Non mi piacciono i punteggi dei vini

Non mi piacciono i punteggi dei vini

di Daniel Barbagallo

Bevo l’ennesimo vino strapunteggiato dalla critica e rifletto su questo strumento. Lungi da me fare una crociata contro i punteggi di manica sempre più larga, il mio è un ragionamento sul punteggio in sé e sul perché, pur comprendendone l’utilità, è uno strumento che non mi piace. Se ho tempo di raccontare un vino lo faccio oppure non lo faccio.

Quando nel film L’Attimo Fuggente il professor John Keating (l’indimenticabile Robin Williams) durante la prima lezione dice agli studenti di leggere la pagina in cui mediante un grafico si può stabilire il valore di una poesia chiede ai ragazzi di strappare la pagina perché la ritiene una follia e poi recita le seguenti parole:

“Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino. Noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana. E la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento. Ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste le cose che ci tengono in vita”.

Qui la versione integrale del passaggio a cui mi riferisco.

Trovo che non ci sia nulla di più vicino alla bellezza e alla poesia di un vino e proprio non ce la faccio a racchiudere tutto in un numero: del vino amo il fascino, le attese, quel graffio anche sgarbato che gli dona carattere magari togliendo un po’ di perfezione, ma chissenefrega della perfezione, per me conta l’emozione che trasmette.

Ho pensato a questo l’altro giorno, bevendo il Brunello di Montalcino 2016 Poggio di Sotto. A parte il legno ancora troppo presente, un vino tecnicamente ben fatto, equilibrato, con una buona complessità e lunghezza. Ma a me non ha toccato quelle corde che sanno raggiungere i vini speciali. Per tutta questa serie di motivi mi trovo spesso ad innamorarmi di un vino punteggiato con 89 piuttosto che di uno che magari ha preso 97/100. Io non punteggio, io bevo, godo, rido da solo e spesso mi commuovo e questa volta non è successo nulla di questo.

Sono rimasto con un pugno di numeri altissimi e poca poesia.

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Daniel Barbagallo

Classe 1972, di Modena, imprenditore nel tessile. Padre siciliano, madre modenese, nato in Svizzera. Adoro la Borgogna, venero Bordeaux e il mio cane si chiama Barolo. Non potrei mai vivere senza Lambrusco. Prima di dire cosa penso di un vino, mi chiedo cosa pensi lui di me. Ho sempre sete di bellezza.

15 Commenti

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Omikelet

circa 2 anni fa - Link

Mi ritrovo totalmente . Grandi vini titolati mi hanno lasciato più volte freddo e (anche) perplesso. A parte le ovvie considerazioni sul gusto personale, soggettivo e quindi per certi versi insindacabile, sospetto che in alcuni casi ci siano vini costruiti più per il gusto del degustatori delle guide che per la piacevolezza intrinseca della beva.
Esempio continuo a non spiegarmi il fervore per il Volberg di Terlano che, nonostante molteplici assaggi ripetuti , trovo certamente ben fatto ma assolutamente non al vertice della mia personale classifica di bianchi italiani.

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

... a me piacciono i numeri , quindi "do i numeri" . Nella vita come sulle passioni . Sono sempre stato combattuto nel quantificare le emozioni , ancora oggi , per cui sembro in contraddizione per quanto dico. Poi mi trovo a dover analizzare elementi di sintesi . E quelli sono numeri . Nel vino 95,61% delle volte non riesco a comprendere il valore del vino dalla spiegazione del recensore , per tanti motivi . Poi arrivi al "numerino finale" , l'elemento di sintesi , e noti coerenza o incoerenza con il suddetto stato emozionale oppure valutativo , sempre e comunque , soggettivo/personale . La contumelia di descrittori per far fronte alla scarsa capacità d'astrazione di chi legge , florilegio della fantasia dello scrivente, non aiuta: dalla menta spenta alla mineralità arcaica della lava ultramillenaria del Teide, dall'androceo della tiliacea della Patagonia all'orifizio anale lavato nel ruscello del roditore malgascio . Alla fine , i più evoluti paventano una lirica dell'introspezione per regalare le emozioni a cui loro stessi si sono adagiati nell'assaggio , ma non sempre il trasporto elegiaco mi trascina nel turbine della conoscenza , neppure per spirito di immedesimazione ... e passo subito al numerino finale di sintesi , il più delle volte manifesto palese del gusto personale dello scrivente , se noto ...

