Perché in Puglia si vende Prosecco e non Primitivo? Se lo chiede il senatore Dario Stefàno
di Antonio TomacelliIeri il Senatore della Repubblica Dario Stefàno ha pubblicato su Facebook un interessante post. Si parla della promozione del vino pugliese ma è una riflessione che vale per tante altre regioni. Il senatore Dario Stefàno è stato assessore regionale all’agricoltura nel governo Vendola e parla con cognizione di causa. Leggiamolo e poi tiriamo qualche conclusione.
Questa mattina sono stato a Manduria, la città del Primitivo. Ho accompagnato un mio amico toscano ad un appuntamento di lavoro. Entrando in un bar, sono rimasto colpito: tutti gli scaffali erano generosi di proposte che raccontavano il Prosecco del Valdobbiadene, di Berlucchi, di Franciacorta. Non della Puglia. Nessuna traccia del Primitivo e delle nostre identità…. Ecco!
In questi giorni, in cui tanto si dibatte sulla flessione, purtroppo evidente, dei flussi turistici nel Salento, e in Puglia, io credo che l’immagine di oggi a Manduria esprima molto di più di tanti commenti, spesso improvvisati, di tante letture spesso incomprensibili, a giustifica di scelte fallimentari o, peggio, di “non scelte”. Il mio pensiero è lo stesso di sempre: mare e sole non sono sufficienti a rendere la Puglia competitiva. Nemmeno i migliori menu al sapore di pesce freschissimo, spesso colpevolmente proposti in strutture rurali, possono farlo. Tanto meno se “innaffiati” al prosecco o allo champagne: sono troppo simili ad altre proposte presenti in tutto il mondo.
Io credo che sia necessario tornare ad investire di più sulle nostre identità, sulle nostre tradizioni, sulle nostre specificità, sui nostri centri storici, sulle nostre masserie rurali, sui nostri menù colorati di identità vere. Non solo vino ed olio, anzi. Ma anche di questi elementi aggiuntivi, complementari al tema del mare e sole, capaci di rendere la Puglia unica ed inimitabile. Affascinante. Se non torniamo su questo schema, rischiamo di perdere la sfida. Non abbiamo bisogno di mecenati, o presunti tali, che vengono a proporci offerte a base di champagne e caviale.
Abbiamo necessità di qualificare la nostra offerta turistica con le nostre migliori espressioni identitarie, di qualità e mai improvvisate. Abbiamo bisogno di operatori che distinguano un vitigno dall’altro, un olio dall’altro, una farina autoctona, un gusto tipico. E che sappiano raccontarlo.
Siamo solo noi a poterlo fare, nessun altro: Regione, Comuni, associazioni di produttori, siamo pronti? Ora, Tocca a noi.
Potremmo essere in Umbria, Calabria o qualunque altra regione ma il discorso è lo stesso: non promuoviamo abbastanza il nostro territorio e la colpa, quasi sempre, è dell’ultimo tratto della filiera. Che fare?
13 Commenti
Davide Bruni
circa 6 anni fa - LinkCerto, Regioni, comuni e produttori possono fare tanto; ci deve essere pero` anche l'aiuto del consumatore, il quale troppe volte non richiede la tipicità e la territorialità, ma soltanto l'etichetta conosciuta o il marchio di routine. La divulgazione di un costume è come una materia scolastica: se interessa serve a qualcosa, altrimenti rimane una palla al piede.
RispondiAlvaro pavan
circa 6 anni fa - LinkEvidentemente manca l'offerta. E questo suona strano, con tutto il mare di rosé che produce. E allora potrebbe essere che è la qualità dell'offerta a non essere all'altezza...
RispondiFrancesco Capecchi
circa 6 anni fa - LinkNon scherziamo ho i suoceri in Puglia posso dirle di conoscerla bene; ci sono vini di assoluta qualità. Il problema è che il consumatore non appassionato di vini segue le mode e niente più, allora giù di Prosecchi e Spritz! Questo vale per il turista che dovrebbe conoscere il luogo che è andato a visitare anche attraverso i suoi sapori ma, ancor più grave, i pugliesi in primis si affogano di Prosecco e Spritz.
Rispondivalentino
circa 6 anni fa - Linkanche io ho dei parenti acquisiti in puglia. mai vista una ossessione tale per il prosecco. Inizio pasto, fine pasto e ovviamente per aperitivo un bello spritz dove un proseccaccio annacquato viene mischiato con l'aperol.
