La superiorità della guida ai vini dell’Espresso spiegata in 120 secondi
di Alessandro Morichetti
Chiedendo in giro, tutti concordano che il tasso di banalità degli assaggi di eccellenza della guida ai vini dell’Espresso sia uguale a zero. Pari alla bravura dei curatori nel farsi fighi coi produttori. Ho perso mezza mattinata per spiegare a Marta Rinaldi che avere 3 (TRE) STELLE è meglio che 2. Per la cronaca, con 3 stelle ci sono 15 produttori in tutta Italia e i più scarsi sono Ornellaia, Terlano, Quintarelli e Valentini. Niente: come parlare di astrofisica in un asilo nido. Gli assaggi sparsi confermano quanto filosoficamente, poeticamente detto da Giampaolo Gravina, coordinatore regionale insieme a Massimo Zanichelli: ricerca di vini territoriali, nessun compromesso, abbasso democristianismi. Così assaggi dall’infinito Valtellina Superiore Sassella Riserva Vigna Regina 2001 di AR.PE.PE. al cesellato Relogio 2009 di Cà Orologio, passando per piccole perle come Verduno Pelaverga Basadone 2010 Castello di Verduno e Montepulciano d’Abruzzo Mazzamurello 2008 Torre dei Beati.
Non ho capito i 18,5 al Cirò Rosso Classico Superiore Riserva Volvito 2008 di Caparra e Siciliani, relativamente fragrante, ma il messaggio degli Espressi è forte e chiaro. Valorizziamo i vini che raccontano una storia (terroir) con fedeltà, non sopportiamo il bilancino politico. “Famolo strano” è la reazione di noi abituati ai soliti nomi, che ci sono perché ci devono essere, perché il produttore conta, perché il vino si è buono ma se non lo fosse ce lo facciamo diventare. La truppa di Rizzari & Gentili premia i vini significativi hic et nunc e tributa “politicamente” il massimo del riconoscimento a quei Roagna che piazzano 7 (SETTE) vini tra 17 e 20/20. E ci scappa pure la tiratina d’orecchi al tristellato Gaja, per dire.
Al primo sguardo, la guida mi piace per autonomia interpretativa e spregiudicato senso critico. I vini segnalati hanno personalità e coerenza, possono non piacere ma di certo non lasciano indifferenti. Qualcuno arriva pure a vedere un sottile sadismo nel tenere a bada i potenti. Interrogano il lettore sul tipo di consumo che vuole scegliere, alzano l’asticella, fanno quello che ci si aspetta da una guida che voglia davvero guidare. 18,5/20.
[Video: Andrea Gori. Foto: Lido Vannucchi]
88 Commenti
Giovanni Scarfone
circa 13 anni fa - Linkmi piace!!!
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 13 anni fa - LinkForse l'unico limite che intravedo in questo approccio è un eccessivo "andare verso" il luogo e il produttore. Un vino viene prodotto in un territorio da un signore che ne interpreta alla perfezione le caratteristiche; quel vino poi viene comercializzato in realtà che distano anni luce. Gli odori circostanti sono diversi, la cucina è diversa, l'umore del consumatore è diverso. Insomma, si rischia di farlo "troppo strano" e non aiutare il consumatore a crescere. Ovviamente, come tutti, posso sbagliare l'ottica dell'approccio ma bere (come ho fatto ieri sera) uno zibibbo anfora "serragghia" di Giotto Bini può andar bene per me che sono stato a pantelleria, mi sono mangiato grappoli di moscato a colazione rubandoli da qualche pianta, ho assaporato i profumi dell'isola (da quello delle colate vulcaniche, a quello del versante opposto a vegetazione grassa e rocia salmastra, a quello sulfureo del Lago di Venere). Senza questo background quel vino rischia di rimanere tremendamente "isolato" o al massimo di toccare il suo momento di massimo riconoscimento quando andrà di moda (tanto, orwellianamente, prima o poi ci vanno tutti per 15 minuti) e ricadere nel dimenticatoio. Sono solo sincere paure .. speriamo di sì
RispondiMarossi
circa 13 anni fa - LinkFabbretti preciso e pacatamente micidiale come al solito, bravo. Mi permetto solo di correggere 'orwellianamente' con 'warholianamente'. Ma l'intervistato non intendeva mica l'archistar Renzo Spianotutto, vero? Cioè l'autore di terrificanti ecomostri come la chiesa di Padre Pio in Pietralcina. Perché se quello è un degno interprete del genius loci, Goebbles è stato un ottimo divulgatore della cultura yddish.
Rispondiesperio
circa 13 anni fa - LinkIl moscato consumato a digiuno di prima mattina fa' un ottimo effetto , (per i movimenti intestinali).
RispondiMassimiliano Montes
circa 13 anni fa - LinkMah, non so se Francesco Fabretti abbia ragione oppure no. So solo che i miei vini preferiti sono vini "territoriali" prodotti a migliaia di chilometri di distanza da dove abito. Viceversa, la maggior parte dei vini prodotti nelle vicinanze li trovo generalmente mediocri. Non credo di essere il solo ad avere gusti così "strani", probabilmente il "buono", così come il "bello", non sono necessariamente legati all'ambiente di provenienza. Se così non fosse ogni "campanile" dovrebbe prediligere i propri "buoi". Ed invece non è così.
