I Dieci comandamenti di Slow Food (più uno)
di Antonio TomacelliPer qualcuno il vino è una religione e si sa, ogni religione che si rispetti ha le sue Tavole della Legge. Mosè però si è aggiornato e oggi lancia il suo decalogo dal palco di un convegno, Vignaioli e Vignerons, tutt’ora in corso in varie località della Toscana.
Voluta da Slow Food, la manifestazione rappresenta l’entrata a piedi uniti (tackle) di Petrini & soci nel mondo del vino dopo l’apertura del sito Slow Wine. Oltre mille i vigneron presenti, in rappresentanza di 20 paesi, che firmando le Tavole, si sono impegnati al rispetto del “vino buono, pulito e giusto”.
Per non incorrere nell’accusa di plagio al buon Mosè, Slow Food aggiunge l’undicesimo comandamento, rivolto ai legislatori europei troppe volte sbilanciati a favore della grande industria.
Dopo le leggi, troverete il video della Proclamazione girato dai nostri inviati. Come si può vedere niente fulmini e saette come successo in passato anche se, finita la proclamazione, abbiamo sentito il solito Fariseo mormorare la seguente frase: “Con questa gente andiamo verso una viticultura Teocratica, qualcosa come una repubblica islamica, una rifondazione della vigna con tanti piccoli Mullah adoranti e urlanti”. È il solito mercante nel Tempio o l’iniziatore di una qualche eresia? Mah, di lui si sa solo che è umbro, come San Francesco…
MANIFESTO DI “VIGNERONS D’EUROPE 2009”
1. Il vignaiolo si prende cura in prima persona della vigna, della cantina e della vendita.
2. Il vino del vignaiolo è vivo, dona piacere, è figlio del suo territorio e del suo pensiero. Espressione autentica di una cultura.
3. Il vignaiolo considera il consumatore un co-produttore.
4. Il vignaiolo custodisce e modella il paesaggio nel rispetto della biodiversità e della cultura del proprio territorio, che racconta e arricchisce.
5. Il vignaiolo come agricoltore si assume la responsabilità di preservare e migliorare la fertilità del suolo e l’equilibrio degli ecosistemi.
6. Il vignaiolo si impegna a rinunciare all’utilizzo di molecole e organismi artificiali e di sintesi con l’obiettivo di tutelare il vivente.
7. Il vignaiolo governa il limite in tutti i suoi impegni ricercando l’ottimo, mai il massimo.
8. Il vignaiolo si assume la responsabilità della propria attività nel rispetto dell’ambiente, della salute del consumatore e dei destini della propria comunità e della terra.
9. Il vignaiolo si impegna a creare e alimentare relazioni con altri vignaioli, agricoltori, produttori di cibo, cuochi, università e istituti di ricerca, educatori e cittadini nella propria comunità e nel mondo.
10. Il vignaiolo pratica la trasparenza: dice quello che fa e fa quello che dice.
11. I Vignerons d’Europe riuniti a Firenze chiedono alle autorità nazionali ed europee di non ostacolare il loro lavoro con regolamenti adatti all’industria ma non alle loro particolarità.
29 Commenti
Luciano Pignataro
circa 14 anni fa - LinkTotò ma ccome te piace sfruculià a mazzarrella:))
RispondiAntonio Tomacelli
circa 14 anni fa - LinkI sottotitoli di Pignataro sono alla pag. 777 di Televideo :-)
Rispondiluciano pignataro
circa 14 anni fa - LinkToto à scritto: si vulite capì Pignataro, jate 'ncoppa 'a 'o televideo, 'a pagina è 'a 777
RispondiSimone e Zeta
circa 14 anni fa - LinkSe questi sono i nuovi comandamenti, la metà delle aziende presenti in SS.Annunziata a Firenze, Lunedì 7 Dicembre non avrebbe avuto diritto di partecipare. Non è che qualcuno si sciacqua la bocca con questi nuovi concetti biblici, e poi puntualmente fa merenda nelle vigne diserbate di qualche amico?