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Alessandro Morichetti

circa 2 anni fa - Link

Sono totalmente d'accordo con te su tutto però forzo il ragionamento. I punteggi sono divertenti e commercialmente ormai necessari per alcuni vini ma molto spesso la povertà delle descrizioni a corredo (95,61% è una ottima percentuale) non fa letteralmente capire le impressioni del degustatore.

Io leggo e scrivo schede di assaggio con vari usi ma sono tanti, troppi i casi in cui davvero alla fine mi chiedo: "Ma il tal degustatore ci ha capito qualcosa del vino in oggetto?".

E sottoscrivo anche il tuo fastidio tanto per il profluvio di descrittori quanto per la lirica dell'introspezione: lì patisco in maniere diverse e mi fanno incazzare allo stesso modo.

Personalmente, non riesco più a dare punteggi a un vino. Ci ho provato, ho fatto qualche esperienza di assaggi in batteria ma è più forte di me.
Questo non significa che non abbia le mie scale di gradimento, tutt'altro, ma faccio un esempio: in valore assoluto, un Valdobbiadene non ha l'ambizione del grande vino, non nasce per quello, non ha complessità e profondità di altre bolle, e questo espresso in centesimi avrebbe un peso. D'altra parte, però, un grande Valdobbiadene diventa insostituibile in tutta una serie di situazioni, e non c'è un punteggio centesimale che possa esprimerlo.

Le parole hanno senso anche senza centesimi, i centesimi hanno un senso discutibile a prescindere ma non hanno certamente senso senza le parole.

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...Ale , se tu scrivessi recensioni per una guida , saresti obbligato nel giudizio di sintesi finale, che il giudizio sia in centesimi , in bicchieri , ventesimi o stelline . Il lettore legge per il 97,82% quello , salvo il vero appassionato ... che solitamente non si fa "guidare" ma cerca autonomia di giudizio a seconda della propria propensione e gusto, ricercando in quegli scritti solo aderenza al proprio ipotalamico piacere oppure contraddittorio su cui confrontarsi . Il problema non è nel giudizio sintetico , né nella guida , ma sui valori relativi oppure assoluti delle scale di giudizio . Cosa che nessuna Guida "specifica" come io vorrei in prefazione ( nonostante l'evidenza lo contempli) , nella libertà di poter dare un 95/100 ad un Lambrusco perchè è su valori altissimi della sua categoria . Dove tanti , se non tutti , senza le dovute premesse intendono quel giudizio di sintesi come valore assoluto rispetto alla grande percentuale dei Barolo o Brunello che non raggiungono quel voto : concettualmente , quindi , di valore sensoriale con meno valenza rispetto a "quel" Lambrusco . Purtroppo oggi è così , ma sto lavorandoci sopra per rettificare questo errore concettuale che è comune a tutti ( quanti 100/100 Parker fuori dalla sua confort zone sensoriale o giudizioni di tante guide mi hanno fatto ridere a crepapelle , una volta assaggiati ...)...

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Lanegano

circa 2 anni fa - Link

'Orifizio anale lavato nel ruscello del roditore malgascio' è un descrittore di una certa potenza. Te lo rubo e lo riciclo alla prima occasione.

