Paolo Cianferoni sul cambiamento climatico

Paolo Cianferoni sul cambiamento climatico

di Jacopo Cossater

A proposito del grande caldo che ha investito e che sta investendo tutta l’Europa in questi mesi ho trovato interessanti due cose, intercettate in questi giorni. La prima, grazie a un post su Facebook della giornalista Francesca Ciancio, è un grafico sviluppato da gruppo di scienziati dell’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica (IRPI) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) che mostra come “la prima metà dell’anno in corso sia stata del tutto anomala sia in termini di precipitazione che di valori termici”. Un’anomalia “che non ha eguali nel periodo compreso tra il 1981 e il 2010” e che dimostra quanto i primi sei mesi del 2022 siano stati quelli con meno pioggia e con le temperature più alte dal 1950. Eccolo (qui l’articolo originale).

Anomalia 2022

La seconda è una riflessione pubblicata da Paolo Cianferoni di Caparsa sul suo blog, un paio di settimane fa, su quanto questo clima imponga scelte completamente diverse rispetto a quelle solo di un paio di decenni fa. Titolo: la geografia dei migliori vigneti è cambiata. D’accordo con lui la riportiamo per intero.


Potremo risalire al 2003, annata particolarmente calda con temperature di 43 gradi per un paio di mesi e oltre, l’inizio evidente del processo in corso. Da allora sempre più frequenti annate si succedono con ondate di calore, ma soprattutto l’innalzamento della temperatura media ha modificato la geografia delle migliori vigne.

Qui in Chianti fino alla fine del millennio le migliori esposizioni erano nelle zone sud, dove il sangiovese si esprimeva meglio in quanto vitigno tardivo, per cui le maturazioni erano ottimali. Ritengo anche che la zona di Montalcino, a Sud di Siena, zona molto più calda del Chianti sia stata baciata da quel clima che permetteva di esprimere annate memorabili in finezza, eleganza e equilibrio. Non dico che oggi in quella zona non ci siano vini anche oggi altrettanto fini, ma dico che sicuramente gli interventi in cantina sono molto più necessari rispetto al passato a causa dei cambiamenti climatici.

Dunque la geografia delle migliori vigne è cambiata radicalmente, come anche la visione delle conduzioni agronomiche, come la resa per vite che, quando troppo scarsa, produce vini molto alcolici e con concentrazioni che valevano negli anni duemila ma che oggi fanno fatica a imporsi.

Quando si voleva fare vini concentrati e opulenti nelle zone più fresche era un’impresa, oggi che si vuol fare vini eterei, fini e freschi è più semplice in quei vigneti. Forse qualcuno si arrabbierà per quel che dico, ma chi non si è accorto che le grandi calure penalizzano una parte considerevole del vigneto Italia e che la geografia dei migliori vigneti è cambiata?

[immagine: New York Times]

Jacopo Cossater

Docente di marketing del vino e di giornalismo enogastronomico, è specializzato nel racconto del vino e appassionato delle sue ripercussioni sociali. Tra gli altri, ha realizzato i podcast Vino sul Divano e La Retroetichetta, collabora con l'inserto Cibo del quotidiano Domani e ha cofondato il magazine cartaceo Verticale. Qui su Intravino dal 2009.

27 Commenti

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...caldo? ...Qui in Emilia si batte i denti e ho sempre con me ombrello e cerata per proteggermi dall'incessante pioggia battente ... Il Lambrusco , quest'anno , avrà la gradazione di un Barolo di buona annata , ma penso siano le nuove varietà piantate ... interessanti le nuove tipologie di vino da cui derivano , tipicamente della bassa parmense : il "Lambruscamarone" e il corrispondente abboccato "Lambruscocioto ...