RispondiFranco Ziliani
circa 14 anni fa - LinkNon so se ci troviamo di fronte ad una sorta di Tavole della Legge enoiche, e se chi ha proclamato questi 10 punti, ad uso e consumo dei vignerons europei, si atteggi o meno a novello Mosé. Da parte mia, come osservatore e commentatore di cose vinicole, non posso che sottoscrivere in toto quanto proclamato qui, come esempio di buon senso innanzitutto, che solo chi non é in buona fede può considerare espressione di "talebanismo" o di estremismo becero. Considero questi 10 punti una buona base per ripartire e offrire al consumatore, che ne ha un grande desiderio, vini più autentici, di cui fidarsi..
RispondiSimone e Zeta
circa 14 anni fa - Link@ franco, concordo con la tua analisi, e "pregheremo" affinchè tali leggi enoiche vengano applicate e rispettate. Visto però che parli di buon senso, attribuendo quindi un significato etico a tale "Ricetta" mi chiedo, ma queste meravigliose ed elementari norme non dovrebbero essere nel patrimonio genetico di Slowfood, fin dall'alba dei tempi? Ripeto quindi che visto che ora abbiamo un manifesto dei Vignerons, questo funga da filtro su iniziative, visibilità, relazioni, altrimenti puoi dire addio ai tuoi vini autentici di cui fidarsi...
Rispondifabrizio scarpato
circa 14 anni fa - LinkI punti elencati non possono non essere condivisi, non fosse altro perchè costituiscono una sorta di ponte tra passato e futuro, tra tradizione e nuove necessità di mercato, tra territorio e piccola produzione. La mia piccolissima perplessità riguarda il rischio di creare "cartello", un po' come la "agricoltura biologica", tale che il medio piccolo produttore che non faccia parte del Manifesto (che non so se sfocierà in associazione) possa finire stritolato tra grandi case e vignerons, come vaso di coccio tra vasi di ferro, con rischio di squilibri nel settore. D'altra parte, Carlo Petrini, in un articolo introduttivo su Repubblica del 4 dicembre, raccontava di un giovane vignaiolo costretto a vendere il vino Doc ancora invenduto nelle vasche, destinandolo alla acetificazione, ad un prezzo che è la metà di quanto costava l'uva , e paragonava il momento di crisi attuale alla calamità dello scandalo del metanolo del 1986: in effetti Petrini, e con lui Stefano Bonilli, affermano che allora furono proprio i contadini vignaioli delle Langhe a rimboccarsi le maniche e a risollevare le sorti del vino, addirittura utilizzando la crisi come trampolino per ulteriori miglioramenti e progressi di qualità. Così oggi, per cui non posso non condividere l'appello in favore dei vignaioli: "aiutiamoli e difendiamoli, diventiamo i loro co-produttori imparando a conoscerli e ad apprezzare i loro vini anche per le storie umane che si portano dietro"
RispondiSimone e Zeta
circa 14 anni fa - LinkCiao Fabrizio, perche il medio piccolo produttore dovrebbe finire stritolato ? Tra la tanta poesia espressa dal manifesto, perlomeno al punto 6 vediamo una richiesta precisa, al quale grandi e piccoli dovrebbero in teoria attenersi. Il resto dei punti del manifesto riguardano il costume, che come dice VMNP (sotto)si può facilmente aggirare, ma l'utilizzo di certi prodotti difficilmente può essere camuffato!
Rispondifabrizio scarpato
circa 14 anni fa - LinkNon so, non sono produttore e non conosco così a fondo il settore: tuttavia immagino che se "Vignaioli e Vignerons" si trasformasse in associazione, con una riconoscibilità per il mercato, un produttore che lavora bene, che fa buon vino, ma che per motivi suoi non ha aderito al Manifesto/Associazione, finirebbe con l'avere meno visibilità, o maggior difficoltà a collocare i suoi prodotti, stretto tra il "marchio" Vignerons e la grande azienda (che non mi piace definire industriale). Mi sembra succeda anche per il biologico: molti si fregiano dell'appellativo nel tentativo di non esser messi in disparte, perchè è lì, almeno per ora, che il mercato premia, ma non è detto che se non fai biologico tu non sia un buon agricoltore, secondo me. Quanto al termine co-produttore, sono parole di Petrini, virgolettate: il termine è impegnativo e mi lascia perplesso, giustamente, se non considerato in senso lato, ampio. Diciamo che mi sembra un termine, una facoltà, per interposta persona: più che co-produttori, parlerei di comunione di responsabilità, di motivazioni, di partecipazione a un'idea.