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 13 anni fa - LinkForse non ho espreso bene il concetto, provo a riformularlo. Vendere a un appassionato uno zibibbo vinificato secco presenta alcuni problemi, non ultimo quello dell'abbinamento con il cibo. Venderne uno "estremo" com quello di Bini è una soddisfazione senza limiti per il commerciante ma rischia di essere troppo difficile per un palato non "allenato". Insomma premiare l'estremismo territoriale a volte rischia di ingenerare un effetto contrario a quello che ci si aspetta, allontanando il consumatore finale da quello che invece è un punto di arrivo che passa attraverso innumerevoli assaggi. Insomma, bisognerebbe domandarsi pacatamente in cosa consista una guida. Il verbo guidare tra gli altri significati ha anche quello di "indirizzare verso". Una guida alpina credo che difficilmente mi coinvolgerebbe in una scalata essendo appena alle prime armi; più probabilmente mi ci condurebbe, ferma restante il mio desiderio, con un lungo processo di apprendimento. Non so come questo concetto potrebbe tradursi in una guida editoriale enologica ma temo che il "famolo più strano degli altri" non vada nella direzione giusta. Aggiungo che la guida dell'espresso è quella in cui trovo il maggior numero di vini premiati rispetto alle mie selezioni, ne gioiso e faccio i complimenti ma conosco la difficoltà con cui i vini premiati si smuovono dallo scaffale e mi domando "che senso ha premiare un'eccellenza comprensibile nella sua effettiva completezza da un ristrettissimo gruppo di persone?"... confesso che non ho risposte p.s. Chiedo scusa al signor Bini per averlo tirato in causa ma i suoi vini mi piacciono da morire.... "Espressi"! perchè non l'avete premiato????
RispondiMirco Mariotti
circa 13 anni fa - LinkCredo che Francesco abbia messo in fila diversi aspetti interessanti. Per quanto mi riguarda credo che il tempo della degustazione e dei concorsi sia finito, non si può ridurre il vino a un numero, almeno per gli appassionati. Per contro, ai neofiti occorre fornire dei capisaldi, dai quali partire per la propria crescita nella conoscenza del vino. Del resto il vino è una bevanda alcolica diversa dalle altre, e, che ci piaccia o no, le guide sono uno strumento che a mio avviso passano al grande pubblico questo messaggio, e in questo credo risieda ancora la loro utilità. A mio modesto parere la Guida de L'Espresso riesce nell'intento di coniugare tutti questi aspetti. Saluti Miroc
RispondiMarossi
circa 13 anni fa - LinkTi eri espresso benissimo. Propongoti per il premio al miglior commentatore di Intravino. Via ai voti. Voto: uno su uno. La giuria ha approvato. Hai vinto, Fabbretti. Morichetti ti assegnerà i 120 euro in ballo.
Rispondimaxmagnus
circa 13 anni fa - Linkcommento molto lucido una domanda, ma a chi si rivolge la guida dell'espresso?
RispondiMassimiliano Montes
circa 13 anni fa - LinkNon credo che "vino di territorialità estrema" sia necessariamente sinonimo di "vino scorbutico negli aromi" o "difficile per un palato non allenato". Il vino è buono o brutto indipendentemente dal fatto che riesca a rispecchiare o no un territorio. Altrimenti sembrerebbe quasi che i vini "territoriali" (che brutta parola) siano sempre sgradevoli nei profumi ed al palato. Non credo che sia così. Spesso uso i miei ospiti, a casa, come cavie (non ridere please). Amici e conoscenti non esperti di vino, bevitori si, ma non grandi appassionati. Servo alla cieca alcuni vini "conformisti", diciamo così, con aromi più omologati: un po' vanigliosi, caramellosi, con quei sentori di frutta artificiali che ci piacevano tanto da bambini. Vini certamente non territoriali, omologati ad un gusto più "internazionale". Magari servo il vino preferito da qualcuno di loro. Li affianco, sempre alla cieca, con vini che esprimono meglio il territorio: vini di piccoli produttori "veraci", magari fermentati naturalmente, sicuramente non vanigliati o caramellosi. Pur sempre buoni, perché questa è una "condicio sine qua non". Ebbene, fin'oggi il 100% dei miei ospiti ha di gran lunga preferito i vini cosiddetti "territoriali". A volte rimanendo essi stessi stupiti di averli scelti al posto del loro tradizionale preferito. Credo che questa assimilazione "vini territoriali" = "vini scorbutici" rischi inavvertitamente di orientare il mercato verso vini più omologati e standard. All'interno dei cosiddetti vini territoriali ci sono inevitabilmente vini più gradevoli e vini meno gradevoli: un vino brutto è un vino brutto, indipendentemente dalla territorialità che esprime. Non credo che un vino brutto bevuto a Pantelleria diventi di colpo un vino buono. La settimana scorsa ho bevuto un Wittmann Aulerde 2007, un Riesling del Reno biodinamico. E' un vino di una bontà tale da fare piangere, credo che piacerebbe a chiunque, e tutto gli si può dire eccetto che non rispecchi il territorio. Ed era meravigliosamente buono anche a centinaia di chilometri dal suo territorio d'origine. A cosa dovrebbero servire le guide? Dovrebbero servire a far conoscere alla gente vini come questo. Ma poiché questi vini rappresentano una minima parte della produzione vitivinicola, se la gente bevesse solo questi gli altri produttori potrebbero chiudere bottega. Allora a cosa servono le guide? A far vendere vino anche a chi non fa prodotti d'eccellenza. Se quest'anno la guida dell'espresso sarà "diversa", non so. Ancora non l'ho studiata bene.
