La nuova guida ai vini 2015 dell’Ais sarà molto diversa dalla Duemilavini/Bibenda che fu?

di Antonio Tomacelli

Probabilmente no, ma chissà. Fatta da sommelier per i sommelier, magari lontana dal taglio critico di altre pubblicazioni ma volume ragionato con tutte le informazioni di servizio utili a chi il vino lo serve, magari spot col proprio Gruppo di Servizio. Certo, li avessimo noi 800.000 euro per fare una guida, accidenti.

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

16 Commenti

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L'agendina @ wordpress

circa 10 anni fa - Link

Distinguersi dal Gambero è fondamentale. Che sia l'occasione giusta per uscire dalla subalternità?

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Andrea Gori

circa 10 anni fa - Link

Resta sempre il solito dubbio cui Maietta non ha mai risposto ovvero perchè fino all'anno scorso tutto questo pareva impossibile farlo...

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Massimo Billetto

circa 10 anni fa - Link

Caro Andrea, non ha risposto semplicemente perché non può rispondere con argomentazioni credibili. La nostra Duemilavini non è fatta da alieni, ma da sommelier, molti dei quali illustri personaggi presenti in questo filmato, in primis Antonello Maietta, che era responsabile degli assaggi della Liguria e ha sempre portato questa guida come modello di riferimento in ogni occasione. Il cambio di rotta quindi non è relativo alla volontà di generare qualcosa di diverso, ma semplicemente di cambiare editore, a mio avviso. Perché un editore dovrà sempre pur esserci, e magari scopriremo che il nuovo prodotto sarà ancora più costoso...certamente Bibenda/Duemilavini continuerà a vivere, a dispetto di coloro che stanno tentando di denigrare e buttare nel mare 16 anni di lavoro duro e appassionato.

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Fabrizio

circa 10 anni fa - Link

Concordo pienamente. La Duemilavini DA ANNI vede Antonello Maietta tra i redattori. Chi ha a casa una copia delle varie edizioni, vedrà il suo nome in moltissime edizioni, tra i redattori. "Fatta da Sommelier per i Sommelier" vuol dire che AIS preferisce la comunicazione a beneficio degli addetti ai lavori. Peccato che oltre il 70% degli iscritti non è Sommelier di professione. Pessima mossa quindi. Duemilavini resta la migliore sotto il piano comunicativo e, se si leggono gli orientamenti internazonali, mentre tutti cercano di aprire la comunicazione al grande pubblico per far conoscere il vino a chi lo considera solo una bevanda, Antonello Maietta di lancia in una operazione "per i Sommelier", da nicchia professionale. Forse sarebbe meglio dire da corporazione. In caduta libera.

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Antonello Maietta

circa 10 anni fa - Link

Caro Fabrizio, devo correggere la tua affermazione "chi ha a casa una copia delle varie edizioni, vedrà il suo nome in moltissime edizioni" nella seguente: "vedrà il suo nome in tutte le edizioni fin qui realizzate". Orgoglioso di averlo fatto e di aver contribuito, insieme ad altri ottimi colleghi, all'affermazione di un prodotto editoriale. Spiego meglio il mio pensiero in un post più avanti. Per quanto riguarda invece le mosse, più o meno azzeccate, pessime o meno, nell'Associazione da me guidata vengono decise dall'Assemblea dei Soci. In quell'assise sono rappresentate tutte le "anime" del nostro sodalizio, dagli addetti ai lavori agli appassionati, che sono anch'essi Sommelier nell'accezione oggi più accreditata di comunicatori del vino. Il significato delle mie parole sarà probabilmente più nitido a chi frequenta poco o nulla l'Associazione Italiana Sommelier quando uscirà la guida. Quindi forse è meglio attendere che esca. Buona domenica

