Destinazione Menfishire: l’altra Sicilia di Mandrarossa

Destinazione Menfishire: l’altra Sicilia di Mandrarossa

di Antonia Maria Papagno

Una costa bagnata dal Mar d’Africa e lambita dal vento di scirocco, orizzonti senza confini e natura incontaminata. Siamo a Menfi in provincia di Agrigento, lungo la costa sud occidentale della Sicilia. Le sue origini sono antichissime e la sua storia articolata si intreccia con quella del territorio dove sorgeva Inico, un importante centro in epoca sicana. Scavi archeologici, templi dorici, la colonia della vicina Selinunte e paesaggi inviolati fanno della città un luogo di culto per gli appassionati della storia antica, del patrimonio ambientale e delle biodiversità: palma nana, giglio marino, aironi, tartarughe, vigne, ulivi e coltivazioni di varietà autoctone come il carciofo e il melone. Un luogo che racconta storie speciali e ritrovate come quella di Mandrarossa.

Ho scelto di venire in Sicilia per conoscere la terra di Menfi e le sue vigne, per capire la passione di chi le cura e scoprire chi sono gli uomini protagonisti della storia di questo luogo e delle sue memorie. Mandrarossa (uno dei brand della cantina Settesoli, enorme cantina cooperativa che conta 2.000 soci e 6.000 ettari di vigneto per 20 milioni di bottiglie annue) nasce nel 1999 dopo una ricerca durata 20 anni e mirata a studiare le potenzialità di ogni vigneto, realizzando una dettagliata mappatura dei suoli.

Un team di geologi ed esperti, tra cui Alberto Antonini e Pedro Parra, con Mimmo De Gregorio e Filippo Buttafuoco – enologo e tecnico viticolo aziendale – ha lavorato con tecniche moderne all’analisi di tutti i terreni di Mandrarossa.

Mandrarossa

Cosa rende unico il territorio del Menfishire Mandrarossa?
L’identità fortemente territoriale che ha dato il via alla ricerca e allo studio individuando ecosistemi perfetti per la viticoltura originaria. Nelle 5 diverse tipologie di suoli che caratterizzano le colline dell’azienda Mandrarossa trovano dimora le varietà di uva più adatte ad ogni singolo terreno.

Filippo Buttafuoco sottolinea: “Il suolo non è altro che l’alterazione della roccia madre”. Le varietà allevate a Mandrarossa danno vita a vini unici perché i vitigni sono stati messi a dimora dopo un accurato studio dei suoli e della loro composizione. Lo studio parte dal macro-terroir e arriva al micro-terroir, dalle contrade al singolo vigneto. Dal 2014, Alberto Antonini, Pedro Parra e il team di Mandrarossa hanno studiato con millimetrica precisione tutto l’areale di proprietà e individuato le giuste condizioni di allevamento della vite per restituire un prodotto unico e identitario.

I suoli di Mandrarossa
Sabbia: ricca di minerali
Argilla: compatta con silice ferro potassio
Medio impasto: (sabbia e argilla) magnesio e calcio
Calcare: potassio magnesio e capacità di trattenere il calcio
Limoso: limo, sabbia, argilla e elementi nutritivi

Vini di contrada e le storie ritrovate: Terre del Sommaco
Alberto Antonini, consulente di fama internazionale, afferma: “Non vogliamo fare un vino per il mercato ma un mercato per questo vino”. Micro-terroir di alta qualità e vigneti d’eccezione per il “Terre del Sommaco”, che è il frutto di una combinazione perfetta di elementi pedoclimatici: terreno calcareo, vigne a 300 metri s.l.m., brezze marine, giornate calde e notti fresche che conferiscono vitalità ed energia vibrante con tannini presenti ma maturi. Un Nero d’Avola che aspira a porsi come benchmark per tutta la Sicilia.
Terre del Sommaco – Sicilia Doc 2018  – Nero d’Avola 100% (Contrada Miccina – 100 % suolo calcareo). Matura in tulipe di cemento e in botti grandi ma è pronto per il calice solo dopo un affinamento di 8 mesi in bottiglia. Il suo è un rosso rubino luminoso che anticipa freschezza ed eleganza. Aromi fruttati con decise note mature di marasca e more, accenni delicati floreali come il bocciolo di rosa. Al gusto ritorna la frutta, un tannino setoso e tanta freschezza. Chiude piacevole su note leggermente sapide.