RispondiMarossi
circa 13 anni fa - LinkMi spiace, il premio l'ha vinto Fabbretti. Non sono ammessi reclami.
RispondiNelle Nuvole
circa 13 anni fa - LinkDon Maximilian y Montes, sono sempre più curiosa di conoscere la tua cantina. Tutta la mia simpatia per i tuoi ospiti, ma leggendo attentamente il tuo scritto, un domanda sorge spontanea: Quali cavolo di vini "conformisti" scegli che sappiano di vaniglia, caramello e marmellata? Seconda domanda, che è anche una considerazione: lo fai apposta a scegliere una tipologia ristretta per avvallare il tuo penchant per i vini "naturali-territoriali"? Sono più di venticinque anni che assaggio, bevo, degusto, sgargarozzo vini "conformisti", cioé non prodotti con le stimmate dell'osservanza biologico-biodinamica, e magari anche provenienti da cantine la cui produzione non è così limitata da considerarsi "piccolo produttore verace", e nessuno di questi presenta la vaniglia caramellosa che tu citi come conditio sine qua non per un vino "convenzionale".Sono vini che riconducono ad un vitigno, ad un territorio e ad un produttore, non ad uno stile omologato da enologi di fama. Così come non è giusto associare certe caratteristiche sgradevoli e di difficile comprendonio a tanti vini "naturali" (grossolana definizione ma ci siamo capiti), perché molti sono buoni o adirittura eccezionali, lo stesso va fatto per molti, classici, territorialissimi vini "convenzionali". Con buona pace dei tuoi commensali, sono sicura che comnque bevono sempre benissimo.
RispondiMassimiliano Montes
circa 13 anni fa - LinkCara Nelle Nuvole sarebbe un grande piacere averti tra i miei ospiti. Veramente per me sarebbe un piacere avere tutti gli intravino-nauti, nessuno escluso. Ci divertiremmo un mondo. Per ora mi sono limitato a trascorrere delle bellissime giornate con Trecaffè, ad agosto, prima a casa mia e poi sull'Etna: bevute colossali e passeggiate tra i vigneti! Per ritornare all'argomento, forse mi sono espresso male: la "condicio sine qua non" si riferiva alla bontà del vino, che, indipendentemente dalla "territorialità" che riesce ad esprimere, deve essere buono. Inoltre per "territoriale" non intendo necessariamente "naturale" ma capace di esprimere le peculiarità di un territorio, di un microclima, di un "terroir" insomma. Per farti alcuni esempi, penso ad un vino della tua zona, le Pergole Torte. Non è annoverato ufficialmente tra i "naturali", però è molto territoriale (e a me piace tantissimo). In Sicilia, un premiato dall'Espresso è il Grotte Alte di Arianna Occhipinti, un vino dichiaratamente "naturale", fermentato con lieviti indigeni, che contemporaneamente è "estremamente territoriale" ma anche buonissimo ed assolutamente non "scorbutico" al naso ed al palato (anzi, tutt'altro, è semplicemente delizioso). Questi sono due esempi di vini secondo me "territoriali", uno ufficialmente naturale e l'altro no.
RispondiFranco Ziliani
circa 13 anni fa - Linkl'avevo detto chiaramente intervenendo al Gastronauta di Davide Paolini, due settimana fa...
RispondiVinogodi
circa 13 anni fa - Link...niente di nuovo , in ciò che ha scritto il buon Morichetti . E' risaputo da tempo che i comunisti se ne intendono davvero di vini buoni [img]http://www.vocinelweb.it/faccine/party/20.gif[/img]e sanno come bere alla grande ...[img]http://www.vocinelweb.it/faccine/party/33.gif[/img]
RispondiAndrea Gori
circa 13 anni fa - Linkle cantonate cmq le prendono anche loro, vabbè essere strani ma dare l'eccellenza al Rosso di Montalcino in magnum di Colleoni (buono ok ma non mi ha folgorato) e NON darla allo Schiena d'Asino di Mastrojanni 2006 mi pare un'assurdità poi l'avranno riassaggiato ma a Benvenuto Brunello se ne uscì come il migliore di tutti...e non mi venite a dire che ci hanno sentito la barrique! Non è che si è voluto cavalcare l'onda del clamore sul Rosso di Montalcino? ecco poi magari la malizia la vedo io ma se uno si legge tutta la guida qualche stonatura si nota
Rispondiel sciur Brambilla
circa 13 anni fa - LinkPerché, tu ti sei letto tutta la guida? tipo romanzo? e in due giorni? bravo, càpperi. Eppoi: Schiena d'Asino se ne uscì come il migliore di tutti.. per chi? e in base a cosa? a un tempo cronometrato? "150 Brunelli ai nastri di partenza, pronti via, vaivaivai.. ecco! il primo arrivato è lo Schiena d'Asino con il fantastico crono di 1,12,44! ma per favore
RispondiAndrea Gori
circa 13 anni fa - Linkhai provato a lanciarlo dal finestrino, lo Schiena d'Asino scheggia via che è un piacere, sarà la cera lacca sull'etichetta, che ti devo dire. Magari se prima di commentare lo avessi assaggiato, ne discuteremmo meglio.