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Fabrizio

circa 10 anni fa - Link

Grazie della correzione. Ma per il resto, è poco convincente l'idea che questa guida dovrebbe rivolgersi ai Sommelier, quando appunto si conferma che la stragrande maggioranza non lo fa di professione. Il mondo del vino italiano non credo abbia bisogno di una guida fatta con i criteri di cui ho letto e visto nel video, più una prova di forza per dimostrare che sarebbe capace di organizzarsi come fecero per la prima Duemilavini più di 10 anni fa. Se Cernilli oggi gestisce Doctor Wine e di guide in Italia se ne fanno anche troppe credo l'AIS sia chiamata a rendersene conto. In questo l'Italia, una volta di più, si è dimostrata terra di campanili e aggrappata a vecchi modelli. Quando due persone divorziano, e mi si lasci usare quest'immagine per semplificare la comunicazione, non ci crede nessuno che le ragioni stanno solo da una parte. Fortunatamente, non avendo intenzione di iscrivermi all'AIS (ma nemmeno di re-iscrivermi a FIS), andrò a letto tranquillo di non aver letto la guida in gestazione. Un caro saluto a lei e buona Domenica.

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gian piero staffa

circa 10 anni fa - Link

Con rispetto all'AIS Italia: c'e' bisogno di una nuova Guida? Quanti appassionati comprano le Guide cartacee? Non credete che tali appassionati si sono stufati dei punteggi? Come valutate l'avvento prossimo futuro del Social-Commerce online? Lo chiedo senza spirito di polemica ma per stimolare riflessioni che possano beneficiare il mondo del vino ed i relativi consumi.

