Denominazioni marginali ma di grande soddisfazione: Menetou-Salon (e il 2020 di Philippe Gilbert)
di Stefano SeniniDi fronte a etichette un po’ sfigate misconosciute oscillo sempre tra attrazione e cautela, che dipendono in genere da come mi vengono presentate. Se un ristoratore mi vuole rifilare un anonimo Sauternes proponendolo con un “confina con Château d’Yquem”, subito diffido, perché è una storiella che ho sentito già tante volte, e quante mai decine di cantine potranno confinare con Yquem? E comunque “confina” non significa per nulla “somiglia molto”. Sono invece subito ben disposto quando un Langhe Nebbiolo è descritto come un rosso fresco, caratteristico, tra il floreale, l’ematico e il ferroso; non un surrogato di un Barolo o di un Barbaresco, insomma.
Via allora a provare il più possibile vini un po’ sfigati minori, per poi naturalmente accorgersi che nel bicchiere Hautes Côtes de Nuits non sono Côtes de Nuits, e Hautes Côtes de Beaune non sono Côtes de Beaune, ma anche per valutare che forse il prezzo delle denominazioni meno blasonate è ancora accessibile e apre la porta a vini comunque godibilissimi.
Ogni tanto si fanno davvero belle scoperte, come questa ai margini della Loira.
Se dovete attraversare la Francia per andare in qualche regione turistica sull’Atlantico, smettetela di sostare a Digione o ad Auxerre per riempire il bagagliaio di Borgogna rosso o di Chablis e fate invece tappa a Bourges, più a ovest e quasi al centro dell’esagono. C’è una cattedrale che è bella quanto quella di Chartres e il palazzo tardo gotico di un ricchissimo mercante, anche tesoriere del re, a cui si deve lo sviluppo della viticoltura nella zona.
L’AOC si chiama Menetou-Salon e prende il nome da un paesino poco a nord della città: rossi e rosati a base pinot nero, poco significativi salvo eccezioni, ma bianchi da sauvignon davvero interessanti. Non aspettatevi la finezza di un Sancerre o la profondità di un Poully-Fumé, i cui terreni sono confinanti (appunto!), ma l’eleganza del vitigno, in più bicchieri provati sul posto, c’è tutta. C’è da aggiungere che i prezzi, quasi sempre sotto i 20 euro a bottiglia, predispongono bene all’assaggio.
Non comunissimi da trovare neppure in Francia, mi sono portato a casa da un’enoteca questo notevole esemplare.
Domaine Philippe Gilbert, Menetou-Salon blanc 2020
Scopro in controetichetta che l’azienda è biologica e biodinamica e – con un certo disappunto – che la gradazione è di 13.5°. Bel colore oro pallido e profumi subito intensi, pungenti, tra tiglio e ginestra; poi arrivano i frutti esotici (pompelmo rosa, litchi), la scorza d’arancia, e solo in seguito il varietale, che a queste latitudini è tutt’altro che caricaturale, verso la pesca bianca. Per fortuna in bocca l’alcol è molto ben equilibrato: rinforza struttura e persistenza, senza pregiudicare un finale fresco e iodato, che mi fa rammaricare di aver bevuto il vino con dei formaggi caprini freschi, secondo un abbinamento tradizionale nella Loira, e non invece con degli spaghetti alle vongole. 91/100
[Carta: elaborazione dell’autore. Cattedrale: Office de Tourisme de Bourges]
2 Commenti
gabriele
circa 1 anno fa - LinkSembra che mi hai seguito quando vado in Bretagna e mi fermo sempre ad Chablis! Ho visto che questa doc c'è in qualche ecommerce, senz'altro la proverò, grazie! altri suggerimenti, magari italiani?
Rispondilandmax
circa 1 anno fa - LinkGrandi alcuni Menetou-Salon (blanc) del domaine Pellè.
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