produrre una stagione, ma è successo a molti miei amici ristoratori o semplici consumatori appassionati del vino. Poi, almeno in Italia, non so come sia in Francia, come facciamo a sapere che il produttore è veramente naturale? Esempio: io coltivo le mie vigne solo con trattamenti biologici anche se non sono certificato (quindi non concimo, non diserbo e non uso sistemici). Vinifico per mia scelta solo con lieviti indigeni, non uso coadiuvanti enologici eccezione fatta per solforosa. Tutti i miei vini vanno da un massimo di 80 ad un minimo di 12 di solforosa totale. I vini che posso attendere a metterli in mercato non li chiarifico ne li filtro, quelli che hanno urgenza li chiarifico e li filtro. Sono un produttore naturale? I produttori naturali sono quelli che trovo a VinNatur e Vini Veri? Penso la risposta non sia certa. Se da una parte c'è Vini Veri con un pseudo disciplinare, VinNatur non ce l'ha. E allora, chi decide? E sulla base di cosa?
RispondiFrancesco Maule
circa 13 anni fa - LinkPer Marossi. La bionda al banchetto non era la figlia ma la morosa di uno dei figli, il sottoscritto in particolare. Angiolino ne ha ben 4 di figli, tutti maschi! Grazie dei complimenti per il Masieri, condivido la tua opinione. Ma attenti: l'essere in agricoltura biologica o non aggiungere solfiti non e' tutto. Ad esempio ci sono gia' dei protocolli per vinificare senza solforosa, ma con lieviti selezionati, acidificanti, filtrazioni sterili e solo dio sa che altro...
RispondiMarossi
circa 13 anni fa - LinkPrendo nota della oortese precisazione, peraltro la foto di me che parlo con la tua gentile morosa è, per coincidenza, l'unica in cui compaio, di tutte quelle che mi sono arrivate per mail da vinnatur. Mi rendo conto che la viticoltura naturale è una sorta di gara ad ostacoli, contro avversari che spesso si dopano, e altre volte montano addirittura a cavallo. I miei complimenti
RispondiGianpaolo
circa 13 anni fa - LinkPer quanto i solfiti siano sostanze di cui e' comunque bene non abusare, e possibilmente non usare se non necessario, non sono tra i responsabili del mal di testa. Vi sono molte referenze in rete su di questo, io ne avevo messe alcune su un post che feci in passato. Il mal di testa dopo aver bevuto vino nella maggior parte dei casi e' dovuto all'alcol, mentre in casi più rari vi sono sindromi dovute alla presenza di tannini. I solfiti fanno male sopratutto a chi vi e' allergico, circa l'1% della popolazione in media.
Rispondiarmin kobler
circa 13 anni fa - Linknon dimentichiamo l'effetto delle amine biogene che vengono prodotte soprattutto da ceppi di batteri malolattici che di loro volta si sviluppano bene in ambienti privi o poveri in so2.
RispondiMarco Lugli
circa 13 anni fa - LinkEsatto, il maggior mal di testa è legato alla disidratazione provocata dall'alcol, molti però preferiscono rimanere nel loro limbo e demonizzare solo la Solforosa piuttosto che fare autocritica sul consumo responsabile e moderato.