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Giuseppe Butera

circa 10 anni fa - Link

Caro Antonio, leggo con un sorriso, ahimè amaro, le tue due righe di commento al video - che, forse, purtroppo non ne avrebbe neanche avuto bisogno - e mi vedo ob torto collo costretto, da buon carneade, a dire la mia: intanto, “[...] 800.000 euro per fare una guida [...]” occorrerebbe avere il coraggio di riconoscere non dovrebbe averli nessuno, se prima non fossimo certi che un simile quantitativo di risorse economiche non gioverebbe assai più se indirizzato direttamente al settore di cui ciascuna di queste guide pretenderebbe di occuparsi (e qui mi attendo di recitare il ruolo dello zero alla roulette e "prenderle" tanto dai pari che dai dispari; sia dai rossi che dai neri; e, ovviamente, anche da passe e manque); ma, poiché occorrerebbe che un gran numero di "professionisti", in tal caso, si mettesse in cerca di un lavoro "vero" - già, perché si potrebbe inorridire se si apprendesse quanti individui prosperano in un settore le cui carenze etiche sono solo, talvolta, insidiate da quelle estetiche - difficilmente si concederà tale argomentazione, e si continuerà piuttosto a concentrarsi - come poi anche si legge e dice altrove - intorno al se occorra essere maggiormente letterari o analitici; rivolti ai professionisti o con piglio divulgatorio; formalmente riconosciuti o praticamente legittimati; presenti a Fatima il 13 maggio o ritardatari perché quella mattina Subaugusta era chiusa e non si fece in tempo a prendere il treno da Termini... Ad onor del vero, potrà sembrare “fuori tema” ma devo qui far outing e confessare che, con alcuni amici, avevamo pensato di fare anche noi la nostra bella “Guida alle 37 cantine più vicine al GRA”, ma purtroppo c'è stata una fuga di notizie, s'è sparsa la voce ed abbiamo ricevuto minacce e ritorsioni da parte delle prime tre tra i non eletti che contestavano il numero...(analoghi casini era poi facile preconizzare al momento delle investiture degli “evangelisti”...) Insomma, come si vede, non appena si sfiori l'argomento guide, mentre in un video che fa lo spottino di quella dell'Associazione di cui pure faccio parte si evidenziano già parecchie problematiche (su tutte più facile a "cogliersi" quella della comparsa ciclica di una serie di volti estremamente rappresentativi del passato che sono tra i maggiormente reboanti nell'inneggiare al futuro, e lo sappiamo), subito si scatenano tanto i liberi pensatori, quanto i “guidatori del sedile posteriore”, quanto ancora gl'immancabili “cicero pro domo sua”, quanto infine i portatori sani di buonsenso che sanno inevitabile il susseguirsi di un'alba ad un qualsiasi tramonto. Occorrerebbe però disporsi a concedere, subito dopo quell'evidentissima verità che questi 800.000 - insieme a TUTTI gli altri “mila di TUTTE le altre guide - sarebbe assai più giusto andassero altrove che, semmai, siccome il fenomeno guide è forse la più grossa delle metastasi che in questo momento il tumore “comunicazione autoreferenziale” abbia generato nel mondo del vino, se un'altra se ne deve aggiungere, la caratteristica più importante dovrebbe forse essere per l'appunto un riferimento a categorie “morali” finora progressivamente polverizzate, a vario titolo, dai diversi “attori” del settore. Come? Presto detto: intanto ci si valuta obiettivamente, e altrettanto si cerca di fare, PER LA PRIMA VOLTA, con l'ambito su cui si pretende di agire; di conseguenza, anche se nel caso dell'AIS la necessità di urlare che il dopo franco-moira-orfei c'è e non potrà che essere migliore è forte, si trova magari il coraggio di dire che per attrezzarsi a redigere una guida che “risponda” degli effetti positivi del “passaggio” serve un po' più di tempo, si dà atto di un momento “storico” particolare della vita di un'associazione, si “salta” almeno un anno e si lavora, sodo, nell'ombra. Si fa in modo di censire tutte - e dico TUTTE - le realtà vitivinicole italiane e si lavora per far giungere a tutte - ripeto TUTTE! - l'interesse dell'Associazione ad inserirle in guida; contemporaneamente, all'interno dell'Associazione, ci si “scruta” per esser certi di sondare le migliori competenze di cui la stessa