Vini di contrada e le storie ritrovate: Bertolino Soprano
Suolo: sappiamo che una percentuale di ciò che è presente nel suolo trova corrispondenza nei sentori percepibili nel bicchiere e che quando le radici raggiungono una certa profondità estraggono microelementi che daranno in seguito complessità e struttura al vino prodotto. Solo la moderna viticoltura e le nuove tecniche (elettroconduttività) hanno reso possibile ottenere potenza e concentrazione nei vini di contrada.
Bertolino Soprano – Sicilia Doc 2019 – Grillo 100% (Contrada Bertolino Soprano – 100% suolo calcareo). Matura un mese in tulipe di cemento, affina in botti grandi per 11 mesi e quando la “memoria della terra” incontra gli uomini che si fanno interpreti della sua storia, si instaura un legame tra vigna-uomo-territorio che regala al vino un’anima.

Menfi Doc: i vitigni bianchi del disciplinare del Menfi Doc sono: insolia, catarratto, grecanico, chardonnay, sauvignon. Per i vitigni rossi sono previsti: nero d’avola, sangiovese, cabernet sauvignon, merlot, syrah.


Wine Tour, Tavola Rotonda e Wine Taste 

La cantina Mandrarossa ha una splendida terrazza sui vigneti che declinano dolcemente fino al mare. Incastonata nel paesaggio, ecosostenibile nell’impiego dei materiali, accoglie e racconta il territorio. Il tour inizia in una vigna didattica: una fotografia ben definita di un vigneto e delle sue caratteristiche che precorre il racconto del ciclo della vite.

Varietà allevate: nero d’Avola, grillo, petit verdot e sauvignon blanc.
Dalla terrazza si scende di un piano e attraversando la bottaia termocondizionata si arriva alla sala di degustazione pronta con le postazioni di assaggio per la degustazione comparata varietale del nostro special-day Mandrarossa 2022.

L’introduzione ai lavori della tavola rotonda: suolo – clima – vigna è del presidente Giuseppe Bursi, la conduzione didattica di Gabriele Gorelli, unico Master of Wine italiano, con la partecipazione di Alberto Antonini e di Mimmo De Gregorio, enologo aziendale.

Divertente e coraggiosa, la degustazione comparata varietale (a bottiglie coperte) ha inizio con la prima batteria di solo fiano. Seguono chardonnay, grillo e nero d’Avola.

Fiano

Fiano di Avellino Docg 2021 – Pietra Calda – Feudi di San Gregorio
Giallo paglierino e riflessi oro verde illuminano il calice. Salgono fragranze di frutta fresca ed erbe mediterranee, agrumi e cenni minerali. Sapido, ottima struttura, freschissimo. Piacevole il finale su rimandi vegetali di macchia.

Fiano – Terre Siciliane IGT 2021 – Biologico – Mandrarossa
Pennellata oro verde su fondo paglierino. Cesto di fiori e frutta a polpa bianca delicata. Al gusto ritorna il frutto integro e zest di agrumi. La freschezza e gli echi sapidi restituiscono un intrigante e lungo finale.

Fiano di Avellino Docg 2021 – Radici – Mastroberardino
Giallo paglierino limpido e intenso. Il ventaglio aromatico si apre su decise note minerali poi nocciola tostata, acacia e limone. Al gusto è pieno e strutturato. Il finale è fresco, potente e sapido.

Chardonnay

Sicilia Doc 2021 – Chardonnay – Mandrarossa
Luminoso e intenso il suo colore paglierino. Esplosivi i fiori di camomilla e la frutta fragrante a polpa gialla, leggere le note di agrumi.  Al sorso esprime equilibrio tra freschezza e sapidità. Chiude armonico tra mineralità e note fruttate.

