I vini dolci dell’Emilia Romagna: un viaggio lungo 8 vini

I vini dolci dell’Emilia Romagna: un viaggio lungo 8 vini

di Andrea Gori

Quando si parla di vini dolci nessun’altra regione italiana può vantare la varietà dell’Emilia Romagna. Se mettiamo insieme bollicine, passiti e muffati, anche allargando la ricerca al mondo intero, è difficile incontrare tanti stili, prodotti e vitigni come lungo la via Emilia. Si può partire da Piacenza, come abbiamo fatto durante uno dei winetalk show condotti da Adua Villa durante Enologica 2019 e gustarsi, chilometro dopo chilometro, 8 vini molto diversi tra loro e tutti capaci di stimolare riflessioni e suscitare brividi di piacevolezza.

Codarossa Colli di Scandiano e di Canossa Doc Lambrusco Amabile – Albinea Canali
Il Grasparossa è da sempre l’archetipo del Lambrusco, per molti con una dolcezza fin troppo insistita in tante versioni amabili da GDO. Qui invece la sensibilità e la pregiata origine delle uve si rivela fondamentale per ottenere un prodotto equilibrato, sapido e ficcante che, oltre a marasche, alloro, mirtillo e pepe nero, porti in dote anche una bevibilità precisa e mai stancante, dove il dolce fa da contraltare alla durezza del vino piuttosto che eliminarla del tutto. 87

Romagna Albana docg passito domus aurea 2017 – Ferrucci (Serra)
La regina dei dolci della regione è sempre lei, il vino dorato che dai tempi di Galla Placidia evoca piacevolezza e sontuosità. Non fa eccezione questo classico del territorio che rivela al naso iodio, note balsamiche di menta e cappero, sensazioni sontuose di frutta candita e tropicaleggiante tra papaia, mango e guava e, soprattutto, un sorso di equilibrio speciale e rarefatto nonostante l’imponente estrazione. 93

Pignoletto Doc Passito Colline Marconiane – Floriano Cinti
Siamo nei Colli Bolognesi, a Sasso Marconi (BO) per assaggiare un non molto comune pignoletto, in versione passito in campo e in cassette cui segue una lunga fermentazione in legno. La componente grechetto di questo vitigno si sente eccome e le note non sono banalmente fruttate, candite o passite tra albicocca e agrumi, ma anche di ostrica, iodio, tabacco e resine. Il comportamento al palato è guizzante e fila via che è una meraviglia con qualche traccia di collegamento con alcuni Vin Santo Avignonesi, sia pur con, ovviamente, molta meno concentrazione e viscosità. 91

Colli Piacentini Doc Vin Santo 2013 Le Solane – Az. Mossi 1558
Silvia Mandini in persona ci racconta della sfida raccolta con il marito Marco Profumo per portare avanti la tradizione plurisecolare dei Mossi qui a Piacenza, e proprio da un prodotto dell’ultimo dei Mossi si è partiti per ottenere questo Vin Santo del 2003 con 140 gr/lt di zucchero ma originalità e aromi molto intriganti. Dalle note biscottate e vanigliate con pinoli e talco si va verso il frutto passito e le note di zafferano e cumino per poi chiudere su confettura di pesche e ciliegie. Sorso ampio e dolce ma con sapidità e tocco di volatile a tener su la piacevolezza di beva in maniera precisa. 92

Colli Piacentini Doc Malvasia 2018 – Linea Sostenibile – Cantina Vicobarone
Con le uve di Malvasia Bianca Aromatica di Candia dalle colline dei comuni di Ziano Piacentino e Castel San Giovanni si lavora in metodo martinotti delicato per esaltare ogni nota aromatica della storica malvasia di zona. Il naso è aromatico, dolce, agrumato di cedro e arancio, floreale di sambuco, tiglio e rosa thea, tracce di gesso e anice. Bocca cremosa sofficissima con note biscottate lievi e un finale sbarazzino in cui la dolcezza è solo un pretesto e l’equilibrio è vero piacere infantile ma anche liberatorio. 85

Colli Piacentini Doc Malvasia Dolce Spumante Venus – Cantina Valtidone
Siamo a solo 60 km da Milano ma atmosfere e piacevolezze sono già molto emiliane. Questa cantina sociale opera dal 1966 con oltre 200 soci costantemente seguiti dal campo alla cantina. Non fanno eccezione le profumatissime uve destinate a questo Venus con la sua spuma bellissima e soffice, l’intensità del profumo di erbe aromatiche come salvia e menta mescolate a pera e pesca sciroppata. Il tutto sottolineato al palato immediato ma non banale, dolce ma anche ben sapido con sorprendente lunghezza. 86