possa disporre per la redazione di una vera guida, avendo magari cura di comprendere quanto e come a tal fine non si possano trascurare né i tecnici del vino, né quelli della “lingua” né, infine, quelli dell'editoria (dato che è “l'Associazione di sommelier più grande del mondo”, essendo comunque composta prevalentemente da individui che per vivere fanno “altro”, vi sono buone probabilità che annoveri al proprio interno professionalità del settore le quali, certo, avrebbero piacere e magari anche interesse ad impegnarsi in un progetto editoriale che unisca le proprie competenze professionali e la propria passione). Il “frutto” di tutto questo non semplice lavoro produrrà, inevitabilmente, intanto una “selezione” VERA delle aziende presenti in guida, operata sulla base del feedback di tutti i contattati (chi non risponderà, chi lo farà adducendo il proprio disinteresse alla presenza ed eventuali relative motivazioni, chi aderirà, chi vorrà dire la propria etc...) e poi anche una “squadra” di redattori e di tutto ciò e del come vi si giunga, auspicabilmente, sarà perfino “bello” narrare in una prefazione alla guida che, finalmente, non blatererebbe più dei “va pensiero sull'ali dorate” tipici tanto del buffone che tutti abbiamo in mente quanto dei suoi compari delle altre guide, ma costituirebbe bensì un utile strumento di comprensione dello “strumento” - mi si perdoni la ripetizione - che avremo per le mani. Dopo di che, per l'appunto, sempre PER LA PRIMA VOLTA, si procede al tentativo di dar corpo a tutto ciò, cercando di aver compreso quali linee tracciare tra i giudicatori e i giudicati, se sia meglio immaginare una sede unica sulla quale far confluire tanto gli uni quanto gli altri - soluzione che, invero, la storia ha già dimostrato sbagliata - o se, piuttosto, non sia il caso di fare in modo che ogni giudicando giunga direttamente al giudicatore, il quale avrà tempo e modo di metterlo - e mettersi - a proprio agio e fornire una valutazione il più attendibile possibile. Alla fine di questo IMMANE lavoro, se ne tirano le fila, si comprende quanto tempo è stato necessario e la plausibilità più in generale e, ove possibile, si procede alla redazione e pubblicazione della PRIMA GUIDA SUL VINO ITALIANO DELLA STORIA D'ITALIA. Tutto questo solo per rammentare, ad esempio a Billetto, che nessuna delle guide finora esistenti - men che meno la duemilavini di aisenda, circa la quale seguiranno un paio di eclatanti dati - può contare su attendibili “selezioni” che siano a qualsiasi titolo rappresentative del vino italiano (tanto per fare banalissimi esempi, onore e gloria al Bepi nazionale che le mise al bando come proprio “manifesto” o ad un Gaspare Buscemi che, finitovi quasi per caso e solo su alcune, subito ha dovuto far presente che quel che vi si scriveva fosse profondamente inesatto e chiedere di non farvi mai più la propria comparsa; in altro “senso”, ugualmente si potrebbe dire d'infinite realtà - e lo sappiamo tutti - di valore assai maggiore di tante altre incluse, che ne sono escluse per ragioni note, forse, solo ai tenutari dei bordelli, dato che è venuto fatto di credere talvolta le ignorassero perfino le maîtresses di turno). Ovviamente, anche nel caso in cui tutto il lavoro fin qui esposto non potesse culminare nella pubblicazione di una guida, è mia ferma convinzione che la pubblicazione dell'intero percorso e delle ragioni che avrebbero menato a detta conclusione sarebbe un contributo alla cosiddetta cultura del vino smisuratamente più rilevante che non la gemmazione di un'ulteriore alibi a non leggere alcunché di maggiormente importante almeno per la cultura personale (vi è, infatti, da aggiungere solo come triste complemento a quanto fin qui detto, che consta al sottoscritto il devoto lettore di guide sul vino esser soggetto per solito non altrimenti a proprio agio con ludi cartacei e perfino oratori che curassero altre materia) in forma di una nuova guida. Aggiungo altresì che, in tal caso, forse proprio l'emergenza individuata nel primo commento, che a mio avviso non è tanto urgente come ivi si afferma, potrebbe invece essere ridiscussa, giacché forti sempre del già troppe volte ribadito esser “l'Associazione di sommelier