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Abbiamo discusso spesso di cambiamento climatico sul blog. È quest'anno, però, che si è rafforzata l'opinione, in me, che il cambiamento climatico richiede subito delle politiche a livello globale per contenerlo. Pensavo, fino all'anno scorso, che il problema esistesse(è difficile negarlo) ma che c'era ancora tempo. La Marmolada e il Po(ma anche altri fenomeni, dall'aumento delle temperature ,anche ai poli, alla desertificazione di altre aree del mondo) hanno reso più evidente il fenomeno. Ora, ognuno può vederlo(il cambiamento climatico) dal proprio punto di vista particolare ma penso che sia un fenomeno che ridesignerà il mondo. PS Vinogodi grazie per non fare spegnere il fuoco del dibattito con la tua presenza quando fa "caldo? …(o) Qui in Emilia si batte i denti e ho sempre con me ombrello e cerata per proteggermi dall’incessante pioggia battente …"

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franco

circa 2 anni fa - Link

Caro Marcow, mi aggiungo ribadendo il mio adagio preferito: quando smetteremo di condividere le perdite e le catastrofi senza condividerne i successi e gli introiti? Io credo che il costo "sociale" che oggi scontiamo tutti quanti e che ci raccontano come un fenomeno da condividere tra tutti gli esseri umani (ognuno faccia la sua parte, nel suo piccolo e determinerà un cambiamento più grande... una gran balla di fieno) , debba essere invece addebitato a tutte quelle società/compagnie che instillano nel consumatore bisogni accessori. Il costo sociale del cambiamento climatico, che lo paghi ad esempio Barilla, anzichè noi poveri deficienti costretti a suddividere la plastica dalla carta. Il costo sociale di produrre macchine elettriche, che lo sostengano in toto le compagnie che desiderano imporre macchine elettriche ( e a conduzione autonoma, binomio inseparabile). Il costo sociale di produrre carne (una delle prime fonti di produzione di CO2 e spreco di acqua, dato che poi molto si butta anche via...) che lo sostengano i grandi allevamenti intensivi. Mangeremo meno carne, avremo meno smartphone, avremo meno di tutto... ma almeno non verremo presi per il naso per pagare i danni che generano altri, che del cambiamento e di noi poveracci manco gliene frega. Insomma, o oltre a condividere sfighe , perdite e sconfitte, condividiamo anche i successi e gli introiti... oppure se gli introiti se li cuccano "i bravi imprenditori" allora che si cucchino anche i danni e le perdite, e vi riparino con le loro tasche.

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franco

circa 2 anni fa - Link

...che generano altri mentre si godono i personalissimi (e qualche liberista direbbe pure "meritati") guadagni...

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Gaetano

circa 2 anni fa - Link

Si chiama "decrescita felice" e io la approvo. Però non mi va di essere in primo ad iniziare......

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franco

circa 2 anni fa - Link

Non è neanche una vera e propria decrescita, forse è una visione che "fa parte" delle teorie di decrescita felice... significa cominciare a occuparsi delle "esternalità" (negative), di cui neoliberisti e keynesiani non tengono conto, ovvero quali effetti peggiorativi nel mondo genera la mia attività sulle attività e vite altrui. La mia libertà finisce dove inizia quella dell'altro... perchè non deve valere per un'attività economica?

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franco

circa 2 anni fa - Link

Non si tratta di essere i primi o gli ultimi, si tratta di addebitare ad entità, anche e sempre più sovranazionali, il costo sociale delle loro attività, che generano profitti che non condividono. Quello che condividono con noi sono i disastri che lasciano sul loro cammino. Impossibile però agire come singoli stati. Decrescita o no, essa c'entra relativamente.

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BT

circa 2 anni fa - Link

peccato che le cose elencate siano imposte per legge. non per volontà di barilla o degli imprenditori. per il resto non comprare la carne.

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franco

circa 2 anni fa - Link

Per il resto non comprare carne? Cosa stai aggiungendo al confronto? Ma la moderazione di intravino dov'è quando serve?

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Perché non si fa quasi nulla per combattere il cambiamento climatico?

