Candido | Non puoi dire di conoscere il Salento se non hai bevuto un Cappello di Prete
di Antonio TomacelliLa Puglia del vino, quello in bottiglia, somiglia a certi ragazzini in piena tempesta ormonale: cambiano umore, preferenze e opinioni con lo stesso ritmo della loro playlist: oggi si ascolta solo autoctono, domani quell’alloctona di Lady Gaga. Se questo non vi bastasse, posso sempre aprire il capitolo “cantine sociali”, autentiche campionesse del turn-over vertiginoso: nascono e muoiono nel volgere di una vendemmia, dopodichè chi si è visto si è visto. In questo panorama tumultuoso esistono però alcune gloriose eccezioni — leggi “cantine affidabili nel tempo e nello spazio” — tra le quali c’è sicuramente la cantina fondata nel ’29 da Francesco Candido a Sandonaci, giusto al confine tra le province di Lecce e Brindisi. Siamo in piena doc Salice Salentino o, se preferite, nel cuore del negroamaro. La cantina Candido, oggi guidata dai fratelli Alessandro e Giacomo, è un piccolo gioiello di regolarità da portare ad esempio alle future generazioni.
Dietro una bottiglia di Cappello di Prete c’è prima di tutto un progetto di vita scritto nei 140 ettari di proprietà aziendale più altri 180 coltivati da piccoli proprietari che vengono seguiti direttamente dai tecnici della cantina. Pochissimi, manco a dirlo, i vitigni migliorativi limitati a qualche ettaro di chardonnay, causa cronica mancanza di bianchi autoctoni pugliesi. Insomma, non bisogna essere delle volpi per capire che Candido è una delle mie cantine preferite e, ciliegina sulla torta, c’è persino un reparto comunicazione efficiente, di quelli che spediscono i campioni ai blog e si preoccupano dell’avvenuta ricezione. Avvertenza finale: i prezzi dei vini sono indicati nella sezione dedicata al commercio elettronico e sono, in genere, più convenienti dei prezzi in enoteca. In gdo trovate qualcosa ma costa ancora di più perchè Candido non ha rapporti diretti con i supermercati.
Tenuta Marini – Fiano Igt Salento 2010: sarebbe in realtà un fiano minutolo, ma il disciplinare Igt non ne permette la dizione completa. Dolenti note: il minutolo non mi fa impazzire e sono convinto sia fratello del moscato e solo cugino di quarto grado del vitigno campano ma, tant’è, ai produttori pugliesi piace e non si può vivere di solo chardonnay (vedi sopra). In effetti il bicchiere ha una spinta aromatica pazzesca e a freschezza del palato siamo messi maluccio, ma, chettedevodì, il vino c’è e forse mi sbaglio io. Nel dubbio sono 77 punti.
Le Pozzelle – Salice Salentino DOC rosè 2010: ne avevo parlato in un post bollente e non solo per la temperatura agostana! Riassaggiato a dicembre guadagna qualcosa nella mia stima: che stia invecchiando bene? p.78
I Satiri – Salice Salentino Doc rosso riserva 2006: bello davvero questo Salice doc, così teso e nervoso. Tutti i profumini e i sapori di marasca-confettura-liquirizia sono al posto giusto ma senza esagerare. Più vino che frutto e tipicità a pacchi per gli amanti del genere: occhio, vale almeno cinque eurini in più del suo costo effettivo. p. 84
Cappello di Prete – IGT Salento rosso 2007: vi stimo fratelli Candido: anni che lo bevo (e lo offro agli amici) e mai una figuraccia o un’annata meno che accettabile. E poi mi piacciono quella morbidezza senza dolciosità, il frutto da negroamaro di razza e la precisione da quartetto d’archi di Mozart: chapeau! p. 88
Duca d’Aragona IGT Salento rosso 2005: per anni l’ho sempre considerato uno dei migliori vini di Puglia e ancora mi chiedo perchè sia così poco considerato. Resta uno dei rari casi in cui legno e vino vanno d’accordo anche se questa versione 2005 mi perplide alquanto. Non mi ha convinto, in particolare, quell’arancia sanguinella zuccherata che rende stucchevole il finale. Per il resto nulla da eccepire: grande naso di frutta rossa e spezie e piglio da nobiltà pugliese. Ci fosse stata una bevibilità migliore sarei andato oltre gli 85 p.
