Il Verdicchio dei Castelli di Jesi – seconda parte

Il Verdicchio dei Castelli di Jesi – seconda parte

di Sabrina Somigli

Nell’ambito del programma di tasting digitali, organizzati dall’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, il secondo appuntamento dedicato al Verdicchio dei Castelli di Jesi ha visto protagoniste aziende storiche e realtà più recenti.

La Doc Castelli di Jesi che nel 2018 ha festeggiato i suoi 50 anni, registra un trend di vendita che non ha subito flessioni negli ultimi anni, bensì un leggero incremento, nonostante le vicende pandemiche, a conferma di un gradimento costante e in graduale crescita. Del resto, tra i bianchi italiani è risultato essere tra i più premiati dalla critica negli ultimi anni, a testimonianza di una svolta qualitativa ormai appurata da tempo, sia come prodotto di pronta beva che per la potenziale capacità di evoluzione nel tempo.

In degustazione 6 Verdicchio di Jesi Classico Superiore, ovvero prodotti nell’area storica di origine, che copre tutta la denominazione ad esclusione dei territori alla sinistra del fiume Misa e i comuni di Ostra e Senigallia. La tipologia Superiore prevede rese ad ettaro inferiori e titolo alcolometrico minimo del 12%, che non è certo un fattore selettivo in questo caso, visto che per tutti i campioni in degustazione non si è mai scesi sotto il 13.5%.

Il verdicchio si conferma essere un vitigno altamente poliedrico che ben si presta a vinificazioni diverse e le esperienze dei viticoltori illustrate durante il tasting, ma soprattutto l’assaggio lo dimostrano pienamente.

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Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Ca’ Ruptae 2020 Moncaro
Uve che provengono da 3 vigneti diversi, Montecarotto, Serra de’ Conti e Castelplanio, breve macerazione a freddo sulle bucce e affinamento in acciaio. Agrumato netto di pompelmo, passion fruit e leggera speziatura dolce. Sorso rotondo e denso, vino di spessore con finale caldo e ammandorlato tipico. In questo caso il verdicchio veste perfettamente i panni del “bianco travestito da rosso”, come da tradizione definito per la sua struttura. Vino perfetto per accompagnare anche pietanze ricche e salsate, dallo stoccafisso all’anconetana alle carni bianche arrosto. 87

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Bucci Classico 2019, Bucci
L’esperienza di Ampelio Bucci sul Verdicchio dagli anni 70, raccontata dagli inizi fa capire molte cose. La ricerca di terreni particolari per impiantare, che ha portato ad avere parcelle con terreni simili, ma lontane tra loro, la vinificazione separata già da allora, delle parcelle e l’imbottigliamento mai di cru singolo ma di blend, la scelta di una bottiglia come la borgognotta per imbottigliare il verdicchio, nome che non compare mai nell’etichetta ma solo nella retro, rende chiaro come Bucci sia considerato il grande portavoce storico del verdicchio in anni non facili per questo vino.  Del resto per un vignaiolo, chiamarsi Ampelio (da ampelos) è quasi da predestinati! Floreale di ginestra, pesca bianca, erbe aromatiche. Sorso di beva e goloso, bocca ritmata con bel nerbo acido e salino. Buono e gastronomico. 93

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Vigna Vittoria 2018 Lucchetti
Terza generazione di vignaioli a Morro d’Alba. Zona, a detta di Paolo Lucchetti, non proprio semplice per il verdicchio, per via della finestra temporale di raccolta molto corta. Uve da una vigna relativamente giovane, nella quale sono stati piantati i cloni della vecchia vigna espiantata; maturazione di un anno in cemento. Erbe aromatiche, dragoncello e maggiorana, cenni di mentuccia, note di idrocarburo, che sembra essere una caratteristica tipica del verdicchio di questa zona. Sorso fresco e consistente, bocca salivante, cenni ammandorlati leggeri sul finale e sbuffi salmastri. 90