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

.Marcow ..secondo te , sarebbe possibile? Secondo me no , né a breve , né a medio. Se azione davvero energica e consapevole , a lunghissima scadenza , ma già da subito con riflessi mostruosi sull'economia (ricca) mondiale , che i poveracci del terzo mondo lasciamo pure che crepino serenamente , che non fanno mercato . Decisioni che cozzano con il consenso e , quindi , la politica vigente globale . Dell'utilitarismo a brevissimo . PS: proviamo a chiedere , soprattutto gli amici di Intravino che hanno le dovute conoscenze , ai signori Putin , Xi Jinping , Ram Nath Kovind ( per chi non lo conoscesse , presidente della repubblica indiana) , che assieme "gestiscono" il 56% della popolazione e terre emerse mondiali cosa ne pensano della questione...

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

... e , soprattutto , se sono preoccupati della esposizione e altitudine deli vigneti di Sangiovese , siano essi destinati a Chianti che a Brunello ...

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Paolo

circa 2 anni fa - Link

Mi sembra, onestamente, che si sovrappongano livelli diversi, con il rischio di confondersi. Prima cosa, Marco ha correttamente ricordato CHI sono i policy maker, gli attori che hanno in mano alcune (non tutte) le leve che indirizzano il cambiamento climatico. Mentre a livello più basso, della nostra quotidianità, il tema è tutto diverso, come Cinelli Colombini ha più volte ricordato: noi (nel senso di noi povery, popolo) ci dobbiamo interrogare su come si affrontano le conseguenze del cambiamento climatico in corso, quali azioni di mitigazione possiamo mettere in campo. Le azioni sul clima riguardano le volontà politiche e gli accordi internazionali. Le azioni per affrontare le conseguenze delle modifiche climatiche, sono quelle che riguardano noi e la nostra quotidianità.

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Cheenz

circa 2 anni fa - Link

Cavolo, Franco, tutto questo potrei averlo scritto io, solo che io in queste cose ci navigo per lavoro da anni quindi anche se un commento qui non cambia il mondo mi fa piacere leggerlo. Non e' che non si fa nulla, e' che e' tardi e non e' abbastanza, e chi avrebbe il potere per smuovere le cose piu' in fretta non lo fa perche' perde consenso (=potere) che raccogliera' quello successivo quando se ne uscira' con una soluzione farlocca che cerca di non scontentare nessuno. Il grosso va fatto a monte (poltica/sistema produttivo) ma in fondo stiamo chiedendo agli esseri umani di rinunciare a dei privilegi (piccoli o grandi a seconda della propria realta' personale) e pochi lo fanno in maniera spontanea. (Mi permetto una nota finale ispirata dalle vostre parole sulla decrescita felice: l'altro giorno dicevo alla mia mamma 81enne che e' nata povera in tempo di guerra che lei non avrebbe difficolta' ad affrontare il prossimo autunno e inverno (leggi: molto probabili rationalmenti) e qualunque cosa arrivi dopo perche' e' cresciuta senza mai sprecare nulla ed abituata a muovere il cxxx. Quello che voglio dire e' che le abitudini che abbiamo acquisito negli ultimi 60 anni ci hanno abituato ad uno stile di vita che non solo mostra le sue falle da un po' di tempo, ma nemmeno ci ha garantito la felicita' (e per chiarire: no, la felicita' non sta nella poverta', ci sono un sacco di vie di mezzo fra i due poli opposti)

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marcow

circa 2 anni fa - Link

La mia era una domanda retorica. La penso come te.