più grande del mondo” - dato che, nel mio “silente personale”, già mi atterriva e che lo fa ancor più da quando l'inneggiarvi sia sopravvissuto, “paro paro”, dalla gestione “alì babà e i 40 porconi”, a chi viene appresso, e lo risentiamo esporre con cadenze perfino altoatesine - e con alle spalle tutto questo grande lavoro, non dovremmo lasciare intentata una trattativa a tappeto con buona parte delle guide già esistenti, alle quali proporre, a fronte dell'immediato acquisto di 30.000 copie, di collaborare alla creazione di una “guida congiunta”, mettendo insieme gli aspetti positivi di quel che già c'è e di quel che potrebbe derivarne, e magari eliminando quelli negativi delle due tipologie (exempli gratia: imporre propri congiunti in ruoli di comando risulterebbe quantomeno più complicato, dovendosi le decisioni prendere “in due”). È tristemente noto a chiunque sia stato vicino a vario titolo al circo “ricc(h)i permi e co(ti)llons” quanto e come presso costoro il confronto fosse argomento da temere almeno quanto la podagra o il morbo gallico ma, come ho anche argomentato nel paio di riunioni circa la (ri)nascenda sezione Lazio, il confronto può far paura solo laddove si sia certi della superiorità dell'avversario o, se si preferisce, incerti della propria. Quando alla duemialvini e alle argomentazioni “pro-pagnotta” che tanto rammentano quelle di alcuni illustri personaggi dello spettacolo all'epoca dell'infausta discesa in campo di chi con la politica ha fatto più o meno quel che ricci non smette di tentare di fare con il vino, vorrei garbatamente far notare che, intanto, a capo della redazione “siede” una persona i cui titoli reperibili sono “Wine lover, Bibenda Wine editor, Guide to the finest Italian Wines Rome, Italy” e del cui essere o meno sommelier non si ha particolare notizia (preverrei, al riguardo, qualsiasi sterile puntualizzazione circa il fatto che il caporedattore potrebbe anche fare opera di coordinamento tra le varie “personalità tecniche” ad esso sottoposte e non aver necessariamente competenze specifiche, asserendo la permanente ingerenza di costei in qualsiasi cosa si scriva e pubblichi da quelle parti, e rammentando di aver trascorso “una guida” in quella redazione personalmente); ragion per cui, forse, “[...] La nostra Duemilavini non è fatta da alieni, ma da sommelier, molti dei quali illustri personaggi presenti in questo filmato, in primis Antonello Maietta, [...]” però, se chi non è sommelier è “alieno”... inoltre, anche tra i collaboratori, giusto per far salve le questioni “formali”, esaminando il curriculum studiorum che di sé pubblica online “uno a caso”, Alessandro Brizi - che nella discutibilissima gestione in esame era anche docente, oltre che relatore della guida - non si trovano tracce di frequentazione e superamento dei corsi AIS; e questo, lo ripeto, per quel che attiene l'aspetto formale. Per quello sostanziale, invece, certo chi prende le difese di duemilavini, pur essendone da lunga pezza redattore, sicuramente ignora che nell'olimpo si facesse addirittura “a gara” tra chi faceva più cantine in un giorno (chiedere, eventualmente, all'alieno di cui sopra, a quale scherno si fosse sottoposti se, horresco referens, come il sottoscritto si procedesse alla velocità che un tal lavoro meriterebbe per esser maggiormente attendibile); o che una cantina, l'anno precedente insignita di un “cinque grappoli”, potesse rimaner fuori dalla guida per il fastidio che il redattore di turno derivava dall'aver ricevuto recapiti telefonici inesatti (anche su questi fatti, se necessario ed in QUALSIASI SEDE, il sottoscritto si dichiara disposto a circostanziare con maggiore precisione). Inutile dire che entrambe queste “tipologie” di evento sarebbero escluse ope legis da una maggior parcellizzazione di un numero, pur maggiore anch'esso, di cantine da “degustare” e dei relativi addetti: questi avrebbero più tempo da dedicare tanto all'opera in sé quanto ai contatti e tutto il resto, disporrebbero di una, diciamo, minor sensazione di “Wille zur Macht” - così faccio il “fico” anch'io e ci piazzo la citazione letteraria - e di una conseguente minore arroganza. Concluderei poi sottolineando come sofistica l'argomentazione