The Bear, una serie eccezionale. Già da sola vale l’abbonamento a Disney+

The Bear, una serie eccezionale. Già da sola vale l’abbonamento a Disney+

di Simone Di Vito

Attenzione: contiene spoiler criptati e di cui quindi potreste accorgervi solo avendola già vista.

Non sono un super malato di serie tv ma quando mi prendono le brucio in una giornata e così è successo con The Bear, fruibile in Italia grazie a Disney+. Una piattaforma che, in un catalogo pieno di Topolino, Paperino e Star Wars, quando il parental control sconfina oltre i 16 anni offre anche qualcosa di più serio e interessante.

 

The Bear: un orso che da incubo diventa opportunità 

Ambientata a Chicago, tra fast e street food, cosplayer e spacciatori, The Bear segue le vicende di Carmen ‘Carmy’ Berzatto (Jeremy Allen White, il Lip di Shameless), chef de cuisine ventenne e di successo che, dopo aver domato la cucina di uno dei migliori stellati d’America, decide di tornare a casa per via dell’improvvisa scomparsa del fratello Michael (Jon Bernthal, già visto in The Walking Dead e The Punisher), da cui riceve in eredità il The Original Beef of Chicagoland, piccolo ristorante di famiglia.

Per Carmy, l’abitudine di lavorare in posti elitari – dove organizzazione e cura del dettaglio sono la prassi – si scontra con la totale disorganizzazione e le tante problematiche di un locale ormai fermo agli anni ’70 e sull’orlo del collasso a causa dei pesanti debiti finanziari lasciati dal fratello suicida.

xx79nwr723j91

Il rilancio passa per la rivisitazione del vecchio menù, la strutturazione dello staff in brigata, gli attriti col miglior amico del fratello (Richie, anche lui parte della squadra del ristorante), una nuova e determinante assunzione e il difficile rapporto con sua sorella: queste alcune delle dinamiche rappresentate, con una modalità di racconto che è poi il vero valore aggiunto di una serie in cui, se ti immergi, rischi veramente di scoprirti masochista. Potentissimo il fascino di un frenetico quanto asfissiante vivere la cucina, spesso trasmesso al pubblico che guarda attraverso lunghi piano sequenza in cui suspence, ansia e musica (azzeccatissima, merita una menzione speciale) si fanno sempre più martellanti, riuscendo a creare un’empatia con i personaggi talmente viscerale e magnetica da farti vivere quasi le loro stesse emozioni.

Ognuno degli otto episodi, di circa mezz’ora, è un frullato di vita reale, dove non mancano momenti di riflessione, comicità, azione e colpi di scena. Tra turni di lavoro svilenti, ricadute e drammi psicologici, questa è una serie che tocca tematiche sensibili e troppo spesso taciute nella quasi totalità dei format di cucina cui siamo abituati.

In una ristorazione sempre più mainstream ma assiduamente raccontataci in modo fasullo e superficiale, The Bear è carne cruda impiattata e servita, una battuta al coltello sanguigna e saporita a cui non servono sale, ulteriori condimenti o decorazioni per risultare gustosa, bella e genuina.

Una serie che può e dovrebbe vedere chiunque, in cui poi chi ha vissuto o vive tuttora queste dinamiche non potrà non riconoscersi e immedesimarsi.

Avvertenza per chi l’avesse già vista: i commenti con spoiler verranno cancellati. Grazie.

The Bear su Disney+

The Bear

[Foto cover: Disney+. Foto interne: NBC news]

 

avatar

Simone Di Vito

Cresciuto a pane e corse automobilistiche (per via del papà pilota), sceglie la sostenibilità di bacchette, tamburi e corde grosse, tra batteria e basso elettrico. Si approccia al vino grazie a una breve carriera da scaffalista al supermercato, decidendo dopo anni di iscriversi ad un corso AIS. Enostrippato a tempo pieno, operaio a tempo perso. Entra in Intravino dalla porta di servizio ma si ritrova quasi per sbaglio nella stanza dei bottoni. Coltiva il sogno di parcellizzare tutto quel che lo circonda, quartieri di Roma compresi.

6 Commenti

avatar

Fable_81

circa 2 anni fa - Link

Concordo serie bellissima, ci già confermata la seconda stagione

Rispondi
avatar

carolaincats

circa 2 anni fa - Link

vista. piaciuta. inevitabile il paragone al mio mondo.... sono un pò carmy anche io, sopratutto quando sbotto. Ho pianto tutti gli ultimi 10 minuti.

Rispondi
avatar

Ale

circa 2 anni fa - Link

alla fine lui muore

Rispondi
avatar

D Lorenzo

circa 2 anni fa - Link

Ho appena iniziato a vederlo. Solo per avere usato una canzone dei Refused merita di essere visto

Rispondi
avatar

Invernomuto

circa 2 anni fa - Link

Bella, ma da quello che avevo letto in giro pensavo a qualcosa con un taglio più "realistico", ci sono alcuni episodi simil comedy che mi hanno lasciato un po' perplesso. Girata molto bene, prodotto ben fatto non c'è che dire. E mi sembra anche abbastanza fedele nel descrivere la vita in un ristorante.

Rispondi
avatar

Invernomuto

circa 2 anni fa - Link

Concordo sulla colonna sonora, oltre a Refused ricordo PearlJam (Blood o Animal, non ricordo), un paio di Wilco. Sto cercando di capire se la scelta dei brani/interpreti debba avere a che fare con Chicago (Wilco sono di CHicago, Eddie Vedder dei PJ è tifoso dei Cubs, non so per quanto riguarda i Refused)

Rispondi

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.