Spiegare agli italiani la differenza fra giornalismo e pubblicità è una perdita di tempo
di Antonio Tomacelli“That isn’t journalism: it’s advertising” è una frase troppo difficile da tradurre o dite che ce la posso fare? Oh, io mi butto, o la va o la spacca: “Questo non è giornalismo, è pubblicità”. La puntuta osservazione la trovate in fondo all’articolo del giornalista americano Tom Maresca, penna della rivista Decanter e scrittore di alcuni libri sul vino italiano. Riguarda, manco a dirlo, James “Marchetta” Suckling, che ne ha combinata un’altra delle sue. Pria ch’io vi narri le ultime gesta del nobile Giacomo però, un’avvertenza: parleremo ancora di Decanter ma questa volta io non c’entro nulla: stanno facendo tutto gli americani — guardatevi quanti accidenti di link ha il post di Maresca — e io mi limiterò a riportare la cruda realtà oltre alla solenne incazzatura degli yankee per qualcosa che loro odiano più di Bin Laden: il conflitto d’interessi.
Torniamo a noi: cosa ha combinato Giacomino di così brutto? Gnente de chè, ha scritto per Decanter un articolo un tantino sbilanciato a favore di alcune cantine toscane e ha intervistato i soliti amici noti (Frescobaldi, Galatrona) per lanciare l’evento Divino Tuscany (ne avevamo parlato qui) da lui stesso organizzato. “That isn’t journalism: it’s advertising” ha urlato Maresca, doppiamente incazzato perchè su Decanter magari ci scrive pure lui (cit.). Peggio si è sentito il povero Tom quando ha saputo che il “fee” d’ingresso per il pubblico si aggira intorno ai 1.200 euro, ma il colpo di grazia glielo ha dato quel Franti di Franco Ziliani: gli ha spifferato, l’infame, il prezzo di iscrizione per ogni cantina (10.000 euro) e quando Tom l’ha saputo è stramazzato al suolo.
In attesa del risveglio, mi tocca una piccola considerazione: Divino Tuscany si sta rivelando un vero e proprio boomerang per le cantine toscane che si sono tuffate tra le braccia di Giacomino nostro. L’articolo sta facendo il giro del mondo e non son cose belle a vedersi, stiamo facendo la figura dei soliti italiani alla ricerca di tutte le scorciatoie possibili per arrivare al successo, bunga-bunga included. In America lo chiamerebbero “Epic Fail” ma mi guardo bene dal tradurre il termine: io con l’inglese, si sa, non ci prendo. Preferisco un italianissimo “figura di m***a.
P.s.: Quello di maggio non è stato un bel numero per Decanter. Per nulla.
39 Commenti
Franco Ziliani
circa 13 anni fa - Linkdispiace pensare che a Divino Tuscany non partecipi solo un certo mondo del vino che é sempre stato in "sintonia" con Suckling, ma piccole aziende di sicura qualità che pensano (una di loro così mi ha detto in una conversazione telefonica) che l'investimento di diecimila euro possa servire per entrare, tramite Giacomino, nei mercati asiatici. Ed é triste pensare che rischiano di essere soldi spesi proprio male...
Rispondisuslov
circa 13 anni fa - Linknon bevo supertuscan non leggo giacomino ma se su un blog leggo che consiglia un vino quel vino entra automaticamente nella mia black-list ma se uno paga 1.200 euro per bere supertuscans con giacomino beh se lo merita
Rispondikenray
circa 13 anni fa - Link1200 euros? sticazzi mi devono far trovare in camera anche jessica alba e molto molto molto disponibile a giochini erotici innovativi voglio ziliani lider maximo del gambero rosso e tomacelli suo portaborse
RispondiFlachi10
circa 13 anni fa - LinkCiao, scusa Kenray sono un frequentatore di intravino. Potresti chiarire meglio cosa intendevi per "giochini erotici innovativi"? te ne sarei grato. Grazie Distinti Saluti
Rispondigian paolo
circa 13 anni fa - Linkessemdo amico di ken se vuoi ti rispondo io...però ho poco posto ,se vuoi ti mando disegni e video,il tuo pc è togo o lofi che le mail pesanti te le inchiodano?
Rispondikenray
circa 13 anni fa - Linkflachi10, illustre frequentatore di intravino e tecnicamnete ormai in b, un giorno ti parlerò diffusamente del p****no termico.
