Il Consorzio della Valpolicella tira le orecchie a Masi e Bruno Vespa per Le Terre Giunte

Il Consorzio della Valpolicella tira le orecchie a Masi e Bruno Vespa per Le Terre Giunte

di Michele Antonio Fino

Alle volte la precisione paga.
Lo abbiamo scritto nettamente e senza punto dedicare attenzione ad altri aspetti che, pur legittimamente criticabili (declassazione di vini a DO, produzione di vini generici a partire da denominazioni, opportunità di marketing che mettono in secondo piano i territori) avrebbero confuso un po’ il quadro di chi legge.
Il problema di Terregiunte, creatura partorita dal poker d’assi Boscaini-Vespa-Cotarella-Dal Cin è la sua comunicazione e chi di dovere, lo abbiamo invocato non più di due giorni or sono, avrebbe dovuto intervenire perché permettere che la promozione di un vino senza DO o IG spendesse allegramente le denominazioni Amarone della Valpolicella DOCG o Primitivo di Manduria DOC significa che le regole per qualcuno sembrano non valere.
Farlo dal punto di vista della pura analisi normativa, ovviamente, non ha avuto il pepe di altre ricostruzioni, ma ci sembra evidente che tra tutte le cose opinabili, questa non lo fosse e non lo sia: va detto, ripetuto e sostenuto fino alla noia.
Adesso, lo riconosce il Consorzio di tutela del Valpolicella, che sovrintende anche alla DOCG Amarone della Valpolicella.
Leggiamo:

 Il Consorzio di Tutela Vini della Valpolicella interviene sulla questione Terregiunte, il Vino d’Italia di Masi e Vespa, in merito alla comunicazione aziendale che appare “allegramente fuorilegge”.
Comunicato Stampa del 28/8/2019
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VINO, CONSORZIO VALPOLICELLA: SU ‘TERREGIUNTE’ INTERVENGANO ORGANISMI DI CONTROLLO
(Sant’Ambrogio di Valpolicella – Verona, 28 agosto 2019).
Il Consorzio tutela vini della Valpolicella ritiene non corretta e quindi irrispettosa delle regole la gestione della comunicazione adottata dalle aziende Masi Agricola e Futura 14 in occasione del lancio, nei giorni scorsi, del vino da tavola ‘Terregiunte’. Secondo il Consorzio le norme comunitarie vigenti vietano infatti di fare menzione a zone o prodotti a denominazione di origine accostate a vini senza alcun riferimento geografico, non solo in etichetta ma in tutti i canali media utilizzati. Questa norma è stata ad avviso del Consorzio ampiamente disattesa dalle aziende in questione nelle comunicazioni ufficiali rilasciate a mezzo sito (www.terregiunte.it), nelle schede tecniche e nei comunicati stampa forniti ai media in occasione della presentazione del prodotto, dove Amarone della Valpolicella Docg e Primitivo di Manduria Doc appaiono puntuali – assieme alle zone di origine – recando nei confronti degli utenti confusione e cattiva informazione e conferendo al vino da tavola un’immagine diversa dalla realtà. Nello stigmatizzare il fatto e rimandando, come di dovere, l’esame agli organi competenti, il Cda del Consorzio tiene inoltre a puntualizzare come tra l’altro non si possa nemmeno parlare di Amarone per un prodotto solamente vinificato, in quanto non ha concluso il processo di certificazione come Docg. Sorprende infine come questa comunicazione inopportuna sia stata pianificata e realizzata da professionisti e imprenditori di comprovata esperienza. Per tutto ciò si invitano gli organismi di controllo del ministero delle Politiche Agricole a un necessario approfondimento.

Così una nota dell’Ufficio stampa del Consorzio di Tutela.
Tutto bene, quindi?
Diciamo bene, ma non benissimo.

1. Il Consorzio di Tutela infatti sembra poter fare di più che semplicemente invocare l’intervento degli organismi di vigilanza (Siquria e CCIAA di Taranto) e del Dipartimento ICQRF del MIPAAF. La tutela della denominazione, infatti, rientra tra le sue prerogative e una presa di posizione, ancorché verso un socio di sicuro spessore e importanza, non sarebbe male.
Anche in considerazione del fatto che proprio il consorzio del Valpolicella ha notoriamente a che fare con una “base” che si sente naturalmente vertice, se solo si pensa alla vicenda del marchio delle “Famiglie dell’Amarone d’Arte”: anche in quell’occasione, l’uso della denominazione apparve come una gestione di cosa propria, invece di essere trattatato come bene collettivo.
2. Il consorzio di tutela del Pirmitivo di Manduria, già promotore di pesanti modifiche al disciplinare solo pochi anni or sono, continua a persistere in una condizione di assordante silenzio, davvero incomprensibile, ora che il corrispondente sodalizio veneto è intervenuto nella vicenda rispondendo all’appello di Intravino.

