Ha senso valutare un vino senz’alcol?

Ha senso valutare un vino senz’alcol?

di Jacopo Cossater

Riprendo qui le fila di due diversi post. Il primo è quello scritto da Massimiliano Ferrari su numeri e scenari mondiali del mercato dei vini dealcolati o a basso contenuto alcolico. Il secondo quello dall’Istria e dal Concours Mondial de Bruxelles che ho scritto prima dell’estate. È infatti stato proprio in occasione del concorso della cui giuria faccio parte ormai da qualche anno che ho avuto la possibilità di assaggiare un certo numero di vini senz’alcol provenienti da un po’ tutto il mondo. Un’occasione che proprio in fase di assaggio, alla cieca, mi ha fatto riflettere su quanto sia necessario rivedere alcune delle nostre certezze per valutarli correttamente.

Una questione relativa proprio alla loro degustazione: quando si tratta di vino l’alcol gioca infatti un ruolo centrale nel suo equilibrio. Una questione che ha a che fare con il calore, certo, ma non solo. Come scrive Sandro Sangiorgi nel suo immancabile libro “L’invenzione della gioia” edito da Porthos Edizioni:

Dal punto di vista gusto-olfattivo, l’alcol funge da convoglio delle sensazioni odorose, potenziando l’emanazione dei profumi; all’interno del cavo orale, poi, partecipa insieme agli estratti e ai tannini (ove presenti) a tessere la trama del sapore. In quantità proporzionate, l’alcol conferisce una carezzevole morbidezza (…), rafforza la dolcezza e, in presenza di un’adeguata corposità, contribuisce alla sensazione di struttura e volume; un vino scarsamente alcolico sembra, infatti, sfuggente, freddo e acquoso.

Un vino dealcolato o a basso contenuto alcolico è un prodotto che è stato sottoposto a uno specifico processo il cui scopo è quello di sottrarre l’alcol, del tutto o in parte, dal vino. Diverse le tecniche a disposizione delle cantine, tutte piuttosto costose e quindi pressoché inaccessibili alle realtà più piccole: dall’osmosi inversa, la più diffusa, all’evaporazione sottovuoto e altre ancora. Tutte tecniche che possono tornare molto utili per abbassare di uno o due gradi una massa, per esempio: soltanto una piccola parte viene in questi casi infatti sottoposta a dealcolazione per poi essere aggiunta a quella principale, che risulterà quindi più “leggera” e senza eccessive variazioni dal punto di vista organolettico. Nel caso dei vini “alcol free” è invece l’intera massa a essere sottoposta a questi processi, con un impatto enorme sia dal punto di vista dei suoi aromi che soprattutto della sua struttura.

Ripensando a quanto assaggiato mi verrebbe da dire che c’è una discreta differenza in termini di equilibrio complessivo tra vini bianchi e vini rossi:

  • I primi, grazie al fondamentale ruolo dell’acidità, risultano tutto sommato abbastanza equilibrati, e in termini generali mi è sembrato che le freschezze bilancino a sufficienza le morbidezze del vino. L’assenza dell’alcol è sì evidente ma al tempo stesso mi sono sembrati vini non del tutto svuotati, con risultati in alcuni casi anche interessanti dal punto di vista organolettico.
  • I secondi, salvo rare eccezioni, scontano invece proprio la mancanza di freschezza, di quella sferzata capace di renderli più appuntiti. Togliere il calore dell’alcol si traduce in un crollo dell’impalcatura complessiva del vino, che risulta così tutto spostato su una morbidezza quasi innaturale. La stessa trama tannica è sì avvertibile ma al tempo stesso appare come non coesa, incapace di sostenere da sola la struttura del liquido, al palato.

In fase di assaggio, queste peculiarità fanno sì che la scala centesimale classica e la stessa scheda di degustazione risultino poco adatte alla valutazione di un vino di questo tipo: per usare termini cari alla maggiore associazione italiana, questioni come equilibrio, persistenza e armonia appaiono inevitabilmente appartenere a un panorama lontano, salvo eccezioni.

Personalmente ho provato a usare un approccio tanto banale quanto efficace: ne berrei un bicchiere? A volte sì.

[Foto cover: Botilia]

Jacopo Cossater

Docente di marketing del vino e di giornalismo enogastronomico, è specializzato nel racconto del vino e appassionato delle sue ripercussioni sociali. Tra gli altri, ha realizzato i podcast Vino sul Divano e La Retroetichetta, collabora con l'inserto Cibo del quotidiano Domani e ha cofondato il magazine cartaceo Verticale. Qui su Intravino dal 2009.

