Il vino siciliano finisce nei ristoranti di Jamie Oliver. Per soli 24 euro a Tetra Pack
di Antonio TomacelliFai della tua passione un business e sarai un uomo felice. Come Jamie Oliver, per dire, che a colazione spalma il marketing sulle fette di pane e le puccia nei soldi. Oltre ad essere un personaggio televisivo, il nostro eroe del giorno possiede una catena di oltre trenta locali (nel territorio britannico, a Dubai ed a Sidney) chiamata Jamie’s Italian, che offre a prezzi accessibili la genuinità e la qualità del cibo italiano in location di prestigio. Quest’ultimo corsivo è tratto di peso dal comunicato stampa della Cantina Siciliana Settesoli, ben lieta di annunciare che “Per accompagnare i suoi deliziosi piatti, Jamie ha scelto un vino siciliano di altissima qualità: quello di Cantine Settesoli IGT Sicilia, nelle tre varietà rosso, bianco e rosato.”
L’operazione è carina, per carità, e le confezioni sono accattivanti nonostante il Tetra Pack, ma quello che stupisce davvero è il prezzo. Un litro di Igt Sicilia costa la bellezza di 24 euro (21 sterline) che non è proprio convenientissimo. Vero è che sulla confezione c’è scritto Jamie Oliver bello grosso, ma di vini sotto i 24 euro ne conosciamo un bel po’, vero miei piccoli lettori?
Orsù, tirate fuori qualche siculo nome, cantina Settesoli compresa, ovvio.
(Foto credits: www.laca.co.uk)
16 Commenti
Durthu
circa 11 anni fa - LinkPremetto che sono d'accordo sul fatto che Jamie Oliver sia riuscito ad intortare una buona percentuale di utenti (me compreso, almeno per un po') con il suo marketing buonista. Detto questo, £21 al litro equivale a £15.75 a bottiglia. Ho difficolta' a pensare a ristoranti londinesi che offrano la bottiglia piu' economica a prezzi inferiori. Perche' di prezzi di ristorante, e al litro, stiamo parlando.
Rispondifrancesco
circa 11 anni fa - LinkPreferisco Zisola, gran vino rosso, cantina Mazzei
RispondiA. Tricolore
circa 11 anni fa - LinkUn po mariuoli,ma magari il vino sara' meglio del tavernello e del castellino.
RispondiMax C
circa 11 anni fa - LinkMah... contenti loro della Settesoli, contenti tutti si dirà. E invece no!! qui il problema più grave non è il prezzo ma il fatto che questo tipo di marketing rovina la reputazione dei tanti e ottimi vini siciliani/italiani all'estero. Non ho mai assaggiato un "vino" di questa cantina ma visto il contenitore scelto... chissà quale qualità e longevità avranno questi liquidi alcolici (chiamarli vini mi pare quasi offensivo), uff...
Rispondigianpaolo
circa 11 anni fa - Linktanto per rendersi conto della realtà delle cose, purtroppo, ecco come funziona il percorso che porta a quel prezzo: -prezzo franco cantina € 2 (al litro) -trasporto € 0.40 a pezzo -margine agente 5% € 0.10 subtotale: € 2.50 = £ 2.12 -accisa £ 2.60 al litro subtototale vino in magazzino a Londra: £ 4.72 GP (Gross Profit) a londra 0.75, comprensivo di IVA al 20%: £ 17.80 Totale al consumatore: £ 22.50 e questa è assolutamente la normalità per il vino nei ristoranti a Londra.
RispondiA. Tricolore
circa 11 anni fa - LinkE' questa e' anche una cosa pazzesca ,visto che per bere una buona bottiglia devi essere disposto a spendere ,spendere spendere.E' tutto i sistema che e' sballato. E non solo a Londra.
Rispondiil chiaro
circa 11 anni fa - LinkMi permetterei di dire che il 5% per il rappresentante è un po' poco. Per il resto tutto ok. Dal ragionamento di Gianpaolo se ne deduce che per bere decentemente a Londra bisogna esser ricchi. Molto ricchi.
RispondiFlachi10
circa 11 anni fa - LinkBelin vado subito ad accattarmelo a Dubai ! Mi faccio 1 ora e mezza di macchina da Abu Dhabi apposta ! ma vaff*n*ulo va !!!!!!!!
RispondiLucadc68
circa 11 anni fa - LinkGli antichi dicevano "pecunia non olet". Neppure di vino, evidentemente.
