Tutto quello che vorreste insegnare in 5 serate sul vino

Tutto quello che vorreste insegnare in 5 serate sul vino

di Massimiliano Ferrari

Viviamo nel relativismo e il pensiero unico è ormai una vecchia carcassa agonizzante. Vale pure per il vino. Ci fanno ribrezzo vini un tempo amati e guardiamo con curiosità liquidi un tempo magari reietti. La tecnica della degustazione arranca tra le sabbie mobili, la new wave sgomita e a volte andrebbe stesa ma una questione rimane: quali argomenti dovrebbe strutturare un corso sul vino rivolto ad un gruppo eterogeneo di neofiti ed appassionati.

Non parlo di Ais, Onav, Fisar e compagnia ma di un corso leggero, senza troppi dogmi, in cui si beve e si spiega cos’è il vino e tutto il macrocosmo che ci gira attorno. Perché qui dentro siamo una manica di filibustieri che hanno assaggiato di tutto ma là fuori c’è l’universo mondo di gente che in modo innocente ignora o, presumibilmente, se ne frega dell’annata fredda in Langa, delle estratto secco o del dosaggio dell’ultima bottiglia hype in Champagne.

Ecco, la maggioranza silenziosa che guarda con stupore, forse ammirazione e un briciolo di incredulità le discussioni fra nerd vuole solo bersi qualcosa di buono, magari capendoci un minimo e godere di quello che ha nel bicchiere.

Quindi la domanda è questa: se doveste organizzare un corso rapido e sintetico di 5 serate sul vino cosa ci buttereste dentro? Anticipatamente grazie per qualsiasi spunto, esperienza pregressa e suggerimento. Unica regola: non copiare.

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Massimiliano Ferrari

Diviso fra pianura padana e alpi trentine, il vino per troppo tempo è quello che macchia le tovaglie alla domenica. Studi in editoria e comunicazione a Parma e poi Urbino. Bevo per anni senza arte né parte, poi la bottiglia giusta e la folgorazione. Da lì corsi AIS, ALMA e ora WSET. Imbrattacarte per quotidiani di provincia e piccoli editori prima, poi rappresentante e libero professionista. Domani chissà. Ah, ho fatto anche il sommelier in un ristorante stellato giusto il tempo per capire che preferivo berli i vini piuttosto che servirli.

26 Commenti

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

... non ho capito bene qual'è il target su cui "lavorare" e l'"universo che ignora" mi fa paura... ...

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Lorenzo

circa 2 anni fa - Link

Mica facile, da neo diplomato sommelier fisar posso dire che già quei tre livelli(60 lezioni circa)sono molto striminziti a livello didattico e ti permettono di assaggiare solo 150 vini. Un po' poco per fregiarsi del titolo di sommelier che viene rilasciato previo un certo non impossibile esame finale. In 5 lezioni devi comprimire veramente tanta roba, tanti mattoncini non per forza slegati l'un l'altro. Partirei da spiegare a grandi linee la vinificazione, la spumantizzazione ed i suoi metodi. Poi passerei all'analisi visiva, olfattiva e gustativa senza usare le varie schede di degustazione ma cercando semplicemente di spiegare ai corsisti cosa sentono e perché lo sentono. Eviterei tutte le parti "cerimoniali" sia sul servizio che sulla degustazione che sono inutili ancorché dannosi per un corsista alle prime armi. Importante potrebbe essere la parte enografica, poche nozioni, semplici e facili da sfruttare per il corsista. Giusto capire che vitigni ci sono nel Chianti classico, dov'è prodotto lo champagne, ecc... Infine chiuderei con una bella lezione su come scegliere il vino, proverei a dare ai corsisti degli strumenti per crearsi una successione di assaggi basati sui propri gusti ma che permetta loro di ampliare i propri orizzonti. Come avranno fatto qualche volta i vostri amici chiedendovi "visto che te ne intendi" cosa bere. Resto convinto che serva anche un quarto livello, e forse anche un quinto, dei vari corsi di sommellerie con un focus ben preciso sull'enografia specifica delle zone più vocate.

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VINOLOGISMO

circa 2 anni fa - Link

Ci metterei empatia, passione, verità e perchè no anche un po anima e tanta libertà....

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Omikelet

circa 2 anni fa - Link

Parlerei più di coltivazione in vigna e pratiche agronomiche che di pratiche di cantina. Parlerei dell’importanza di saper distinguere i difetto di un vino ma anche dell’importanza di coltivare un gusto personale.

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Stefano

circa 2 anni fa - Link

Non ci crederai, ma il prossimo autunno devo tenere un corso del genere a un gruppo (credo folto), per una sorta di dopolavoro aziendale. Io contavo di farli soprattutto bere, per evitare anche che mi chiedano a che titolo svolgo quel corso! Comincerei in una prima lezione dalla differenza tra vini bianchi, rosati e rossi, che è tutt'altro che scontata, per poi far provare loro estremi opposti (un vino bianco "neutro" vs uno aromatico, un rosso leggero vs un rosso strutturato, un frizzantino della casa vs uno Champagne)... ma attendo con attenzione enorme i commenti degli altri lettori per rubare spunti ed idee

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Mattia Grazioli

circa 2 anni fa - Link

Se è un corso che fa anche da team building, può essere interessante far capire il valore dei soldi. Capire la differenza, chessò, tra uno Champagne commerciale e uno artigianale alla stessa cifra, può aiutare tanti discorsi e aprire tenti cassetti della mente. Stesso discorso con denominazioni differenti a pari prezzo.

