Cronache Marziane #8. The Settlers
di Emanuele GiannoneL’ottava Cronaca Marziana è una breve. Un semplice intermezzo. Introduce la figura di Benjamin Driscoll, uno dei Lonely Ones, i primi veri coloni, abbozzandone la figura di pioniere; uno dei pochi solitari in fuga dagli Stati Uniti alla ricerca di avventura e miglior sorte sul pianeta rosso. Driscoll è una sorta di redivivo Johnny Chapman alias Johnny Appleseed, il pioniere e missionario che piantò alberi di melo in giro per il paese degli uomini liberi; questo, tuttavia, lo si scoprirà solo nella Cronaca seguente, perché l’ottava è nulla più che uno short interchapter, un passatempo-passaggio tra due Cronache di quelle più importanti.
Succede talvolta lo stesso coi vini: alcuni sono passatempi-passaggi tra due bottiglie migliori, li si incrocia nelle condizioni in cui la scelta è minima o nulla. Ad esempio, quando uno si ritrova per l’ennesima volta a soprintendere a un refitting. Nell’era del COVID-19 le ristrutturazioni navali implicano tortuosi percorsi obbligati per raggiungere la mensa e il luogo di decenza e, soprattutto, il divieto di varcare la soglia del cantiere, che equivale all’obbligo di mangiare e bere quello che passa il convento.
Se non fosse stato per passatempo-passaggio e per l’esclusiva Excluded Middle Selection (selezione terzo escluso, nulla di exclusive: due bianchi, due rossi, that’s it) non credo che avrei scelto un Rioja Campo Viejo Tempranillo duemilaeboh (annata non riportata in etichetta, presunto 2019). Ma questo passa il convento, e poi, ti dici per farti coraggio, sai mai che non si riveli una sorpresa. L’esito è tra il ritenta-sarai-più-fortunato e l’immaginario volantino dell’immaginario Carrefour locale alla sezione precio-calidad.
Il rotondetto è compiacente e paraculo, vuole presentarsi bene, bene alla maniera di un piazzista o buttadentro, come rivolgendoti un sorridente ¡Bienvenido, amigo turista! che però con me non è proprio il miglior esordio possibile, io detesto elicitazioni, sollecitazioni e petulanze e oltretutto sono qui per lavoro, mica in vacanza. Non basta quindi il bel cestino di amarene, more e ribes nero in bella mostra, specie se quando ne smuovi due spuntano fuori gli omologhi in marmellata. Non basta il fondo inatteso e simpatico di olive nere. Non basta l’inattesa e apprezzabile freschezza, se poi chiami i violini a chiuderla sviolinando dolcezze, tenerezze e lágrimas de amor.
Per fortuna è solo un intermezzo e questi sono vini da intermezzo per lonely ones. Non settlers, in questo caso, ma contractors. Tra tre giorni è finita, Cadice mi sfilerà davanti solo attraverso il finestrino di un taxi diretto all’aeroporto di Jerez ed è un peccato. Ma la bottiglia dopo l’intermezzo sarà certamente migliore. E non più lonely.
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