5 parole che non vorremmo sentire mai più nel 2018 (Prosecchino included)
di Antonio TomacelliOgnuno di noi ha la sua personalissima lavagna col gesso che fischia e ti irrigidisce le vertebre. Sono quelle parole cacofoniche o usate male, spesso fuori contesto, che leggiamo ogni giorno sui social o su qualche blog spuntato su con l’umidità. Denotano ignoranza, paraculaggine, mancanza di fantasia e di vocabolario e, grazie all’effetto moltiplicatore dei social, diventano dei tormentoni che al confronto il Cacao Meravigliao era un dilettante da nulla. Questo post non servirà a molto, ma la speranza che almeno una di queste parole possa fare la fine di “un attimino” (bruciato su un rogo alimentato a milanesi di corso Buenos Aires), ce l’abbiamo.
Noi vorremmo eliminare queste cinque e, calcolando che la Lingua Italiana ha circa 270.000 lemmi, non sarà una gran perdita.
Storyteller
In italiano sarebbe narratore o autore, favolista, novelliere, romanziere, scrittore, prosatore. Insomma, i termini non mancherebbero ma se nel preventivo del depliant per il tuo prossimo cliente ci infili qualche parola in inglese, stai pur certo che il contratto è già firmato. Poi magari sei una capra, non hai le doti di Mario Soldati e non sai raccontare il vino come Luigi Veronelli ma che importa, tanto chi firma il bonifico è più ignorante di te e con la parolina straniera sei riuscito a impressionarlo. Il cerchio si è chiuso, anzi, the circle has closed (Google traduttore ne sa più).
Emozione
“Questo vino mi emoziona” oppure “Visitando questa cantina ho provato un’emozione profonda” e ancora “Un calice colmo di emozioni” sono frasi che mi emozionano quanto una verruca sul culo. Messe così non significano nulla, la parola “emozione” senza una spiegazione del tipo di emozione non significa nulla. Che hai provato bevendo quel Barolo? Hai avuto un tuffo al cuore perché ti sei ricordato di quando tuo nonno te lo ha fatto bere a sei anni o ti è tornata in mente “una splendida notte d’amore e tutte le stelline e luna in cielo e c’erano i grilli e tu bevevi e sussurravi ti amo in orecchio mentre lei ti carezzava…” oh! Insomma, ci vuoi dire o no che mentula hai provato?
Ti aiuto: se clicchi qui c’è la descrizione precisa e perfetta di un’emozione. Pensa, quattrocentosessantadue parole senza mai usare QUELLA parola! Sembra impossibile ma questo signor Proust ce l’ha fatta e, forse, puoi farcela anche tu. Studia, capra!
Influencer
Dunque, vediamo: 30.000 follower di Instagram li hai comprati, i 50.000 su Twitter ti sono costati una tombola ma vuoi mettere la soddisfazione, anche su Facebook sei allineato e coperto ma qualcosa non funziona. Ok, tutti ti chiamano “influenzatore” e lo hai scritto pure sul bigliettino da visita ma sui tuoi post social c’è qualcosa che non va. Hai come la sgradevole sensazione che nessuno ti caghi di striscio, un vuoto allo stomaco che sa di solitudine e angoscia. Saranno forse quei 30 like e tre cuoricini che raccatti nonostante i tuoi miliardi di follower fasulli? Davvero pensavi che comprando fantasmi avresti comprato anche il loro consenso? Dai, su, torna ad influenzare i tuoi condomini che c’è da cambiare la caldaia e quello scassaminchia del vecchietto del terzo piano proprio non ne vuole sapere.
Qualità
Ok, sei grande abbastanza per conoscere la verità: Babbo Natale non esiste e la parola qualità è un sostantivo femminile che senza un aggettivo appropriato ha poco senso. Ti faccio un esempio, segui il labiale: la qualità può essere fetente, schifosa, infima, scarsa, bassa, sufficiente, media, buona, ottima, alta, altissima e stratosferica. Volendo puoi arrivare a “qualità pazzesca” ma fermiamoci qui. Oh, qualche volta puoi usare il termine in senso assoluto (es.: un formaggio di qualità) ma non approfittarne troppo o chiamo Babbo Natale e ti faccio scatenare una rissa di bassa qualità nel camino del salotto.
A voi la scelta
Sulla quinta parola la redazione si è divisa in tre tronconi: il primo farà il governo con chi capita, il secondo è ancora lì che urla “Onestah!” e il terzo troncone — il nostro correttore di bozze — si è acceso un cubano e adesso si diverte a disegnare Moira Orfei col fumo. E così, presi dalla sindrome detta “del partito di sinistra”, abbiamo deciso che sarete voi a scegliere la quinta parola pescando nell’elenco sottostante:
Prosecchino
No gomma (dicesi dei vini naturali)
Apericena (duro a morire)
Sciampo (sinonimo di Champagne)
“Ne abbiamo”
Secchiate
Sono, anche questi, parole o termini che ci auguriamo di non sentire più, ma sento che è una battaglia persa: vado a farmi un prosecchino che è meglio.
25 Commenti
Edy
circa 6 anni fa - LinkProsecchino decisamente!!!!
RispondiGian
circa 6 anni fa - LinkValgono anche gli incipit? Tipo "che dire"? Utilizzato dai sedicenti influencer che con questa frase dimostrano che non hanno un azz da dire (appunto, state zitti)
RispondiLuca Amodeo
circa 6 anni fa - LinkDirei "secchiate", che confligge categoricamente con la (mia) giusta misura di assunzione alcolica.
RispondiStefano
circa 6 anni fa - LinkIo aggiungo "boccia" usato in luogo di bottiglia. Voi lo usate a secchiate, per altro...