RispondiGiancarlo Ciccarone
circa 6 anni fa - LinkRiflessioni condivisibili, fatte da una persona esperta e attenta. L'aspetto più interessante del suo pensiero lo ricerco in quell'esortazione..... a cercare di qualificare il territorio. Personalmente la condivido appieno, da sempre ritengo che bisogna, insegnare e quindi rendere coscienti delle peculiarità del territorio, tutti gli attori che da tale palcoscenico ci vivono e lavorano. Averne cura e non dimenticare tradizioni ed esperienze di secoli, di suo non è sbagliata la presenza di prosecco, champagne e caviale, è errato che ci sia solo quello. È errato che un barista non conosca le differenze fra le sue proposte, e quindi non promuova il territorio. Errate sono micro discariche a cielo aperto, svincoli stradali non curati.Promuovere e quindi vendere una proposta turistica vuol dire vendere un territorio di cuitutti riconoscono un valore d'eccellenza. Una rarità è più apprezzata se servita in un astuccio raffinato no all'interno di una busta di plastica!
RispondiVittoria Cisonno
circa 6 anni fa - LinkFormazione, formazione, formazione. La Sala e i bar devono assumere personale qualificato. Promozione, promozione, promozione. I Gestori devono investire sul territorio.
RispondiMatteo
circa 6 anni fa - LinkIl problema é che la gente non lo chiede: se gli fai assaggiare la pasta fatta col vero grano duro storcerà il naso, se gli servi uno spumante pugliese dirà che non é buono semplicemente perché non é in grado di riconoscerne la qualità (come del prosecco per carità). E subito dietro c'è l'annoso problema dell'incompetenza spaventosa che regna nel servizio di bar e ristoranti: credo sia la categoria più ignorante che esiste nel settore turistico. Quindi come venirne fuori?
RispondiEndamb
circa 6 anni fa - LinkI ristoratori sono degli incompetenti, questo è chiaro. Anni fa, in Val d’Aosta, cenai in una pizzeria, c’erano venti vini, ma niente di locale - andava il Morellino. Il gestore mi disse che i vini locali costavano troppo... Lo raccontai al Presidente dei Viticulteurs Encaveurs, seccato mi disse che sarebbe andato a parlarci.
RispondiJoe Cuscela
circa 6 anni fa - LinkPersonalmente credo che il problema sia culturale, legato ad una nazione che del sistema scolastico pare ne faccia una palla al piede. Ciò che cresce storto difficilmente lo si raddrizza dopo, meglio crescerlo diritto sin dall'infanzia. Discorso che vale un po' per tutta l'Italia, ma soprattutto per il mezzogiorno.
Rispondidavid
circa 6 anni fa - LinkMa è così quasi ovunque. Anch'io a Bologna se voglio un frizzantino chiedo un Trento Doc o un prosecco o qualcosa di particolare, magari del Centro-Sud. Mica chiedo un Pignoletto!..anche perchè spesso manco ce l'hanno i bar e neppure le stesse enoteche al bicchiere. E' il turista magari che chiede il vino autoctono, non il locale. Poi chiaramente se te non lo proponi, tipo un buon rosato ad agosto ci sta di brutto, non è che aiuti molto la causa...ma non è quello il problema... I prezzi dei prodotti tipici (pasta, panetteria ect..)in Puglia sono decollati negli ultimi anni..questo è il vero problema. Abbassate i prezzi, soprattutto in Salento, poi ne riparliamo; perchè a spellarli i polli, alla lunga cambiano aia.
RispondiLuca francesconi
circa 6 anni fa - LinkMi scusi se mi permetto di risponderle. Ci mancherebbe, acquisti e beva quel che vuole, resta il fatto che se nessuno - neppure a bologna - chiede e pretende di trovare nei bar del Pignoletto frizzante o spumante, continueremo a bere tutti prosecco e franciacorta. Io molto difficilmente acquisto metodo classico di zone blasonate, perchè prendo moltissimo dai percorsi già battuti e visti. O c'è qualche tipo di valore aggiunto, se no, con difficoltà mi orienterò su doc/docg blasonate.
RispondiAntonio
circa 6 anni fa - LinkSi d'accordo su tutto, ma ci provi il Sen. Stefano a fare un aperitivo con il Primitivo di Manduria di 16° ad Agosto!!! :-))
RispondiGigi
circa 6 anni fa - LinkI bar in tutto il paese servono prosecco, birre comuni e Berlucchi o Ferrari. E va bene così. A Manduria sono stato e il problema non é la valorizzazione dell'ottimo Primitivo e non é la valorizzazione delle eccellenze gastronomiche territoriali. Il problema é la mancata valorozzazione di un territorio che offre molto più della dimensione enogastronomica: patrimoni archeologici, chiese meravigliose, perle naturali di valore inestimabile vengono penalizzate da strade sconnesse, servizi assenti, imprenditorialità incerta. Ci rifletta Dario Stefano e tutti i suoi colleghi di qualsiasi schieramento.
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