Vasco Rossi, il cabernet nel Chianti e i visionari di Bolgheri

Vasco Rossi, il cabernet nel Chianti e i visionari di Bolgheri

di Daniel Barbagallo

Vasco può anche non piacere, è legittimo.
Io, invece, l’ho amato tanto, tantissimo fino a “Canzoni per me”.
Dal Settantotto a metà degli anni Ottanta la sua scrittura tormentata da cantautore di provincia raccontava la voglia di fuggire, di cambiare le cose, di andare contro un sistema fregandosene dei giudizi.

Zocca, dove è nata anche mia mamma, era una realtà troppo piccola per un ribelle affamato di vita e di eccessi come lui. Per tanti anni è stato “uno per pochi”, cantava “Ambarabaciccicoccò” e di un mondo che andava troppo veloce, un mondo che lui è riuscito ad anticipare con la svolta di “C’è chi dice no” cominciando a riempire gli stadi e non fermandosi più.

“Canzoni per me”, dopo quattro album decisamente Rock, io l’ho vissuto come una sorta di saluto a ciò che era stato, un ultimo album da chitarre acustiche e voce, l’addio definitivo di un cantastorie prima di regalarci la sua ultima svolta, fatta per lo più di testi essenziali e di impatto, volutamente ripetitivi nel concetto e molto riusciti commercialmente, più spostati verso il pop nei quali mi sono rivisto meno.

Ma quando uno ha scritto circa duecento canzoni che vengono cantate da nonni e nipoti, quando uno si inventa Modena Park con una intera città ai suoi piedi, con gente che piange per le vie del centro, ecco, a quel punto non puoi dirgli nulla, bisogna solo portare rispetto e dire solo grazie.

Lo stesso rispetto che anche se non le si ama o non stanno in cima alle nostre preferenze si deve a queste bottiglie, protagoniste insieme a quelle di Angelo Gaja, Edoardo Valentini e altri produttori del rinnovamento del vino italiano.
Senza la loro spinta innovativa che ha fatto da traino ad un numero sempre crescente di autentici fuoriclasse probabilmente il vino italiano nel mondo non occuperebbe il posto che occupa oggi.

Vini diversi, non c’era l’interesse delle masse e di conseguenza nemmeno pressioni, non c’era questo bisogno di “spaccare” al primo assaggio, non c’era questo delirio di punteggi molti dei quali francamente incomprensibili.
C’erano uno sparuto gruppo di ribelli proprio come Vasco che sperimentavano spesso andando contro i padri e i nonni, contro le tradizioni, contro il “si è sempre fatto così”, alla ricerca di qualcosa che in Italia mancava.

Questa è storia ragazzi, e chi fa la storia è più importante di chi la studia.

Le versioni di Sassicaia fino alla fine degli anni Novanta avevano un timbro differente da quelle odierne, più scariche e profonde, vini mobili più ricchi di sfumature ed anche di imperfezioni, diciamo un po’ più intimisti, dotati di una naturale “dolcezza” che già allora un uso magistrale dei legni esaltava a dismisura.

Erano vini romantici un po’ come “Anima Fragile“.

Con Solaia non ho mai avuto un gran feeling quindi l’ho sempre approfondito meno (sicuramente sbagliando) vittima di me stesso e del paragone con i vini del Medoc.
Consideravo quella parte di Sangiovese che donava calore e terrosità una sorta di intruso invece che un valore aggiunto, mentre le vecchie annate maturavano lo facevo altrettanto concedendo di tanto in tanto al gioiello di casa Antinori qualche possibilità cambiando lentamente opinione ad ogni assaggio.
La stessa cosa che mi è successa con “Ogni Volta”, subito mi sembrava banale e ripetitiva ma grazie al tempo ne ho colto l’essenza e ho cominciato ad amarla.

Credo che il peggior torto che si possa fare a questi due monumenti sia paragonarli perché, anche se cugini di famiglia e di concetto, non potrebbero essere più diversi.
Sarebbe come paragonare “ Il Tempo crea Eroi” e “ Stupendo”, una sensibile e struggente l’altra un groviglio di emozioni e rabbia che ti esplodono dentro.
Ad ognuno il suo, io per non sbagliare scelgo comunque entrambi.