RispondiPiero
circa 6 anni fa - Linkuno molto tecnico ma non meno inascoltabile : DEGORGIARE 😱
RispondiPiero
circa 6 anni fa - LinkAnche boccia e sbocciare fanno discretamente cagare
RispondiMarco Prato – il Fummelier™
circa 6 anni fa - LinkMagari le parole o le espressioni che non si volessero più leggere/ascoltare fossero solo 5 o 6...MAGARI!!!
RispondiMagda
circa 6 anni fa - LinkStoryteller: nell'antica Grecia l'Aedo narrava storie altrui, il rapsodo più tardi sopraggiunse a raccontare storie da lui create, a fini spesso (ma non sempre) pedagogici... (Cantami o Diva l'ira funesta....) Raccontare... contare ... (in dialetto veneto si utilizza la seconda)... qualcosa a che fare con l'enumerazione di fatti e circostanze. Oggi non solo non si narrano storie, ma mancano i fatti e le circostanze... e così, vuoti dentro e fuori ci riempiamo la bocca di termini privi di consistenza. Se non cambia la sostanza non cambierà neppure la forma. Io ci ho rinunciato.
RispondiLisita
circa 6 anni fa - Linkpiaccia o noi "piacione" nun se po' sentì!
RispondiMR.
circa 6 anni fa - LinkAvrei detto prosecchino...poi scorrendo i commenti ho letto BOCCIA e sono caduto dalla sedia: assolutamente da estirpare.
Rispondidociamix
circa 6 anni fa - Linksenza ordine perchè l'orripilazione è costante quado le sento: prosecchino, secchiate, "ne abbiamo"..... faccio outing: sciampo e boccia le uso correntemente: farò più attenzione!
RispondiRo
circa 6 anni fa - LinkProsecchino.... però SOLARE ce lo lasciamo! Ormai son tutti "solari "
RispondiRo
circa 6 anni fa - LinkE dove lo mettiamo " è tanta roba!" Lo lasciamo?
Rispondierique
circa 6 anni fa - Linkin cima alla mia lista nera due espressioni: - “ordiniamo una BOLLA?” in alternativa, - “ho bevuto una grande BOLLICINA” che uno si chiede sul momento perchè ci sta bevendo assieme, e si pente... off topic: se, e solo se, i commenti potessero allargarsi ad altri campi del sapere, esempio il calciomercato, proporrei petizione per abolire il termine IMPORTANTE (es. “è rimasto per poter vincere qualcosa di importante”, “gli hanno fatto un’offerta importante”, “ha un ingaggio importante”). ma pure nel vino, è un vino importante, uccide la salute dell’ascoltatore...
RispondiAntonio
circa 6 anni fa - LinkMineralita’, termine buono per tutte le occasioni, che fa sempre figo, lo teniamo, invece?
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 6 anni fa - LinkE di "mentolato" vogliamo parlarne?
RispondiFederico
circa 6 anni fa - LinkApericena è un neologismo. Noi italiani siamo un po' restii ai neologismi. Del resto quando adottiamo un termine inglese perchè in italiano non esiste o non è così specifico (vedi brunc per rimanere in tema) poi ci lamentiamo ugualmente. Gli spagnoli sono più coerenti, creano parole nuove da quelle inglesi in continuazione. Prosecchino penso sia l'evoluzione naturale del Frizzantino, fa un po' schifo, ma può avere un senso, perchè implica un vino frizzante e lo sminuisce come di qualità non eccelsa. Già chi lo ordina chiamandolo così ha in sè una certa consapevolezza di quello che gli sarà servito! Secchiate lo leggiamo spesso, ma a chi non è capitato bevendo un particolare vino di non poter proprio rinunciare a dirlo? Contando quanti siamo... Boccia è un termine che in terre emiliane è gergale da tanti anni, adesso si è forse diffuso con i social e a molti stona. Se penso a quanti termini gergali ci sono stati quando ero ragazzo e che all'orecchio del popolo italico potrebbero fare la stessa fine. Su Bollicine, qualche anno fa alle mie orecchie stonava di più, ora mi pare che sia stato un po' sdoganato, ci si è abituati. Un po' meno Bolle. Io voto per Sciampo, orribile da tutti i punti di vista.
RispondiMaurizio
circa 6 anni fa - LinkEro l'altra sera con uno dei più noti Storyteller, fra l'altro Influencer di primo piano, ad un apericena di qualità, in centro. Ovviamente NO gomma; prosecchino a secchiate o sciampo da emozione? Ne abbiamo di entrambi, arriva la conferma dall'altra parte del banco.... Scusate, non ho resistito...
RispondiAngelo Cantù
circa 6 anni fa - LinkE la "location" com'era?
RispondiMassi
circa 6 anni fa - LinkBasta emozioni ! Vogliamo solo schede tecniche e descrittori!
RispondiGerry
circa 6 anni fa - LinkSciabolare
Rispondinapulillo
circa 6 anni fa - LinkElegante, eleganza e tutti gli affini: noto che viene usato quando veramente non si è capito nulla del vino e ci si sente costretti a scriverne.
RispondiErreCi
circa 6 anni fa - Link"sciampo" "sciardonnè" e tutte le altre parole scritte ad mentula canis. "prosecchino" sarà irritante, ma quanto ho sentito dire "un barolino niente male" ho ringraziato di non essere il coreano col dito sul pulsante...
RispondiDenis Mazzucato
circa 6 anni fa - LinkNoi in piemonte apericena non lo usiamo. Anzi, l'"apericena" l'abbiamo inventato noi, si chiama MERENDA SINOIRA! E guai a chi lo tocca!
RispondiManuela Garbarino
circa 4 anni fa - LinkSentite ma voliamo parlare di pizzata e ciaone??mi si accapona la belle e non di emozioni!
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