RispondiVignereiMaNonPosso
circa 14 anni fa - Linkmi ricollego alle ultime righe di fabrizio. ok, vigiliamo, facciamo i consumatori co-produttori. Consumatori non solo di vino ma di storie: però attenzione: se è vero, come è vero, che esistono bottiglie "perfette" fatte apposta per le dugustazioni e per i giornalisti, così potrebbero cominciare a venir fuori "storie perfette" costruite ad arte per rendere più " eco-appeal" certi vini. La soluzione qual è? sarebbe quella di visitare le aziende, una per una. E' possibile? Proprio no, ma c'è chi lo fa per noi. Da qui dunque chiedo più serietà e più professionalità da parte di chi parla e scrive di vino. Questo vale per le guide che verranno e per quelle già consolidate. Per riviste e per blog.
RispondiRoberto Burdese
circa 14 anni fa - LinkCaro Tomacelli, qualche precisazione è dovuta. Superflua per chi era a Firenze lunedì mattina ma fondamentale per tutti gli altri (visto il titolo di questo post). Non si tratta dei dieci comandamenti di Slow Food. Il Manifesto è stato scritto dai Vignerons, letteralmente. Si sono riuniti, all'incirca una trentina dei mille (non scelti, semplicemente quelli che ne avevano voglia) e hanno messo insieme una serie di affermazioni tra quelle emerse con più evidenza e insistenza nel corso dei due giorni di lavori. C'erano diversi italiani (di diverse regioni), i francesi, i tedeschi. C'eravamo anche noi di Slow Food, cercando però più che altro di fare i notai o "governare" la discussione nel momento in cui si rischiava di deragliare. E' stato un momento molto bello, credo che qualcuno dei presenti (non slowfoodisti) potrebbe raccontarlo. Dover mettere giù un documento in cui permettere a tutti di riconoscersi, doversi confrontare con i tedeschi (che partono dalla definizione: sostenibile=biologico certificato), dover trovare un punto di mediazione con chi è piccolo vigneron convenzionale, insomma come ha meravigliosamente detto Saverio Petrilli prima di leggere il manifesto "far cadere i muri che ci sono tra di noi", non è una cosa facile e scontata. I tre giorni di Vignerons d'Europe sono stati una grande emozione, non ho sentito molte parole nuove ma ho sentito tanti vignaioli diversi tra di loro e da tanti posti diversi dell'Europa condividere molte buone idee. E non era marketing, che in sala non c'era nessuno venuto per comperare, vendere o parlare bene di uno o dell'altro. Noi di Slow Food siamo convinti che il mondo del vino stia vivendo un nuovo 1986 (e naturalmente non siamo i soli a pensarlo). Non è più il metanolo all'origine di tutto, questa volta ci sono un mix di vicende (troppo vino, troppa burocrazia, troppo proibizionismo, poco rispetto per l'ambiente, sistemi distributivi che stanno soffocando l'agricoltura, eccetera) ma siamo al limite del collasso. Siamo convinti che come nel 1986 dal disastro verrà il rinascimento, che non sappiamo ancora quali connotati avrà ma in quel manifesto ci sono un bel pò di spunti (che ci piacciono molto, ovviamente). Vignerons d'Europe non è un marchio commerciale, non è una certificazione, non sarà il titolo della nostra nuova guida dei vini, non è un'associazione di categoria (quella già esiste e si chiama CEVI). Vignerons d'Europe è un movimento, non formale e magari anche un po' anarchico, in cui si riconoscono molti che