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Stefano Cinelli Colombini

circa 2 anni fa - Link

Che il clima stia cambiando è evidente, difficile capire quali saranno le ricadute sul vino. Una nota: che Montalcino molto più calda del Chianti non è esatto, la statistica da 20°/28° luglio e agosto a Montalcino, mentre a Gaiole in Chianti nello stesso periodo da 15°/31° e a Poggibonsi 18°/31°. Vivo sia a Montalcino che in Chianti, e constato che Montalcino non né ha i picchi di caldo del Chianti né i picchi di freddo, è più mediana e più ventilata. Detto questo, se a qualcuno può interessare esistono dati oggettivi su cui riflettere. Valoritalia ha comunicato nella sua relazione annuale di quest'anno i dati analitici medi dei vini sottoposti alle analisi DOCG delle annate dal 2013 al 2018, e sono molto interessanti. Altri dati utili vengono dalla produzione media di uva nel pari periodo. Magari una lettura comparata di questi e altri analoghi permette una prima analisi di quello che sta accadendo, sono tutti disponibili anche su internet. Di certo le annate calde 2019, 2020 e 2021 hanno dato a Montalcino vini strepitosi, tanto che le prime due sono già state dichiarate cinque stelle e la terza lo sarà probabilmente quando sarà valutata. Sono tre annate di Brunelli molto eleganti, almeno questo è quanto è sembrato agli assaggi dei campioni di oltre cento aziende per anno fatto al Consorzio. Ovviamente erano solo assaggi da vasca, ma eravamo in una ventina a degustarli (produttori, enologi e giornalisti) e l'opinione comune era quella.

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Paolo Cianferoni

circa 2 anni fa - Link

I dati delle centraline dipendono da dove sono situate. La mia è consultabile qui: http://www.chianticlassico.digiteco.com/default.asp?idStaz=1

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Stefano Cinelli Colombini

circa 2 anni fa - Link

Io ho preso i dati medi dei Comuni su Internet. Comunque davvero Montalcino non è affatto più caldo del Chianti, e men che meno molto più caldo.

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Michelangelo

circa 2 anni fa - Link

Il confronto dei dati tra i comuni e' del tutto fuorviante. Gaiole "citta'" e' in valle, ben poco ventilata,ed i vigneti sono almeno 100m piu' in alto, spesso in zone miste boschive. Montalcino "citta'" invece e' con poche eccezioni (Ragnaie, e pochi altri) ben piu' in alto rispetto a dove si coltiva la vite. Ad occhio direi che la maggior parte delle uve viene da zone almeno 100-200m piu' in basso rispetto al paese, fino a quasi 300m sotto nel il lato sud vicino all'Orcia.

Detto questo vista la differenza di latitudine minima tendo a pensare che la differenza di temperatura a parita' di altezza sia ben poca ed eventualmente piu' legata all'intervallarsi di zone boschive e coltivazione della vite nell'alto chianti o rispetto alla maggiore mono-coltura della vite in certe zone del sud di montalcino. In ogni caso e' chiaro che dire Montalcino per coprire Ragnaie e la val d'Orcia o il Chianti senza differenziare Radda da Castelnuovo o Lamole da Poggibonsi non ha alcun senso.

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Alessandro

circa 2 anni fa - Link

Il Brunello del futuro si farà alla Ruffina.

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

... il mio vicino di casa si chiama Brunello , non so se sia sufficiente per spostare la denominazione...

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Capex

circa 2 anni fa - Link

Ok che siamo su un blog enologico, ma ricondurre la catastrofe in atto al solo vino è quantomeno patetico.

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Paolo

circa 2 anni fa - Link

quindi su un blog enologico non si deve parlare delle conseguenze della catastrofe in atto perché "benaltri sono i problemni, signorah mya!". Puoi fare di meglio, Capex

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Paolo Cianferoni

circa 2 anni fa - Link

Beh, è come dire che siccome si muore tutti, è inutile bere un buon bicchiere… ;)

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Capex

circa 2 anni fa - Link

Che moriremo tutti è inconfutabile. Se lo sapessi con un certo preavviso berrei ben altro che “un buon bicchiere”. Cheers

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Capex

circa 2 anni fa - Link

Mi sono legato alla domanda ironica di Vinogodi sul cosa ne pensassero Putin e compagnia riguardo l’esposizione di sangiovese. Con altrettanta ironia. Probabilmente non mi sono espresso chiaramente ma potete fare di meglio pure voi. Cheers

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piergiorgio

circa 2 anni fa - Link

Leggo che un'azienda di Montalcino è stata multata di circa 7000 euro perchè 6 operai stavano lavorando in vigna con una temperatura di oltre 35 gradi. Interessante, ora, sapere di chi si tratta e se la suddetta azienda è in grado di discolparsi o meno. Intravino, informaci.

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