RispondiFabio Cagnetti
circa 13 anni fa - LinkFrequenta l'Asia, non può non saperne già.
Rispondikenray
circa 13 anni fa - Linkseul non è macao fabio. secondo me sa un bel niente. è un ingegnere.
RispondiFlachi10
circa 13 anni fa - LinkAssolutamente niente, aspettavo da anni un mentore emiliano di sostanza da cui trarre insegnamento!
RispondiNelle Nuvole
circa 13 anni fa - LinkBellissimo articolo scritto da un giornalista che appartiene alla "vecchia scuola" pre-suck-linghiana e pre-parkeriana. Noi siamo portati a considerare gli USA come un'entità unica in cui tutti sono appecoronati a seguire ciecamente la moda di turno. Ma esiste una minoranza piuttosto consistente che non ha timore di far sentire la propria voce. Tutto quello che Maresca scrive per me é sacrosanto, aggiungo che, come evidenziato su un altro blog, James Suckling ha anche organizzato un evento a New York chiamato con originalità "Bellissimo Brunello" a cui partecipano cantine di tutto rispetto, oltre ai soliti noti. Mi piange il cuore, sinceramente, pensare quanto hanno sborsato queste aziende nella speranza che le loro sorti commerciali vengano risollevate grazie al fantastico Giacomo.
RispondiSilvana Biasutti
circa 13 anni fa - Link"...a cui partecipano cantine di tutto rispetto..." E io aggiungo - sempre più stupita dall'ingenuità (o quali misteriose avances!) di queste ultime, che mettono la loro reputazione specchiata al servizio di un'operazione il cui autore - mi par di capire - non ne ha altrettanta.
RispondiDurthu
circa 13 anni fa - LinkSono abbonato a Decanter (a Londra è, credeteci o no, un po' il meglio che si trova come riviste cul vino), e devo dire che il numero di maggio mi ha fatto molto arrabbiare. Sono abituato a sviste e imprecisioni quando parlano del nostro Paese, ma stavolta hanno un po' passato il segno. E l'articolo di Suckling è forse il peggiore. Però, per quanto mi riguarda, sottoscrivo le parole di Sanjust: "...he denounces “all those idiot wine critics and bloggers” who say that Italians should stick with native Italian varieties. “They don’t understand that there are microclimates and soils that are perfect for other grapes, and that they make great wines.” " Perchè veramente non se ne può più dei critici anglofoni che ci dicono cosa dovremmo coltivare e dove. Se tutti dovessero coltivare solo vitigni autoctoni, in California dovrebbe piantare tutto ad aranceti.
RispondiNemesi
circa 13 anni fa - LinkMa proprio "cul vino".
RispondiDurthu
circa 13 anni fa - LinkLapsus freudiano? ^_^
RispondiLeonardo Romanelli
circa 13 anni fa - LinkGli strali lanciati su James Suckling sono numerosi ed articolati, e vertono su un elemento di base: la richiesta economica, fatta ai produttori e ai partecipanti. Mi sembra che nessuno abbia avuto la pistola puntata alla tempia: anche a me ha stupito la cifra, ma se un imprenditore decide di partecipare, avrà fatto due conti per capire se l'investimento ha un suo motivo di essere. Stessa cosa per chi decide di partecipare. Se poi sarà un flop, il commento sarà fatto dopo la manifestazione. Sull'aspetto vitigno autoctono o non autoctono, stenderei un pietoso velo: ci sono vini ottimi fatti con merlot e cabernet, che ancora si debbano fare le barricate e guardare sempre al passato come il bel tempo che fu..discutiamo dei vini cattivi che vengon fatti con tutte le uve, quello sì!
RispondiNelle Nuvole
circa 13 anni fa - LinkCiao Leonardo, bello vedersi da queste parti. A quanto ho capito dalla lettura del bellissimo, ripeto bellissimo, articolo di Tom Maresca, il punto essenziale é che Suckling si proclama giornalista quando non é altro che un discutibile promotore pubblicitario. Maresca giustamente se la prende anche con Decanter, rivista su cui lui scrive occasionalmente, perché da spazio come writer ad uno che non lo é. Per spiegare la sua posizione Tom Baffo d'Oro porta alcuni esempi del testo suckliangano, fra cui anche le affermazioni "azzardate" di Luca Sanjust, al quale andrebbero le scuse sia di Suckling che di Decanter per come vengono presentate delle frasi che in un altro contesto suonerebbero senz'altro più sensate e meno presuntuose.