RispondiGianpaolo
circa 13 anni fa - LinkProprio ieri sono stato in una cantina maremmana, Tular, che produce vini senza solfiti aggiunti. I vini sono molto buoni, e sono il risultato di un lavoro in vigna e in cantina molto particolare, anche se molto semplice. Il fatto di aggiungere/non aggiungere solfiti porta alla scelta di una strada che e' anche legata all'idea che uno ha del vino che vuole fare e dei suoi gusti. Pur partendo da uve perfettamente sane in entrambi i casi, lavorare senza solfiti significa accettare una via "ossidativa", che e' certamente una delle vie possibili per ottenere un vino buono e di carattere, essendo l'ossidazione - fino ad un certo punto- portatrice di una ulteriore complessità e anche "distensione" delle potenzialità di un vino. Oltre un certo limite invece io credo che l'ossidazione prenda il sopravvento e tenda un po' ad appiattire i vini verso quelle note ossidative che possono pure essere piacevoli, se uno ha quel gusto, ma dove tutte le note primarie e secondarie del frutto tendono a perdersi, il che secondo me per alcuni vini e' un impoverimento. Alla fine credo che il discorso sia, giustamente, molto soggettivo e frutto della visione che il produttore ha del suo lavoro, delle sue uve e del suo territorio. A sciupare il tutto viene a volte la pretesa di superiorità etica tra un vino con 20 mg di solforosa (che può essere il valore di un vino senza solfiti aggiunti giacche', come si sa, i solfiti si formano in ogni caso durante la fermentazione) e uno con 50 mg, che secondo me non ha senso e sposta l'argomento su un terreno ideologico, perdendo di vista il vino stesso.
Rispondiarmin kobler
circa 13 anni fa - Linkcondivido al 100 % questo approccio pragmatico della questione solfiti. purtroppo in quasi tutte le discussioni tecniche o semitecniche a proposito di vino prevale la legge del "no facts please".
RispondiMarco Lugli
circa 13 anni fa - LinkA mio avviso la via ossidativa sul vino porta sempre ad un appiattimento dei gusti eccessivo portando a bere vini con solo note ossidative. Tutt'altro discorso è se si utilizza la tecnica della iperossigenazione in cantina ovvero sottoporre il MOSTO (non il vino) ad un'ossidazione spinta invece che lavorare in riduzione con alte dosi di SO2. Questa è una tecnica secondo me molto valida, molte aziende nel mondo bollicine Francese e Italiano la usano per le basi spumante in quanto porta il vantaggio di avere bassissime dosi di solforosa per facilitare la rifermentazione in bottiglia, avere una Casse ossidasica già in pre-fermentazione con il vantaggio poi di preservare tutti gli aromi secondari e terziari nel vino. Io ritengo sia questa la via da preferire all'ossidazione dei vini che (seppur apprezzati da sempre più enostrippati vinofeticisti) risultano piatti e monocorde.
RispondiDanilo Ingannamorte
circa 13 anni fa - LinkEcco questo è materiale della prossima puntata! Hold the horses!
RispondiNelle Nuvole
circa 13 anni fa - LinkAspetto con ansia la prossima puntata, Danilo mi hai lasciato col fiato sospeso.... I personaggi ed interpreti sono eccezionali, a cominciare da Virilio e Scruton, il primo sicuramente un ladro gentiluomo e tombeur de fammes e il secondo un Ispettore. E Bacillus che fine ha fatto? rientrerà forse alla fine della I serie? PerBacco e chi la guarda la Tv domenica prossima!
Rispondikenray
circa 13 anni fa - Linkmooolto bene la discussione è appassionante non so bene di cosa stiate parlando ma spero vivamente che alla fine si stappi la classica boccia dell'amicizia per festeggiare. addendum Ieri da Succi ho assaggiato un sangiovese che fosse prodotto in toscana si chiamerebbe biondi santi.
RispondiNelle Nuvole
circa 13 anni fa - LinkSentite un po' voi due, Kenray e Succi, quando si fa un match fra Sangiovesi? Senza scomodare Biondi Santi, e ovviamente senza invitare Moricchia, Tomax e Devoto-Gori? Cioé fra persone normali con vini normalmente prodotti e venduti? Una volta compiuto il misfatto vendiamo la cronaca al miglior offerente, anche con traduzione in inglese in diretta. E' ora che ci comincino a pagare, visto lo sfruttamento dell'immagine a cui siamo sottoposti.
