30 anni di verticale La Grande Dame Veuve Clicquot in Puglia

30 anni di verticale La Grande Dame Veuve Clicquot in Puglia

di Andrea Gori

Intrecciare i fili del tempo per intravedere il futuro è uno dei metodi di lavoro possibili quando si ha a che fare con lo Champagne, una tipologia di vino dove la variabile tempo influisce in ogni modo possibile. A partire dagli anniversari.

Nel 2018, per dire, si festeggiano i 200 anni trascorsi da quando (1818) Madame Ponsardin vedova Clicquot inventò il rosé, pochi anni dopo la fondazione stessa della Maison avvenuta nel 1772 ad opera del futuro suocero Philippe Clicquot, che lasciò l’azienda, allora poco più di divertissement, nelle mani del figlio François.

Volendo completare le date ricordiamo anche il 1810, anno in cui la maison lancia sul mercato il primo millesimato e il 1972 anno in cui esce la prima Grande Dame, la cuvée de prestige, sempre millesimata, con cui Veuve Clicquot celebra il suo stile e la sua tradizione fondata sul pinot nero e un’ineffabile rotondità di gusto che non perde mai di vista la freschezza e la capacità di esaltarsi con le lunghe permamenze sui lieviti. Un aspetto, questo, che la maggior parte dei clienti che ne conoscono solo il diffusissimo Carte Jaune si perdono quasi completamente.

La verticale organizzata da Giuseppe Cupertino di FIS Puglia è stata condotta da Gaëlle Goossens, enologa della maison e raccontata da Giovanni Lai di Fondazione Italiana Sommelier e Chiara Giovoni, Wine Expert e Ambassadeur du Champagne CIVC 2012. Completa e integra un’altra verticale cui ho partecipato sempre sulla Grande Dame, e alla quale vi rimandiamo per le note storiche sulla cuvèe che viene prodotta raramente e quasi sempre usando solo uve da 8 villaggi grand cru ovvero Ay, Bouzy, Ambonnay, Verzy e Verzenay per il pinot nero e Avize, Oger, Les Mesnil Sur Oger per lo chardonnay.

La Grande Dame 2006 53%pn 47%ch dosaggio 8gr/lt deg. Ottobre 2016
Annata con inverno freddo, primavera incerta e un’estate caotica con agosto molto fresco e autunnale; vendemmia molto tardiva in un ottimo settembre (14-29). Annata in cui lo chardonnay (mai presente in così alta concentrazione) è stato fondamentale  per salvare la freschezza.

Note di pompelmo e anice, gelso bianco, vaniglia e pepe bianco, poi confetto, mandorle, frutta esotica, zenzero, gesso e lychees appena aperto. Bocca affilata e sontuosa, giocata su frutto giallo candito e amarillo, finale con tocchi balsamici, rafano e cenni di burro e noci. Ricchezza ed eleganza ancora taglienti e appuntite ma straordinaria la freschezza complessiva dell’esperienza gustativa. Ci aspettavamo una evoluzione più veloce rispetto alla bottiglia assaggiata in precedenza (che era però sboccatura gennaio 2012): in realtà qui siamo ancora indietrissimo, impressionante. 95+

La Grande Dame  2004 61%pn 39% ch dosaggio 8gr/lt, sb. novembre 2017
Annata ricca, abbondante ed equilibrata con fase vegetativa regolare e clima eccezionale. Vendemmia cosiddetta “matura” appena precoce con un grande settembre. Pinot nero fruttati e corposi, chardonnay finissimo, Verzenay e Avize sugli scudi.

Impatto con freschezza agrumata e sapida, zabajone e lime insieme, lytchees, sambuco e salvia, ancora arancio giallo e pepe nero, menta e biancospino senza traccia di ossidazioni e segni d’età. Nota di pinot nero che si sente, eccome, nel retrolfatto. Acidità importante e corpo, equilibrio nitido, finale gessoso e fruttato di more, di gelso rosso (in questa stagione in Puglia si colgono ovunque), lamponi e melograno, nocciole tostate e pan grillèe. 93

La Grande Dame  1998 64% pn 36% ch
Inverno freddissimo con neve, poi pioggia  in primavera precoce. Maggio caldo e secco, l’estate inizia incerta ma agosto è secco e soleggiato. Inizio settembre non ottimale però in vendemmia tutto perfetto.

Annata che si presenta burrosa e dolce, note di miele millefiori, resina, tostature, canditi al limone. Ancora note di zafferano e curry, ginestra, pesca gialla e cumino. Bocca ampia, agile e ricca, quasi barocca e ricchezza che si esalta al palato con una vena acida ancora ben presente. Si sentono anche erbe aromatiche come salvia e alloro, poi incenso quasi affumicato. Finale lungo e appassionante. 94

La Grande Dame  1989 60%pn 40%ch sb. fine 1999
Annata calda e assolato dopo un inverno mite, con gelate in primavera. La vendemmia si è svolta quasi in agosto, con uve ad alta acidità e maturità insieme.

Naso esplosivo di erbe aromatiche, menta, basilico rosso, poi mentuccia romana e finocchio. Sensazione esotiche quasi da marmellata, emozionante e coinvolgente,. Ha confidenza con il tempo e si sente. In bocca è cremoso, acido e ancora verticale, seta pura in allungo, orzo tostato, biscotto burroso e cereali, tamarindo e mirtilli. Lunghezza, precisione e rigore, nessuna mollezza, non si scompone, anzi, ha acquisito un fascino straordinario che non pare cedere di un millimetro in termini di longevità. 98

La Grande Dame 1979 67%pn 33%ch dosaggio 8gr/lt sb. marzo 2018 per l’occasione di assaggio
Primavera fresca e vigne un po’ in ritardo, estate stabile, settembre ottimo e vendemmia con uve sopra 9 di acidità e zuccheri.

I quasi venti anni sui lieviti offrono oggi un profilo terziario e tostato, di mandorla, vaniglia, spezie come noce moscata elegante, cannella, tartufo e panpepato. Anche floreale di gelsomini e mimosa, humus; vino comunque sottile, gessoso e disteso, rosmarino e floreale delicato, fiori e frutta gialla , senape e mostarda. Bocca ampia, cremosa con sottigliezza piccante e finissima, sale e iodio che affiorano in lunghezza dove corpo ovviamente si fa rarefatto ma elegante. Luminoso sul terroir scarnificato di ogni orpello ma non meno affascinate. 92

(foto: Vito Gallo – F.I.S.)

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

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