Colchagua Valley 2021 – Chardonnay – Los Vascos Barons De Rothschild – Cile (tappo a vite)
Il suo colore è giallo paglierino con sfumature oro verde. L’aromaticità è tutta concentrata sulle note minerali e quasi sulfuree intervallate a tratti da frutta matura e accenni speziati.  All’assaggio è ben strutturato e pieno. Domina al gusto una grande freschezza. Finale sapido al limite della piacevolezza.

South Australia – Koonunga Hill – Chardonnay 2020 – Penfolds Wines (tappo a vite)
Luminoso e deciso il colore paglierino. Minerale esuberante e frutta fresca esotica. Al sorso ha una freschezza citrina unita a grande sapidità e leggeri ritorni fruttati. Finale vigoroso e agrumato.

Grillo

Sicilia Doc 2021 – Shamaris – Cusumano
Giallo paglierino e riflessi oro verde. Gli aromi faticano a salire ma poi appaiono delicati i fiori bianchi, la pesca, la mela e più in là la macchia mediterranea. Ritornano al gusto la frutta bianca e la freschezza vivace. Chiude su note agrumate e con una buona sapidità.

Sicilia Doc 2021- Passiperduti – Donnafugata
Giallo paglierino e sfumature oro verde nel calice. All’olfatto netta è la nota vegetale e agrumata di lime. Erbaceo con fiori di bosso e accenni minerali che rimandano ad una interpretazione tutta aziendale del vitigno. Sorso scorrevole e fresco. Finale spolverato di sale.

Sicilia Doc 2019 – Bertolino Soprano – Mandrarossa
Matura un mese in tulipe di cemento,  affina in botti grandi per 11 e quando la “memoria della terra” incontra gli uomini che si fanno interpreti della sua storia, si instaura un legame tra vigna-uomo-territorio che regala al vino un’anima. Vino elettrico e vibrante (cit.) C’è sole e tanta luce nel calice. Come una passeggiata tra le dune di sabbia e le erbe fresche spontanee calpestate per raggiungere il mare. C’è la frutta delicata bianca e agrumata, ci sono fiori di campo e il miele. Al sorso freschezza, sapidità e accoglienza siciliana.

Nero d'Avola

Sicilia Doc 2021 – Nero d’Avola – Mandrarossa
Il vino è un grande classico aziendale. Monovarietale allevato su suoli calcarei e medio impasto, ha un colore rosso cardinale luminoso e trasparente. Sorprende per le fragranze di frutta rossa fresca e i suoi accenni floreali. Sorso snello con tannini delicati e rimandi mediterranei sul finale spolverato di sale.   

Sicilia Doc 2019 – Lu Patri – Baglio del Cristo di Campobello
Colore rubino deciso. Frutta matura dolce, ciliegia e amarena in confettura rincorsa da una leggera macchia mediterranea. Al sorso ritorni di frutta e spezie. Trama tannica presente e sapidità finale.

Sicilia Doc 2018 – Santa Cecilia – Planeta
Rubino intenso. Si apre su note fruttate di mirtillo more e ciliegia spezie e erbe aromatiche. Gusto deciso e sfrontato soprattutto per la sua energia calda e tannica. Finale delicatamente minerale. Un ritratto tipico e tradizionale del Nero d’Avola siciliano.

Sicilia Doc 2018 – Terre del Sommaco – Mandrarossa
Microterroir di alta qualità e vigneti d’eccezione per il Terre del Sommaco che è il frutto di una combinazione perfetta di elementi pedoclimatici: terreno calcareo, vigne a 300 metri slm, brezze marine, giornate calde e notti fresche che conferiscono vitalità ed energia vibrante con tannini presenti ma maturi. Il terreno è al 100% di natura calcarea. Matura in tulipe di cemento e in botti grandi ma solo dopo un affinamento di 8 mesi in bottiglia è pronto per il calice. Il suo è un rosso rubino luminoso che anticipa freschezza ed eleganza. Aromi fruttati con decise note mature di marasca e more, accenni delicati floreali come il bocciolo di rosa. Al gusto ritorna la frutta, un tannino setoso e tanta freschezza. Chiude piacevole su note leggermente sapide.