Rispondikenray
circa 13 anni fa - Linknema problema troviamoci e festeggiamo. luogo: parma ristorante: chez moi ospiti: selezionatissimi
Rispondigian paolo
circa 13 anni fa - LinkE non è il solo vino del Succi-Think positive ..prova a pensare quando bevo / tracanno il suo Cabernet il paragone che viene fuori???Inizia per S e finisce per assicaia..ma tanto non capisco una cacchio di vino :)!!ciao Ken P.S: hai goduto ieri vittoria e inter a -8 chissà come l'avra presa il super - Ziliani!!! :)
Rispondikenray
circa 13 anni fa - Linknon ho goduto... di più!!!!!! è dal giorno del derby che rido come uno scemo e bevo tutti i giorni sangiovese e chardonnay per festeggiare ziliani rosicaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
RispondiGiovanni Solaroli
circa 13 anni fa - Linkbuono sicuro, ma tan esagera...
Rispondikenray
circa 13 anni fa - Linkproprio con succi ieri ho discusso di biodinamica. per la cronaca. gli ho raccontato che recentemente ho stappato una macchiona poi due poi tre son finite tutte nel lavandino. sarà un caso? morichetti avrà le convulsioni?
Rispondiluigi fracchia
circa 13 anni fa - Linkcaro Ken, a me è successo con filagnotti e montemarino una due tre quattro e cinque nel lavandino. Per disperazione ho smesso di berne.
Rispondiluigi fracchia
circa 13 anni fa - LinkCarissimi Ken, Gian paolo, NN, Non conosco Succi, mi armerò di pazienza e fiuto da ispettore Virilio per scovarlo in questa sciovinista città Sabauda. Segnalo a Gian paolo il "Bricco Appiani" di Roddolo altro cabernet che sassicaieggia e nebbioleggia. Tranquilli non è biodinamico.
Rispondikenray
circa 13 anni fa - Linkluigi fracchia tu acquista il suo vino e se non ti garba lo ritiro io pagantoti le spese d'acquisto gabriele mi raccomando, non vendergli il "mio" sangiovese riserva speciale potrebbe lasciarmi a secco!
RispondiNelle Nuvole
circa 13 anni fa - LinkLuigi Fracchia, due precisazioni, e una domanda - L'Ispettore é Scruton, Virilio é il nipote spurio di Lupin - il Sangiovese del Succi é di Romagna solatia dolce paese, termine di paragone Fattoria di Zerbina, ergo "scherza con i Fanti e lascia stare i Santi (Biondi)" - Come fa un vino a sassicaieggiare e nebbioleggiare contemporaneamente?
Rispondiluigi fracchia
circa 13 anni fa - LinkNN, io Viriliò (con l'accento sulla o), me lo vedo al Quai des Orfevres a bere Pastis. Scruton potrebbe essere un benestante Upper Class inglese con il vizio del furto di opere d'arte rinascimentali. A Torino quei bellisimi produttori che citi sono pressochè introvabili. come faccia il Bricco Appiani a nebbio-sassicaieggiare non sò, chiedere a Flavio. Io bevo solo.
Rispondikenray
circa 13 anni fa - Linkfracchia facciamo così io do una cosa a te quando vengo a torino tu dai una cosa a me si parla di vino ok? niente doppi sensi
Rispondigianpaolo
circa 13 anni fa - LinkMi scuso per il copia incolla, non l'ho mai fatto, e sara' l'ultima volta, pero' questo pezzo di Antonio Pascale spiega tutto in maniera magistrale http://disarmingthegreens.it/2011/04/08/il-giovane-di-buona-cultura-e-il-rifiuto-del-progresso/: "Un nuovo spettro si aggira per l’Italia: il giovane di buona cultura, generalmente umanistica, che contesta tutti o quasi tutti i processi d’innovazione tecnologica, soprattutto quelli che riguardano l’agricoltura, le biotecnologie, le opere d’ingegneria, nucleare e non. Il giovane di buona cultura umanista si ritiene, naturalmente, dalla parte giusta del mondo, è di sinistra, ma non si identifica nella sinistra di partito. In effetti, a sentire le sue argomentazioni si direbbe un nostalgico del bel tempo che fu. O meglio, un reazionario, per il sospetto che nutre, fortemente nutre, per la modernità. Il giovane è facilmente riconoscibile, insomma. È quello che se parlate di inceneritori o termovalorizzatori, si alza e contesta fortemente i dati, poi vi indica con il dito e parla delle nanoparticelle e di diossina. L’ha