Rispondiel sciur Brambilla
circa 13 anni fa - LinkLo Schiena d'Asino lo vendo da molti anni e lo conosco benissimo, compreso il 2006 che ha come al solito un'acidità molto rigida. Buono anzi ottimo, ma di sicuro non il migliore Brunello 2006. Lascia perdere, Gori, sul giro cronometrato molti altri arrivano prima.
RispondiAndrea Gori
circa 13 anni fa - Linkche ti devo dire, è rinomato che di Sangiovese non ne capisco niente! c'avrai ragione te
RispondiJovica Todorovic (teo)
circa 13 anni fa - LinkAssaggiati il Rosso di Montalcino Pietroso 2009 poi dimmi se non è un grande vino??. Secondo me il Rosso è un macroscopico autogol ilcinese da decenni. Potrebbe essere il trampolino di lancio per tutta la zona e forse anche di rilancio per l'intera Toscana se solo imparassero a capire cosa desiderano che sia il Rosso di Montalcino. I migliori senza ombra di dubbio Pietroso, Stella di Campalto, Poggio di Sotto e Salvioni. Andrea mi stupisce che tu ti stupisca e spingi un poco per il Rosso anche tu. Lasciamo perdere i discorsi commerciali. Mi auguro che il Rosso possa diventare il nostro Haute Cote de Nuits oppure il Marsannay sai che gioia.... per inciso quando parlo di pietroso sono oggettivamente di parte
Rispondimirko
circa 13 anni fa - LinkCaro Andrea con tutto il rispetto per il grande sommelier che sei da appassionato di vino e grande amico di Marino posso giurarti che ben pochi vini a parer mio si meritano il punteggio che hanno quanto il rosso di Marino, anzi a dirla tutta mi chiedo come possa essere che non ci sia il suo di brunello 2006, probabilmente ci ritroveremo a berlo tra 10 anni e entrambi ripenseremo a quale peccato fosse non averlo visto in nessuna guida
RispondiFrancesco Annibali
circa 13 anni fa - Linkieri ho assaggiato a 300km/h, e le condizioni erano quelle che erano. Ho l'impressione cmq di 2 vini che resteranno in futuro: il vinsanto di petrolo, che non mi sembra inferiore nemmeno di una tacca rispetto alle migliori vendemmie di avignonesi,e il pinot nero tirolese, forse - mi sbiancio - il migliore pinot nero italiano che io abbia mai assaggiato
RispondiNic Marsèl
circa 13 anni fa - LinkPer il mio gusto personale, c'è un generale ed eccessivo sbilanciamennto a favore di caratteristiche quali acidità, mineralità, salinità e a sfavore di concentrazioni e morbidezze. Come se si volesse indicare la nuova strada maestra.
RispondiJovica Todorovic (teo)
circa 13 anni fa - Linksia lodato il signore...non sono a favore degli sbilanciamenti ma se dovessi fare una scelta tra il territorio, la teconologia e gli zuccheri non avrei il benchè minimo dubbio.
RispondiJovica Todorovic (teo)
circa 13 anni fa - Linkla strada maestra già c'è bisogna solo avere il coraggio di percorrerla
RispondiFrancesco Annibali
circa 13 anni fa - LinkMarsèl tutti i torti forse non li hai. Alcuni segnali ci sono, alcune volte sembra che l'apprezzamento per un certo tipo di finali (salati, per precisione) prevalga su tutto, anche sul varietale. Per esempio ho trovato discutibile il Gioia del Colle 2005 di Fatalone, naturale nello sviluppo e dal finale vigorosissimo, ma con un colore quasi da nebbiolo e decisamente poco ricco per il vitigno. Io dal primitivo mi aspetto il petrolio. Chiaro non deve fermarsi a metà bocca, ma sempre il petrolio mi aspetto.
RispondiJovica Todorovic (teo)
circa 13 anni fa - Link...saggio indiano dice... A volte bisogna chideresi se quello che uno si aspetta debba essere sia veramente quello che dovrebbe essere.
RispondiFrancesco Annibali
circa 13 anni fa - Linkok. Allora esigo un Santa Maddalena nero come il culo.
RispondiNic Marsèl
circa 13 anni fa - LinkUn altro esempio con il quale mi attirerò un po' di antipatie. Va bene Arpepe e la loro pura intransigenza, va bene che l'eccessivo utilizzo di appassimento ha quasi messo a repentaglio negli anni scorsi l'esistenza del valtellina superiore, però personalmente allo sforzato Albareda di Mamete Prevostini non ci sputo sopra. Mi piace godere di entrambe le facce della medaglia.