Sito internet aziendale: carino e molto ben fatto. La grafica è semplice ma di grande impatto, si vede che in azienda badano alla sostanza. Le schede tecniche dei vini sono scaricabili in pdf, come pure la foto della singola bottiglia o l’etichetta. Avrei sprecato qualche parola in più sul terroir in generale, ma il commercio elettronico e l’indicazione della quantità di solforosa per ogni vino valgono un bonus. 82 p.
9 Commenti
valentina
circa 12 anni fa - Linkcedo alla tentazione di ringraziare chi apprezza il mio lavoro di comunicatore e colgo l'occasione per dire che, senza voler essere troppo di parte, tra i prezzi delle etichette Candido in enoteca e quelli del sito aziendale dedicato all’e-shop, c’è solo una considerazione da fare: i vini Candido hanno davvero un ottimo rapporto qualità/prezzo!
Rispondialexer3b
circa 12 anni fa - LinkChe il Fiano Minutolo abbia una spinta aromatica decisa e che c'entri poco con il quasi omonimo campano è fuor di dubbio. Nello specifico il 2010 del Tenuta Marini non m'è dispiaciuto, probabilmente complice anche l'annata fresca. Mi sono piaciuti quei toni aromatici molto scuri tendenti al chinotto e la buona sapidità, tratto non comune nei bianchi pugliesi (e me ne sono sgargarozzati un po' visto che le vacanze le faccio sempre in Salento e la cenetta di pesce ci scappa sempre ... difatti l'ho bevuto a cena ad Otranto). Malgrado, come giustamente fai notare, la freschezza non sia il piatto forte della casa, a tavola va benone. :-)
RispondiAdriano Anglani
circa 12 anni fa - LinkChiedo perdono per l'OT Il (Fiano) Minutolo non c'entra assolutamente nulla con "il quasi omonimo campano" e infatti, FINALMENTE direi, pare che abbiano deciso di chiamarlo soltanto MINUTOLO, vitigno che dovrebbe essere imparentato con la famiglia dei moscati dei quali conserva una spiccata aromaticità varietale. Da pugliese appassionato di questo vitigno e di vino in generale non posso che essere contento di questa soluzione che, spero, porti un po' di chiarezza quando si parla di (fiano) MINUTOLO. Chiedo perdono per l'OT P.S. Cappello di Prete gran bel vino e soprattutto gran bel rapporto qualità/prezzo.
RispondiMassimiliano Montes
circa 12 anni fa - LinkMi permetto di dire che hai fatto benissimo a precisare, e non sei tanto OT. Il Minutolo non c'entra nulla col Fiano campano, è un semiaromatico più simile ad un traminer. Vitigno che a me piace tanto. Con tutto il rispetto per Tenuta Marini preferisco il Rampone dei Pàstini di Lino Carparelli, molto buono e con un profilo aromatico inaspettato per un vino meridionale.
RispondiAdriano Anglani
circa 12 anni fa - LinkSi parlava di Cappello di Prete per cui mi sono sentito un po' OT. Ma forse l'ho fatto anche per evidenziare la cosa ;-) Fatta salva ogni considerazione sulle due aziende che, pur con dimensioni completamente differenti, sono ugualmente molto valide, concordo sul Rampone che gode di due o trecento metri sul livello del mare di vantaggio e quindi di escursioni termiche e di venti e brezze marine che lo avvantaggiano nella finezza dei profumi.
Rispondialexer3b
circa 12 anni fa - LinkNon mi pare di aver scritto che siano parenti o che c'entrino qualcosa l'un l'altro.
RispondiTommaso Farina
circa 12 anni fa - LinkBello, il Cappello. Bello e buono.
RispondiDavide
circa 12 anni fa - LinkMi associo: il Cappello di Prete è un gran vino. Uno di quelli che mettono d'accordo tutti oltre al binomio bocca/portafoglio. Bevuto tante volte e mai trovato meno che ottimo.
RispondiGiovanna Santacesaria
circa 6 anni fa - LinkHo bevuto sempre molto volentieri il Contrada del Falco della Cantina Cooperativa di San Donaci. Negramaro, Malvasia e Primitivo. Vino molto molto buono. Ho bevuto ieri il Cappello di Prete dei fratelli Candido e devo dire che mi ha piacevolmente colpito. Boccata amabile ma corposa. Gradevolissimo. Vino di tutto rispetto.
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