detto Grillo, ha sostituito la vecchia e cara frase: l’ha detto la televisione. Il giovane umanista ha poca esperienza di chimica e di metodologia scientifica, confonde facilmente i dati e non è solito usare strumenti comparativi. Ragione per cui crede che il mondo sia incontaminato e se, per esempio, gli fai notare che una prostituta intenta a bruciare un copertone per strada produce più diossina di un inceneritore, si indigna e vi ritiene al servizio di qualche multinazionale. In quanto, dice, i suoi dati sono ricavati dal lavoro di scienziati indipendenti, i vostri da scienziati dipendenti e asserviti al potere. Capite bene, messa così, la questione è di difficile risoluzione, in un regime di risorse scarse se loro si beccano gli scienziati indipendenti agli altri toccano quelli dipendenti. Davanti a questa affermazione ricattatoria è difficile spiegare che il metodo scientifico si basa sul regime di revisione alla pari: non si può dire semplicemente: ho visto l’unicorno. Bisogna dimostrarlo, dunque le ipotesi (sull’unicorno) devono essere condivise e riviste da altri scienziati. Non importa che io dica: sono indipendente, credetemi, l’unicorno esiste. Questo spettro (il giovane di buona cultura umanista) si insinua in molte trasmissioni di denuncia come Report, almeno quando si affrontano argomenti complessi, come l’agricoltura e il nucleare; tematiche che richiedono soluzioni di compromesso e integrate e via via soggette a modifiche e nuove acquisizioni. Quei giornalisti, indipendenti, non si fidano di documenti ufficiali, cioè quei documenti già sottoposti a revisione e accettati dalla comunità scientifica. No. Prendono documenti e studi che nessuno ha (ancora) dimostrato, ma rappresentano solo ipotesi di lavoro. Siccome, però, quei giornalisti indipendenti credono siano, questi documenti, liberi dalla dipendenza del potere, allora per proprietà transitiva sono anche giusti. Basta dichiarare, non dimostrare. Lo spettro sta diventando un problema, perché evanescente com’è, si appropria di ogni luogo e di questioni che non possono essere di sua competenza. Il giovane spettro è massimalista e ama la voce grossa, due metodologie che fanno purtroppo parte della comunicazione moderna. Dichiara il suo no continuo, no rifiuti, no nucleare, no chimica, no ogm ecc. Poche cose e ripetute, è lo slogan dei comunicatori e di quelli che credono nel partito delle libertà. Con i quali gli spettri di sinistra non sono d’accordo ma ne sposano lo stile. No agli erbicidi, ho letto in un post sul sito di Bressanini. Fanno schifo e inquinano e soprattutto sono prodotti dalle multinazionali. Se gli fai notare che alcuni erbicidi di ultima generazione sono a bassissima tossicità, tanto da non lasciare quasi residui e che il mondo si migliora anche studiando in laboratorio nuove molecole a basso impatto, loro rispondono che il mondo si migliora non usando l’erbicida, perché questo non può essere un buon prodotto: viene fuori dal ventre oscuro delle multinazionali. Se gli fai notare che un’agricoltura senza erbicidi richiede l’uso di mondine che si spezzano la schiena e strappano, naturalmente, le erbacce dai campi, loro rispondono con una dichiarazione religiosa: c’è il biologico. Se gli fai ancora notare che appunto le mondine esistevano proprio quando non si usavano gli erbicidi e volente o nolente, per questioni di arretratezza, si produceva in regime di biologico, e per questo, venendo al dunque, chi è contro l’erbicida e vuole migliorare il mondo o studia chimica e cerca di produrre nuove molecole capaci di degradarsi con pochi residui, oppure bisogna necessariamente che si candidi a fare la mondina, allora, i giovani spettri rispondono: no, non è vero. E comunque, a fare la mondina non ci pensano proprio. No alla schiavitù, dicono. Loro sono, infatti, dalla parte giusta del mondo. Non costa niente, basta dichiararlo: insomma, no dimostrazioni."