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Silvano

circa 2 anni fa - Link

Dopo un breve panorama enologico guiderei una degustazione alla cieca di una 20 na di campioni di vini bianchi e rosati facendo rilevare le vere differenze fra quanto madre natura ci da di suo e fra quanto prodotte invece da alcune pratiche enologiche oggi di gran moda (direi pratiche NON enologiche).

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Mattia Grazioli

circa 2 anni fa - Link

Tutte le azioni compiute su un grappolo d’uva sono enologiche. Se portano ad un prodotto stabile e privo di difetti sono anche corrette. Il non fare, invece, è una scelta enologica, che, se non porta al difetto, va rispettata.

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Vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...mio nonno per gar imparare mio padre a nuotare, lo butto' in Po da una chiatta. Inizierei , per analogia concettuale,il suddetto corso con una orizzontale di Chambolle Musigny Les Amoureuses. O affogano o si innamorano...

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Massimiliano Ferrari

circa 2 anni fa - Link

Affogare per affogare..scelgo Les Amoureuses...

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Stefano

circa 2 anni fa - Link

Ehm, esistono i budget... immagino che per lavoro tu lo sappia bene, ma che poi lo dimentichi facilmente quando ti rivolgi al vino!

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Vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...Stefano, forse hai ragione. Quindi limitiamoci a Roumier, Mugnier e De Vogue'...

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Ventitreventitre'

circa 2 anni fa - Link

Dopo i 67.000 euro per Musigny 2008 di Leroy l'hai sapientemente escluso....

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Vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...semplicemente perche' non li vale. Preferisco decisamente (come per Madame) la difficile ,per tutti ,2003 oppure la 2002. Alla 2008 non darei piu' di 28.000 Euro...

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Ventitreventitre'

circa 2 anni fa - Link

Personalmente parlando vado controcorrente, io l'ho bevuto 2 volte ( 1996,2002), entrambe le volte diversi anni addietro. Non avendolo pagato per me è il Top quality/ price della vita.

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domenico

circa 2 anni fa - Link

Lezione 1: differenze tra i vini bianchi.
Lezione 2: scala di vini rossi e spiegazione degli abbinamenti principali per non sbagliare (ad es: perchè i'Amarone, seppur buono, non puoi berlo proprio su tutto.
Lezione 3: differenze tra prosecco e i principali metodo classico italiani. e Champagne..giusto per eliminare un pò di confuzione.
Lezione 4: il rosato, da come si produce (cioè che mischiare vino bianco e rosso è illegale) alle diverse zone d'Italia.
Lezione 5: enoturismo, ossia choacchiersa con un produttore.

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Sisto

circa 2 anni fa - Link

@domenico cit "Lezione 4: il rosato, da come si produce (cioè che mischiare vino bianco e rosso è illegale)..." Ecco le solite scemenze da corso "dei sommelier". Vediamo di rimettere un po' di ordine: art 8 Regolamento delegato (UE) 2019/934 Un vino rosato non può essere prodotto mediante il taglio di un vino bianco senza DOP o senza IGP con un vino rosso senza DOP o senza IGP. La disposizione di cui al secondo comma non esclude tuttavia un taglio del tipo ivi precisato se il prodotto finale è destinato alla preparazione di una partita (cuvée) quale definita nell'allegato II, parte IV, punto 12, del regolamento (UE) n. 1308/2013 o all'elaborazione di vini frizzanti. Quindi nella UE l'unico divieto vale per vino rosato FERMO e GENERICO (per chi non lo sapesse vino generico o comune è il vino non a DO/IG, erroneamente ancora nominato, dagli ignoranti, "da tavola"). Dopo, nel resto del mondo, potranno fare quello che l'eventuale legislazione gli permetterà di fare. Certo, se poi si continua a pagare chi deve servire il vino per sapere di enolegislazione, chimica, statistica, agronomia, enologia, analisi sensoriale, metodo scientifico, etc, questi sono i risultati: scempiaggini.

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Antonio

circa 2 anni fa - Link

Quanta ragione hai Sisto. !! Da buon enologo con 40 anni di degna professione dico...ben vengano tutte queste attenzioni al buon bere. Diventa una moda...inventarsi un lavoro nel settore...ben venga...basta che ci facciano Amare sempre di più il nostro lavoro. Molto spesso di cazzate...ne ascolto e...sorrido...ma ben vengano...servono a creare interesse entusiasmo. Il vino è anche questo...bla bla bla...importante che piaccia e venga ribevuto.

