Vini russi a Chianciano, Poggio del Moro e la frontiera orientale del vino

Vini russi a Chianciano, Poggio del Moro e la frontiera orientale del vino

di Andrea Gori

Non è così semplice poter assaggiare vini russi vuoi per il prezzo, vuoi per la reperibilità ma, soprattutto, perchè non esiste ancora una scena molto ampia di produzione indipendente. Tolte le grandi aziende nazionalizzate sono solo una sessantina i produttori “RM” sul territorio ovvero vignaioli che vinificano esclusivamente da proprie uve. Li ha riuniti in questo fine ottobre il giornalista sommelier critico di vini Vladimir Martynov per Tatiana Kuznetsova, proprietaria della bellissima e molto promettente azienda Poggio del Moro, in quel fazzoletto di terra tra Montepulciano, Chianciano Terme e Chiusi, un terroir in gran parte ancora inesplorato.

Vladimir ogni anno lavora solo con vino russo, visita tutte le cantine da almeno dodici anni e ne ha seguito evoluzione e sviluppo recente che potrebbe preludere ad una loro esportazione molto contingentata, magari solo su alcuni mercati.
Il vino in Russia è, per motivi climatici, solo nel sud del paese, dove ci sono sette regioni DOC in cui si produce vino ma in pratica sono quattro tra cui quella dove troviamo la città dei giochi olimpici ovvero Sochi. In ogni regione il clima e il freddo invernale sono tremendi e i viticoltori sono costretti a interrare i vigneti per farli sopravvivere al gelido inverno e questo provoca comunque grande morìa di viti e conseguente aumento del prezzo medio perchè le rese sono spesso risibili.

Ma la qualità e il carattere cominciano ad emergere ed è proprio questo il motivo per cui Vladimir e Tatiana ci hanno convocato per l’assaggio e anche per annunciare che sono in arrivo alcuni video per raccontare le regioni vinicole e le storie delle aziende che li producono in maniera quasi eroica. Tra i vini assaggiati, nessuno viene prodotto in più di 2000 bottiglie e spesso sotto le 3-400 unità.

Rose brut Dzitoev 2016 Metodo Classico
Siamo nella Terek Valley, in Ossezia, nel Caucaso, vicino Georgia, imprenditori che si sono innamorato del vino prima solo vini da dessert poi hanno cominciato con bollicine e altri vini acquistando uve al doppio del prezzo normale di mercato delle migliori (2 dollari al posto di 1, prezzo simile al Nobile qui da noi). Molte bottiglie in tiratura limitatissima con bottiglie decorate a mano. Metodo Classico da uve comprate in varie regione del sud poi spumantizza e vinifica per conto proprio. Floreale semplice, gradevolezza di melograno, ribes rosso, senape e pepe rosa, bocca fresca incalzante e saporita. 86

Muscat Amber UPPA 2018 Muscat Crimea
Moscato “ambra”, proveniente da una zona in grande spolvero con grandi investimenti. Produttore di gran moda e nome in patria, ex sommelier in grandi ristoranti, poi diventato vignaiolo. Orange che fa skin contact per 30 giorni, con un naso stile moscato molto ricco, miele, carrube, nocelle, spezia fine e dolce, resina, ambra, incenso, rosa bianca, vaniglia e pepe. Gusto secco, sapido, pulito e ampio, bello e saporito, lunghezza con tannino e lieve nota aggressiva ma con bella dinamica e originalità. 91

Tsimlyansky black Rosé Wines Arpachin 2017
Valle del Don, il nome della tenuta è il nome del villaggio dove si trova la cantina, il cui proprietario progetta satelliti e investe suoi guadagni in questo progetto. Rosè da Prostonk Don, regione dei Cosacchi, uva russa autoctona, 30mila bottiglie su 7 tipi di vino. Frutta di bosco, fragola , menta, pepe, stuzzicante e dolce, delicato ma poi in bocca rivela lato vinoso curioso e interessante, con lato tannico ben bilanciato. Il residuo zuccherino aiuta il bilanciamento e allunga il finale. 88

Rkatsiteli Isa Musaev 2017 Rkatsiteli Dagestan
Stile molto georgiano (18 mesi su fecce fini), con note di incenso, sambuca, rosmarino, ginepro, olivello spinoso, salsedine, iodio, squillante e fresco, sorso con aggressività acida ma anche mandorle e pinoli, finale con tocco dolce molto leggero e freschezza, mela cotogna e rafano. 87

Nebbiolo UPPA 2016
Nebbiolo 100% per 10 mesi in barrique. Riconoscibile e tipico per il vitigno, incenso e liquirizia, dolcezza di frutto, piccantezza di pepe e senape, canfora, bocca sapida e cremosa con tannino che incalza bene e finale divertente e agile, lunghezza e saporosità intrigante. 89