RispondiLeonardo
circa 13 anni fa - LinkIo credo si tratti semplicemente di lungimiranza. Hanno premiato in molti casi vini che sono già splendidi ora ma in quei casi di cui parli tu, in cui l'acidità e la spigolosità erano elevate, secondo me hanno voluto premiare vini che "si faranno". E secondo me questo è un pregio: le guide devono avere anche il coraggio di guardare avanti, cercare di presagire l'evoluzione di un vino, poi magari si prendono cantonate ma almeno ci si prova. Penso per esempio al Vigna San Giuseppe di Cavallotto 2005, ancora un bambino, o al Montepulciano D'Abruzzo Tonì 2008 e al Donnas Napoleon (quest'ultimo una vera chicca ad un rapporto qualità prezzo imbattibile)
Rispondisebelloni mazzancolle ribollito vien dal mare
circa 13 anni fa - LinkChiedo scusa, che votazione ha ottenuto il Conero Riserva DOCG "Visions of J." 2006 - Le terrazze ?? e il Chaos sempre Le Terrazze?
RispondiRuggero Romani
circa 13 anni fa - LinkFattoria le Terrazze non è presente nella guida di quest'anno.
RispondiChiocciolato
circa 13 anni fa - LinkIl Fatalone 2005 è semplicemente un vino evoluto e sfibrato che non sono non rappresenta il territorio ma rappresenta un inno al vino fatto male. Poi liberi di bervi tutte le "cazzate" territoriali che vi raccontano.
Rispondigiorgio
circa 13 anni fa - LinkIl fatalone è un po troppo " rusticone ". Allora mi/Vi chiedo : Cantine Ferri ci sono o no sulla guida tra i migliori ? Se hanno premiato il rusticone allora siamo proprio alla frutta, hanno fatto di tutto per sembrare " i diversi ", ma a volte i diversi fanno c@@@@e
Rispondiel sciur Brambilla
circa 13 anni fa - LinkMi spiace ma questo Gioia del Colle non ha proprio difetti enologici di sorta soprattutto se pensiamo alle puzze e alle volatili alte di una volta (eancora adesso in cantine diverse): non ha ossidazioni, non ha riduzioni puzzolenti, non ha volatile fuori controllo. Casomai io l'altro giorno al mercato di San Lorenzo l'ho trovato un pò alcolico, ma faceva caldo e co,munque di sicuro questi primitivi non sono bassi nell'alcool. Concordo che è un rosso meno potente e denso del solito, ma càpperi che finezza e che equilibrio! Ce ne fossero! Poi se uno ha pregiudizi è un altro discorso.
RispondiBurde
circa 13 anni fa - LinkA me invece il Fatalone ieri mi ha parlato eccome...che la grandezza sia anche nella capacita di dividere chi assaggia?
RispondiAntonio
circa 13 anni fa - LinkPer fare un po' il bastian contrario, direi che c'erano diversi vini sui quali l'eccellenza mi sembrava decisamente eccessiva. Il succitato Cirò sicuramente, ma anche alcuni Barolo di grande fama non mi hanno sconvolto più di tanto, Bartolo Marcarello 2007 era molto lontano dal bellissimo 2006, anche dall'omonimo Giuseppe mi aspettavo di più vista la qualità dell'annata e del cru (finale amaro per entrambi). Invece ho trovato veramente molto buoni il Pallagrello Sabbie sopra il Bosco 2009 di Nanni Copè e un bellissimo Fiano 2010 di Pietracupa. Molto buoni anche gli Altoatesini, Kofererhof e Nossig e Contini sui vini da meditazione.
RispondiEnoteca Pitti Gola e Cantina - Firenze
circa 13 anni fa - LinkAttenzione che una bottiglia di Mascarello Monprivato 2006 sapeva di tappo, ed è stata servita praticamente tutta...
RispondiAntonio
circa 13 anni fa - LinkEffettivamente sempre più spesso capita che ci siano bottiglie non perfette, anch'io ho chiesto di sostituire una bottiglia di Col di Lamo, la seconda era infinitamente migliore. Anche lì avevano praticamente servito quasi tutta la bottiglia senza accorgersene.
RispondiMarino
circa 13 anni fa - LinkIl rosso 2009 di Marino Colleoni io lo trovo infinito. Mi è capitato solo un'altra volta di rimanere tanto tramortito da un assaggio di rosso di Montalcino e si trattava del rosso 2001 di Poggio di Sotto! Devo dire, d'altro canto, che l'azienda Mastrojanni da quando ha cambiato la proprietà ed è passata al signor Illy ,non sono riuscito più ad assaggiar nulla, prima però mi è sempre piaciuta tutta la gamma!!
Rispondiesperio
circa 13 anni fa - LinkDall' eloquenza del tipo che rispondeva nel vidio, viene da pensare che nelle vicinance c'era una forte esalazione etilica. Dubbio piu' che legittimo, suppongo, e senza cattiveria.
RispondiJovica Todorovic (teo)
circa 13 anni fa - Linksi vede che non conosci Gianpaolo, è un peccato, per te, perchè altrementi non parleresti così.
Rispondiesperio
circa 13 anni fa - LinkEh beh cosa ho detto? E' legittimo pensare che ci siano vapori etilici in quel tipo di ambiente e che possano compromettere, temporaneamente la scorrevolezza di un ragionamento. Anzi aggiungo: Deve essere cosi'.
