Indovinate un po’ chi si salverà dai dazi di Trump?

Indovinate un po’ chi si salverà dai dazi di Trump?

di Salvatore Agusta

Ormai è di dominio pubblico la notizia secondo cui l’amministrazione Trump ha indetto una serie di provvedimenti mirati a colpire le importazioni di determinati prodotti provenienti dall’Europa. La certezza si è avuta quando l’Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO), ossia l’organizzazione mondiale che si occupa delle regole generali per gli scambi internazionali tra nazioni, ha decretato l’ammissibilità di nuovi dazi doganali da parte degli Stati Uniti verso le importazioni europee.

La misura definitiva è quella del 25% sul valore delle merci al momento dell’ingresso sul territorio statunitense.

La nuova misura verrà applicata a partire dal18 Ottobre.

Perché si è giunti a questo. 

Nel 2004, gli Stati Uniti hanno presentato un reclamo presso la WTO, accusando alcuni paesi dell’UE di sovvenzionare illegalmente il colosso dell’aeromobile Airbus; secondo gli Stati Uniti, tale manovra danneggiava la società americana Boeing. Nel 2005, l’UE ha risposto con un successivo reclamo, affermando che il governo degli Stati Uniti ha fornito sussidi e agevolazioni fiscali all’Azienda Boeing e che pertanto le ragioni poste alla base del reclamo statunitense fossero infondate.

Nel maggio 2018, la commissione del WTO affermava che l’UE non aveva posto fine ai sussidi Airbus, dando di fatto il via libera agli US per la valutazione di eventuali contromosse.

Così alcuni giorni fa, la WTO ha autorizzato gli Stati Uniti a imporre tariffe su prodotti europei per un valore di $ 7,5 miliardi come ristoro per i suddetti sussidi sleali verso Airbus; tale condizione permarrà fino a quando entrambe le parti non saranno in grado di negoziare un accordo definitivo.

Secondo il New York Times, è la più grande rappresaglia che l’ente commerciale abbia mai autorizzato durante tutta la sua storia.

Quali prodotti verranno colpiti dalle nuove misure?

La lista dei prodotti è davvero lunga. Alcuni dei prodotti inclusi nelle tariffe sono whisky irlandesi e scozzesi, formaggi europei – tra cui il nostro parmigiano reggiano e il provolone -,  maglioni e altri capi d’abbigliamento provenienti dal Regno Unito, alluminio e parti elettroniche prodotte in Germania, olive da Francia e Spagna.

In tema di vino le nazioni colpite sono Francia, Spagna e Germania.

Ad oggi sembrerebbe che l’amministrazione Trump abbia avuto un occhio di riguardo per il bel paese, probabilmente anche perché l’Italia non è coinvolta nella produzione di Airbus.

Va, tuttavia chiarito, a scanso di equivoci, che le misure in questione sono soltanto temporanee e servono esclusivamente ad aumentare la pressione per la risoluzione consensuale della suddetta disputa.

Cosa accadrà nell’immediato?

Andiamo ad analizzare l’impatto immediato sul mercato del vino, ciò che ci interessa più da vicino.

Una premessa va certamente fatta. La stagione del consumo del vino sta entrando nel suo periodo annuale più fertile, ossia le cosiddette festività. Infatti, come è noto, tra il mese di Novembre e Dicembre, negli US il commercio di alcolici aumenta notevolmente, portando tante aziende a generare i loro veri profitti.

Di sicuro, questa fase di alto consumo verrà limitata dalle tariffe, specie per i prodotti che sono colpiti dal provvedimento.

I grandi importatori, consci del pericolo immediato, hanno rivalutato le loro previsioni di vendita a favore di vini domestici, sud americani e ovviamente italiani e portoghesi.

Molti containers, pronti a salpare per gli Stati Uniti dalla Spagna e dalla Francia, sono inevitabilmente rimasti a terra, generando un impatto immediato sull’economia di moltissime produzione transalpine che, per ovvi motivi, contavano sull’imminente bimestre.

Si stima che gli ordini siano stati tagliati di circa la metà.

Secondo Pietro Cardarelli, Beverage Director di Feroce, nuovo progetto gastronomico di Francesco Panella in collaborazione con il famosissimo Tao Group, “i nuovi dazi imposti dall’attuale governo americano rappresentano certamente un vantaggio per l’Italia. Il consumatore medio americano già ha una ottima predisposizione verso il made in Italy, i dazi non faranno altro che incentivare il consumo giornaliero di vini italiani. Tuttavia ritengo che per ciò che concerne i prodotti di fascia alta e mi riferisco principalmente allo champagne e ai vini della Borgogna, l’aumento del 25% non inciderà notevolmente sulle decisioni di consumo, questi vini appartengono ad una fascia di lusso che risente in minor misura delle variazioni di prezzo”.

Per altro verso, Jeff Winner, titolare di un paio di enoteche nell’isola di Manhattan, si mostra leggermente preoccupato verso il prossimo futuro: “le misure adottate dall’amministrazione Trump incideranno fortemente nelle scelte economiche dei consumatori. Il vino rappresenta per i cittadini di New York un bene facente parte del paniere giornaliero di spesa e, chiaramente, le decisioni che incidono sul costo di questo bene, determinano le scelte di consumo. In definitiva, mi aspetto un aumento del consumo dei vini domestici”.

Secondo Joe Mccabes dell’omonima enoteca:”i clienti sono al corrente delle decisioni prese dal nostro Presidente, ne parlano ormai da settimane tutti i giornali. Saranno loro i veri artefici dell’andamento del mercato”.

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Salvatore Agusta

Giramondo, Francia, Lituania e poi Argentina per finire oggi a New York. Laureato in legge, sono una sorta di “avvocato per hobby”, rappresento uno studio di diritto internazionale negli Stati Uniti. Poi, quello che prima era il vero hobby, è diventato un lavoro. Inizio come export manager più di 7 anni fa a Palermo con un’azienda vitivinicola, Marchesi de Gregorio; frequento corsi ONAV, Accademia del Vino di Milano e l’International Wine Center di New York dove passo il terzo livello del WSET. Ho coperto per un po’ più di un anno la figura di Italian Wine Specialist presso Acker Merrall & Condit. Attualmente ricopro la posizione di Wine Consultant presso Metrowine, una azienda francese in quel di New York. Avevano bisogno di un italiano ed io passavo giusto di là. Comunque sono astemio.

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