Trarre le conseguenze

Trarre le conseguenze

di Stefano Cinelli Colombini

Siamo certi che “il mondo in cui viviamo sia cambiato in maniera inequivocabile” (cit. Jacopo Cossater, Cronache dal caos climatico | Gianluca Morino di Cascina Garitina), eppure la comunicazione del vino continua a girare intorno agli stessi stereotipi. Uno per tutti, la zonazione.

Vi invito a seguirmi in un ragionamento semplice, al limite della banalità: ogni micro-zona, cru o vigna acquista la sua peculiarità dall’interazione di fattori non variabili come il suolo, fattori che ogni tanto variano come vitigno e portainnesto e fattori pienamente variabili come piovosità, temperatura, venti, insolazione e intervento umano.

Esistono periodi di clima costante e, se coincidono con un momento di scarsa variabilità del “fattore umano” (prevalenza di stili di impianto, coltivazione e cantina omogenei), si può assistere alla produzione di vini con caratteristiche riconoscibilmente simili in zone omogenee; queste sono le micro-zone. Per cui è vero che in situazioni di stabilità generale le mappe con le zone colorate hanno un senso.

barolo cru

Ma che succede se sul suolo di quella specifica micro-zona (che non muta) cade metà acqua, o il doppio? Se la temperatura si innalza o si abbassa, o se cambiano le correnti e il vento prevalente che portava frescura ora arriva da un quadrante diverso ed è caldo? In matematica, se cambiano i fattori di una equazione, il risultato cambia. La logica dice che lo fa anche l’uva. Ergo, nell’attuale mutevolezza estrema del clima è improbabile che le micro-zone note continuino a dare lo stesso risultato di un decennio fa; seguiranno le imprevedibili interazioni dei fattori invariabili e variabili, e va anche considerato che oggi tutto muta a macchia di leopardo.

La variabilità colpisce molto meno le grandi Denominazioni, ovvero le macro-aree, al loro interno magari le zone migliori si sposteranno più in basso o più in alto (come è accaduto più volte nei secoli) ma i fattori che determinano il clima su territori così vasti cambiano necessariamente molto meno. Ci aspettano anni interessanti, da quel che sento nelle ossa i grandi classici (aziende o Denominazioni) sono grosse piantacce rustiche che i secoli non hanno piegato, come la vite, e questa bufera non li accopperà.

Ma molto cambierà.

Post Scriptum – C’è un aspetto della zonazione che non pare risentire del climate change: alcune micro-zone valgono molto più di altre, sia come bottiglie che come vigneti. La non-mutevolezza in un mondo mutevole è una singolarità, apparentemente si direbbe più attinente ai prodotti finanziari che a quelli enologici.

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Stefano Cinelli Colombini

Nato nel 1956 a Firenze da un'antica famiglia senese, è il titolare della Fattoria dei Barbi a Montalcino. Membro dell’Accademia Nazionale della Vite e del Vino e dell’Accademia dei Georgofili, è un grande appassionato di storia, arte e musica classica.

3 Commenti

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marcow

circa 11 mesi fa - Link

Grande articolo.

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Andrea

circa 11 mesi fa - Link

Ed alla fine Diogene Laerzio trova Cinelli Colombini. Chapeau. Seguir virtute e conoscenza restituisce l' uomo

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Andrea

circa 11 mesi fa - Link

Maledetto correttore

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