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Sisto

circa 2 anni fa - Link

Antonio: si però, la cosa tragica è che anche su questo pregevole spazio web, oltre a parlare molto spesso dei vini dai 100 € in su e quasi mai di quelli dai 5 € in giù, ogni tanto si scrive anche di questi "tristi" argomenti e, nonostante molti ricordino (e citino nelle loro biografie) le loro formazioni eseguite presso le associazioni che, per statuto, devono insegnare a mescere e abbinare il vino, è raro che qualcuno (il sottoscritto è tra i pochi) corregga affermazioni tra il risibile e il farneticante. Per molte sto ancora aspettando-invano-le fonti autorevoli. C'è ancora gente che pensa e, senza vergogna, lo dice, che gli aromi arrivino da cosa ha succhiato la radice.... Tanto è vero che, sino a quando io non rimesso le cose a posto sulla scemenza del divieto del vino rosato da taglio, nessuno ha corretto. E si parlava di formazione!

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Nelle Nuvole

circa 2 anni fa - Link

Serata numero UNO: cos'è un vino, da dove viene e come viene prodotto, regole generali senza troppe disquisizioni sui diversi metodi.
Serata numero DUE: tipologie diverse di vini, i.e. rossi, rosati, bianchi, vini fermi e no, vini dolci o fortificati.
Serata numero TRE: vitigni principali, loro luogo di nascita e/o di maggiore produzione.
Serata numero QUATTRO: diverse tecniche di vinificazione e nuove correnti trasversali, i.e. convenzionale-biologico-biodinamico-naturale.
Serata numero CINQUE: come affinare l'assaggio, la degustazione, il godimento. Ogni serata deve prevedere 5 o 6 vini in assaggio per rendere più comprensibile quello su cui si è dissertato.

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Ste

circa 2 anni fa - Link

Io ho una mia idea: il vino in prima istanza va compreso come una bevanda che provoca piacere. Quindi io farei un corso solo ed unicamente che approfondisca come imparare a sentire il vino con i nostri sensi e quindi ad usare i sensi, senza troppa grammatica ma con l'obiettivo di imparare a farsi emozionare, giusto con qualche linea guida sulla degustazione di bocca e con la libertà di annusare e trovare gli aromi che ci "vede" ognuno. Obiettivo finale imparare ad amare il vino senza alcun tipo di ansia da "note di degustazione". Poi chi si innamorerà approfondirà, a livello professionale o da semplice appassionato e bevitore. Credo che un cambio di rotta generale non possa far altro che portare benefici al mondo del vino, forse le guide venderanno meno, però ........!

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josè pellegrini

circa 2 anni fa - Link

Ste , finalmente un'indicazione di nuova rotta.Per evitare rotture indesiderate...

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Lezioni: 1 Importanza del Gusto Personale __ 2 Importanza della Degustazione alla Cieca __ 3 Importanza della Mente nella degustazione __ 4 Importanza dell'Alcol __ 5 Cenni di Intelligenza Artificiale. Come riconoscere una recensione fatta da un robot.

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

... Marcow ...il mio sogno è avere a disposizione un poco di intelligenza artificiale che sopperisca alle gravi lacune della mia "naturale" ...

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Vinogodi. Riporto uno dei tanti articoli che facilmente si trovano in Google sull'argomento. È di Repubblica di Rosita Rijtano del 2017 (Dal Web) "Un chip nel cervello per una mente super. Il futuro è dei cyborg. Bryan Johnson è il fondatore di Kernel lavora a impianti cerebrali per integrare l'intelligenza umana e quella artificiale" di ROSITA RIJTANO 22 Aprile, 2017" "ROMA. Ha un passato da missionario mormone, di cui conserva l'aspetto curato, il tono profetico e il mantra che lo guida: "Migliorare la vita di tutti". Anche se oggi Bryan Johnson abbraccia un'altra fede: la tecnologia. "L'intelligenza è la nostra più grande e potente risorsa", ci spiega. "Dalla sua naturale simbiosi con quella artificiale passa il futuro dell'umanità". Benvenuti nella mente dell'ideatore di una delle startup hi-tech del momento. Si chiama Kernel..." (Da Repubblica) Ma anche Elon Musk ci sta lavorando. __ Mi sono appassionato da anni allo studio della mente e a come migliorare le nostre capacità cognitive. Tra non molto ci saranno 2 vie per farlo: 1 Quella "NATURALE" che abbiamo a disposizione da millenni.Un affinamento continuo...faticoso... fatto di studio, riflessioni metacognitive, tecniche, metodi, esercizi ecc... Insomma frequentare con costanza una "palestra per la mente" oltre che per il corpo. 2 Andare da Bryan Johnson, da Elon Musk ecc ... e farsi installare un chip, una piastra nel cervello.(Pensate che si scherzava, si ironizzava su questa eventualità fino a poco tempo fa) __ A te la scelta. Buona giornata

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...ti chiedo : ma una super mente , biologicamente , ha senso senza un super involucro ? Stephen Hawking sarà ricordato come uno dei più grandi scienziati contemporanei , ma lui avrebbe preferito (sua ammissione) qualche punto di Q/I in meno ma ...

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