La recensione | The World of Natural Wine di Aaron Ayscough

La recensione | The World of Natural Wine di Aaron Ayscough

di Antonello Buttara

Maledetti social, dito sullo schermo dello smartphone e scroll compulsivo su Instagram. Cuccioli, trekking, cibo indiano cucinato per strada in condizioni terrificanti, vino, tanto vino e qualche donnina che in maniera poco elegante cerca di attirare la mia attenzione. Poi all’improvviso la foto di un libro dal titolo The World of Natural Wine adagiato sul tavolo di legno di un bistrot parigino tra alcune bottiglie a me care.

Cerco informazioni sull’autore che si chiama Aaron Ayscough e scopro che dal 2010 gestisce una newsletter dal titolo Not drinking poison e di recente un podcast omonimo. Ayscough è diventato un esperto nel campo della traduzione di testi francesi legati al vino e alla gastronomia, lavorando come traduttore freelance per alcuni editori e riviste specializzate. Oltre alla sua attività di traduttore, è anche un selezionatore di vini per alcuni ristoranti di prestigio negli Stati Uniti e in Francia ed è legato da una solida amicizia con Alice Fearing, rinomata giornalista e paladina del vino naturale, la cui figura è di riferimento per numerosi appassionati.

Caro Aaron, ti sarai meritato i miei 39 euro con il tuo primo libro?

Se volete un consiglio sincero, correte a ordinarlo e non fatevi scoraggiare dalla lingua inglese perché con un po’ di pazienza e buona volontà nel tradurre alcuni termini tecnici il senso del testo è di facile comprensione. Per i più pigri esistono dei trucchetti tecnologici come l’applicazione di Google traduttore, che attraverso la fotocamera dello smartphone fornisce una traduzione istantanea.

The world of natural wine

Il libro è diviso in tre parti. La prima intitolata “What’s Natural?” non fornisce una definizione univoca di cosa sia un vino naturale perché ogni vigneron ha una sua visione e l’autore si interroga sulla non partecipazione di alcuni di essi al movimento e ad alcuni protocolli stabiliti a priori da qualcun altro. A Jules Chauvet viene riconosciuto il merito di essere stato padrino e pioniere della vinificazione senza l’aggiunta di solfiti e la sua amicizia con Marcelle Lapierre, definito il grande comunicatore, è stata di vitale importanza, dimostrando che è possibile produrre vini di alta qualità in modo sostenibile e rispettoso per l’ambiente nonché ispirando numerosi vignaioli.

Attraverso il passaparola e la diffusione di bottiglie nelle grandi città, sempre più persone si sono avvicinate a un modo di intendere il vino diametralmente opposto dalle consuetudini del tempo. Cambiano le mode e i costumi ed è interessante comprendere come il concetto di vino naturale si sia diffuso in Francia nel corso dagli anni Ottanta fino ai giorni nostri. Successivamente, vengono illustrate per filo e per segno le tecniche di produzione sia in vigna che in cantina in maniera approfondita ed esaustiva.

La seconda parte “A Pantheon of Natural wine” è il cuore del libro. Qui la Francia regna sovrana, e per ogni regione ci sono alcuni dei produttori più influenti e i giovani astri nascenti da seguire. Inoltre, sono segnalati i saloni del vino più importanti e alcuni ristoranti dove vale la pena fermarsi. Mi fa sempre piacere trovare tra le pagine dei libri che trattano di vini delle bottiglie che ho trovato entusiasmanti, a riprova del fatto che tra l’autore e il sottoscritto ci sia un certo feeling in termini di gusto. Questa sezione si rivela anche un’interessante guida per eventuali acquisti futuri. Peccato per le poche pagine dedicate agli altri paesi (incluso il nostro) e per il buffo incipit sull’Italia, che a dispetto dei cugini francesi ha dovuto affrontare una sfida tipicamente nostrana: la presenza di troppi leader, divisi su idee e strategie future.

The world of natural wine

L’ultima parte – Enjoying Natural Wine – si snoda tra aromi, sapori, sensazioni, consigli di varia natura su come divertirsi, bicchieri, conservazione delle bottiglie, visite in cantina e una miriade di altri suggerimenti. Alcune pagine sono dedicate alla spiegazione dei “flaws” del vino naturale. Il termine flaws, che l’autore volutamente usa per parlare di volatili, riduzioni, velature, sentori di brett e quant’altro, ha molteplici traduzioni in italiano: difetto, vizio, pecca, imperfezione, screpolatura. Spesso viene usato in maniera impropria per criticare un vino che sta attraversando una fase problematica, destinata a svanire oppure no, escludendo ovviamente il sentore di tappo che è considerato irreparabile.

Pantheon

Ciò che rende “The World of Natural Wine” così coinvolgente è la narrazione di Ayscough, che combina abilmente storie di personaggi noti mescolandole alla perfezione con informazioni tecniche e narrazione storica.

A prescindere dai gusti personali da appassionato di vino quale sono, ho imparato cose nuove che non sapevo, ho allenato l’inglese e ho soddisfatto la mia curiosità, che alla fine è il motore della passione.

[Foto cover. Foto interna]

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Antonello Buttara

Romano di prima generazione, una laurea in tasca in Scienze della Comunicazione e mi ritrovo al Ministero della Difesa. Quando troppo tardi sono andato a vivere da solo acquisto una cantina che con qualcosa dovevo pure riempire. Presenza fissa in qualsiasi fiera dove si beve, divento l'incubo di alcuni enotecari della capitale e controvoglia mi diplomo Sommelier AIS per poi abbracciare la filosofia Porthosiana.

1 Commento

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Spetnat

circa 2 mesi fa - Link

Spero venga tradotto e pubblicato in italiano anche

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