La socialità del vino e i pericoli delle bevute condivise

La socialità del vino e i pericoli delle bevute condivise

di Daniel Barbagallo

Che siano grandi vini storici, hype, unicorn o ciofeche dell’ultima ora, tutti noi sappiamo che bere una bottiglia di grido, a meno che non la si abbia già in cantina, acquistata in tempi non sospetti, ormai equivale a regalare un trilogy di diamanti alla nostra amata o, per par condicio, un treno di gomme per un Porsche.

Molte etichette sono diventate di fatto inavvicinabili ad un vasto pubblico di bevitori.

L’uomo, memore della teoria darwiniana, non si è scoraggiato e ha trovato il modo (senza dover allungare il proprio collo come le giraffe) per contrastare, anche solo in parte, l’aumento esponenziale ed irragionevole dei prezzi e continuare a sollazzarsi a suon di Selosse e Rousseau.

Prima che qualcuno salti su con la tiritera che per bere bene non occorre spendere uno sproposito, a questo qualcuno voglio dire una cosa: “Tu non ci crederai, ma lo sappiamo e già lo facciamo!”.

Ma qua stiamo parlando di una passione e chiunque ne abbia una, dalla pesca alle auto passando per i soldatini, sa che ci sono cose che se le vuoi provare costano.
Negli ultimi anni, come funghi dopo la pioggia, c’è stato un incremento vertiginoso di bevute in condivisione o bicchierate, cioè giornate organizzate da appassionati o professionisti. Quasi sempre ci si incontra in un ristorante, i partecipanti mettono una quota fissa e dividono il costo dei nettari tanto desiderati.
Come in ogni situazione che vede il moltiplicarsi dell’offerta, occorre valutare bene con lucidità quelle a cui partecipare. Il mio consiglio è di non farsi attrarre solo dalla possibilità di bere la tal bottiglia, ma di selezionare con cura le proposte,  scegliendo un percorso degustativo figlio di un pensiero.

Non sono così tanti.

Troppo spesso vedo bevute che sono un’accozzaglia di vini costosi, che non c’entrano una mazza l’uno con l’altro, anzi spesso possono proprio andare in conflitto. Un esempio: se si beve un pinot nero dopo un Amarone, non si rende giustizia né al primo né al secondo. È un po’ come voler paragonare Batman e Sandokan: mi sembra evidente che tra Gotham City e Mompracem di strada ce n’è parecchia.
Le line-up devono essere calibrate, intelligenti, sostenibili e, a mio parere, all’abbinamento cibo-vino va affiancato un ragionamento sull’abbinamento vino-vino.  Solo con il giusto ordine di servizio, i vini, veri protagonisti di queste giornate, possono esaltarsi a vicenda. Bisogna poi tenere in considerazione il fattore tempo: sia per seguire l’evoluzione dei calici, sia per stabilire quando procedere alle eventuali aperture anticipate, per portare a tavola ogni bottiglia alla giusta temperatura, vale a dire allo stesso livello di piacevolezza. Non è trascurabile neanche l’abilità dell’organizzatore nel selezionare i partecipanti: il vicino di seduta affetto da celolunghismo può essere fastidioso quanto la sabbbia nel costume.

Per fare questo occorre essere preparati e soprattutto non essere spinti solo dalla voglia di far cassetto. Avere cantine stracolme di vino non è sufficiente a regalare un’esperienza da ricordare. Mi ripeto, serve studio, perché con i quattrini si può comprare tutto tranne l’esperienza: il rischio di spendere male il nostro tempo prima, e i nostri soldi poi, è più concreto che mai.

Io partecipo con piacere ad alcune di queste bicchierate, sempre in base al mio portafoglio e solo in presenza di questi requisiti. In caso contrario, molto meglio trovare uno e due amici disposti ad investire la stessa cifra per comprare una bottiglia fuori dalle nostre singole possibilità e berla con gioia tra le mura di casa.

Nel vino, come nella vita, spesso less is more.