Lambrusco Grasparossa Dop Amabile Semprebon – Fattoria Moretto
Podere di famiglia molto piccolo per gli standard emiliani ma ben radicato nel territorio e nella ricerca di qualità a Castelletto, dove la famiglia Altariva produce uve dal 1975 e imbottiglia in proprio dal 1991 il frutto del loro lavoro in vigneto (biologico) con altitudini importanti (fino a 200 mt). Le 5mila bottiglie del Semprebon (la versione amabile del Castelvetro) svolgono una macerazione fermentata per 6/8 giorni a bassa temperatura fino a sviluppare un colore magnetico rubino denso e scuro, screziato dal porpora delle bollicine. Note di viola, marasca, more e mirtilli selvatici, rosa canina e tabacco appena accennato. Sorso impetuoso e divertente con freschezza e durezze che mascherano la dolcezza compenetrandola e rendendo questo vino un bellissimo guilty pleasure anche per appassionati hard core delle acidità. 87

Ravenna igt Famoso passito 2017 – Tenuta Uccellina
Il Famoso – a dispetto del nome – ha rischiato veramente di scomparire dalla base ampelografica romagnola. La vecchia “uva rambela” è sempre stata varietà rustica e resistente ma non certo di alta produzione, elemento che lo ha quasi condannato all’oblio nel dopoguerra. Oggi si è rivelato prezioso per la forte acidità a prova di climate change ma soprattutto tra Forlì, Bertinoro, Faenza, Brisighella e Bagnacavallo, sviluppa una intensità formidabile che ricorda il moscato. In questa versione passita si avverte la frutta esotica, il cumino, la guata, papaya essiccata, il pepe bianco e il lytchees che in bocca si esaltano ancora di più dato che intervengono freschezza e sale a curarne la beva. Bello il finale con rimandi alla nocciola, alle arachidi caramellate e al cocco.

Conclusione finale: come prevede il format, un abbinamento con un piatto ed ecco che Federico d’Amato, figlio d’arte in forza al Caffè Arti e Mestieri di Reggio Emilia del padre Gianni,  si inventa un piatto che ci fa fare un percorso molto simile, ovvero, “Dal Delta del Po agli appennini attraverso la via Emilia”, sorta di civet contemporaneo con le note iodate delle ostriche che si uniscono a quelle della selvaggina, del foie gras e infine del maiale romagnolo. Ciascun vino dolce che viene provato sul piatto gli aggiunge qualcosa e si integra in maniera sorprendente. Sono soprattutto i passiti a rivelarsi vincenti e, fra tutti, è il Famoso a rivelarsi il miglior matrimonio anche se l’Albana ha sempre un modo tutto suo di manifestarsi e allargare a dismisura la tridimensionalità del nostro palato, soprattutto in abbinamento con i cibi.

federico d'amato piatto enologica 2019

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

4 Commenti

avatar

vinogodi

circa 4 anni fa - Link

Bravo Andrea, concordo quasi su tutto , della premessa dell'articolo. Aggiungo, sperando di creare un po' di tensione critica in chi legge, che la zona emiliana/romagnola è fra le più ispirate d'Italia in termini di vini dolci passiti . Agli splendidi Vinsanto e passiti da uve Malvasia (fra tutti il Vinsanto di Barattieri, e i dolci di Lusignani , Luretta , La Tosa e La Stoppa, ma anche il Piriolo di Lusenti , quello della Cantina di Valtidone e di Valla) , aggiungerei il must assoluto dei gioielli di Zerbina in Romagna ( se Scaccomatto è fra i migliori vini dolci dello stivale , l'"AR" è un vero capolavoro che se la gioca con i migliori vini dolci in circolazione). Vorrei inoltre ricordare un piccolo capolavoro che alla cieca se la giocò più volte con Yquem vari e Jurancon di grido : tale Buca delle Canne da Semillon botritizzate ... insomma zona decisamente da approfondire ...

Rispondi
avatar

Andrea Gori

circa 4 anni fa - Link

Grazie Vinogodi! in effetti sono ufficialmente incuriosito! Concorso su AR che non ha certo bisogno del mio endorsement...per il Semillon mi metto a cercare...

Rispondi
avatar

giancarlo

circa 4 anni fa - Link

La varietà dei vini delle Regioni Italiane é simile se non migliore dell' Emilia e Romagna. Intravino non può dire questo , se scavasse un po' di più troverà Regioni Italiane con più varietà di vini dolici e Regioni similari. saluti

Rispondi
avatar

Franco

circa 4 anni fa - Link

Perchè per una volta che si cita questa regione x il vino, quando è famosa solo per la sua cucina, non ne godiamo e gioiamo semplicemente con i ns fratelli, Giancarlo? Qual'è la regione con più varietà di vini?

Rispondi

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.