RispondiMarossi
circa 13 anni fa - LinkLo ripeto: i vini naturali saranno salvati dagli ogm, un giorno
Rispondiluigi fracchia
circa 13 anni fa - Linkmi inchino a cotanto profluvio di temi e analisi. e porto una piccola domanda: Il terribile stato di degrado, inquinamento ed entropia del nostro pianeta a cosa è dovuto se non all'applicazione smodata e incontrollata ed inutile di apparecchiature e dispositivi partoriti da tecnoscienziati. Il dramma stà nel successo delle tecnoscienze non nei fallimenti.
Rispondigianpaolo
circa 13 anni fa - Linkla peste. il colera, la santa inquisizione, le crociate, le carestie, l'aspettativa di vita media intorno ai 40 anni, a che cosa erano dovute se non all'ignoranza, arretratezza, oscurantesimo delle popolazioni che non erano ancora state "infettate" dal progresso scientifico?
RispondiNelle Nuvole
circa 13 anni fa - Link"Il terribile stato di degrado, inquinamento e entropia del nostro pianeta" sono dovuti all'Uomo e all'uso che ha fatto di strumenti da lui stesso creati. Questi in se' non sono il Male. Così come i fondamentalismi e le conseguenze sanguinose degli stessi, nei secoli, sono dovute all'Uomo che ha trasformato le idee in ideologie, diventando Sordo e Cieco, nella versione contemporanea rientra anche il Giovane Benestante Occidentale. Sicuramente abbiamo delle responsabilità nei confronti del nostro pianeta e delle future generazioni, fra queste rientrano sia la volontà di fare del Bene che la capacità di scegliere come. Mi sento di condividere la visione di Giampaolo, che non saprei come definire scientificamente, in modo spicciolo direi "Piedi per Terra".
RispondiGiovanni Solaroli
circa 13 anni fa - LinkCara NN, visto che mi sembri la più laica in questo covo di religiosi, che ne diresti di redigere un post su di un argomento che mi sta molto a cuore e che trovo di vitale importanza per la sopravvivenza del genere umano tutto. Fritz Leiber, nel 1964,descrisse uno scenario dove la Luna veniva risucchiata dal cielo ed uno dei tanti punti luminosi del cielo appariva d'improvviso, enorme, a minacciare i cieli notturni del nostro pianeta. Sarebbe l'inizio di un novilunio senza fine dagli imprevedibili effetti. Ora, potrebbe un infinito novilunio, influenzare il vino? Ed in quale misura lo farebbe con i vini naturali, il brunello, il cesanese ed i metodo classico? Dei Bùrson non chiedo nulla in quanto è nota la loro immunità. Grazie in anticipo. Devoto per sempre. il sola
RispondiNelle Nuvole
circa 13 anni fa - LinkSolarolo, il Caso che determina la nostra vita mi ha fatto scoprire questa tua richiesta fra le pagine di Intravino. La Scelta che segue il Caso mi provoca la Risposta: "il Destino ti ha regalato il Sole nel nome, lascia perdere la Luna e i suoi effetti, la Stessa si potrebbe storcere". Buona Pasqua sei sei religioso,altrimenti goditi la Primavera e basta. NN
RispondiMarossi
circa 13 anni fa - LinkNon sono un pasdaran della tecnologia e del progresso, tutt'altro: ho nostalgia del Medio Evo e di tante altre bazzecole del genere. Tuttavia, la civiltà tecnologica ha questo di buono, e di unico: che consente una discreta percentuale di scelta a chi viva al suo interno. Naturalmente, il contadiono giapponese biologico che avesse i campi a una distanza non sufficiente da Fukushima questa libertà non l'ha avuta, ma questo è un caso limite. E non godeva di maggior scelta chi possedeva una fattoria sul confine dell'Impero Romano alla vigilia delle invasioni barbariche. Rimane invece normalmente, nell'era tecnologica, una certa dose di discrezionalità, che consente a un numero sempre crescente di persone di dire "voglio scendere" e fondarsi i propri "Movimenti Zero". Di costruirsi una casa in campagna, isolato dal mondo ma in contatto con lo stesso grazie al web, se lo desidera. Di fare vino naturale oppure no. Di ararsi il proprio orticello e di raccontare il primo raccolto in video chat o per sms, se gli va. Insomma, non dovremmo mai dimenticare che la scienza e la tecnologia - con tutto quello che questi termini comprendono - ci aiutano paradossalmente anche a farne a meno. Sembra una scelta da poco, ma non è così: le donne che passavano tutto il tempo a lavare i panni al fiume non credevano che la lavatrice non fosse una buona alternativa, semplicemetne non l'avevano.