già stanno dentro tutti i punti del Manifesto e altri che stanno solo dentro solo in parte ma in futuro si muoveranno per adeguarsi agli altri punti (anche grazie all'energia che gli ha regalato la partecipazione a Vignerons). Magari ci si riconosce anche qualcuno che non c'entra proprio per niente, ma dato che non stiamo assegnando delle etichette credo che non sia un problema. Stiamo cercando di sollecitare un dibattito, una riflessione, che per forza di cose parla più a quelli che sono lontani dai punti del Manifesto che non a quelli che già ci sono pienamente dentro: quelli sono dei santi (visto che parliamo di teocrazia...) e gli vogliamo tanto bene, ma gli chiediamo anche di essere dei santi un po' laici, che parlano con i "peccatori" e magari li convincono che si può fare in un altro modo. Pensato solo al tema solforosa: avete idea di quante aziende stanno facendo prove di imbottigliamento con meno solforosa o addirittura senza solforosa? Impensabile fino a qualche anno fa. Poi c'è chi sostiene che la solforosa non è un tema importante, a me personalmente interessa molto e senza essere integralista sono molto curioso di scoprire cosa sta succedendo su questo fronte. Il punto fondamentale, a mio avviso, è che da questa situazione ci usciamo solo con dosi abbondanti di fiducia, fraternità e umiltà. Da parte di tutti: produttori, giornalisti, ristoratori, co-produttori e via dicendo. Questo, naturalmente, se vogliamo provare ad uscirne assieme. Ciascuno di noi, individualmente, può cavarsela benissimo. Ma non è certo questo il compito di Slow Food. Noi abbiamo iniziato facendo la nostra parte: abbiamo rinunciato a una guida leader di mercato perché non la sentivamo più nostra (e dal punto di vista economico la cosa non è stata uno scherzo, visto quanto vendeva); abbiamo lavorato due anni per mettere su Vignerons, investendo soldi e tempo come è giusto che faccia un'associazione come la nostra. Speriamo che tutto questo serva a qualcosa, speriamo soprattutto che nessuno pensi che "adesso risolve tutto Slow Food". Chiedo scusa per quanto sono stato prolisso. Vado a bere, viva il vino.
RispondiSimone e Zeta
circa 14 anni fa - LinkLa solforosa centra poco, sarei curioso di sapere se il punto 6 del manifesto realizza un filtro per l'azione di Slow Food, guida compresa. Grazie
RispondiRoberto Burdese
circa 14 anni fa - LinkUn filtro in assoluto no. E' ovvio che auspichiamo sempre più e con sempre maggiore forza che il ricorso alla chimica si riduca, fino magari a sparire del tutto. Anche nei disciplinari dei nostri Presìdi non esiste un vincolo rigido da questo punto di vista. Se dovessimo porlo come vincolo rigido moltissimi produttori sarebbero costretti a rinunciare al progetto e sarebbe molto difficile recuperarli successivamente. In questo modo assistiamo invece a un progressivo ma continuo miglioramento della situazione, che ciascun produttore cerca di gestire al meglio delle sue possibilità. Per il momento credo che sia la scelta più giusta, in futuro vedremo.
RispondiSimone e Zeta
circa 14 anni fa - LinkGrazie mille per la gentile equilibrata risposta, Le auguro un buon lavoro. Abbiamo davvero bisogno della Migliore Slow Food possibile.
RispondiRoberto Burdese
circa 14 anni fa - LinkPS: la foto di Carlin-Mosè è veramente notevole. Complimenti!
