I 10 consigli di Alessandro Masnaghetti (Enogea) ad un giovane degustatore

I 10 consigli di Alessandro Masnaghetti (Enogea) ad un giovane degustatore

di Redazione

Post pubblicato il 16 febbraio 2012 su Facebook. Aveva mica senso lasciarlo morire lì? No. [am]

Consigli a un giovane degustatore

1) Non so quanto questo possa turbarvi, ma sono convinto che per degustare non si debbano avere delle doti particolari. Bastano un naso, una bocca e se vogliamo anche degli occhi che funzionino a dovere.
Se poi Madre Natura vi ha dato il tocco di Zico o la memoria enciclopedica di Bettane, tanto meglio. In caso contrario, basteranno un bel po’ di allenamento e tanta voglia di conoscere per farvi diventare una specie di Gattuso del vino, che visto con l’occhio del milanista è tutt’altro che da buttare.

2) Volendo imparare ad assaggiare, bisogna ovviamente iniziare ad assaggiare e per farlo bisogna investire su tre fronti: viaggi, studi e bottiglie. Viaggi, per conoscere i produttori e le relative zone di produzione (di tutti i generi, sia i primi che le seconde); studi, per crearvi delle basi tecniche indispensabili (ma senza perdersi nei tecnicismi inutili tipici dei neofiti); bottiglie per potervi allenare con metodo.

3) Quando scrivo con metodo, intendo degustazione alla cieca e comparata. Che siate da soli e in compagnia, questo è l’unico modo per permettere ai vostri sensi di “scavare” con profitto nel bicchiere restando allo stesso tempo con i piedi per terra (e scoprirete più avanti che cosa intendo dire).

4) Volendo iniziare a “scavare” con proficuo, la prima cosa che dovete fare è memorizzare ogni vino che assaggiate perché il primo obiettivo che dovete perseguire è quello di essere in grado con il tempo di riconoscere alla cieca un vino, un’annata, lo stile di un produttore o di una zona in particolare. Quando riuscirete a fare questo non avrete bisogno che qualcuno vi dica bravo, perché ve lo potrete dire da soli.

5) Una volta diventati bravi, la prima cosa che dovrete fare è dimenticare tutto ciò che avete fatto fino al giorno prima (a parte viaggi e studi). Da quel momento in poi dovrete infatti iniziare a degustare alla cieca senza più pensare a ciò che sta nel bicchiere (cosa tutt’altro che semplice). Se così non fosse, il vostro giudizio inizierebbe ad essere guidato più che altro dalle vostre simpatie (o antipatie) e il vino, invece di degustarlo (anche se a voi sembrerà di farlo), inizierete a immaginarlo, perdendo di vista ciò che realmente c’è nel bicchiere e perdendo in un solo colpo anche quel minimo di oggettività che ogni degustatore deve sforzarsi di avere. Non è un delitto, ovvio, ma sappiate che se così fosse potreste anche risparmiarvi la fatica di rendere anonimi i campioni.

6) “Le vin ne doit pas être seulement bon à boire, il doit être bon à penser”. Questa frase l’ho presa pari pari dalla rivista Vinifera di Jacques Perrin e fa da raccordo perfetto con quanto scritto al punto precedente.
La sua applicabilità non è chiaramente universale, ma di sicuro, per una certa fascia di vini, ha una validità pari a quella della legge di gravità. Ciò che distingue l’alcolista dal vero appassionato di vino è infatti l’esigenza di trovare nel vino qualcosa in più del semplice piacere organolettico e quindi qualcosa che lo induca a “pensare”. Il vero problema, non solo da oggi – per la verità, è che il vino, invece di fare pensare, viene troppo spesso “pensato”, specie da chi ne scrive, vuoi perché serve a trasmettere una propria sincera convinzione, vuoi perché fa “fico” e ti fa apparire agli occhi dell’interlocutore come il depositario di chissà quali straordinarie verità.

7) Se volete un esempio, eccovene uno. Nel catalogo di una degustazione organizzata pochi mesi fa da una rivista di settore (pur valida) ho trovato una scheda organolettica in cui la Malvasia di Bosa di Columbu veniva descritta come un vino dalla “dolcezza chiara”. Avendone una bottiglia in fresco, aperta dal giorno prima, sono tornato ad assaggiarla, trovandola di nuovo rigorosamente secca. Non sicuro, il giorno dopo l’ho riassaggiata. Secca, inequivocabilmente secca. Ancora nel dubbio, ho mandato un campione al laboratorio di analisi e il risultato e stato inappellabile: di zuccheri, solo tracce. Così va il mondo.