RispondiGiovanni Solaroli
circa 13 anni fa - Linkbien, je ne suis pas Catherine Deneuve mais je suis d'accord.
RispondiNic Marsèl
circa 13 anni fa - Link@Giampaolo : Leggo sempre con grande interesse i tuoi commenti, ragion per cui mi auguro che sia davvero il tuo ultimo copia/incolla ;-) P.S. mi son piaciuti anche il tuo Bucce e il Sauvignon assaggiati a Verona
RispondiMassimiliano Montes
circa 13 anni fa - Link@ Marossi La scienza moderna progredisce da Galileo in avanti per motivi ben precisi. Il "metodo scientifico" teorizzato da Galileo, e fulcro anche del moderno procedere, non si basa solo sulla "verificabilità" di una ipotesi scientifica, ma soprattutto sulla sua "riproducibilità". Un'ipotesi deve essere prima "verificata" e poi poter essere "riprodotta" in tutti i laboratori del mondo. In assenza di "riproducibilità" non viene accettata. Cade quindi l'ipotesi del venditore di fumo (o di pioggia). Il "metodo scientifico" si basa anche su ciò che Popper definisce "falsificabilità": una teoria che si dimostra fallace viene abbandonata. E' quello che si verifica, per esempio, nello studio della fisica delle particelle sub-nucleari. Una nuova teoria più completa scalza la precedente, che era buona ma non spiegava tutto. P.S. La teoria della relatività è stata dimostrata nel 1919 studiando la deflessione della luce durante un eclisse di sole: le stelle intorno al sole in eclisse non avevano la solita posizione. @ Gianpaolo I fatti sono esattamente opposti a quello che tu dici. Studi clinici controllati hanno dimostrato che in prossimità degli inceneritori c'è un aumento di neoplasie, specialmente linfomi e leucemie nei bambini. Ti posso inviare la documentazione se vuoi. Il problema è che si trova sempre lo pseudo-scienziato venduto che nega l'evidenza scientifica.
RispondiMarossi
circa 13 anni fa - LinkNo, la riproducibilità non basta, nemmeno unita alla verifica. Per fortuna l'epistemologia dai tempi di Galielo è andata avanti. Anche se un indovino azzeccasse dieci volte di seguito la previsione, il suo metodo non sarebbe scientifico, benché riprodotto e verificato. E' qui il busillis che i verificazionisti non avevano capito. Il vero problema, a mio avviso, è che Popper indicava la strada per una 'buona' scienza, lontana dal dogmatismo ma anche dall'irrazionalismo di Fayerabend, ma non è detto che gli uomini di scienza applichino questo modus operandi nei fatti. Anzi.