che vede ventilare un'ipotesi di maggiore onerosità della nuova guida “[...] Perché un editore dovrà sempre pur esserci, e magari scopriremo che il nuovo prodotto sarà ancora più costoso… [...]”, in quanto a) i “fatti” relativi alla storia del precedente editore assai male depongono a favore di una correttezza del costo della guida, poiché o “il munifico mecenate” ci rimetteva di suo per mandare avanti tutto il circo o, come par lecito pensare a tanti di noi malelingue, si sarebbe potuto farla costare assai meno e ridimensionare tutta una gestione improntata a pacchiane e a volte perfino pornografiche esibizioni di un potere che ben poco ha a che vedere con l'essenza del mondo di quel vino che tutti diciamo di amare; b) non vi sono espressi ostativi a che l'AIS stessa, pur non essendo più aisenda srl, verificate al proprio interno tutte le competenze necessarie, in quanto Associazione senza scopi di lucro, verificando ed opportunamente modificando il proprio statuto, possa essere a propria volta editore della propria guida, dato che a decorrere dal 2 settembre 2006 non è più obbligatoria l’iscrizione nell’elenco degli editori presso la Prefettura competente per territorio (DPR 3 maggio 2006 n. 252, che ha dato attuazione alla legge 15 aprile 2004 n. 106 sul deposito legale). Mi si dirà, semmai, della “complicazione” di eventuali “esuberi” economici dei proventi rispetto a tale tipologia associativa: ma siccome per gli affetti da sindrome di Peter Pan che, pure, abbiano superato i quarant'anni, è ancora facile “sognare”, chissà che anche tale evenienza non possa indirizzarsi “al vino”, nei modi più indiscriminati possibile (concorsi, borse di studio, microcredito agrario, training formativi presso le aziende, collaborazioni con le università, implementazione delle potenzialità comunicative dell'Associazione e tanto altro che, per chi l'ha fatto fin qui, è stato più semplicisticamente risolto con la pubblicazione, hapax legomenon, delle cifre di uno dei bibenda-porno-day e di quanto ci si fosse andati in passivo, quasi la cosa fosse oggetto della proverbiale prescrizione medica!). Neanche troppo degna di attenzione, invece, la sterile osservazione di chi parla di “corporazioni”: magari la descrizione degli intenti di Maietta è infelice; magari lo sono perfino i suoi intenti; ma quel che è certo è che nell'indistinto in essere fino ad oggi, in cui a comunicare il vino può essere chiunque-meglio-nasconda-le-ragioni-per-cui-di-diritto- dovrebbe-farlo, quel “[...] tutti cercano di aprire la comunicazione al grande pubblico per far conoscere il vino a chi lo considera solo una bevanda [...]” da noi è spesso applicato al contrario, e intere orde di ciarlatani hanno assaltato ogni “orticello” comunicativo nel quale sovente realizzano l'esatto contrario! È dunque necessario ripartire, intanto, da un formalismo di chi commenta - e che, in quanto tale, dovrà risponderne eticamente ed (est)eticamente - per (ri)costruire un linguaggio del vino capace di considerarsi erudito deuteragonista rispetto ad esso, e non arrogante ed ignorante protagonista, come troppo spesso fino ad oggi è stato. In seguito, sempre per dovere di moralità, sarà chiaramente obbligo di detti professionisti, sgomberato il campo da tutta la “gramigna veterodivulgatoria” posta fin qui in essere - a seguito della quale, è bene rammentarlo, si manda bruno vespa a recensire una verticale di Romanée Conti o mette federico quaranta nella giuria di next in wine - occuparsi di conferire alla cultura del vino la giusta dimensione divulgatoria, senza mai perder di vista che, comunque, cultura e divulgazione sono sempre state due categorie che la storia insegna procedere in direzione uguale e contraria, e dunque l'illusione che al raggiungimento di vette di quest'ultima possano corrispondere trionfi della prima può tornare utile al partito della coca-cola, ai bunga bunga all over the world ed a chiunque voglia fingere di operare in favore di qualcosa piegando, in realtà, questo “qualcosa” alla realizzazione di propri loschi disegni. Lo si disse in una vecchia pubblicità di una birra, ma mai come adesso vale assai più per noi gente di vino: “[...] meditate, gente, meditate [...]”.