RispondiDurthu
circa 13 anni fa - LinkConcordo totalmente.
RispondiTommaso
circa 13 anni fa - LinkChapeau
Rispondikenray
circa 13 anni fa - Linkscusate una domanda. ma il nostro eroe d'oltreoceano organizza le stesse cose in francia con succeso o i vignerons francesi lo prendono a calci in culo ? perchè se cosi' fosse vuol dire che anche in francia hanno bisogno della spintarella del guru veicolatore di vendite all'estero (e si farebbe anche pagare poco secondo me) oppure i soliti pipponi italiani affetti da provincialismo cronico sono i soli ad essere ridotti alla marchetta obbligatoria? non sgomitatevi a rispondere ok?
RispondiNelle Nuvole
circa 13 anni fa - LinkOttima domanda Ken. Come mi sono già permessa di esprimere su altro blog, la risposta é NO il nostro eroico e valoroso James, pur essendo stato per anni l'inviato speciale del Wine Spectator a Bordeaux, non mi sembra che abbia in programma alcun evento chiamato "Beau Bordeaux" o "Divinement Chateau". Sarà forse che i vignerons bordolesi il vino in Asia se lo sanno vendere da soli o che ne hanno avuto abbastanza di Monsieur James quando bazzicava dalle loro parti e i loro soldi se li vogliono spendere in altro modo.
Rispondisuslov
circa 13 anni fa - Linkbravo kenray it's the market ops sorry c'est le marche'
RispondiFrancesca ciancio
circa 13 anni fa - LinkAttenzione ragazzi. I nostri produttori forse non hanno la certezza di vendere in Asia con giacomino ma di sicuro hanno venduto bene in usa in passato anche grazie a lui. Ciò non lo dico io ma il marchese Incisa ad esempio e non possiamo certo dire che il sassicaia sia un vinaccio
RispondiNelle Nuvole
circa 13 anni fa - LinkMa non era quello che volevi sposare? ad una fidanzata si raccontano tante cose :) Il Sassicaia si vendeva molto bene anche prima della calata di Suckling in Toscana, avvenuta circa nel 1997.
Rispondikenray
circa 13 anni fa - Linkuna volta eravamo noi che vendevamo la fontana di trevi agli americani. giacomino lo chiameremo "nemesi"
RispondiFrancesca ciancio
circa 13 anni fa - LinkNelle nuvole non e' una mia affermazione con molta modestia me lo ha detto il marchese in persona
RispondiLeonardo Romanelli
circa 13 anni fa - LinkCerchiamo di essere pratici: un voto che superava i 95 punti su Wine Spectator garantiva la vuotatura della cantina, cosa che altri giudizi di altri degustatori non erano in grado di fare. A questo si aggiunga pagamenti certi ed anticipati, il che per garantire la salute di un'azienda non sono quisquilie. Va bene la poesia, le discussioni e quel che volete, ma alla fine del mese gli stipendi vanno pagati. Per l'Asia è una sorta di scommessa sul futuro direi
RispondiLuca Cravanzola
circa 13 anni fa - LinkVerissimo. Ma per l'asia? Potrebbe servire a patto che l'azienda in questione faccia vini internazionali che hanno bisogno di una spintarella per collocarsi più in alto nella infinita lista... Per gli autoctoni è un buco nell'acqua.
RispondiTommaso
circa 13 anni fa - LinkCredo che Leonardo non abbia scritto affatto una bischerata.
RispondiMichele Braganti
circa 13 anni fa - Linkper una volta....mi tocca dar ragione al romanelli, sul suo ultimo commento....
RispondiNelle Nuvole
circa 13 anni fa - LinkBisogna intendersi sulla definizione ASIA. Il mercato al momento principale e più maturo é senz'altro quello giapponese. Purtroppo in questo momento la nazione deve fronteggiare ben altri problemi che la distribuzione e vendita del vino e comunque direi che i giapponesi non hanno necessità di JS, il nostro vino lo conoscono da tempo. Mi sembra che il valoroso promotore sia orientato verso la Cina ed i nuovi ricchi possibili compratori. La mia visione personale é che alcuni produttori italiani considerino l'investimento di migliaia di euro in appoggio alle iniziative di JS come indispensabile per sfondare. Altri produttori preferiscono spendere soldi in altro modo, con la cifra richiesta dal Nostro per i quattro giorni di Divino Tuscano a Firenze si va in Cina due o tre volte e ci si può permettere anche di pagare un brand manager locale che segua passo passo la diffusione del loro vino. Ognuno é libero di scegliere.