RispondiEr Plastichino
circa 13 anni fa - LinkConcordo al 1000 per 1000. E Giampaolo e' tra i più grandi.
RispondiNelle Nuvole
circa 13 anni fa - LinkA me è piaciuta l'intervista. Gianpaolo Gravina sa esporre in modo articolato in mezzo alla confusione. E l'intervistatore lo lascia parlare. Riguardo alle scelte della Guida ci sono stati e ci saranno altri milioni di commenti. Però Monsieur Gravina ha l'atteggiamento giusto nello spiegare in un minuto o poco più, né troppo sulla difensiva né troppo arrogante. L'unico neo è la citazione di Renzo Piano, il quale avrà pure detto "lasciate parlare i luoghi" ma poi li ha zittiti subito
Rispondiattoadivenire
circa 13 anni fa - LinkCome non dare "Ragione" al Gori sullo Schiena D'Asino è un mistero.....comunque io segnalo tra gli assaggi che mi hanno "emozionato" : Pajorè Rizzi, Grumello e Vigna Regina,Barolo Mascarello,Brezza,Cavallotto,Porro...Pergole Torte, Chianti Castellinuzza,Stella di Campalto e Salvioni....mi ha sorpreso il Napoleon "Donnas", Morus Alba Vignai de Duline, Verdicchio Collestefano,La Visciola,Es, Titolo(molto giovane)...... Tra i dolci Ferrandes e la Vernaccia di Contini....
RispondiFrancesco Annibali
circa 13 anni fa - LinkNon volevo sollevare un polverone sulla riserva di Fatalone, che mi è sembrato un ottimo, forse non grande, vino. Ripeto, è una espressione a mio avviso discutubile sul piano varietale, non territoriale. Io Gioia del Colle, con quel portentoso finale caldo-rugginoso, la ritrovo, ma da un Primitivo mi aspetto un tatto più materico. E si, tranquilli: la differenza con Manduria la conosco. Mi risulta che Gioia del Colle sia più completo di Manduria, non più leggero. Non è la stessa cosa. E qui mi fermo
Rispondigiorgio
circa 13 anni fa - LinkLa differenza tra Gioia del Colle e Manduria è sostanzialmente che Gioia ha vigneti fino a 600 mt s.l.m, con tutto quello che ne consegue, ma Fatalone non è il migliore della zona
RispondiSimone e Zeta
circa 13 anni fa - LinkHo sentito anche un Merlot interessante...
RispondiFrancesco Annibali
circa 13 anni fa - Linksu Masseto non sono arrivato, ma la toscana bordolese era super. So che non fa fico parlarne, ma Trinoro era eccezionale e non solo sul piano del frutto, grande Sass, mentre Alceo...bè io Alceo lo amo dal primo momento che l'ho visto, lo adoro proprio, il territorio prevale sempre nettamente sul varietale, un grandissimo vino di territorio altroché.
Rispondiluciano
circa 13 anni fa - LinkG.Paolo Gravina è una brava persona a modo ed anche simpatico, per cui mi diventa difficile muovere una critica, ma in senso bonario gliela posso fare. E' difficilissimo anche per chi fa il lavoro di G.Paolo, Rizzari e co., individuare la territorialità nei vini, se non ne conosci preventivamente la provenienza, questo è quasi matematico. Esistono prove fatte sul campo che attestano quello che ho scritto. Ma al di la di questo, trovo apprezzabile lo sforzo dei degustatori dell'Espresso per andare nella direzione della " territorailità " o per dirla alla francese " al terroir " , termine che in una parola racchiude 100 significati. P.S. ) I miei complimenti piu' sinceri per il fatto che tra le new entry ho visto finalmente dopo anni di anonimato l'azienda di Guido Porro da Serralunga, che con il suio Barolo ha piazzato un bel 18,5 su 20. Concordo al 100%
RispondiMin Cul Pop
circa 13 anni fa - LinkPerò dopo un po che assaggi e se lo fai ogni giorno,la riconoscibilità di alcune zone come Chianti, Piemonte, Sulcis, Etna ce la puoi ritrovare. Fermo restando un fatto: Uno Chardonnay piemontese è diverso da uno Siciliano ma si posso definire territoriali?
RispondiMin Cul Pop
circa 13 anni fa - LinkSig. Montes, che ne pensa dei vini di Calabretta?
RispondiMassimiliano Montes
circa 13 anni fa - LinkMi prendi in giro??? :-)
RispondiMin Cul Pop
circa 13 anni fa - LinkE perchè mai? Non mi passa neanche per l'anticamera. Visto che lei è siciliano(mi pare)e anche competente, vorrei sapere se li ritiene buoni o no. Visto che vorrei comprarne qualcuno via internet, ci terrei a capirci qualcosa. Grazie lo stesso, comunque.
RispondiMassimiliano Montes
circa 13 anni fa - LinkNo non ti devi offendere, lo dicevo solo perché ne ho già parlato tanto e non vorrei che qualcuno pensi che Calabretta mi da la percentuale ;-) Tanto per cominciare se mi dai del lei potrei anche non risponderti più :-) Grazie per la presunta competenza, ma credo di essere solo un appassionato bevitore. Dell'Etna ti posso dire che i vini che a me piacciono di più sono proprio quelli di Calabretta, poi il Quota 600 di Alberto Graci ed il Prephilloxera Vigna Don Peppino di Marco De Grazia. Potrei darti un consiglio: apri contemporaneamente un Carricante di Federico Curtaz (A' Puddara 2009 Tenuta di Fessina, quello premiato da Slow) ed il Carricante di Calabretta: quest'ultimo è infinitamente più buono, ha una mineralità ed una profondità che quello di Curtaz se la sogna.