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Fabrizio

circa 10 anni fa - Link

Quando mi riferivo all'idea di una corporazione cercavo di far intendere che AIS sta operando con la nuova guida in modo da rivolgersi al suo interno, al contrario di quanto mi sarebbe sembrato più utile fare, proprio in considerazione del fatto che la stragrande maggioranza dei suoi iscritti non fa il Sommelier di professione. Concordo in pieno sulla deriva comunicativa che si rischia di prendere, per cui chiunque potrebbe mettersi con un bicchiere di vino in mano e pontificare. Per questo concordo anche sul fatto che la forma debba essere fatta salva, ma inviterei a riflettere sul fatto che chi decide questa forma non è, in AIS come in FIS, esente da critiche. Chi decide chi deve insegnare o chi deve condurre le degustazioni? La risposta non è così semplice.

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Giuseppe Butera

circa 10 anni fa - Link

Ha ragione, Fabrizio, la risposta non è semplice - ma questa non è un ragione sufficiente per evadere la domanda. L'Associazione Italiana Sommelier - non la deriva ideoestetica del circo romano dell'ultimo ventennio (cosa più, cosa meno) - ha nella sua non breve storia dei punti fermi e dei valori, parecchio impolverati, che sono da recuperare e su cui, lavorando alacremente, si possono indubbiamente edificare dei criteri di meritocrazia a doppio riscontro, tanto ad opera del comunicando quanto ad opera del ricevente tale comunicazione, che sono poi le due entità che dovrebbero continuare a farla da padrone; chi ci mette la “passione” poi, per definizione, facendo da tramite dovrebbe semplicemente ritornare a rassegnarsi all'importanza dell'accessorio. L'impresa è parecchio ardua, lavoro da fare ce n'è tantissimo e la voglia di rinnovamento sembrerebbe ancora albergare maggiormente negl'intendimenti verbali, piuttosto che in quelli fattuali. Inoltre, mentre il “vecchio” ha almeno mantenuto la coerenza di negare al proprio interno qualsiasi barlume di “nuovo” - come ha sempre fatto lungo l'arco di tutta la sua nefanda storia - tale “nuovo” non si perita a variegarsi di brandelli di riciclo che, purtroppo, mal depongono tanto a favore di una reale intenzione di rinnovamento formale quanto - e questo è l'aspetto più allarmante - di quella di rinnovamento sostanziale. Ma si muovono, e questo è già qualcosa. Non è mai stato facile reagire in presenza di qualsiasi forma di totalitarismo, e quello di “Monte Mario”, si parva licet, nel suo piccolo ha sempre avuto una politica di respiro che non esiteremmo a definire inneggiante al più noto “kampucheanesimo” in voga, chissà perché, sempre pressappoco in un “ventennio” (in questo caso dai primi '60 ai primi '80); quindi il fatto che persone a lui legate, talvolta, da lunghissime collaborazioni, abbiano deciso di non lasciarlo fare anche stavolta, lascia ben sperare. Una volta “ricostruito”, si potrà certamente procedere a definire al meglio i “contorni” delle figure che dovranno decidere e nominare sotto il profilo tecnico e a questo punto i margini d'intervento “altro” saranno vieppiù annullati. Permetta che rammenti, qui, che ad esempio qualche anno fa si era ventilata la costituzione di un albo professionale, ed ho ancora perfettamente presente con quale allarmismo la notizia fosse stata accolta nelle stanze del “potere crapulatorio romano” - che, sin da subito, iniziò a muovere tutte le proprie pedine per remare in direzione opposta ed aumentò a dismisura la frequenza dei propri pellegrinaggi negli unici luoghi ove si gozzovigli maggiormente, Camera e Senato, al fine di scongiurare la cosa: immagini che, sebbene strumento per certi versi veterofascista, un albo comporterebbe comunque l'istituzione di regolamenti e figure ben precise, nonché collaborazioni con altri organi istituzionali, e il primo momento d'impasse sarebbe proprio derivato dal dover poi trovare un modo di gabbare tale nuova procedura affinché riconoscesse le più alte cariche della sommellerie romana le quali, soprattutto laddove si tratti di un paio di figure “di peso”, probabilmente oggi non supererebbero neanche l'esame del Corso di Qualificazione Professionale, frequentato in quei tempi di cui svariati guitti - ciascuno con il proprio “orticello comunicativo” - sono giusto in questi giorni a lasciare struggenti rimembranze qua e là per il web. È mia ferma convinzione che, assecondando questa voglia di rinnovamento fortunatamente assai più diffusa di quanto il saloth sar della balduina avesse potuto stimare allorquando progettò lo scisma, si potrà faticosamente emendare l'Associazione da tutte le incrostazioni depositate nell'arco del tempo - comprese le ultime, e più dure, di stampo parassitario che ancora resistono - e guardare ad un rapporto con il mondo del vino che davvero ci veda come il più grande “qualcosa-di-buono-per-chi-il-vino-lo-fa-e-per-chi-lo-beve” almeno in Italia, ripartendo dalla convinzione che, di solito, nell'inseguire la propria passione va già bene se non ci si rimette troppo e che non si ha alcun diritto di esigere potervi montare sopra “postriboli comunicativi” del genere di quelli che hanno condotto al difficile momento in essere. Mi accomiaterei ripetendo che, purtroppo, la finta “apertura” - come bene insegna anche il “regime” che sembrerebbe sul viale del tramonto - non genera reali benefici di democrazia, ma solo demagogismi a falsi pluralismi strumentali: ritengo semmai che, dopo un sano lavoro di ridefinizione di ambiti e ruoli, si potrebbe probabilmente addivenire ad una pacifica accettazione del fatto che, anche nel nostro ambito - ed era perfino auspicio platonico, in epoca non sospetta! - ai tecnici (quindi ai sommelier, che quasi dovremmo poter smettere di chiamare professionisti) si affidi il potere “legislativo”, ai sommelier “secundum quod” quello “consultivo” e ad una studiata interazione delle due parti quello esecutivo (inutile dire che nella grande “sacca” sommelier s'intendono comprese anche le varie specializzazioni didattiche cui l'Associazione affida, con riconoscimenti già esistenti in tutta Italia, isole comprese e ROMA FINO AD OGGI ESCLUSA, approfondimenti di varia natura, insegnamenti e verifiche previsti dalla già citata didattica interna).

