Je suis “San Donè”: lo chardonnay di Marco Vercesi – Vignaiolo in Oltrepò
di Giorgio MichielettoPapà, si dice: “chardonnay”. Sì, sì, ho capito: “san Donè”. No, papà: “sciar-don-nè”, “chardonnay”. Pierino Vercesi era un mago degli innesti ma non capiva perché il figlio Marco – il “francese” come lo chiamano ancora qui in Oltrepò – a un certo punto si è messo in testa di “buttare l’uva per terra”. Non ricordava neanche mai come scrivere e pronunciare “chardonnay” e quando l’ha innestato, a Montù Beccaria, ha scarabocchiato su un pezzettino di carta “San Donè”, battezzando così il vino che poi negli anni è diventato il gioiellino dell’azienda Marco Vercesi – Vignaiolo in Oltrepò.
“Quando ho cominciato a voler fare una viticoltura di un certo tipo – niente concimi né diserbanti, diradamento importante – mi sono scontrato con la tradizione e con papà. Dopo tante discussioni la più grande soddisfazione, alla fine, è stata vederlo “capire”… E anche tagliare quei grappoli!». Marco Vercesi ha lavorato per anni come cantiniere in una grande azienda della zona, ma a un certo punto ha scelto di tornare a tempo pieno alle vigne di famiglia (l’azienda è del 1988) come “vignaiolo artigiano disobbediente”; “ribelle” dice lui.
A 55 anni oggi è un uomo coi piedi piantati nella terra e nella tradizione che ama la semplicità, ma non le cose troppo semplici. Il suo motto? “La più consistenza scoperta che ho fatto nella mia vita è che non posso più perdere tempo a fare vini che non mi va di fare”. Circa cinque ettari; fra le 12 e le 18mila bottiglie. Vercesi continua a produrre la sua prima etichetta, il possente “Re di Bric” – Rosso provincia di Pavia Igt, blend di croatina e merlot (massimo 20 per cento): “Quest chi l’è no un bric, l’è il re di bric”, disse una volta Pierino guardando il vigneto sul “bricco”, la parte più scoscesa della collina. Poi forgia anche un grande Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese Doc, “Vigna Borlano”.
Ma è dal 1996 che in azienda spunta San Donè, chardonnay 100%. «Il clone l’abbiamo preso direttamente in Francia per portarlo qua nella nostra “Borgogna italiana” dove però lo chardonnay è quasi tutto per base spumante». San Donè 2013 – Bianco Provincia di Pavia Igp (14%) ha una consistenza ipnotica e un colore che si fa fissare come un tramonto. Ma è d’oro brillante. Sontuoso, potente: fiori bianchi, frutta matura, albicocca, ananas, note di vaniglia e liquirizia. Equilibrato, con un bello sprint minerale e grandissima persistenza. “Ha un’anima robusta, tenace”, proclama Marco orgoglioso. Alla voce abbinamenti lui lo presenta anche come un vino da meditazione, ma sta meglio a tavola come tutte le bottiglie che si fanno bere e ribere: non c’è molto da pensare con uno zola piccante e una colata di miele. Le uve arrivano in parte dal vigneto esposto a sud ovest a Montù Beccaria, frazione Crosia a 280 metri, in parte da zona Orzola (Zenevredo) a 150 metri.
I terreni sono argillosi di medio impasto. Otto mesi di barrique, nuove e di primo passaggio. «Quest’estate sono stato a “studiare” a Chablis», racconta Vercesi. «Che cosa ho pensato tornando a casa? Che devo migliorare ancora molto e vendere il San Donè più caro… Che è anche un vino che mi rende orgoglioso e può reggere il paragone coi grandi». Esce a 15 euro. La moglie Simona lo dice sottovoce perché “Marco è affezionato al Re di Bric”, ma… “nel San Donè rivedo molto di più mio marito”. Il “francese”, il “ribelle” che fa il duro, ma ti conquista con un vino che ti ricordi: un vino dei ricordi e del futuro.
8 Commenti
Mattia
circa 7 anni fa - LinkUn grandissimo collega, un grande uomo, un grande AMICO. Noi di Montù abbiamo una marcia in più!!!
Rispondirampavia
circa 7 anni fa - LinkNon mancherò di cercare almeno un paio di bottiglie di questo San Donè (se qualcuno mi indica dove trovarlo a Pavia gli sarei grato). Spero di condividere le note estremamente positive di questo post. Purtroppo la mia quarantennale esperienza delle cantine del bellissimo oltrepo mi suggerisce una certa cautela. Se da un lato ammiro la volontà del vignaiolo di imparare ancora dai maestri francesi, mi lascia un poco perplesso quando afferma che: "devo migliorare ancora molto e vendere il San Donè più caro… Che è anche un vino che mi rende orgoglioso e può reggere il paragone coi grandi" .
RispondiMattia Grazioli
circa 7 anni fa - LinkEnoteca I Crespi
Rispondirampavia
circa 7 anni fa - LinkGrazie.
Rispondirampavia
circa 7 anni fa - LinkEsprimo liberamente il mio pensiero senza la pretesa di essere nel giusto. Il San Donè che ho bevuto ieri sera, a mio parere, è troppo "legnoso", la barrique si sente troppo Con ogni probabilità piacerebbe molto ai Californiani. Inoltre mi pare un vino ancora alla ricerca di una sua identità. Aprirò l'altra bottiglia tra sei mesi o un anno. Qualche altra puntatina in Borgogna forse non sarebbe inutile.
Rispondimarco vercesi
circa 6 anni fa - LinkI gusti sono gusti, accettiamo le critiche e le facciamo nostre, ma è anche vero che altri... molti altri l'hanno trovato eccellente. Gustibus...
RispondiPaolo
circa 6 anni fa - LinkHo incontrato il San Done un po’ per caso e devo dire che da subito ne sono rimasto affascinato. Cercavo uno Chardonnay di carattere e l’ho trovato... importante, deciso, franco... certo non semplice e per palati raffinati, chi pensa di trovarsi nel bicchiere il classico chardonnay si sbaglia. Questo è tutta un’altra storia... personalmente amo questo vino, lo amo perché non è come te lo aspetti e perché lascia il segno. Ps: in Borgogna solo alcuni Grand Cru sono a tale livello, ma parlo di bottiglie da 50,00 euro cad in cantina.
RispondiSilvio
circa 5 anni fa - LinkSono stato ospite di un paio di manifestazioni dove si degustavano le eccellenze della nostra vecchia Italia. Non ho trovato nulla che si potesse avvicinare ai calici di Marco. Vi lascio con questo mio pensiero: Finché c’è Marco c’è speranza.
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