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Daniel Barbagallo

Classe 1972, di Modena, imprenditore nel tessile. Padre siciliano, madre modenese, nato in Svizzera. Adoro la Borgogna, venero Bordeaux e il mio cane si chiama Barolo. Non potrei mai vivere senza Lambrusco. Prima di dire cosa penso di un vino, mi chiedo cosa pensi lui di me. Ho sempre sete di bellezza.

9 Commenti

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luca

circa 3 mesi fa - Link

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vinogodi

circa 3 mesi fa - Link

...dividerei, inoltre , la "fase intimistica" da quella "di condivisione" . La prima è strettamente legata ad un introspettivo piacere, a volte profondo, che alcuni vini donano in termini di complessità , struttura ed emozione . Sono legati a situazioni personali dove si ha necessità di provare piacere solitario, una masturbazione sensoriale che trascende quella razionale , un rapporto quasi personale con la bottiglia . Ci sono momenti dove una grande bottiglia è un placebo alle situazioni contingenti : lo paragono alla lettura di un grande classico , alla visione di un grande film, ad un piatto tristellato unicum. La seconda è fortemente permeata da scienza e conoscenza, da una contestualizzazione necessaria con adeguato numero di vini a tema ( concordo l'importanza di stabilire Layout non "ad minchiam" ) , da un confrontarsi adsorbendo non solo nozioni ma anche sensazioni . Decisamente la forma più stimolante e più bella perchè la condivisione è crescita personale sia dei sensi che di conoscenza . La divisione di spesa è necessaria ma non la finalità , altrimenti decade completamente il castello della condivisione , come tutte le passioni (vere) l'aspetto economico diventa secondario , pur sussistendo , e comunque una "uscita" inevitabile . Studio, impegno , dedizione e tempo dedicato , oltre all'esperienza, sono caratteristiche fondamentali per organizzare tali sessioni . PS:: tanti giovani appassionati mi chiedono , per crescere nell'enocultura, se partecipare a questo o quel corso da Sommelier : senza disdegnare tali opportunità, fondamentale è integrare trovandosi una compagnia affiatata con cui condividere tale passione e organizzarne il più possibile . Poi , chi più ne sa , più avrà questo potere osmotico di trasferire la sua esperienza personale creando una comunione di sensi ( e divertimento) uniche e irripetibili, perchè in solitaria non sarà possibile approfondire, anche quantitativamente , il tema ...

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Nuovo corso Friulano

circa 3 mesi fa - Link

Un attore famoso che apprezzo moltissimo diceva.." meglio bere una bottiglia di lambrusco assieme a pane e salame con un vero amico, piuttosto che bere Cristal e mangiare caviale con un c....one..."oggi più che quando l'ha detta apprezzo questa frase, anche perché invecchiando, Cristal, caviale e tutto ciò che li circonda mi hanno ampiamente rotto i ma..ni....

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Lanegano

circa 3 mesi fa - Link

Con i miei complici faccio così da anni. Con almeno due grossi vantaggi: 'incrociare' le nostre rispettive cantine e i nostri gusti aprendo mente e palato, oltre ovviamente a poter acquistare insieme bocce altrimenti molto impegnative. Il plus è comunque una condivisione assolutamente 'alla pari' tra appassionati e quindi una qualità alta di socialità oltre che di bevute.

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marcow

circa 3 mesi fa - Link

In un altro dibattito ho segnalato come gli antichi greci costruivano dei momenti di socialità attorno al vino chiamati SIMPOSI. Non c'era la televisione, non c'era internet ma si trovava, anche allora, il modo di stare insieme agli altri per passare delle ore PIACEVOLMENTE. E, il vino, con il suo potere magico (contenuto secondo me, prima di tutto, nell'alcol) aiutava notevolmente. __ Si badi, ognuno sceglie, liberamente, il MODO di stare con gli ALTRI e ... con il VINO. Ma, secondo me, non c'è un solo modo o un modo superiore alle altre modalità di organizzare dei momenti di convivialità con gli altri e con il vino. __ Il problema nasce quando l'esperienza viene comunicata a un pubblico attraverso un media. Cosa voglio dire. Che privatamente si è più liberi di organizzare come meglio si crede. Se, invece, l'esperienza è comunicata al pubblico io penso che si dovrebbe organizzare l'incontro con dei criteri che potrebbero cambiare in modo rilevante l'accoglienza da parte del pubblico, tenendo conto che sono diversi il lettori(per mentalità , per gusto, per cultura ecc...)e che la comprensione, l'interpretazione e il gradimento può variare da un lettore ad un altro. Insomma, per concludere, si può approfittare di questi incontri tra appassionati ed esperti per valutare in modo più rigoroso, libero e indipendente dei vini che spesso sono molto costosi e che incutono un timore reverenziale in molti degustatori esperti italiani per cui circolano nei media italiani delle recensioni che non mi convincono molto. Come fare? Con quali criteri? Ne ho parlato in vari dibattiti.