RispondiNic Marsél
circa 13 anni fa - LinkMassimiliano, conosci l'etna rosso di Federico Graziani? L'ho assaggiato al vinitaly e sono rimasto estrrefatto. Condivido l'entusiasmo per il quota 600 (rosso) di Graci.
RispondiMassimiliano Montes
circa 13 anni fa - LinkNon l'ho mai assaggiato, ma ne ho sentito parlare bene. So che Federico Graziani è seguito da Salvo Foti, un guru della vinificazione naturale, e che all'ultimo vinitaly era ospite proprio al banco de I Vigneri. Mi ripropongo di andarlo a trovare durante la mia prossima gita sull'Etna. Spero invece che tu possa assaggiare il nuovo Etna rosso Piede Franco (credo che sarà proprio questo il nome con cui lo commercializzeranno) di Massimiliano Calabretta.
RispondiMassimiliano Montes
circa 13 anni fa - LinkAnche quelli di Russo sono buoni, ma io preferisco Calabretta. Questione di gusto. Vai su google e cerca "i vini di calabretta" Ciao
RispondiMin Cul Pop
circa 13 anni fa - LinkGrazie, di carricante conosco solo Pietramarina e poi recentemente ho assaggiato quella dei signori pappalardo e bonaccorsi,(mi pare) ma non ricordo più il nome dell'azienda. A parte la differenza di prezzo,il pappalardo mi è sembrato buono. era l'annata 2008. Grazie per le dritte.
RispondiMin Cul Pop
circa 13 anni fa - Linkp.s. ne ho assaggiati parecchi ma quelli di calabretta, cornellissen, anna martens, calcagno e russo mai. In verità ho assaggiato solo Terre Nere, Passopisciaro, Caciorgna Benanti. Pochini, vero?
Rispondimirko
circa 13 anni fa - Linknon dimenticatevi Lamoresca
Rispondialdo
circa 13 anni fa - LinkE'sempre molto divertente leggere i commenti dei vari "santini,santi e santoni" che con aria di espertomani dispensano giudizi su vini, produttori,territori anche singole persone.Su le guide a inizio settembre mi sono permesso di definire " la saga delle guide" che spesso confondono il consumatore volante,perche' chi compra le guide lo fa x curiosare sulle diversita' di giudizi.Le variabili dipendenti delle guide sono molte.Giudicare i vini costosi e' puro divertimento non pagandoli.Sul territorio concordo con chi sostiene che e' cosa diversa giudicare i vini in loco e poi farlo a distanza di molti km.Giudicare i vini dell'Etna semplicisticamente e' molto negativo x chi lo fa,e'necessaria una conoscenza dettagliata x non incorrere in palesi scivolate.
RispondiGianluca Maneri
circa 13 anni fa - LinkCaro Aldo, l'importante è parlare di ciò che si conosce. Se qualcuno ha bevuto un vino, possibilmente diverse volte, e magari conosce vigne e produttore, perché non dovrebbe esprimere la sua opinione? Altra cosa sono le chiacchiere dei voyeur del vino o i commenti inseriti ad arte da produttori o distributori rancorosi ;-)
RispondiFrancesco Spadafora
circa 13 anni fa - LinkSolo un'annotazione , ma come si fa ad ascoltare un territorio se , per quanto riguarda la Sicilia ,assaggi i vini tutti insieme in un albergo ? Sono sicuro che 10 vini ,di cui 5 tra passiti e Marsala , non rispecchiano assolutamente i territori ,quindi due sono le cose ,o il territorio parla ma le orecchie non sentono ,o facciamo gli alternativi così parlano di noi .
RispondiPaolo
circa 13 anni fa - LinkSi vede che lei non conosce come lavorano i giornalisti seri: assaggiare i vini in una sede neutra, cioè non in cantina è proprio una garanzia di imparzialità, altro che un limite. In parallelo o comunque prima ci sono le visite nell'azienda e i sopralluoghi, una cosa non esclude l'altra. Io penso che bisogna diffidare di chi non mette alla pari i vini che assaggia perchè come sanno bene i conoscitori provare in cantina è rischioso e se si giudicano molti vini addirittura non è democratico.
RispondiFrancesco Spadafora
circa 13 anni fa - LinkSi vede che Lei è un pò rigido ,e non coglie ,alludevo alle conoscenze dei territori e non credo che solo 5 vini dimostrino di conoscerlo e quindi ho usato l'albergo per parlare di altro
RispondiPaolo
circa 13 anni fa - LinkMa come fa a confondere una piccola parte della Sicilia della guida rappresentata dai vini dal punteggio piu' alto con il resto delle schede? Ma pensa davvero che i vini premiati devono rappresentare tutti i territori a prescindere? Vada a leggersi cosa scrivono gli autori dell'espresso, è chiaro: "i premi non sono una calibrazione geopolitica da manuale Cencelli, dove molte aree produttive – se non tutte – devono vedere rappresentato plasticamente il loro “peso” all’interno del mondo del vino italiano. In altre parole, nessun aggiustamento a tavolino." Quello che esce dagli assaggi, esce. Non si aggiustano dopo i risultati. Piu' chiaro di così.
