Aldo Grasso sbaglia a stroncare gli chef in tv. Però, a ben vedere…

Aldo Grasso sbaglia a stroncare gli chef in tv. Però, a ben vedere…

di Alessandro Morichetti

Aldo Grasso è il critico televisivo del Corriere della Sera e mi rivolgo a lui da felice non possessore di tv che però vive incollato a un monitor dove intercetta molte cose interessanti della tv. Nel video qui sotto analizza il fenomeno dilagante del cibo in tv ma già dal sommario non sono d’accordo con lui.

Dateci un occhio poi commentiamo insieme.

Il cibo in tv: nausea da chef stellati” recita il titolo: raramente cucinano, spesso giudicano, qualche volta fanno innamorare il grande pubblico di quell’autentica meraviglia che è la ristorazione stellata italiana. Gli chef stellati mi nauseano quando invece di fare quello che sono – chef stellati – diventano altro da sé, tuttologi, opinionisti, macchiette da b-movie. Lo chef che cucina da chef è poesia. Ti proietta in un mondo suo come fosse tuo, ti fa sognare, crea, rilegge la storia e ne scrive di nuova. (“Vieni in Italia con me” è IL testo per definizione sull’arte in cucina. “Restaurant Man” di Joe Bastianich, invece, è IL testo perfetto per la prosa in cucina). Ma passiamo oltre.

Le trasmissione televisive dovrebbero aiutarci a migliorare a cucinare” è l’occhiello: e da quando, caro Aldo? Tra le prime 3 o 4 ragioni per cui reputo interessanti certe trasmissioni che hanno a che fare col cibo non necessariamente c’è questa. Io non so cucinare e non me ne vanto, il bello è che mi piace moltissimo guardare ed ascoltare per poi rimuovere bellamente mentre mi ingozzo senza pietà. Ho amici che migliorano la loro tecnica vedendo certa tv (da Igles Corelli in giù) ma a me quelle trasmissioni piacciono come intrattenimento stuzzicante, esplorazione di un mondo non mio e vettore di fantasticazioni varie tra i ristoranti d’Italia e del mondo. Poi a cena io porto il vino, e mica posso saper fare tutto.

L’attacco poi, se possibile, è persin peggiore: “Uno va al ristorante perché solitamente vuole mangiare meglio di quello che mangia a casa“. Aldo (ormai siamo amici), viviamo nel paese con la più potente, inimitabile, insostituibile, incontenibile cucina casalinga di tradizione non del mondo ma dell’intero pianeta. È una roba dal tasso di italianità del 1000%. Questo porta con sé una conseguenza se possibile nefasta: almeno metà degli italiani è convinta che come si mangia a casa non si mangia da nessuna parte. Alcuni (pochi) a ragione, molti a torto. Ma l’esperienza sociale dell’andare al ristorante è qualcosa di non contenibile nel “vado a mangiare meglio che a casa”: vado a rilassarmi, a non dover lavare i piatti, a farmi servire e riverire, ad accompagnare una pupa, insomma ci siamo capiti? Mangiare bene è importante ma se solo la metà dei ristoranti di pesce di tutto l’Adriatico facesse tagliatelle alla marinara bianca lontanamente avvicinabili a quelle di mia zio io ringrazierei il cielo e bacerei per terra (disposto a pagare anche 12 o 15 euro una porzione).

Altrettanto risibile poi è la conclusione secondo cui, col proliferare di chef in tv, “si richia di mangiare peggio“: nesso di causa-effetto non pervenuto.

Quindi, concludendo: la costruzione delle argomentazioni di Aldo Grasso sugli chef in tv è lacunosa. Alcune trasmissioni sul cibo e dintorni sono notevoli, penso a Chef Rubio, Hell’s Kitchen, 4 ristoranti di Alessandro Borghese e Cucine da incubo su tutti. Il rischio, semmai, è che una eccessiva teatralizzazione della vita di cucina possa sì avvicinare ad un mestiere umile ma esaltandone smisuratamente lustrini e paillettes a discapito dell’olio di gomito (elemento primo e non sostituibile di ogni cucina).

Detto questo, Grasso un po’ di ragione ce l’ha pure: la proliferazione di chef col fondotinta in tv ha davvero rotto le scatole. Per il resto, io sto con lui: “La cucina in tv? Resterà per un sacco di tempo. Parola di Cannavacciuolo“.

[Foto: Fondazione Mirafiore]

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

7 Commenti

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Giancarlob

circa 8 anni fa - Link

Certo che da non possessore di TV dimostra di avere una non indifferente conoscenza delle trasmissioni dedicate alla cucina......

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Paolo

circa 8 anni fa - Link

Cosa c'entra la tivvù (obsoleto elettrodomestico) con le trasmissioni televisive? Queste sono ampiamente analizzate, sezionate, fruibili con mill'altri mezzi tecnologici, dallo streaming all'archivio dei canali televisivi, financo con interattività in tempo reale su qualche social-coso. Non mi sembra che l'autore scriva 'mi riferiscono perché non frequento'; frequenta in forma diversa, e non manca di approfondire.