Sarebbe ora che i Consorzi, tanto più quando vantano l’esercizio di funzioni pubblicistiche come i poteri erga omnes sentissero l’esigenza di richiamare con efficacia i propri associati, e in generale tutti coloro rivendicano le denominazioni tutelate, a un senso di responsbilità e ad un livello di attenzione ben superiore a quello che negli ultimi anni, in diversi territori d’Italia, è stato messo in evidenza.

Dunque, ben fatto da parte del consorzio del Valpolicella, ma solo se, come si usava dire un tempo, ce n’est qu’un début.

AGGIORNAMENTO: Protesta e minaccia azioni legali anche il consorzio del Primitivo di Manduria

Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria: non corretta la comunicazione di Terregiunte 

Il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria d.o.c. e del Primitivo di Manduria dolce naturale d.o.c.g. riserva massima attenzione all’iniziativa pubblicizzata a mezzo stampa e mediante il sito www.terregiunte.it da parte delle aziende Masi Agricola e Futura 14, al fine di vigilare sul rispetto della normativa di settore che disciplina le denominazioni tipiche per le produzioni vitivinicole, e – se del caso – assumere ogni più opportuna iniziativa.

Nello svolgimento della funzione di tutela dei produttori e di informazione e tutela del consumatore che il legislatore riconosce ai Consorzi, il Consorzio del Primitivo di Manduria ritiene opportuno specificare che qualsiasi produttore può, per motivi di scelta commerciale, effettuare un’operazione di declassamento del proprio vino: nel caso di specie mediante il taglio di un vino d.o.c., quale il Primitivo, con un d.o.g.c. come l’amarone.

Tale operazione di declassamento – che peraltro implica la necessaria annotazione nei registri e le conseguenti comunicazioni agli Enti di controllo – determina de plano la perdita del diritto all’uso della denominazione d’origine, non solo sulle etichette, ma in generale sul materiale che viene utilizzato a promozione del prodotto ottenuto.

Fermo restando che tali condotte commerciali, ove non conformi a normativa, sono soggette alle sanzioni dell’Ispettorato Centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (presso il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali), il Consorzio ritiene non corrette le informazioni sin qui diffuse al pubblico, e quindi conseguentemente necessaria una significativa correzione dei contenuti comunicati.

L’occasione, oltre a consentire al Consorzio di riaffermare con chiarezza la propria funzione di vigilanza e di tutela, consente altresì di rimarcare la funzione consultiva che il Consorzio stesso offre ai propri associati, e che, nel caso di specie, avrebbe indubbiamente consentito di ovviare un simile grossolano errore.

Si osserva, secondariamente, la scarsa qualità tecnica dei commenti apparsi a margine dell’iniziativa in questione, laddove è stato affermato che il Primitivo non è capace di appassimento e che quindi trarrebbe giovamento dal taglio in questione. Questa affermazione non è sanzionabile ma rivela una scarsa conoscenza della nostra uva.

6 Commenti

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Nic Marsél

circa 5 anni fa - Link

Vogliamo ricordare anche la questione della registrazione del marchio "Ripasso" e dei relativi strascichi legali tra Masi e Consorzio?

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Michele A. Fino

circa 5 anni fa - Link

Ottimo spunto. Grazie Nic!

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Lanegano

circa 5 anni fa - Link

Annata 2019 in quel di Saluzzo promette bene ?

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Michele Antonio Fino

circa 5 anni fa - Link

Tomaso, sarà una annata di grandi profumi! Cominciamo sabato ocn la base spumante.

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Lanegano

circa 5 anni fa - Link

Assaggeremo con gioia quanto prima !

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Sisto

circa 5 anni fa - Link

Va bene tutto ma qualcuno dica al consorzio Valpolicella che tale presunta categoria "vino da tavola" non esiste più da 10 anni circa..., precisione per precisione! Direi che i lettori di Intravino sono mediamente capaci di sapere financo questo.

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