Per soldi o per amore, solo per amore?
di Antonio Tomacelli“Le grandi aziende non possono produrre grandi vini”. Se la frase l’avesse detta un Soldera qualunque, mi sarei messo l’anima in pace, ma dato che a pronunciarla è stato Michael Mondavi, tocca tornarci su. Tanto per inquadrare il personaggio, Michael è il figlio di quel Robert fondatore di un impero vinicolo con sede negli States, che ora si diletta a distribuire vini di qualità elevata prodotti da piccole aziende.
Perchè dunque le grandi aziende non possono produrre grandi vini? Secondo Michael oltre un certo limite la passione lascia il posto al business e chi comanda sono i manager. A quel punto la domanda che circola in azienda non è più “come posso migliorare i miei vini?” ma “come posso migliorare il fatturato?”. Vanno così a farsi benedire tutte le considerazioni su terroir, vigneto e vinificazione. L’ingresso dei manager insomma, fa crollare di colpo la qualità. Il vino, lo sapete bene, non è solo mestiere ma anche tanta passione e cuore, ma le saccocce dico io, devono necessariamente restare vuote?
Oddio, a Michael Mondavi certe affermazioni vengono su facili, visto i milioncini di dollari ereditati, ma tutti i torti non ha. C’è un limite, un confine oltre il quale il vino è solo business e il cuore è solo una bella grafia in etichetta, ma questo confine è labile. Aiutatemi a tracciarlo: è una questione di bottiglie prodotte o conta qualcosa la distanza del tuo cuore dalla vigna? Qualche esempio aiuterebbe, magari potreste citare quella splendida bottiglia che il successo ha rovinato per sempre o quell’altra che è lì lì per perdere la sua identità. O il suo cuore, se preferite.
6 Commenti
nicola a.
circa 14 anni fa - LinkCi sono grandi aziende che stravolgono completamente terreni e natura in relazione ai futuri diaboloci macchinari che dovranno lavorarci. Come punto di partenza per fare grandi vini non è male???!!!
RispondiGiovanni Romito
circa 14 anni fa - LinkPerchè giriamo intorno alla frittata? l'unico problema è un problema di numeri e di economie di scala. L'unica soluzione, quella che è stata seguita nel mondo caseario. Consorzi....consorzi.........consorzi
Rispondifrancesca
circa 14 anni fa - LinkDa allevatori di mucche da latte abbiamo visto come funzionano. No grazie. Francesca
RispondiFrancesco
circa 14 anni fa - Linkconsorzi???????????????????????? apriti cielo, abbiamo già dato
RispondiMotown
circa 13 anni fa - LinkAntonio (o anche gli altri lettori), giusto per curiosità, potresti citarmi tu "quella splendida bottiglia che il successo ha rovinato per sempre o quell’altra che è lì lì per perdere la sua identità"?
Rispondidavide bonucci
circa 13 anni fa - LinkI piccoli che fanno qualità da soli possono farcela, anche se è duro. Il consorzio ha dimostrato la sua inefficacia (e la sua manovrabilità) in mille occasioni, quindi la strada da trovare è un'altra. Vedo meglio delle alleanze di area, con strategie commerciali che consentano piena autonomia ad ogni azienda, consentendo però di massimizzare lo sforzo comunicativo e di marketing. Per i grandi le cose stanno come scrive Antonio. La concorrenza internazionale li porterà sempre più ad abbassare la qualità per offrire prodotti a basso costo, di gusto omologato. La mia speranza un po' sadica è che le cose gli vadano male e che decidano di cambiare settore di investimento, vista la capacità distruttiva che portano con sè questi tipi di operazioni manageriali. Particolarmente su questo aspetto, i consorzi si sono dimostrati uno strumento pericolosissimo, con serie difficoltà a mediare, omologante e distruttivo della qualità e della diversità.
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