8) Altro esempio, ancora più calzante. Ad una cena tra colleghi, la maggior parte stranieri, abbiamo aperto (non alla cieca) una grande bottiglia di un grande produttore che si è rivelata – non importa per quale motivo – un’altrettanto grande “monnezza”. Eppure quasi nessuno ha avuto l’onestà e/o il coraggio di esporsi e ha lasciato spazio alle più stravaganti giustificazioni della maggioranza. Qualcuno addirittura è arrivato a scomodare i ricordi dell’infanzia “quando andavo da mio nonno in campagna e sentivo quegli odori che voi giovani non siete più abituati a sentire”. Sarà, ma la merda di vacca (mischiata pure all’aceto) non è esattamente quello mi aspetto quando apro una bottiglia di vino. Così va il mondo.

9) Usando un linguaggio meno “forbito” e senza con questo voler dare ragione ad alcuni tecnici che vorrebbero spiegare il vino solo con i numeri (così sarebbero anche gli unici autorizzati a giudicare il proprio operato), credo che nella degustazione ci siano alcuni punti cardine (ossidazione, riduzione acescenza et similia) che vadano rispettati. In caso contrario la degustazione diventerà sempre più una coperta che chiunque, con un minimo di personalità, potrà tirare a proprio piacimento.

10) E a proposito di personalità eccovi un’altra storiella. Sempre alcuni mesi fa, alla fine di una degustazione alla cieca di Barolo, un assaggiatore giovane quanto bravo e presuntuoso si sbilanciò sul vino del produttore xy affermando, con quell’aria di chi la sa lunga: “vedrete domani, se tra i 2001 ci sarà anche il suo Barolo sarà molto meglio di questo 1996. L’ho assaggiato da lui e ve lo posso garantire”. Il giorno successivo, alla fine della degustazione, l’ardito giovinotto, richiesto di un suo parere su un vino di cui ancora non conosceva il nome, sparò a zero senza tanti cerimoniali. Come potrete immaginare, il vino in questione era il Barolo 2001 del produttore xy.

La morale? Evitate di assaggiare pensando sempre di “ tenere na minchia tanta*” perché Madre Natura, pur se donna, prima o poi vi dimostrerà di avere un paio di centimetri più di voi. E non è una cosa bella.
Soprattutto se siete giovani e nel pieno delle forze.

* cfr Frank Zappa (1940-1993), Uncle Meat, 1969, doppio CD, Rykodisc.

Alessandro Masnaghetti

[Immagine: Qumran]

9 Commenti

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Francesco

circa 8 anni fa - Link

Da appendere sulla parete di ogni enoteca/ristorante del mondo, e da leggere spesso per ricordarsi che si beve per il piacere di farlo!

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antonio

circa 8 anni fa - Link

Grande Masnaghetti, il grande talento di riuscire a dire scomode verità con bella ironia. Più che in ogni enoteca lo imporrei come testo obbligatorio in tutti i corsi da sommelier del mondo :-)

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AlbertoB.

circa 8 anni fa - Link

Chapeau. Quanto è bello leggere un decalogo del genere. Da stampare, conservare e leggere a cadenza periodica.

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biotipo

circa 8 anni fa - Link

ciao grande masna, quanto mi manca enogea. p.s.: non si potrebbe avviare una sottoscrizione per farla tornare in vita?

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jJosè Pellegrini

circa 8 anni fa - Link

posso definirla lectio magistralis ? Sì, non temo obiezioni. Decalogo comunicato ai giovani e meno giovani della famiglia .Complimenti Masnaghetti.

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Roberto Stucchi

circa 8 anni fa - Link

10 consigli davvero eccellenti ne aggiungerei solo 1 11) sputa se vuoi assaggiare molti vini

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Sergio

circa 8 anni fa - Link

sì, molto interessante: ma quanti soldi ci vogliono se il vino è un hobby? il tempo si può trovare invece. Gustosissimi gli aneddoti!

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Steno

circa 8 anni fa - Link

"La morale? Evitate di assaggiare pensando sempre di “ tenere na minchia tanta*” perché Madre Natura, pur se donna, prima o poi vi dimostrerà di avere un paio di centimetri più di voi. E non è una cosa bella. Soprattutto se siete giovani e nel pieno delle forze." Parole da scolpire nella pietra,amen! 10 punti in piu'per la citazione zappiana.

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Flavio

circa 8 anni fa - Link

Chapeau.

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