17 Commenti

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Enologo64

circa 8 mesi fa - Link

Un vino senza alcol non è un vino, almeno secondo la dedinizione di vino, anzi andrebbe chiamato in in altro modo.

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daniele cernilli

circa 8 mesi fa - Link

Sono perfettamente d'accordo con Enologo 64 e credo che chiamare "vino" una cosa del genere sia addirittura illegale.

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Alessandra BB

circa 8 mesi fa - Link

E infatti la definizione merceologica di questi vini che è stata inserita in un Regolamento del 2021 non è vino ma vino dealcolizzato. Ed è perfetta perché dice con estrema trasparenza quello che questi prodotti sono cioè vini che hanno subito un processo di dealcolizzazione per la rimozione dell’alcol. Qualunque altra definizione non avrebbe dato le informazioni necessarie a chi li consuma perché sono questo, non sono mosti, succhi ne’ bevande a base di vino (che possono aggiungere altro ad esempio), sono questo: vini dealcolizzati. purtroppo nel settore del vino non siamo abituati a tanta trasparenza soprattutto sulle etichette ma tant’é. ☺️

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Vinogodi

circa 8 mesi fa - Link

...la similitudine e' con la birra analcolica, presente gia' da anni. Ad un evidente impoverimento di complessita' , prevale la nota amara caratteristica e distintiva di questa bevanda, quindi accettata da certuni che di birra non ne capiscono un "beep" ma si limitano alla destinazione d'uso dissetante. Soprattutto nelle birre industriali piu' banali. Sarebbe importante vedere un confronto diretto fra un vino rosso o bianco, non necessariamente al top, con lo stesso tipo ma dealcolato , per valutarne le differenze, magari alla cieca. Non e' una cosa da poco, ma penso pure io una soluzione da ...." poveri di spirito" ...

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daniele cernilli

circa 8 mesi fa - Link

Marco, se esistono bevande a base d'uva realmente artefatte sono queste. Allora beviamo del succo d'uva, perché farlo fermentare e poi dealcolizzarlo?

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vinogodi

circa 8 mesi fa - Link

...Daniele, conosco abbastanza bene l'importanza della veicolazione dell'etanolo sulle sostanze volatili del vino (Terpeni, acetato di isoamile , il feniletilico , l'aldeide anisica, l'aldeide benzoica, la benzaldeide cianidrica, il diacetile, l'esanoil, il geraniolo, l'undecalattone ecc) , meno sul danno intrinseco della dealcoolazione del vino stesso sugli equilibri fisico chimici e , di conseguenza , sui valori sensoriali percepiti. La mia non era una battuta ma esclusivamente un interesse di approfondimento scientifico, sai bene come la penso sulle tante varianti non tradizionali . Però un vino vicino allo stesso dealcolato è l'unica maniera per capirne l'esatta varianza data dalla procedutra di dealcoolazione, cosa che non ho avuto ancora la possibilità di approfondire ...

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marcow

circa 8 mesi fa - Link

Il CMB (Concorso Mondial de Bruxelles) è uno dei pochi eventi(in questo caso mondiale) sulla VALUTAZIONE dei Vini che reputo seri e rigorosi. Perché? Perché le degustazioni degli ESPERTI sono fatte con il metodo della degustazione alla cieca(v articolo in cui si accenna al fatto che le degustazioni sono "dégustation à l'aveugle"). Sisto, in vari dibattiti, ha spiegato perché è importante questo metodo di degustazione e le sue 3 varianti. In Italia il BLIND WINE TASTING stenta ad affermarsi e, spesso, viene degradato a gioco tra amici. Detto questo la notizia che al CMB ci siano anche VINI DEALCOLIZZATI mi ha molto sorpreso. Tra non molto forse valuteranno i Vini Artificiali sui quali si stanno facendo progressi e che saranno i vini che, in un prossimo futuro, saranno sulle tavole di chi mangerà Cibi Artificiali: Bistecca Artificiale da Laboratorio, Farine da Insetti Allevati in Laboratorio ecc... ? Tutto si può valutare. Anche le gassose. Anche le acque minerali valutano e ci sono classifiche sul web. Quindi, anche un vino dealcolizzato può essere valutato. Ma, signori, mi lascia perplesso che al CMB siano valutati i vini dealcolizzati i quali, non contenendo uno delle componenti più importanti, l'alcol, non possono essere considerati dei vini e andrebbero valutati in eventi diversi. Voi sapete che su questo argomento anche gli Esperti sono divisi. Ma il fatto che al CMB ci siano i dealcolizzati significa che il marketing di questi pseudo-vini ha già vinto (e ha tolto credibilità al CMB)