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Gennaro

circa 2 anni fa - Link

Una volta un amico mi ha detto che in un vino gli enologi cercano i difetti, i sommelier cercano l'equilibrio e la precisione stilistica.
Io, che non sono né l'uno né l'altro, l'emozione, anche se qualcuno spesso mi fa notare che bevo vini da "enofighetti"

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...confermo : mio padre era enologo (grandissimo tecnico) e ricercava esclusivamente i difetti nei vini , mai i pregi . Più una mente matematica gestionale unica, riusciva a fare il conto economico di un vino in pochi minuti ...

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gaetano citra

circa 2 anni fa - Link

mi piacerebbe sapere quali brunello 2016 invece le sono piaciuti....

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Stefano Cinelli Colombini

circa 2 anni fa - Link

Questo è un articolo che merita una denuncia per comportamento anti-sindacale, legioni di onesti lavoratori della penna (alias giornalisti) campano compilando laboriosamente copiose classifiche, e tu vorresti trasformarli in disoccupati? Cattivo, crudele, insensibile! Pensa ai loro giovani figli lasciati senza proventi, e costretti a chiedere il reddito di cittadinanza per portare il pane a casa!

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Parker

circa 2 anni fa - Link

Argomento trito e ritrito, sono 25 anni che se ne parla…

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Mattia Grazioli

circa 2 anni fa - Link

Concordo su tutto. L’altra sera ero a fare un aperitivo con un sommelier ed un corsista. Beviamo un metodo classico rosa di una cantina molto celebrata e questo ragazzo fa: “ 3 bicchieri meritati, io 95 punti li darei” VOLEVO SUICIDARMI

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Lanegano

circa 2 anni fa - Link

95 punti di sutura..... :)

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domenico

circa 2 anni fa - Link

Ieri, durante una degustazione in cantina, ho espresso le mie perplessità su uno dei vini in programma, mentre ho espresso con molta più veemenza quanto avessi gradito altri vini del Produttore. Ho esplicitamente detto "sarà un tema di gusto personale". Mi sono sentito rispondere che il vino era stato recentemente premiato e che il mio giudizio derivava dalla mia scarsa abitudine al vitigno. 1) cosa ne sai? 2) il Premio è fatto da persone come me che possono sbagliare, oppure gli altri vini presentati erano peggio. Il gusto personale, secondo me, la fa da padrone: a me piacciono molto gli champagne con un po' di ossidazione, altri miei amici vogliono bere solo champagne tecnicamente perfetti,

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Perché nel Web imperversano, in tutti i settori, classifiche e punteggi? Perché è il modo più semplice per orientare i consumi della maggioranza dei consumatori che vogliono fare una scelta in modo veloce e semplice. La "maggioranza" va subito al punteggio o al posto in classifica e si ferma lì perché non ha tempo o non ha le competenze per approfondire. È sufficiente il punteggio o la classifica per fare una scelta. Quindi, secondo me, i punteggi e le classifiche hanno un senso per una larghissima fetta di consumatori. Non tramonteranno mai. Sono un modo efficace di sintetizzare una valutazione, una recensione che richiede più tempo e uno sforzo cognitivo maggiore per leggerla tutta. Pensate anche a questo dato statistico: di un articolo si legge, in molti casi, soltanto il titolo. __ Per gli Appassionati il discorso è un po' diverso e, comunque, anche in questa categoria c'è chi segue i punteggi e le classifiche di vino, di pizze, di supplì ecc... __ Forse un problema è il fatto che il lettore, il consumatore(in questo caso mi riferisco non all'appassionato) che deve fare una scelta e vuole informarsi si trova di fronte a decine, centinaia di classifiche e di punteggi che potrebbero disorientarlo. Immaginate cosa succederà quando saranno disponibili sul web le classifiche e i punteggi........dell'Intelligenza Artificiale.

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Haris

circa 2 anni fa - Link

... Io non punteggio, io bevo, godo, rido da solo e spesso mi commuovo e questa volta non è successo nulla di questo... Parole Sante!!

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