Il vino e l’esibizionismo social hanno rotto le scatole
di Lisa Foletti“Hai visto su Féisbuc le mie bevute di ieri? Sono andato da Gigione Lo Zozzone e mi sono fatto una verticale di Monfortino dal ’53 al ’98”.
“Eh, figo! Io invece ho appena messo su Instagram le foto della comunione di mia nipote, due Salon ’88, due Cristal ’92 e l’Oenothèque ’69 di mia suocera, da paura!”.
“Cavolo, dell’88 io ho bevuto il Clos du Mesnil l’altra sera dal kebabbaro di via Fioravanti, hai visto sulla mia ultima story?”.
“Pensa che da quel kebabbaro mi sono sparato un La Tâche ’47 ancora in gran forma, il dramma è che mi si era scaricato lo smartphone…”
“Vabbe’, allora è come se non lo avessi bevuto”.
Posso dirlo francamente, che mi sono rotta le balle di avere la bacheca intasata di Krug, Romanée Conti, Château Margaux e compagnia cantante? Pure la zia Peppina, ormai, mi snocciola le sue bevute di Grande Année, P2 e Belle Époque!
Magari la mia è solo invidia, e neanche tanto sana. Però la faccenda inizia a irritarmi, deprimermi, e pure annoiarmi (non necessariamente in quest’ordine).
Da un po’ di tempo a questa parte osservo un trend oscillante fra l’esibizionismo e il voyerismo, tra l’autocompiacimento e la masturbazione, che poco c’entra con la condivisione e con la comunicazione del vino. Saggiamente, l’amico Emanuele Giannone ha sentenziato “la comunicazione costa tempo, il riconoscimento no” e questa cosa mi ha fatto riflettere.
Siamo tutti riconosciuti (e riconoscibili) per le bevute che sfoggiamo? Tanto più figa è la bottiglia che teniamo a portata di click, quanto più fighi, stimabili, ammirabili e invidiabili risultiamo noi, a prescindere da ciò che raccontiamo? Stando a quanto vedo ultimamente, pare proprio di sì.
Su una batteria di bottiglie aperte, quella che finisce sui social è sempre la più prestigiosa. Che poi il contenuto del post sia pressoché nullo a livello di informazione, credibilità, critica, o semplicemente di ricerca e originalità, poco importa. Un’immagine ben confezionata, accompagnata dallo slogan “definitivo”, “unico”, “assoluto”, “top”, e il gioco è fatto. Ormai, quando vedo la foto di un Dom Pérignon, a me sale la carogna.
L’obiettivo non è (quasi) più la condivisione di una grande emozione o di una bella esperienza, l’analisi, la riflessione o la scoperta, ma è lo sgargiante, roboante e fulmineo sfoggio di un lustro irraggiungibile ai più. Anche per il vino sta diventando una faccenda di emulazione e ostentazione.
Peraltro, la maggior parte dei vini che vedo sfilare sulla mia home page io non li ho neppure mai assaggiati, e spesso mi chiedo dove la gente trovi i soldi per comprarseli. Per me rimane un mistero. Ma anche volendo tralasciare il (non trascurabile) aspetto economico, la sensazione è che lo scopo sia diventato quello di ottenere visibilità, piuttosto che condividere contenuti e offrire spunti di riflessione. “Più che un orientamento, è una sorta di adescamento”, ha detto ancora il saggio Giannone. A me sembra un’ipertrofia del Bar Sport, dove si giocava a chi la sparava più grossa, tra un frizzantino e una birretta. Con la differenza che, lì, tutto si esauriva nelle quattro mura del bar.
27 Commenti
Luca Venturi
circa 5 anni fa - LinkE poi, mi chiedo, perchè condividere? Che mi frega cosa hai bevuto? Raccontamelo quando ci incontriamo, se entriamo nell' argomento, sennò no.
RispondiSofia
circa 5 anni fa - LinkAssolutamente d'accordo con te
RispondiFranco
circa 5 anni fa - LinkInvidia, solo invidia. Meglio concentrarsi sulla "merda" che mangiano per permettersi queste bottiglie... il bello/brutto dei social è che sembra che la realtà sia fatta solo di P2, kurg vintage e salon... in realtà...
Rispondivinogodi
circa 5 anni fa - Link...no , mi sforzo ma non riesco a recepire il messaggio. Lo sfoggio incontrollato delle proprie azioni è ormai frequente sul web , non solo per quel che riguarda il vino . Dipende poi da chi si frequenta . La condivisione, quando non è ostentazione , è una forma positiva della community di appassionati . L'importante è avere la compagnia giusta e rapportarsi con le persone giuste . Di Ferragnez del vino, per fortuna , ne conosco pochi.
RispondiFranco
circa 5 anni fa - LinkInvidia, solo invidia. Il bello/brutto dei social è che sembra che la realtà sia fatta solo di P2, kurg vintage e salon... in realtà...