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bruno

circa 8 anni fa - Link

D'accordo in pieno con Alessandro Morichetti sulla cura del cliente e sui motivi per cui si sceglie di mangiare fuori. Incredibilmente però una miriade di ristoratori non lo capisce, forse perché è un mondo pieno di improvvisati che aprono un ristorante come aprirebbero un magazzino di vernici solamente pensando che sia un ottimo settore per i profitti ma senza avere nessuna cognizione del senso di accoglienza necessario per farlo. In molti locali è tutto curato nei minimi particolari, dal design alla tavola passando per la carta dei vini, ma manca la cosa più importante. La passione, l'anima, lo spirito che anima quella particolare proposta culinaria. Ecco quella a volte è possibile trovarla anche in locali minori, ed è secondo me la base su cui costruire attorno tutto il resto.

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Sir P.

circa 8 anni fa - Link

la cucina in tv non può e non ha il compito di migliorare la cucina casalinga. Almeno non tutti i programmi. Altrimenti diventerebbe in un attimo una specie di super quark culinario.... per farla breve vedere un mucchio di porno non aiuta a migliorare le prestazioni sessuali se di base sei una capra....

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Valevino

circa 8 anni fa - Link

Grazie alle trasmissioni che hanno portato tutte le tipologie di cucine in tutte, ma proprio tutte le case, la gente è diventata perlomeno più curiosa e consapevole. Mi piace vedere giovanissimi ispirati da esecuzioni gastronomiche, e che da grandi vogliono fare lo chef: la cucina è fantasia, tecnica e conoscenza: più bello e stimolante rispetto a pochi anni fa, quando grazie a certe trasmissioni l'unico e triste obiettivo era diventare Fabrizio Corona...

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andrea

circa 8 anni fa - Link

Scusi Morichetti, non c' entra con Aldo Grasso, ma lei come si pone rispetto al canone in bolletta del nostro primo ministro Renzi? Io mi trovo nella sua privilegiata e felice condizione e sono incazzato nero. A 'sto punto facciamo pagare l' accisa sugli alcoolici pure agli astemi. Forfettaria, in bolletta e che siano contenti 'sti astemi che se bevevano gli andava pure peggio. Zozzoni. E chi si lamenta imbuto e tavernello. Disfattisti.

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sergio

circa 8 anni fa - Link

La tesi della micro-argomentazione (un minuto è 10 secondi di "testo parlato" composto da una decina di frasi) di Aldo Grasso è nel titolo e nella conclusione in cui parla di EFFETTO SATURAZIONE dovuto all"ECCESSIVA PRESENZA" degli chef in TV. Effetto saturazione che, dice Grasso, ha un nome PRECISO parlando di cibo: NAUSEA. E la parola nausea è ben evidente nel titolo: "Il cibo in tv: nausea da chef stellati" . Mi soffermo sulla conclusione-tesi-opinione di Aldo Grasso. 1 E' la parte più importante dell'argomentazione. 2 Sembra, che Morichetti la condivida, o almeno in parte. 3 E' un'opinione che anche altri italiani condividono, magari usando altre parole, anche più colorite. Attenzione, non sto dicendo che Tutti gli italiani hanno questa opinione. 4 E' un'opinione che condivido. . Detto questo, che è la parte più importante, aggiungo qualcosa sul "percorso argomentativo" di A. Grasso per arrivare ---> alla conclusione(descritta sopra). 1 Non è molto efficace(il percorso) 2 Non è strettamente collegato alla conclusione(non c'è coerenza argomentativa). 3 Ma, attenzione, faccio delle considerazioni un po' diverse da quelle di Morichetti. Ad esempio, è vero che vi sono molte motivazioni per andare a ristorante(v. Morichetti) ma è anche vero che alcuni vanno a ristorante per mangiare meglio che a casa. Quello che critico, invece, è la scarsa coerenza di questo enunciato con la tesi-opinione che si vuole portare avanti. . Anche la frase che queste trasmissioni con chef stellati(sono di puro intrattenimento) possano peggiorare le abilità culinarie di chi le guarda è oscura: cosa voleva dire, Grasso? Mettendo in funzione l'immaginazione potrei trovare, anche, delle spiegazioni: ma è troppo sintetica per capire cosa Grasso intendesse dire veramente: di sicuro mi sento di dire che per IMPARARE A CUCINARE ci sono percorsi migliori. Ma, soprattutto, questo enunciato non contribuisce a rafforzare la tesi-conclusione.E non sembra coerente. . Conclusione: 1 Condivido l'opinione di A Grasso sull' eccesso di chef in TV 2 Non condivido il suo percorso argomentativo. PS Sugli Chef Stellati e sulla cd. Cucina Creativa si possono formulare "altre critiche", che vanno oltre alla LORO PRESENZA IN TV: riguardano la loro cucina, che, per definizione, dovrebbe essere innovativa e creativa.Ma è un altro argomento.

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