RispondiAntonio Tomacelli
circa 14 anni fa - Link:-)
RispondiFrancesco De Franco
circa 14 anni fa - LinkRiprendo il mio commeto pubblicato su Vinix.it sullo stesso tema: Ero a Montecatini e a Firenze, faccio biologico in vigna e intervengo il meno possibile in cantina, mi ritrovo in molte cose del manifesto, ma alcuni momenti a Montecatini potevano dare di più. Secondo me a Montecatini sono emersi chiaramente alcuni concetti: il primo è una esigenza di identità, di definirsi, in definitiva una esigenza di chiarezza tra chi ha un'idea industriale del vino chi invece vuole essere "artigiano". Poi, fortemente, il concetto di responsabilità verso l'ambiente e il consumatore e questo concetto non può prescindere dal minor impatto possibile dal punto di vista ambientale e minori rischi per la salute (e qui ritorna la diversa impostazione industriale soggetta inevitabilmente a logiche economiche finanziarie e quella artigianale che può e deve sottrarsi a queste logiche) infine una vena anarchica che rifiuta paletti e controllori (bastano e avanzano quelli che abbiamo) e quindi rifiuta l'idea che il manifesto possa essere un Decalogo. Questo manifesto è solo un punto di partenza, non c'è nessuno che dice chi sta di qua e chi di la. E' l'inizio di ragionamento con la consapevolezza che bisogna uinirsi per evitare che i burocrati di Bruxelles compiano scempi irreparabili sotto l'azione di lobbies poco interessate ad aspetti come ambiente, cultura, tradizioni, territorio, salute....Ciao a tutti Francesco Maria De Franco
Rispondigianpaolo
circa 14 anni fa - LinkIo invece mi pongo una domanda: in Italia si producono, se non erro, circa 40/45 milioni di Hl di vino all'anno. Un parte di questo vino e' prodotta da vignerons come quelli di cui sopra, magari non una parte maggioritaria, anzi forse una parte proprio piccolina piccolina. Cosa ne e' di tutti gli altri che lavorano nel mondo del vino, che ne costituiscono la grande massa oscura e l'indotto, che non sono e non saranno mai vignerons d'Europe, ma che magari saranno agricoltori emiliani conferitori della CAVIRO (che produce il Tavernello, un non-vino prodotto, e comperato da gente che non legge i nostri blogs, in 100 milioni di confenzioni l'anno, dico io, a qualcuno dara' pure da campare, o no?), oppure imbottigliatori veneti, cinici e biechi di sicuro, che provvedono a mettere in circolazione milioni e milioni di bottiglie che vanno in tutto il mondo(e anche qui, ci sara' pure qualche famiglia che ci campa, o no?). Domanda poco retorica: e' piu vino quello prodotto in 40 milioni di poco eleganti e anonimi Hl, oppure quello prodotto nei restanti affascinanti, puliti e giusti Hl? E ha senso parlare di vino in generale, e del suo rinascimento, senza contare o volendo ignorare i primi?
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 14 anni fa - LinkMina interpretava magistralmente la canzone "Parole parole". Non mi riferisco a voi che state discutendo ovviamente, faccio solo due conti: tra carotaggi,selezioni di marze e portainnesti, selezioni clonali, messa in produzione di un vigneto e raggiungimento di un livello qualitativo degno ci corrono almeno 5 anni per impostare un serio progetto coltural-culturale. Ad oggi siamo agli intenti iniziali..... vedremo come procederà (io onestamente vedere produttori toscani da 16milioni16 di bottiglie prodotte mettersi a fare gli "allegri braccianti" ce li vedo poco .... ma spero di essere smentito). In attesa di essere smentito dalla storia mi limiterò a fare ciò che ho sempre fatto: girar per terreni e cantine, degustare e scegliere ciò che in scienza e coscienza riterrò notevole, indipendentemente da questa o quella categoria di appartenenza
RispondiSimone e Zeta
circa 14 anni fa - LinkSaggio Lavoro!
Rispondigiulo
circa 14 anni fa - LinkA proposito del punto #6, qualcuno mi aiuta a capire quali sono i fantomatici "organismi artificiali e di sintesi" ai quali i vigneron "ortodossi" dovrebbero rinunciare? giuliano boni
RispondiSimone e Zeta
circa 14 anni fa - LinkQui qualcosa: http://www.vintesa.it/ITA/biologico.htm
Rispondigiulo
circa 14 anni fa - Linkgrazie per la segnalazione, anche se non ho trovato risposte... a meno che, nel linguaggio degli estensori del manifesto, "organismo artificiale" non significhi "organismo esterno/estraneo/aggiunto", con buona pace della logica e della lingua italiana... g.
RispondiSimone e Zeta
circa 14 anni fa - Linkquesto è tecnico e palloso, ma dovresti trovare ulteriori notizie. http://agronotizie.imagelinenetwork.com/visualizza-settimanale.cfm?idSet=494
Rispondigiulo
circa 14 anni fa - Linkmi sa che continiamo a non capirci...
RispondiSimone e Zeta
circa 14 anni fa - LinkIn effetti meglio lasciar perdere il nostro fidanzamento, se già adesso abbiamo dei problemi di comunicazione..;-)
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