Rispondimarzia ruozzi
circa 5 anni fa - LinkSottoscrivo tutto e lo stesso vale per i piatti, che devono essere rigorosamente stellati, altrimenti sei proprio un pezzente. Tanto occupati a fotografare i piatti che nemmeno più ci si sofferma sui veri sapori e sulla convivialità della tavola, perché si ha sempre in mano lo smartphone. Sì, anche io mi sono rotta le balle di questa vuota ostentazione.
RispondiUlrich
circa 5 anni fa - LinkBravissima, sono totalmente d'accordo. Ridicolo esibire un vino come se fosse un trofeo. Condivisione e comunicazione sono un'altra cosa. Una cosa seria che "costa tempo". Appunto.
Rispondihakluyt
circa 5 anni fa - LinkE non solo su facebook !!! Anche su "stimatissimi" blog, tipo intravino...
RispondiGigi
circa 5 anni fa - LinkI social sono lo specchio della nostra società: superficiale, arrogante, vanitosa, ignorante e cafona. Chi la spara più grossa o urla più forte riceve più like e follower. Chi prima non aveva altro pubblico di 4 burini al bar, oggi può ergersi a condottiero della lega dei burini. Prosit!
RispondiFranco
circa 5 anni fa - Linkl'intervento più equilibrato rimane quello di vinogodi... prendete appunti; altrimenti davvero vi muove l'invidia. Una foto ricordo di un bel piatto me la faccio eccome e se la condivido ho amicizie intelligenti da capire che è solo passione per appunto un bel piatto. Pace&Bene
RispondiStefano
circa 5 anni fa - LinkVinogodi, per quanto ne so, io è un caso a parte, scrive con lo stesso entusiasmo di Lambrusco come di Borgogna Grand Cru. Però, in generale, lo sfoggio del lusso rimane, per me, sempre irritante e di cattivo gusto.
RispondiFranco
circa 5 anni fa - LinkEhilà caro Stefano... condivido il suo approccio(di vinogodi) e non perchè si parli di lambrusco... per capirci, mi piacerebbe moltissimo, ma non credo che sia piacevole bere borgogna grand cru tutti i giorni... e non per il portafoglio, ma per la banale credenza che ad ogni situazione ne corrisponda il suo vino. Quindi ben venga l'entusiasmo nel parlare anche di lambrusco... piuttosto che un cieco pregiudizio. Pace&Bene
RispondiFranco
circa 5 anni fa - LinkPropongo di sostiuire "lambrusco" con "trebbiano"... così, per vedere l'effetto che fa :)
RispondiStefano
circa 5 anni fa - LinkCaro Franco, sono un fan sperticato del Lambrusco (quello buono) quindi il mio commento era una testimonianza non richiesta a favore di vinogodi. Parlando poi di abbinamenti la sostituzione Lambro trebbiano non la capisco poi molto ...
RispondiFranco
circa 5 anni fa - LinkLa sostituzione con trebbiano è dovuta... è diventato insostenibile l'utilizzo di Lambrusco come metafora qualitativa(sempre in un unico senso e mai all'opposto)! E sullo sfoggio del lusso, sono d'accordo con te.
RispondiPaolo A.
circa 5 anni fa - LinkPrima c'erano i forum dove si scrivevano fiumi di parole e (magari) si postava qualche foto; poi sono andati scemando (vedasi forum del GR, ormai ridotto all'osso rispetto ai bei tempi di una decina di anni fa). Poi sono arrivati i gruppi FB, con foto e alcune righe scarne di commento; il dibattito si sviluppava (ogni tanto) nei commenti, ma il livello di approfondimento e scambio non poteva, per ovvi limiti del mezzo, essere quello del forum. Poi è arrivato IG...foto (possibilmente di etichetta top) 7-8 hashtag e una sequela di emoji a commento. Contenuto della comunicazione tendente a 0. E' una deriva del mondo del vino o della società tutta? Osservando come comunicano alcuni politici e quali sono i riscontri elettorali che ricevono, non avrei dubbi.
RispondiAntonio
circa 5 anni fa - LinkSu ig, e su fb seguo molti che scrivono di vino o cibo. Ho notato che chi scrive di tutti i vini da quello di 5€ a quelli di 1000 ha meno follower di chi pubblics solo romanee o la tour. Spesso le stesse foto di romanee le trovi su piú pagine. Molto strano questo.😂😂😂. Alla fine continuo a preferire una elsinawine che fa cultura piuttosto che 10 ferragni del vino
RispondiLuca
circa 5 anni fa - LinkLa condivisione di un momento particolare della propria vita è bella e benvenuta. Una volta lo si faceva incontrandosi, oggi lo si fa anche con altri mezzi... La condivisione... poi ci sono quelli che condividono anche il nuovo brufolo che spunta dopo un cheesburger... echissenefrega! Poi vengono gli ostentatori enoici. E qui c'è da sbizzarrirsi. Massimo rispetto per chi condivide le proprie bevute (grandi o quotidiane) e ne vuole dare anche una piccola descrizione, anche se non da professionista... Impazzisco (e schifisco), invece quando vedo quei cerebrolesi di cui non faccio nomi (ma ve li cercate e trovate su IG), che aprono grandi bottiglie, ne versano enormi quantità nei calici e se lo tracannano alla goccia. Coreografando il tutto con urla di gaudio e giubilo. Ecco, questo non lo capisco davvero.