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Paolo

circa 8 mesi fa - Link

Mah, gentile Marcow, io non sono mica tanto convinto della sua conclusione "e ha tolto credibilità al CMB". Va i un senso che una parte degli esperti non condivide, ma perché sarebbe negativa in termini di credibilità? Se fosse per la ragione che hai addotto, cioè che "il marketing ... ha già vinto", allora dovremmo temere disoccupazione e suicidi di massa nella capitale italiana del marketing e della comunicazione aziendale. No, davvero, temo non sia così semplice come dici

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marcow

circa 8 mesi fa - Link

Paolo, quella conclusione era un'appendice secondaria al ragionamento che avevo svolto prima. Non era la tesi e la conclusione del mio ragionamento. ____ Detto ciò, è rispettabile la sua posizione. Ora cerco di chiarire meglio la mia opinione sulla credibilità del MCB. Il mio ragionamento parte dalla GRANDE STIMA che avevo verso questo Evento Mondiale: il motivo l'ho spiegato. Poiché ho una pessima opinione dei vini DEALCOLIZZATI ho espresso una forte critica verso chi dirige l'organizzazione del CMB e ha permesso che questi vini venissero inseriti a fianco dei vini con alcol. In un dibattito sui vini dealcolizzati ho detto che avranno un gran futuro per il fatto che i motivi salutistici diventano sempre più importanti. Ho detto, in questo dibattito, che dovrebbero essere valutati in eventi diversi poiché essendo privi di alcol non possono essere considerati come vini(che sono per definizione alcolici). E, per questo ... per me ... ripeto per me ... il CMB ha perso in credibilità (che, come ho detto, era molto alta) ____ Lei poi si sofferma sulla frase: "il marketing ... di questi pseudo-vini(che lei ha saltato) ... ha già vinto". Anche quella frase è un accessorio secondario rispetto al ragionamento che ho sviluppato. Ma comunque si può discuterne. Lei, dalle poche frasi scritte nel commento, esprime un punto di vista sul marketing. Ma, Paolo, sul marketing ci sono biblioteche intere e ci sono DIVERSE E CONTRASTANTI OPINIONI sia tra gli Esperti che lo Studiano e sia tra la gente, tra i consumatori, tra i cittadini ecc... Dovremmo avere molte ore a disposizione per discutere sul marketing. Ma ripeto non è il marketing dei vini dealcolizzati il principale motivo del mio intervento nel dibattito. ____ La ringrazio per il suo commento che ha espresso un posizione critica in modo gentile e che mi ha stimolato a dire qualcosa. Saluti cordiali.

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Giuseppe

circa 8 mesi fa - Link

al netto della discussione sui nomi che mi lascia sempre indifferente sarei curioso di assaggiare lo stesso "vino" --"completo" --parzialmente dealcolizzato --completamente dealcolizzato sono convinto che il terzo non fara'... breccia nel mio cuore ma forse togliere qualche grado a certi vini puo` solo migliorarli, certo sarebbe molto meglio avere in partenza vini meno alcolici ma da profano mi sembra di capire sia sempre piu` difficile e in alcune zone sia diventato davvero un impresa per cui la pratica puo` avere un senso. Mentre posso convenire che fermentare e poi dealcolizzare completamente un vino non sia una pratica virtuosa e soprattutto a che pro? ma Il confronto col succo d'uva secondo me non regge, la fermentazione cambia profondamente il liquido e anche se poi gli togliamo tutto l'alcol avremo qualcosa di profondamente diverso dal succo d'uva (che personalmente non amo proprio). buona giornata a tutti

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Giuseppe

circa 8 mesi fa - Link

Intendiamoci non voglio "andare contro la legge", se la definizione odierna di vino riporta "Prodotto della fermentazione alcolica di... blablabla" un liquido dealcolizzato non puo` chiamarsi vino, stop. Faccio solo notare che: 1. nell'immaginario comune rimarra` comunque un "vino senza alcol" cosi' come al bar si continua a ordinare un latte di soja o in mensa leggo la scritta hamburger vegano etc... etc... con buona pace dei puristi, ma d'altra parte il cervello umano di fronte a una novita` lavora per analogia per cui trovo anche pedante incaponirsi sui nomi e non sulla sostanza. 2. i nomi poi sono astrazioni che diamo noi umani e riflettono lo "stato dell'arte" in un determinato momento, sul dizionario cartaceo che ho in casa (datato 1982) alla definizione automobile leggo: "Veicolo a quattro ruote, ideato per il trasporto di un certo numero di persone e mosso da un motore a combustione interna ..." C'e` per caso tra i lettori qualche (fortunato) possessore di Tesla che vuole dire la sua? :-)