RispondiMassimiliano Montes
circa 13 anni fa - LinkNon esiste una "riproducibilità" dei vaticinii di un indovino. Soltanto un esperimento scientifico può essere riprodotto. Non credo che tu riesca a riprodurre le previsioni del Mago Otelma ;-) Infine, credo che Karl Popper avesse una radicata invidia del pene nei confronti di Albert Einstein :-)
RispondiMarossi
circa 13 anni fa - LinkForse non mi sono spiegato bene: Otelma potrebbe riprodurre le sue previsioni, con una dose incredibile di culo! Il problema non è di laboratorio, bensì di metodo a priori. Noi (o io) stavamo parlando di metodo scientifico, non del lavoro "meccanico" dello scienziato. Quanto a Popper, devo aver riportato male le sue parole, o tu le hai fraintese, perché era, lo ripeto, un grande estimatore di Einstein, e lo portava in palmo proprio come esempio di metodo scientifico. Warning: chi mi tocca Popper lo annego in un tino del vino naturale più puzzolente della storia. Ocio.
RispondiMassimiliano Montes
circa 13 anni fa - LinkRomanée Conti?
Rispondiluigi fracchia
circa 13 anni fa - LinkI vostro litigio fra esegeti della via scientifica non fà che rinforzare la mia tesi che la scienza è un accidente come gli altri e come tale deve rendere conto della propria parzialità ed incompletezza. Le dinamiche umane sono complesse e i motori delle evoluzioni sono spesso da ricercarsi in ambienti o interessi lontanissimi dalla scienza (il più delle volte è l'economia o la politica o le dinamiche sociali da sole o insieme). Quello che non sopporto sono le tesi parareligiose che sostituiscono la fiducia medievale nelle Sacre Scritture con la sconfinata fede nel progresso scientifico che mi pare chiaro non può esistere come categoria ontologica a sè stante. Buona Pasqua
RispondiMarossi
circa 13 anni fa - LinkCome dire che la discussione tra due amanti del vino su quale sia il migliore giustifica la preferenza di un terzo per la coca cola? Con simpatia, Buona Pasqua P.S.: io sono lontano mille anni luce dallo scientismo: sarebbe bastato leggersi i miei commenti per capirlo. Quindi ti meriti un bonario sfottò prepasqule, caro Fracchia. Io non credo nel progresso e mi curo i raffreddori senza farmaci da fesso, ma tisane millefiori. Certo, c’ho la goccia al naso da duecento settimane, ma rimango assai persuaso di non prender robe strane. Io comunico lontano col piccione viaggiatore. Non ho auto, vado piano anche se ci metto ore. E coltivo la mia vigna con letame e corni rari; e ci metto impegno e tigna mentre sgobbo tra i filari. Il mio vino è naturale: è buonissimo, accipicchia! Anche se chi mi vuol male va dicendo che puzzicchia. Alla sera la candela mi riscalda e mi fa luce; mangio solo pera e mela che il mio orto mi produce E mi scaldo al focolare: altro che tecnologia! E se il freddo è un po’ polare batto i denti e così sia. Non mi reco in ospedale e mi curo con la luna. E se sto davvero male prego e invoco dea Fortuna. Forse sono un po' emaciato e la febbre mi tormenta, Ma ogni cosa del creato prima o poi si sarà spenta! Certo, guardo nello specchio e mi prende lo sgomento: tutti dicon che son vecchio, ma ho trent’anni e sembran cento
Rispondidioniso2005
circa 13 anni fa - LinkSe vi interessa importo vini biodinamici francesi a prezzi molto buoni, fatemi sapere se vi interessa qualcosa, porto da ogni dove, dall'Alsazia ai Pirenei....a presto!!!!
RispondiMassimiliano Montes
circa 13 anni fa - LinkM'interessa si! mmontes@infinito.it
RispondiGiovanni Solaroli
circa 13 anni fa - Linkpure a me: giovannisolaroli@alice.it
RispondiFrancesco Maule
circa 13 anni fa - Linkoppure guardate quelli che ho io su edit e due vediamo di contenere la vis spammatoria, eh? [f.s.]
RispondiMassimiliano Montes
circa 13 anni fa - LinkAdoro il vostro recioto :-)
RispondiMassimiliano Montes
circa 13 anni fa - LinkPotremmo farci una bella degustazione insieme... chissà
Rispondidioniso2005
circa 13 anni fa - Linksarebbe un onore!!!
Rispondi