Aglianico e vecchi merletti. Ne sopravvissero solo 4 (su 10)
di Alice in WonderlandTredici a tavola con tredici vini. Dieci aglianico, due Champagne e un verdicchio. Alla cieca, si fa conoscenza con i vari bicchieri, che sfilano e se ne vanno, un po’ come in uno speed date, un po’ più slow, però. Per reciproca mancanza di argomenti, almeno con due di essi ci congediamo presto. Con altri tre, sullo scadere del tempo, ci riconosciamo immediatamente incompatibili, con altri due non scocca la scintilla ma siamo intenzionati a lasciare una porta aperta e, magari, a rincontrarci in un altro momento, quando saremo un po’ più o un po’ meno così, comunque diversi da questo momento.
Quattro vini, invece, fanno colpo al primo contatto. E il pensiero che, comunque, si stia parlando di vino, e non di uomini, consola non poco. Senza obbligo di scelta, sarò legittimata a trascorrere le serate in contemporanea presenza di tutti e quattro, senza rischiare accuse di tendenze poliandriche.
Dietro l’aspetto estetico dell’accoglimento di un vino e del momento dell’incontro con esso, viene da se’ il dare spazio alla sua funzione di mezzo per la ricerca della sua essenza e al contempo per la ricerca della conoscenza di se’. Lasciarlo giocare a fare il Virgilio.
Perché sarebbe riduttivo e inverosimile pensare che su tredici vini se ne illuminino quattro solo sulla scia di un godimento edonistico momentaneo, di un impulso unicamente sensoriale. Ci sono corrispondenze vino-uomo che hanno qualcosa di misterioso e mistico. Non tutte queste corrispondenze sono spiegabili con l’indagine razionale, ma e’ comunque divertente provare.
Due Vulture e due Taurasi. Un Vulture ed un Taurasi imprevedibili, giocosi, divertiti e divertenti, dispettosi ma in grado di diventare seri in un attimo. Un Vulture e un Taurasi, invece, subito seri, affidabili, dalle braccia forti e paterne, ma capaci di trasformarsi senza preavviso in entità fuggevoli. Ognuno ha attratto per una caratteristica particolare. Ognuno ha detto e contraddetto. Questi vini hanno convinto, hanno promesso e mantenuto, hanno deluso qualche aspettativa e, al contrario, offerto sorprese laddove aspettativa non c’era. Hanno dato stimoli al pensiero e al contempo all’abbandonarsi al piacere di prendere atto dei loro caratteri, del loro equilibrio, della loro personalissima armonia, dei loro caratteri intriganti eppure tanto godibili anche nel semplice avvicinarvisi senza esasperare l’indagine. I miei preferiti della sera:
Taurasi docg Riserva 2001 – Perillo
Tabacco, erba tagliata, fumo, carta di giornale, argilla, spezie dolci. Spesso ma elegante, avanza a passo deciso ma senza pesantezza, polpa di ciliegia a metà bocca e chiude lungo su note balsamiche e di sigaro. Equilibrio e potenza.
Vigna Caselle Aglianico del Vulture doc Riserva 2003 – D’Angelo
L’enfant terrible della serata. Cangiante, mutevole, imprevedibile. Liquirizia, caramella balsamica, bacche nere, sale, radici, pietre, tanti spigoli che poi si smussano. Per un po’. Si stiracchia nel bicchiere, lancia frecce acide, torna indietro e di arrotonda un po’. Poi, come se si svegliasse all’improvviso, note verdi, poi minerali, poi verdi, minerali e di fiori secchi insieme.
Poliphemo Taurasi docg 2007 – Luigi Tecce
Psicotropo, psichedelico e catartico. Note mentolate e di pietra pomice, radici, liquirizia, amarena sotto spirito, acciuga, gerani e tante viole, anice. Bocca di cerchi concentrici e di effetti per chitarra elettrica, Escher a colori fluo, si espande e si ritrae, dal grido al raccoglimento, dal raccoglimento al grido.
Damaschito Aglianico del Vulture doc 2009 – Grifalco della Lucania
Sassi macinati, lava, cupo. Esordisce in bocca serio, severo e scuro, poi si sblocca e sboccia e svuota le tasche di tanti tasselli colorati. Non sarà necessario ricomporre il mosaico, lo fa da se’, naturale la sua ricerca di compostezza ed ordine. Insieme al freddo della roccia arriva il calore della pietra lavica. Un tranquillizzante e continuo alternarsi di temperature. Un percorso benessere, dalla sauna al frigidarium con aromaterapica profusione di geranio, melograno, iodio e anice. La rosa purpurea del Vulture.
5 Commenti
andrea federici
circa 10 anni fa - Link... sono proprio in sintonia con Alice Aliceinwonderland! gli stessi fra i miei preferiti della serata
RispondiAlessio
circa 10 anni fa - LinkPersonalmente ho un'altra scelta sui "preferiti" ma quello che è certo è che la degustazione è stata davvero interessante. Ci si diverte molto anche uscendo dal solito circolo Pinot Nero - Nebbiolo - Sangiovese. :-)
RispondiCecilia
circa 10 anni fa - LinkIn quanto parte in causa, non posso che sciogliermi alla frase finale: "La rosa purpurea del Vulture". La scrittura di Alice mi affascina e appassiona! ( e il pericoloso morbo delle Isole Maroniadi non l'ha colpita…)
RispondiStefanoR
circa 10 anni fa - Linksarebbe interessante sapere anche gli altri vini della serata....
Rispondigp
circa 10 anni fa - LinkChi cerca trova: http://degustazioniagrappoli.blogspot.it/2014/02/enoi-e-l.html Notare in particolare il colore... nerone dell'ultimo, vino erculeo/ercolino e campione maroniano.
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