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Antonello Maietta

circa 10 anni fa - Link

Caro amico Andrea (Gori), non ho mai risposto semplicemente perché non mi hai mai fatto la domanda! O forse mi è sfuggita. Ora che l’hai espressa così nitida, ti rispondo con vero piacere. Fino all’anno scorso tutto questo non pareva impossibile, sarebbe stato semplicemente inutile. Che senso avrebbe avuto per l’AIS fare un doppione di una cosa che già veniva egregiamente realizzata all’interno dei locali di una sua struttura di riferimento, ad essa intimamente collegata e nella quale tra l’altro collaboravano esclusivamente soci AIS. Come ben sai io sono uno degli unici tre collaboratori, insieme a Fabio Gallo e a Paolo Lauciani, presenti fin dalla prima edizione, orgoglioso di averlo fatto. Di questa fantastica esperienza non mi rammarico di nulla, ma proprio di nulla. Tu stesso sei stato testimone diretto del mio pensiero il giorno 8 dicembre scorso a Firenze quando, tra le altre cose, ho spiegato la motivazione e difeso la scelta della presunta mancanza dei profili organolettici dei vini sull’edizione di quest’anno. Il giorno successivo hai pubblicato su youtube un video del mio intervento che fuga ogni dubbio circa la mio opinione, non metto il link per rispettare la filosofia di questo blog, ma tu lo puoi ripescare e pubblicare. Avevo detto più o meno la stessa cosa in un’intervista rilasciata in epoca non sospetta, il 22 novembre scorso, al Gambero Rosso e tuttora visibile on line. E lo stesso appare in un mio post sul gruppo Enoroma di FB, tuttora visibile on line. Invece è passato il messaggio che Antonello Maietta ignorava l’assenza delle descrizioni organolettiche, cosa che non ho mai detto, avendo sempre sostenuto esattamente il contrario. Sarei stato anche un po’ fesso a dirlo poiché un’affermazione di questo tipo sarebbe stata facilmente confutabile leggendo semplicemente il colophon della guida, dove appaio come collaboratore. Quel prodotto, checché se ne dica, resterà un modello di riferimento per la critica del vino, anche per la prossima guida dell’AIS, e io non potrò che essere sempre orgoglioso di avere dato il mio contributo a farla affermare, insieme a diversi colleghi di quel primo gruppo che, sentendosi intimamente AIS, continueranno la loro collaborazione con AIS. Altra bufala è il costo della guida, ti assicuro che è costata varie centinaia di migliaia di euro in meno e vale molto di più del prezzo che è stato pagato, lo potrai verificare tu stesso, essendo Socio AIS, partecipando alla prossima Assemblea per l’approvazione del bilancio alla fine di aprile. In quel contesto potrai anche verificare l’esistenza di un contratto (scaduto), di una proposta di rinnovo e di una delibera del Consiglio Nazionale, assunta in data 15 novembre scorso, che proponeva un accordo “ponte” di un anno per consentire autonomia decisionale ai nuovi amministratori che verranno eletti nel prossimo mese di giugno 2014. Anche da queste scelte, a mio avviso oculate ed equilibrate, mi pare che si possa escludere animosità da parte di AIS. Ti ricordo infine, caro Andrea, che non è stata AIS a deviare dal percorso intrapreso quasi 50 anni fa. Sono stato un po’ lungo, e me ne scuso, sperando di avere risposto anche ad altre domande che non hai fatto ma che magari erano riconducibili a quella fatta, ma era giusto per fugare alti dubbi che dovessero nel frattempo insorgere. Perché il presidente dell’AIS risponde sempre e risponde a tutti.

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Massimo Billetto

circa 10 anni fa - Link

Non entro più nel merito della discussione. Preciso solo che nella prima edizione della guida c'eravamo anch'io (che con una gamba ingessata ne ho scritto praticamente la metà), Daniele Maestri, Daniela Scrobogna, ecc..

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Massimo Billetto

circa 10 anni fa - Link

...e con straordinario impegno alla prima edizione lavorarono Luciano Mallozzi, Giovanni Lai, ecc. ecc....siamo tutti qui, più che mai vivi e vegeti, affiancati da altri 40 collaboratori, molti dei quali autorevolissimi degustatori. Che vivono e lavorano lontano dai riflettori.

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Massimo Billetto

circa 10 anni fa - Link

Scusa Giuseppe Butera, non ho replicato al tuo intervento perché sto ancora provando a leggerlo.

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Giuseppe Butera

circa 10 anni fa - Link

Nessun problema, neanch'io rispondevo al tuo; non come precipuo intendimento, almeno. Solo, da "persona-abbastanza-informata-dei-fatti-e-sena-alcun-interesse-di-pagnotta", ho trovato corretto fare alcune puntualizzazioni sull'argomento e non è stato possibile evitare precisazioni che riguardavano anche quanto da te affermato. Tutto qui.

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