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Andrea

circa 8 mesi fa - Link

Latte di soia non si può dire né scrivere in effetti. Arriveremo di sicuro ad un momento in cui in nome della salute nostra e dell' ambiente non si potrà più bere latte né vino e chi più né ha né metta: ai nuovi nati in alcuni paesi è già vietato per legge fumare. Ma in questo momento latte si può chiamare solo quello di origine animale. In Italia.

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Giuseppe

circa 8 mesi fa - Link

Cioè fammi capire, ti indigni perché vogliono proibire il fumo ( cosa che nemmeno io approvo perché sono per la scelta consapevole) e poi vuoi proibire di dire e scrivere "latte di soia"? Un conto l'etichetta cui deve sottostare il produttore ma poi io il contenuto continuo a chiamarlo come voglio non ti pare?

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Andrea

circa 8 mesi fa - Link

Io non voglio proibire nulla, ci pensa il regolamento UE 1308/2013

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david

circa 8 mesi fa - Link

Ha senso fare un articolo su una bevanda analcolica a base d'uva? Su Intravino. Partiamo da questo. Per me no, ma d'altronde un minimo di articoli a testa si devono scrivere o no? :) P.s. una bici con 3 route la chiami ancora bici?..o triciclo?

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marcow

circa 8 mesi fa - Link

David, condivido e non condivido. 1- Condivido l'opinione che un vino da cui è stato eliminato tutto l'alcol non può essere classificato come vino. Attenzione, non è una SEMPLICE QUESTIONE TERMINOLOGICA: esiste anche una questione terminologia ... ma è secondaria. Un vino senza una goccia di alcol non è più un vino. È un'altra cosa. È una questione ... di SOSTANZA ... e non terminologica. Cioè al vino è stata estratta la SOSTANZA, la Componente ALCOL ... che, per me, è la più importante. 2- Non condivido, invece, l'opinione di David quando dice che non si dovrebbe parlarne. Il fenomeno dei vini senza alcol, per una serie di motivi discussi in molti dibattiti, sta diventando rilevante e, l'ho già detto, avrà un gran sviluppo nei prossimi anni. Per questo si può e si deve parlarne. ____ Ma il fatto che un prodotto(qualsiasi) abbia un successo di mercato come va interpretato? Perché, signori, molte argomentazioni a "favore" di questo nuovo prodotto che sono i cd. vini dealcolizzati nascono da "considerazioni" di mercato... da "preoccupazioni" di mercato. E se il mercato decreta il SUCCESSO di un prodotto ... allora SIGNIFICA che quel prodotto, che magari nel passato era considerato una mezza ciofeca, per il fatto che piace, per il fatto che conquista fette di consumatori e di mercato ... è un Ottimo prodotto. È il Mercato Bellezza! Questo significa. ____ I sondaggi, è noto, dicono che agli italiani della guerra in Ucraina interessa poco e hanno ricevuto grandi conseguenze negative: aumento del costo della vita e spese per aiuti militari per svariati milioni al governo ucraino mentre si è diminuito di 12 milioni di euro la spesa per l'assistenza sanitaria.(v finanziaria dell'anno scorso) Con la nuova finanziaria le cose peggioreranno. Ebbene, della MAGGIORANZA degli Italiani che, nei sondaggi, non sono favorevoli al coinvolgimento dell'Italia nel sostenere economicamente l'Ucraina non frega nulla alla politica. Ma quando i vini senza alcol ... conquistano fette di mercato ... convincono milioni di bevitori impauriti dalle conseguenze sanitarie dell'uso dell'alcol ... TUTTI si allineano ... alcuni rinnegando quello che avevano detto non molto tempo fa. ... È il mercato bellezza!

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Federico

circa 2 mesi fa - Link

Buongiorno, non è vino , ma una banalissima soluzione acidulata + o meno drogata da zuccheri anche aggiunti in dose massiccia. E' un prodotto perfetto per affossare la viticoltura. Dal punto di vista organolettico una sciacquatura priva di valore sensoriale. Una presa per il c... anche in termini di prezzo, la paghi mediamente anche di più... Business per furbi. Auguri agricoltura!

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