Sicilia Doc 2019 – Cartagho – Mandrarossa
I suoi suoli sono calcarei e sabbiosi, le uve vengono macerate e fermentate per 8 – 10 giorni e la maturazione avviene in barrique per 12 mesi. L’anamento di 4 mesi in bottiglia regala a questo vino armonia.  Il calice riflette luce e sole vestendosi di rosso rubino intenso e lucente. Si esprime elegante e profondo con le sue fragranze di frutta rossa e di finissime spezie dolci. Piacevole e seducente al palato, sorprende per i suoi tannini di velluto e la freschezza appagante. Cartagho è una esclusiva interpretazione della Sicilia vinicola di Mandrarossa fatta solo di equilibri e armonie.

Sicilia Doc 2019 – Saganà – Cusumano
Rosso rubino profondo. Sale immediato il ventaglio aromatico fatto di frutta rossa matura, di fiori appassiti e spezie vanigliate. Sorso pieno e vigoroso che chiude tra tannini decisi e aromi fruttati. Una espressione del Nero d’Avola che sposa la filosofia della classicità del vino simbolo della Sicilia.

La degustazione comparata varietale ha permesso di sottolineare il carattere identitario e territoriale dell’azienda Mandrarossa, pienamente in armonia con la filosofia di produzione. Nulla è lasciato al caso, dal controllo in campo delle vendemmiatrici con un sistema di tracking geolocalizzato che offre la possibilità di informarsi sulla posizione e l’ora dell’utilizzo delle macchine nei vigneti, alla lotta contro i cambiamenti climatici proteggendo i propri ecosistemi, alla creazione di una App Settesoli che permette di avere una anagrafica dettagliata e sempre aggiornata di tutti i soci conferitori e del loro lavoro, al team e agli uomini che lavorano con un’unica mission aziendale: obiettivi sempre più alti e tanto successo.

Una cantina visionaria, come ha ribadito il nostro Master of Wine Gabriele Gorelli, un pezzo di Sicilia solo per territorio ma con una governance aziendale che guarda all’Europa, al futuro e alle nuove tecnologie rincorrendo la perfezione perché l’alta qualità la producono da sempre.

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Antonia Maria Papagno

Una vita sotto il segno del wine&food, divento sommelier AIS in tempi non sospetti. Enotecaria per alcuni anni, ora mi occupo di consulenza per ristoranti e cantine private. Assaggio oli per mestiere e per amore della mia terra. Scrivo di ciò che mi appassiona e amo.

8 Commenti

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marcow

circa 2 anni fa - Link

"Divertente e coraggiosa, la degustazione comparata varietale (a bottiglie coperte)" ___ Se la DEGUSTAZIONE alla CIECA diventasse una...metodica..seria...da attuare secondo determinati criteri (v metodo Sisto). Se non fosse soltanto relegata a momenti di leggerezza, di gioco...la CRITICA ENO-GASTRONOMICA ITALIANA sarebbe più credibile.

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franco

circa 2 anni fa - Link

Il metodo Sisto ha dei limiti e non si rivolge al consumatore, come ha spiegato Sisto in altro commento... ho chiesto in altro post se potessimo confrontare Chardonnay accumunati dal metodo di produzione e infilare dentro anche un paio di montrachet di produttori top. Ma a quanto pare non è possibile altrimenti... non ho capito cosa succede...