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Francesco Piantoni

circa 3 mesi fa - Link

Per esperienza personale, avendo partecipato ad alcune di queste degustazioni a tre zeri organizzate da un vero appassionato, posso dire che valutare il vino è l’ultimo degli obiettivi. Non mi interessa vivisezionare il charlemage di Coche rispetto a quello di Madame Leroy (bevuti insieme, a fianco di Daniel). Mi interessa ‘capire’ al netto della mia scarsa esperienza con queste bevute che cosa siano quei vini lì e mi interessa farlo con persone che stimo ed in qualche caso considero amici di bevute. Potrei bere con loro qualsiasi cosa - ed infatti ho partecipato anche a bicchierate a 70 euro. Tenete conto che devo prendere un aereo da Lussemburgo dove vivo, auto a noleggio, albergo e rientro. La condivisione, il piacere di stare a tavola, la piacevolezza della compagnia ed ovviamente del vino sono gli elementi che rendono queste giornate memorabili. Per farvi un esempio: avessi una bottiglia di Richebourg DRC in cantina, saprei con ci aprirla; ma MAI e ripeto MAI la berrei da solo.

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marcow

circa 3 mesi fa - Link

Forse non mi sono spiegato bene. Privatamente si può organizzare queste degustazioni come meglio si crede. Ma se, invece, l'esperienza viene comunicata al pubblico tramite un media secondo me le cose cambiano e vanno adottati criteri più rigorosi di modalità di degustazione. Saluti

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Vinogodi

circa 3 mesi fa - Link

...ciao, Francesco...

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Cheenz

circa 2 mesi fa - Link

Concordo raticamente su tutto, e rilancio con una piccola nota: Io non ho mai avuto grande possiblitá economica (ebbene sí, ci siamo anche noi tra gli appasionati) quindi la mia passione é sempre stata limitata per ovvi motivi; tuttavia quando ho potuto cominciare a permettermelo mi sono scontrata con due fattori: in quanto donna bevo meno di un uomo, e l'avanzare dell'etá certo non aiuta, visto che non riesco piú a mangiare e bere come prima. Siccome parlando con altre donne di questo, ho scperto di non essere l'unica che avrebbe piacere a partecipare a degustazioni ma sono tutte calibrate sulle abitudini maschili, mi permetto di sollevare il ditino e far presente che spesso le degustazioni prevedono 12+ bottiglie che alla fine della giornata ammontano ad una bella quantitá di alcol e cibo in accomoagnamento per molte ore e cifre spesso davvero impegantive.. É possibile immaginare una diversa fruizione/organizzazione di queste bicchierate? So benissimo che le occasioni per incontrarsi sono problematiche perché il lavoro la famiglia altri impegni assorbono (giustamente) tempo, tuttavia invito chiunque organizzi 'bicchierate pubbliche a ripensare anche la modalitá e non solo il target, cioé meno vini, meno costo, anche meno tempo, intendendo con quest'ultimo durata limitata di ogni evento. Io in questo momento ho in mente un target femminile ma non escludo che anche tanti uomini potrebbero trovarla una proposta allettante. Ripeto che mi riferisco a queste bicchierate pubbliche (=profit oriented, quindi sto parlando di mercato con tutto quello che ne consegue) di cui parla Daniel - e anche come sottolineato nei commenti da Marcow -, ma anche per quelle private (stile forumisti di crostacea memoria :-)) potrebbe essere fattibile.

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