Rispondivinogodi
circa 5 anni fa - Link...la condivisione sul web , in una comunità di appassionati, è solo la fase "allargata" di quanto avviene in privato, fra piccoli gruppi di amici . Ma solo perché la numerica , nelle bicchierate , la fa da discriminante . Eppoi , è facile individuare chi "espone" per mero esibizionismo o per raccattare followers con fine di becero e univoco messaggio autoreferenziale . Il fine , se la comunità è "seria" , è cercare non solo condivisione ma discussione e confronto. Nel mondo del vino c'è sempre da imparare : non sarebbero sufficienti "tre vite" per avere una visione sufficientemente periferica di questo mondo enoico ormai estremamente articolato (citazione non mia ma di mio nonno) . Non entro nel merito delle piattaforme di discussione, rimango più ancorato ad un concetto di forum di appassionati rispetto ad un web senz'altro più democratico , ma assolutamente meno selettivo nel ricevere questo messaggio. Ricordatevi solo una cosa: non basta un selfie con Belen o Monica Bellucci postato qua e la per far credere di essersele trombate... PS: non si vive solo di Montrachet o Cuvée Cathelin , il grande piacere dell'umile vino quotidiano da desco è irrinunciabile...
RispondiEmanuele
circa 5 anni fa - LinkEsatto. Qui concordo senza riserve. C'è solo un punto che vorrei sottolineare perché attiene a una questione di mio particolare interesse: se, da un lato, è vero che "... la condivisione sul web , in una comunità di appassionati, è solo la fase "allargata" di quanto avviene in privato, fra piccoli gruppi di amici...", dall'altro, nel passaggio dal privato-conviviale al sociale-mediatico vi è un cambio di registro nella forma che non va sottovalutato, perché determina largamente il contenuto. "Quanto avviene in privato" è dialogo, condivisione come discussione articolata, informata, senza soverchi limiti di tempo e di spazio come quelli imposti dal social; "condivisione sul web" è altro. Remington Norman dice "impact rather than information".
RispondiGerry
circa 5 anni fa - LinkE poi c'e' gente che tiene le bottiglie vuote di grandi vini magari prese al tavolo a fianco da qualcuno che poteva permettersele per far vedere "quanto so fuco"... Ne ho visti, eh! se ne ho visti!
RispondiFranco
circa 5 anni fa - LinkCosa vuoi? DRC, Krug vintage, Jayer, monfortino del dopoguerra... offro servizi di noleggio bottiglie top, ma vuote! Mi contatti chi interessato :D
RispondiAle
circa 5 anni fa - LinkSe mi faccio un selfie con tre o quattro “passabili”, a cosa crederanno ?
RispondiAlessandro D.
circa 5 anni fa - LinkIn effetti tutto così vero!
RispondiDavid De Ranieri
circa 5 anni fa - LinkPost impeccabile anche negli aspetti umani e personali (mi ci ritrovo in buona parte negli umori scaturiti da una foto di Masseto a bordo piscina). Detto ciò, a mio parere il peso dato "agli influencer" del Vino è sproporzionato rispetto alla effettiva realtà. Io stesso su Ig ricevo spontanee (??!) connessioni da soggetti mai sentiti che hanno pure più follower di Ronaldo. E postano delle cose ridicole come quelle descritte. Ma su 16 mio di follower ricevono poi 956 Like (redemption infima). Quei Mio "k" follower sono stati comprati, ovvero ottenuti grazie a diffusioni di sw o cookies ad hoc (non sono High Tech guy, chiedo venia). Morale: fuffa, burro che si scioglie al sole. Capisco l'istintiva invidia, ma vale il detto Dantesco: "non ti curar di loro, ma guarda e passa". Non dedichiamo più un secondo agli influencer, seguiamo volentieri chi è autorevole sul campo.
RispondiEmanuele
circa 5 anni fa - LinkNon avevo avuto tempo di scrivertelo prima: grazie, Lisa, per avere scritto e pubblicato una riflessione così spiritosa e seria al tempo stesso. Almeno in questo caso, e in tempi di magra per il commento diretto sul blog anziché sul social, i tanti scaturiti dal tuo articolo segnalano l'attualità e la sensibilità del tema. Saluti in rotta verso Okinawa.
Rispondierique
circa 5 anni fa - Linka babbo morto, visto che il post risale a un mese fa, dico la mia: ho trascorso quasi un anno e mezzo incollato a vivino, elencando, commentando, catalogando ecc. poi mi sono accorto che trascorrevo (quasi) più tempo a sistemare il mio archivio di quanto ne passassi a fare qualsiasi altra cosa. ho pensato: stì cazzi e ho cancellato l’account. liberatorio...
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