Saperavi Wines Arpachin 2015 Don Valley
Saperavi 100%, 6 mesi in acciaio. La più famosa uva georgiana autoctona ha note di incenso, senape e pepe nero. Grande affresco selvatico di frutta rossa e nera di bosco, grande colore con tannino molto presente, note amaricanti piacevoli, finale con canfora, liquirizia, viole, cuoio e torrefazione, cacao e ginepro, bella spinta e potenza. 93

Cabernet Franc Belbek 2014
Cabernet Franc 100% in barrique francesi per 18 mesi dalla Crimea, il più famoso per questo vitigno in Russia. Incenso, pepe, camemoro, lavanda e succosità di frutta molto polposa, bocca con nota acida ficcante e tannino che sale in cattedra, non ha rotondità ma vegetale. Canfora e incenso che tornano nel finale. 88

Cabernet Franc Karakezidi 2014
Kuban Cabernet Franc 100%, Kavkaz 12 mesi in botte, no SO2, Kobain 2014. Il proprietario, di origine greca, fa barrique da sé e ha una sua foresta, pratica l’agricoltura senza solfiti e biodinamica. Ribes nero, dolcezza e gusto molto piacevole e percepibile al palato ma equilibrio è succoso e divertente. Finale di polpa di oliva, menta e note balsamiche. 93

Krasnostop Dzitoev 2016 Terek Valley
Krasnostop Zolotovsky (vitigno) 100%, per 12 mesi in botte francese. Ginepro, spezia, pepe, ambra e senape, scuro e incalzante. Tannino che ha graffio importante, lunghezza e sapidità, dolcezza per niente presente, vino maschio e con una sua personalità decisa, piacevole e originale. 90

60/40 Dzitoev 2013 Kuban
Da Saperavi 60% / Cabernet Sauvignon 40%, 12 mesi in barrique. Colore e odore inchiostro scuro, iodio, nero di seppia e salino, alloro e menta. Bocca con tannino importante ma utile per alcol e struttura, bello estratto che macchia palato ed è molto divertente e speziato. Chiude bello e imponente con solennità e tocchi di frutta di bosco fresca e matura allo stesso tempo. 92

I vini assaggiati sono tutti di livello notevole e ineccepibili dal punto di vista enologico ma, soprattutto, rinunciano alla grande dolcezza che ha caratterizzato e continua a caratterizzare molta produzione russa più dozzinale. Non è facile orientarsi negli assaggi ma, a giudicare dal comportamento dei vitigni internazionali, siamo di fronte ad terroir molto interessanti e unici dove emergono le particolarità e gli stili delle varie cantine. C’è una certa strizzata d’occhio allo stile produttivo dei vini naturali o cosiddetti tali, ma si ferma sempre un passo prima per preservare appeal e piacevolezza superiori. Vini non semplici ma con carattere, da seguire con attenzione e curiosità anche in futuro così come i vini di Poggio del Moro che, oltre ad un pulsante e vivo sangiovese locale, produce anche alcuni azzeccati IGT e, in futuro, un vin santo occhio di pernice di cui abbiamo ammirato le bellissime uve in appassimento, più un pinot nero estremamente promettente già al suo quinto anno di produzione.

Poggio del Moro Bianco 2018: da uve trebbiano, grechetto e malvasia, grappoli interi, mosto a 5 gradi per 3-4 giorni poi lieviti. Batonnage e fecce fini per sei mesi. Fresco e sapido, diretto, agrumato, pepe bianco, floreale immediato ma con bella acidità e corpo, non banale e finale di mandorla e noci. 87
Poggio del Moro Galio Rosa Sangiovese 2018: rosa, melograno e fragola, sapido, fresco e beverino con struttura agile e non banale. 85
Poggio del Moro NU 2018 Igt Toscana (“NU” ovvero “Nudo” in francese):  vigne più fresche, ciliegia e mandorla, agile e diretto, acidulo, marasca, pepe e floreale. 87
Poggio del Moro Sicchè IGT 2016: syrah, cabernet, merlot e sangiovese. Note di ribes, pepe, bocca fresca, sapida e ricca. 89
Poggio del Moro Chianti Colli Senese Riserva 2015: sangiovese 90%, syrah 10% per un vino importante e ricco, tapenade senape e pepe nero, struttura  bella e da carne. 88
Poggio del Moro Rasea 2014 Sangiovese: vecchia vigna degli anni 80, poi botte da mille litri, sanguigno e diretto, freschezza di amarene e senape, viole e mandorla nel finale, rabbioso ma con certo fascino. 87

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

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