RispondiFrancesco Spadafora
circa 13 anni fa - LinkMi sembra evidente che Lei fa parte della guida . Sia orgoglioso !!! Secondo me è piena di limiti , ma non voglio convincere nessuno . La chiuderei qua
RispondiLeonardo Romanelli
circa 13 anni fa - LinkMa la pubblicità di aziende vinicole sulla Guida dei Vini c'era anche lo scorso anno? Mi ricordavo che prima veniva accettata solo quella di consorzi o altre istituzioni
RispondiFernando Guaze Cacaueta
circa 13 anni fa - Linkmi scusa se scrivo in italiano di questo tipo mediocre: volevo sapere se ci sia la edizione in inglese di questa guida, o anche come app?
Rispondiel sciur Brambilla
circa 13 anni fa - LinkConfermo che alla presentazione una bottiglia di Monprivato Mascarello era tappata, ma del resto purtroppo succede non di rado con i prodotti ( buonissimi) dell'azienda..
RispondiLaura
circa 13 anni fa - LinkIN realtà il problema dei tappi è sempre più grave! nel nostro WineBar stappiamo decine di bottiglie ogni giorno e rispetto ad anni fa la percentuale è in crescita vertiginosa!
Rispondianna
circa 13 anni fa - LinkMa quanto i produttori, quelli veri, che oggi pensano al mercato come luogo dove recuperare i costi di produzione, gli unici ormai realizzabili dal calo delle vendite,sono attenti alle guide? Per la mia esperienza vedo che molte aziende pluripremiate, producono solo vini banali rispetto a molte altre che non sono nemmeno citate nelle guide. Se si va avanti di questo passo, nessuno più darà importanza a guide che non rispecchiano più la realtà produttiva del Paese.
Rispondiroger
circa 13 anni fa - Linkcommento al video: eeeehhhhhhhhhh????????
RispondiPaolo
circa 13 anni fa - LinkCommento a roger:eeeeeeeeeeeeeeeeeeehhhhhhhhhhhhhhhh?????????????
RispondiMauro
circa 13 anni fa - LinkBelle parole.... Ma ci si dimentica che il prodotto primario dell'uva e' l'aceto non il vino ed e' qui che l'uomo fa la differenza... E in tutto questo mi vengono in mente personaggi come gravner....la sua ribolla e' diversa da molte, ma per tanti motivi: rese, periodo di vendemmia ecc. Il territorio caro Gravina e' di chi lo calpesta diceva un certo Veronelli Mauro
RispondiRiccardo Mondini
circa 13 anni fa - LinkMa guardi che se Giampaolo non ha citato il "fattore uomo" non per questo lo trascura o lo trascura la guida dell'espresso. In due minuti mica poteva dire tutto. Sul sito dell'acquabuona trova un video nel quale Ernesto Gentili parla per parecchi minuti durante la presentazione di Firenze proprio sull'importanza del fattore umano nel capire il concetto di terroir.
RispondiArmando Castagno
circa 13 anni fa - LinkSe il prodotto primario dell’uva e’ l’aceto e non il vino, il prodotto primario di Michelangelo è la cacca e non la Volta della Sistina.
Rispondicorrado dottori
circa 13 anni fa - LinkIo amo Armando Castagno. PS Il prodotto primario della fermentazione del mosto è il vino. Poi può anche darsi che diventi aceto (ma mica sempre)... Tanto è vero che si dice aceto di vino. :-)
RispondiGiovanni Solaroli
circa 13 anni fa - LinkVuoi dire forse che anch'io sono come Michelangelo?
RispondiNelle Nuvole
circa 13 anni fa - LinkIl prodotto primario della fermentazione del mosto è il vino. Il prodotto primario del vino è il piacere. Almeno per me, e qualche altro sopravvisuto agli scazzi e le nevrosi recenti su questo blog. ps Anche io amo Castagno, Dottori e Solaroli, in platonico ecumenismo.
RispondiArmando Castagno
circa 13 anni fa - LinkAceto è comunque il prodotto primario della fermentazione della sig.ra Degortes.
RispondiNelle Nuvole
circa 13 anni fa - Link@Armando Castagno, hai un umorismo troppo rarefatto per questi luoghi.
RispondiUn bevitore
circa 13 anni fa - LinkLe guide sono una gran tristezza perchè sono l'apoteosi dell'autoreferenzialità. Sono esattamente come le critiche di Aldo Grasso ai programmi televisivi. E di loro parlano solo i produttori e chi le fa. Al consumatore finale, veramente, non frega un tubo.
RispondiUn altro bevitore
circa 13 anni fa - Link- "Si è meno legati al fatto di dover premiare?" - "Sì" Quindi prima erano legati al fatto di dover premiare e tutti gli altri quindi lo sono? Prova provata che le guide nelle persone di chi le produce sono qualcosa di estremamente temibile per il mondo del vino in generale.
Rispondi