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Bianca 2018 Socci
Piccola azienda familiare nel cuore dell’area classica, a Castelplanio, unico vitigno coltivato verdicchio. Il Bianca è alla sua prima uscita ed è ottenuto con Vinooxygen, un vinificatore in acciaio che permette di eseguire il processo di vinificazione senza mai travasare il vino e quindi in totale assenza di contato con l’ossigeno.  Non so se il gusto sia il risultato stretto di questa vinificazione, perché non ho assaggiato altri vini prodotti con questo tipo di vinificatore, resta il fatto che all’assaggio mi è sembrato l’outsider, grazie a un gusto “inedito”, originale. Vino cangiante al naso con esordio di caramella mou e miele. Poi repentino vira versa nepitella e succo di pesca, poi sentori di gomma bruciata. Sorso grintoso e sapido, la cui struttura bilanciata riesce a gestire i 15 gradi alcolici. Il finale non è completamente rilassato, ma di sicuro resta impresso per originalità. 91

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Volo d’Autunno 2019 Marotti Campi
Azienda che nasce a metà Ottocento, prima come conferitori, poi come produttori a fine anni Novanta. Vigneti sulla collina di Sant’Amico a Morro d’Alba, posizione prospiciente al mare su cui coltivano verdicchio e lacrima. A detta di Lorenzo Marotti Campi, in antitesi a quanto affermato da Paolo Lucchetti, Morro d’Alba ha sì un clima più mediterraneo rispetto al resto della denominazione, ma il fatto di trovarsi in una valle molto aperta alle correnti marine è fattore fortemente mitigante sul clima. Volo d’Autunno è un verdicchio macerato, appena nato in azienda. Macerazione di 5 mesi sulle bucce. L’intento non è fare un orange, improntato sulle ossidazioni, ma al contrario sfruttare la parte antiossidante ceduta dalle bucce. Naso floreale di rosa, pot pourri, spezia dolce chiodo di garofano, cedro e mandarino. Rotondo, equilibrato, tannino appena accennato; bocca un po’ sfuggente che si chiude su note piacevoli di frutta secca. 89

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Stefano Antonucci 2018 Santa Barbara
L’azienda di Stefano Antonucci, nasce negli anni Ottanta dopo la decisione di lasciare il posto in banca e dedicarsi all’agricoltura. L’azienda prende il nome dall’omonimo paesino di Barbara, quasi a voler ribadire un estremo radicamento al territorio, che non ha certo impedito a Stefano Antonucci di esplorare sempre nuove strade per il verdicchio talora scelte azzardate, ma di grande intuito. Maturazione in barrique per 12 mesi. Naso elegante, sussurrato, pompelmo, mango, cenni di burro. Sorso cremoso, rotondo ma snello, di grande soddisfazione. Finale con bel respiro fresco mentolato. 94

Duttile è l’aggettivo che ben descrive il verdicchio, ma non in termini di adattamento a fattori ambientali e umani, piuttosto per l’innata capacità di plasmarsi nel carattere e nella personalità nelle diverse situazioni. Questo porta ad avere verdicchi anche molto diversi tra loro, nell’ambito della stessa denominazione, accumunati però da alcuni fattori sempre presenti come struttura, densità e salinità. A mio avviso questa varietà di verdicchi è da intendersi come una ricchezza non certo come una mancanza di territorialità.

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Sabrina Somigli

Chiantigiana di nascita, microbiologa di formazione, poi sommelier e ristoratrice per vocazione. Raccolgo erbe spontanee e non è colpa della laurea in scienze agrarie; amo il vermouth liscio e il brodo caldo ma non per questo so sferruzzare a maglia. Mi sono appassionata al vino più o meno vent'anni fa, quando lavoravo in Tasmania; ci rido ancora pure io, tranquilli. Credo nel bevi e lascia bere e raccontane se vuoi, ma sii breve.

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