Sassicaia 1988  
È l’ annata preferita dal suo papà Tachis e per quanto conti la mia opinione, parte austero, rigido.
Con il tempo trova volume mantenendo una verticalità da capogiro, spiccano ribes e mora, brezza marina, note balsamiche ed eucalipto, un finale fumoso misto carbone e thè in infusione ti spinge ancora più in là come a volerti portare in un posto nel quale solo tu possa godere di questa lunghissima deflagrazione tanto che penso:

“Cosa non darei
Per stare su una Nuvola”

Solaia 1990 
La partenza è più dolce e avvolgente il percorso è inverso, parte ampio per affusolarsi con il tempo, la parte di Sangiovese gioca un ruolo decisivo sui terziari con tabacco, fogliame bagnato, ruggine e sangue con un frutto di prugna che se pur presente è più da cercare.
Un finale mobile e fuso mi ricorda che la seduzione non ha bisogno di urlare ,questo vino ti entra nella pelle poco per volta impossessandosi sei tuoi sensi e facendoti innamorare come la ragazza a cui Vasco dedicò queste parole:

“ Ti vesti svogliatamente
Non metti mai niente che possa attirare attenzione,
Un particolare
Solo per farti guardare”

Solaia e Sassicaia negli ultimi anni seppur ancora buonissimi e ricercatissimi raramente han fatto breccia nel mio cuore; si fermano in superficie nella sfera della piacevolezza, ma a loro devo molto, perché vivendoli mi hanno regalato il più bello dei doni, i ricordi. Raramente li ribevo, meno raramente ti riascolto e mi scoppia il cuore tutte le volte. Permettimi di dirti una cosa, caro Vasco: che capolavori che hai fatto, che anni spensierati ho vissuto grazie alle tue canzoni e che vini facevano questi toscani. Hai proprio ragione, la vita era più facile!

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Daniel Barbagallo

Classe 1972, di Modena, imprenditore nel tessile. Padre siciliano, madre modenese, nato in Svizzera. Adoro la Borgogna, venero Bordeaux e il mio cane si chiama Barolo. Non potrei mai vivere senza Lambrusco. Prima di dire cosa penso di un vino, mi chiedo cosa pensi lui di me. Ho sempre sete di bellezza.

18 Commenti

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Simone Ceccherini

circa 2 anni fa - Link

Grazie Daniel. Un bellissimo articolo.

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

CITO ( dalla prefazione) :..." Vasco può anche non piacere, è legittimo."... RISPONDO : ...." fiuuuuuuuu ...sono giustificato e legittimato già da una prefazione...."

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Lanegano

circa 2 anni fa - Link

Vasco non mi ha mai convinto eccetto una manciata di brani di molti anni fa che, riascoltati adesso, fanno tenerezza per la loro naivetè, riconosco però al personaggio di aver saputo creare un immaginario che ha funzionato eccome ma non è la mia tazza di the. Per quanto riguarda Bolgheri ho sempre visto con enosnobismo i vini di quelle zone con l'eccezione di un magnum di Paleo da vecchia annata davvero sensazionale assaggiato al compleanno di un amico. In settembre, durante un passaggio a Greve presso Enoteca Falorni ho voluto levarmi lo sfizio di assaggiare un bicchiere di Sassicaia 2014: l'ho trovato elegantissimo, intenso, complesso, finissimo. Solo gli sciocchi non cambiano mai idea.....

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Salvatore

circa 2 anni fa - Link

Vasco non può essere oggetto di apprezzamento o disprezzo. Vasco è una certa generazione in un certo luogo. Vasco è spazio tempo che diverrà memoria. Ieri ho visto un documentario su Scipione l’africano e le guerre puniche. Con lo stesso approccio guarderei un documentario su Vasco.

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Alvaro pavan

circa 2 anni fa - Link

Sul Sassicaia 88, sebbene coltivi il dubbio, sono categorico: l'unico grande Sassicaia. Per il semplice motivo che trovo sia l'unico che cattura appieno, e al suo meglio, la sua radice territoriale. Qui, mi vien da pensare, Tachis ha fatto un passo indietro, mettendoci le mani il meno possibile.