RispondiMarilena Barbera
circa 11 anni fa - LinkGrazie Gianpaolo per questa chiarissima indicazione sulle componenti di prezzo. Il problema è evidente: un vino reso sdoganato e trasportato in magazzino a Londra con un prezzo di partenza di £ 4.72 genera un margine per il commerciante di £ 13.08 - ossia di oltre il 200%. I produttori coltivano, trasformano, confezionano, vendono, fanno attività commerciali, i commercianti lo vendono e basta. Abbiamo evidenziato la fregatura: viviamo in un sistema che sottrae reddito a chi produce e lo trasferisce a chi distribuisce. Salteremo per aria.
Rispondigianpaolo
circa 11 anni fa - LinkLo so che è piu' facile fare come Tomacelli, scandalizzarsi e poi girare pagine, però così si rischia di non approfondire mai nulla e di lasciarsi andare al populismo. Se i ristoranti a Londra praticano un GP del 75% (che vuol dire un prezzo finale di 4 volte quello di acquisto), è perchè se non lo fanno chiudono bottega. I costi fissi a Londra sono altissimi: l'affitto di un locale varia dalla zona alle dimensioni, ma è di molte decine, anche centinaia di migliaia di sterline l'anno. Parlando di IMU, le tasse locali che il governo si prende sugli immobili, si chiamano "rates", spesso equivalgono all'importo di un affitto, ovvero decine o centinaia di migliaia di sterline l'anno, e vengono pagate dall'affituario (ovviamente dal proprietario se il locale è sfitto). In piu' non c'e' il beneficio del pagare "a babbo morto", cosa che adesso non dovrebbe esserci piu' anche da noi, ma che ha in qualche maniera contenuto i ricarichi fino ad ora. Non mi stupirei piu' di tanto se, in seguito all'europizzazione dell'Italia, con pagamenti piu' stringenti, distribuzione invece che acquisto diretto per non fare magazzino, tasse sulla proprietà in aumento, anche da noi il costo dei vini diventasse piu' caro al ristorante. Posto però che almeno da noi l'accisa è pari a zero. Dico questo contro il mio interesse, perchè è ovvio che tutti vorremmo che i vini costassero meno al ristorante, ma penso che i primi a volerlo sarebbero proprio i ristoranti. Siccome non credo alla teoria del complotto della ristorazione tutta unita nel ricaricare in modo eccessivo i vini, almeno in questo caso, devo presumere che questa è la realtà. Può non piacerci, e infatti non ci piace, ma questo non cambia di una virgola i fatti.
RispondiNelle Nuvole
circa 11 anni fa - LinkA questo commento intelligente di Gianpaolo, as usual, aggiungo che, nonostante i prezzi, i ristoranti a Londra sono spesso più pieni che vuoti e che i nostri vini si vendono bene, anche se mediamente un vino di qualità in bottiglia - non cartonato - costa dalle 70 sterline in più. Per quanto imbolsito e marketing orientated non posso fare a meno di apprezzare Jamie Oliver. I suoi programmi - mitico quello del viaggio in Italia col pulmino Volkswagen - sono un gioiello di comunicazione intelligente. Il Nostro ha fatto tantissimo per migliorare il gusto degli inglesi, tipo la battaglia per il cibo delle mense scolastiche, per aiutare i giovani disadattati con il progetto Fifteen, per rendere consapevoli i suoi compatrioti di come mangiare meglio sia utile per migliorare la qualità della vita. Avercene in Italia! Altro che prova del cuoco, il cuoco e la gnocca, qualcuno volò sul nido del cuoco e così via.
Rispondituttibraviacriticare
circa 11 anni fa - Linkio aggiungerei anche masterchef e simili.....qualunquemente inutili...:)
RispondiRoberta Urso
circa 11 anni fa - LinkLa qualità del vino in Tetrapak confezionato da Cantine Settesoli per Jamie Oliver deriva dall'attenta selezione di uve a bacca rossa e biancha ad indicazione geografica tipica coltivate nei vigneti di Menfi, accuratamente selezionate, raccolte a mano e vinificate in acciaio: la scelta del Tetrapak è una scelta ecologica e di sostenibilità espressamente richiesta da Jamie Oliver. Chiunque volesse saperne di più sulla qualità, l’ecosostenibilità, l’impegno e la passione dei 2.000 viticoltori della cooperativa Cantine Settesoli può visitare il sito www.cantinesettesoli.it, o mandare una e-mail a info@cantinesettesoli.it Roberta Urso Responsabile Pubbliche Relazioni Cantine Settesoli
Rispondialberto
circa 11 anni fa - Linkma sono i torre solada ribrandizzati
Rispondifrancesco
circa 11 anni fa - LinkSono d'accordo con Nelle Nuvole, sull'investimento dei nostri Chef. Abbiamo veramente un numero esiguo di Chef di prestigio che hanno usato le loro peculiarità culinarie per creare business. Bravi Jamie Oliver, Gordon Ramsay, Alessandro Borghese.
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