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Franco, il senso del mio commento è che si adotti seriamente la degustazione alla cieca nelle recensioni rivolte al pubblico. Poi ci sono vari gradi: per me si può iniziare anche con quella non assoluta. Cioè si conosce soltanto la tipologia del vino. Non si conosce chi lo ha prodotto e dove è stato prodotto. ____ Nell'articolo sul calcare (v Rassegna Internazionale curata da Massimiliano Ferrari) si legge: Alex Maltman “Le uve di tre diverse cultivar sono state coltivate in modo simile ma ciascuna in diversi terreni. Successivamente sono stati vinificati uniformemente. Quando degustatori formati indipendenti hanno valutato i vini, non sono stati in grado di rilevare differenze significative tra i vini di ciascuna varietà, indipendentemente dai terreni. In un’estensione dell’esperimento, gli assaggiatori hanno rilevato variazioni quando i vini sono stati prodotti utilizzando lieviti diversi, ma i terreni, che includevano il calcare, sembravano non avere alcun ruolo nel gusto” (Alex Maltman) E, caro Franco, queste cose Sisto le ha dette in vari dibattiti. ____ Ora, in particolare, la questione che tu proponi non l'ho capita bene. Ma penso che non sia rilevante e ho, comunque, spiegato meglio la mia posizione sulla degustazione alla cieca. Ma Sisto è stato l'unico, in questo blog, a trattare l'argomento in modo rigoroso e da persona che conosce le problematiche anche per esperienza diretta.

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franco

circa 2 anni fa - Link

Caro Marcow (ormai ci si da del caro pur senza conoscersi... apprezzo il sarcasmo però), d'accordo sull'estratto dell'esperimento che riporti. Propongo di prendere 10 vini da chardonnay(di cui 2 montrachet da produttori top) coltivati in diverse parti del mondo, accumunati da stesso metodo di produzione e adottare il metodo Sisto per la degustazione/valutazione alla cieca. Oltre ai 2 montrachet, possiamo mettere uno chardonnay delle langhe, uno del maconnais, un paio dal friuli.... il resto sceglilo pure tu. L'obiettivo è arrivare a capire se per i montrachet mi stanno chiedendo troppi soldi e se me la cavo comprando lo stesso (ovvero godo di più, magari spendendo meno) uno chardonnay nostrano. Alla cieca. Favorevole a questo tipo di iniziative volte a comprendere se si può godere di più spendendo meno e/o scegliendo nomi/denominazioni meno blasonati/e. Vediamo finalmente se chi punteggia montrachet di leflaive e lo mette in cima agli chardonnay del mondo è prezzolato oppure è sincero. Non è forse la critica non indipendente, quindi le varie guide che punteggiano anche i top montrachet, il cruccio del tuo commentare? Sperando di averti chiarito il senso della mia proposta, che credo sia rilevante se seguo il tuo ragionamento...

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Francesco Romanazzi

circa 2 anni fa - Link

Sì sì non vedo l'ora di leggere le parole di Sisto sul rapporto tra suolo ed espressione gustativa :)

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Twentythree twentythree

circa 2 anni fa - Link

Anche io, è uno dei pochi da cui c'è da prendere spunti quando fa commenti, gli altri all'85 per cento sono di una banalità disarmante.

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Twentythree twentythree

circa 2 anni fa - Link

Dopo aver letto la mineralita' del Frascati siamo pronti a tutto.....

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Stefano Cinelli Colombini

circa 2 anni fa - Link

Sono stato in quel luogo anni fa, e ancora ricordo la qualità straordinaria di vini. Confesso che il posto era così bello e l'accoglienza così cordiale che era legittimo temere per l'oggettività del giudizio, ma i vini erano davvero ottimi. Però la cosa che mi ha colpito è un'altra: bazzico cantine da tutta la vita, e conosco bene la confusione e qualche problema che può capitare quando arriva tanta uva in poco tempo, e invece lì c'era un'ordine e una pulizia incredibile. Non era qualcosa di artificiale per noi ospiti, l'ordine lo puoi mettere su se serve ma gli odori sono impossibili da mascherare e se fino al giorno prima hai lavorato in modo sciatto la puzza resta. Purtroppo c'è in tante cantine, soprattutto grandi. E lì invece nulla, tutto perfetto. Da collega, tanto di cappello.

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