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Maurizio

circa 2 anni fa - Link

Mah, resto molto perplesso quando leggo certe affermazioni, ma come si fa a scrivere, ritenendosi appassionati di vino, che uno dei più grandi vini italiani di sempre (a detta sia di critica che apprezzamento sul mercato e quindi dei consumatori),che esistano sia stato tale solo in un'annata? Non sarebbe più opportuno interrogarsi sui propri limiti a capire certi vini evidentemente? Se a uno non piace il cubismo prima di dire che Picasso di buono ha fatto solo Guernica, forse sarebbe meglio si rendesse conto che è meglio non si esprima su cose che non capisce e si limiti a parlare di ciò che gli piace e appassiona.

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Antonio Primavori

circa 2 anni fa - Link

Ho letto con molto piacere. Lo snobismo è un tratto del carattere che sottintende povertà di concetti, e che arriva a dire che è meglio il dito che la luna. Finalmente a Bolgheri una polveriera che ha spazzato via le ragnatele.

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AG

circa 2 anni fa - Link

👍

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Alvaro pavan

circa 2 anni fa - Link

Beh, non ho detto che Sassicaia è scarso... A proposito dell'88 ne ho spiegato il perché, dal mio punto di vista. Quali sono, o saranno, gli altri Sassicaia che dopo 33 anni sono o saranno all'altezza dell'88? A volte anche le fesserie, come i pregiudizi, hanno una loro ragione...

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...perdonami : nei miei limiti e per avere una età non giovanissima , ho bevuto, più volte, tutte le annate di Sassicaia e ancora oggi ho buona rappresentanza di tutte le annate che apriamo con gli amici anche nei confronti con i rappresentanti sommi di Rive Gauche e concordo sia il taglio bordolese più rappresentativo esistente in Italia ( senza scordare Solaia o , soprattutto , D'Alceo ) . Mi permetto , nella storia di Sassicaia , il trittico 1977 - 1978 e 1979 . Non per ipotesi ma perchè li apriamo ancora regolarmente nelle bicchierate Vintage , con risultati sorprendenti . Non inferiore la 1982 . Oltre ad un 1985 ormai collezionistico e folle nelle valutazioni ( per quello non lo apre più nessuno) aggiungerei la 1998 epica e il periodo a cavallo del nuovo millennio , 1999 - 2001 - 2004 e 2006 . Il resto è storia recente , ma 2015 e 2016 a me sono piaciuti davvero molto . Qualche scivolone per scelta commerciale come 2002 - 2003 - 2014 e 2017 non inficiano una storia davvero da incorniciare ...

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...chiaramente la 1988 la do per scontata perchè la ritengo pure io , assieme alla 1978 , il vero manifesto della qualità di Sassicaia...

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Stefano

circa 2 anni fa - Link

Ma 2000 no?

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Lanegano

circa 2 anni fa - Link

Considerato che ho trovato la 2014 buonissima, non oso pensare come siano le altre citate come decisamente superiori......Tenendo conto che è stato il mio primo e unico assaggio di Sassicaia.

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Vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...quel che si fice " la relativita' di giudizio"...

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Antonio Primavori

circa 2 anni fa - Link

Analisi chiara e convincente. Qualcuno sembra ritenere inutile continuare a bere il susseguirsi delle annate dei vini, ma è come apprezzare le stagioni, un anno buone e l’altro meno. Purtroppo anche qui dobbiamo imparare dai francesi, con molta umiltà ma tanta tenacia e un po’ di follia.

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Ventitreventitre'

circa 2 anni fa - Link

Solaia taglio bordolese?!?....Caro vinogodi da te non me lo aspettavo....solo l'annata 2002....eh,eh,eh....

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...intendevo bordolese , che ci sia o no un saldo di Sangiovese. Chiedo venia , ma a volte mi scappa "Chardonnay" per il Cervaro della Sala . O come il Chianti che categorizzo sempre fra i Sangiovese indipendentemente dal disciplinare.

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marcow

circa 2 anni fa - Link

C'è una qualche relazione tra Vasco Rossi e D'Alema? Leggendo due articoli di Andrea Scanzi a loro dedicati mi è sembrato di scorgerla (la relazione). Resta un problema: quanti sono quelli che hanno ancora voglia di leggere Andrea Scanzi?

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