Rispondiuainmeicher
circa 13 anni fa - LinkBischerate non le avrà scritte Romanelli, ma per favore qualcuno mi dica qual'è effettivamente il mestiere del giornalista enogastronomico, voglio dire un vero giornalista che si occupa di cronaca, va sul luogo, s'informa, raccoglie notizie che poi vende in qualche modo al lettore tramite le agenzie (reuters, adn kronos ecc.): è cosi ? O semplifico troppo ? Il "giornalista" enogastronomico cosa vende e a chi ? Romanelli, ho capito che potrebbe funzionare, ma non è questo il punto !
RispondiAntonio Tomacelli
circa 13 anni fa - LinkUguale a quello che hai detto, solo che in questo caso sono le notizie che pagano il giornalista :-D
RispondiLeonardo Romanelli
circa 13 anni fa - LinkA livello teorico hai perfettamente ragione, soprattutto se si considera il fatto che il giornalista, negli Stati Uniti, almeno fino a poco tempo fa, viene pagato in maniera adeguata per gli articoli che scrive. Oggi JS è diventato un "promoter" a tutti gli effetti, lavorando come libero professionista, anche se il recente accordo con il principale editore di Hong Kong può farlo diventare un opinionista come quando era a Wine Spectator. Se guardiamo al caso Italia, editori che pagano in maniera adeguata gli articoli di un giornalista ne vedo sempre meno
RispondiAntonio Tomacelli
circa 13 anni fa - LinkOcchio Leo, JS è anche editore di sé stesso in quanto si fa pagare l'accesso al sito e la lettra di alcuni articoli e a questo punto il garbuglio diventa eccessivo :-)
RispondiDurthu
circa 13 anni fa - LinkAh, per la cronaca: la copertina inglese è diversa da quella americana: il nome di Suckling non compare, lo si trova solo nell'indice, e come secondo autore del pezzo.
Rispondimaurizio gily
circa 13 anni fa - LinkSuckling ha già la cittadinanza onoraria italiana? In caso contrario bisogna intervenire subito sul Presidente della Repubblica. Uno così non possiamo farcelo scappare. Alle prossime elezioni possiamo pure farlo senatore.
RispondiNelle Nuvole
circa 13 anni fa - LinkSuckling é già stato incoronato James the First King of Florence. Non mi sembra un repubblicano, lui ama solo l'aristocrazia.
RispondiLuca
circa 13 anni fa - LinkGrazie " Nelle Nuvole " , penso di essere la persona meno presuntuosa di questo mondo e chi mi conosce lo sa bene , confermo ovviamente quello che ho detto , ci mancherebbe altro , ma in tutt'altro contesto e in forma privata. Saranno le prossime generazioni a giudicare quello che abbiamo fatto e che stiamo facendo ; se stiamo facendo bene o se stiamo facendo male . Penso che mio figlio Rocco , o meglio il figlio di mio figlio ( che ancora non c'e') forse capira' e potra' giudicare quello che sto cercando di fare ora nel mio piccolo pezzo di terra di Toscana , o meglio del versante Sud-Est delle Colline del Chianti . Siamo ancora solo all'inizio ( di un percorso cominciato, per quanto riguarda la mia famiglia, da mio nonno Gastone nel 1947 e proseguito da mia madre Lucia ). Poi mi benedira' o maledira' ( ovviamenete ). Luca Sanjust
RispondiNelle Nuvole
circa 13 anni fa - LinkCaro Luca Sanjust, ho letto tardivamente la sua risposta. Purtoppo capita abbastanza spesso che ci siano delle manipolazioni da parte della stampa, utili per rafforzare un principio anche giusto, ma che danneggiano la persona che ingenuamente cerca di spiegare la propria posizione. Non tutti lo capiscono, e quindi Lei é stato coinvolto nel giudizio negativo su l'operare di Suckling. Continui a fare il vino con la stessa passione e vedrà che suo figlio e il figlio di suo figlio gliene saranno grati.
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