D’Alessandro, il nuovo corso dei Tenimenti è molto r’n’r

D’Alessandro, il nuovo corso dei Tenimenti è molto r’n’r

di Jacopo Cossater

Questo post è nato idealmente lo scorso aprile quando nella casella di posta elettronica ha fatto capolino un comunicato stampa proveniente da Cortona e dalla più grande e storica delle aziende produttrici di Syrah: “Tenimenti d’Alessandro abbandona la DOC”. E ancora: “Tenimenti d’Alessandro, a partire dalle annate in uscita a settembre 2018 ha deciso di declassare l’intera produzione dei vini a base Syrah, da Cortona DOC a Toscana IGT: il Rosso 2016 – un tempo “Borgo Syrah” – il Bosco 2014 e Migliara 2013 saranno, pertanto, commercializzati non fregiandosi più della Denominazione di Origine Controllata”.

Una scelta che probabilmente era nell’aria già da tempo, “che sancisce una divergenza di visione rispetto alle logiche della valorizzazione del territorio” ma che ha avuto una causa precisa e circostanziata: la bocciatura in fase di assaggio da parte della commissione preposta all’assegnazione della DOC del “Borgo Syrah” 2016 in quanto, mi ha raccontato ieri mattina Filippo Calabresi, “fuori da ogni parametro di riferimento, almeno a quanto mi è stato comunicato: visivo, olfattivo, gustativo. Ho anche avuto il dubbio – ha continuato – ci potesse essere un problema non organolettico e ho subito fatto fare le analisi. Nessuno: in termini di parametri analitici uno dei vini più corretti abbia in cantina”. Queste le mie note di assaggio ricopiate pari pari dal taccuino, bottiglia proveniente dallo stesso lotto imbottigliato alla fine di marzo:

Toscana IGT Rosso 2016 – Rubino acceso, vivace e attraente. L’attacco è sul frutto, esplosivo ma progressivo: piccoli frutti rossi tra cui lampone e ciliegia freschi e croccanti quasi a tradire una certa idea di macerazione carbonica. Poi resina di pino, un accenno di erbe officinali e di fieno. Goloso, fresco nel senso più bevibile del termine, dall’acidità squillante ma mai sopra le righe, paga qualcosa in termini di presa tannica e di complessità in chiusura. Divertente, gioioso, godibile. 86/88

Rispetto all’annata precedente, la 2015 normalmente etichettata come Cortona DOC Syrah, un sostanziale cambiamento: la scelta di vinificare circa 2/3 della produzione a grappolo intero. Il resto è come da tradizione: fermentazione in acciaio e maturazione in cemento per circa 12 mesi. La metamorfosi che Filippo sta però imprimendo ai Tenimenti è più profonda e non solamente legata a uno dei suoi vini più rappresentativi: dal 2013 e con ancor più convinzione dal 2015 – anno della cessione dell’azienda dalla famiglia d’Alessandro ai Calabresi – è cambiato l’approccio a ogni aspetto della vita aziendale. Dalla vigna, tutti gli oltre 30 ettari di proprietà sono stati convertiti al biologico, alla cantina: penso alle fermentazioni spontanee; a un uso del legno, soprattutto delle barrique, molto meno invasivo; alle filtrazioni più delicate. Una serie di interventi che vanno in una direzione precisa: la volontà di alleggerire tutta la linea produttiva rendendola più affine alla sua idea di vino. E aggiungo: dimostrare che a Cortona è possibile produrre Syrah dalla silhouette tanto complessa quanto raffinata, non eccessivi nel calore e nella struttura, molto diversi da quelli prodotti dagli stessi Tenimenti per molti anni. Una strada che Stefano Amerighi ha imboccato da tempo con straordinario successo.

Tenimenti d'Alessandro

Che il Rosso 2016 sia diverso dal Borgo Syrah 2015 è indubbio. Si tratta di un vino meno ambizioso per struttura, più fresco e dalla trama tannica meno incisiva e amarognola, dal peso specifico più delicato. In definitiva più buono, con la consapevolezza dello stesso Filippo Calabresi che la strada è ancora lunga e fatta di tappe ancora tutte da scrivere. Cosa abbiano pensato i membri della commissione di assaggio è cosa che credo non sapremo mai. Quello che rimane è qualche dubbio sul senso stesso di questo genere di organismi, istituti spesso incapaci di leggere quei cambiamenti che hanno il buon sapore della virtù, variazioni produttive che con il senno di poi avrebbero potuto arricchire ancor di più una denominazione che si ritrova invece oggi ad aver perso il suo interprete storico.

Alcuni appunti sparsi, per chiudere:

  • Il Viogner “Fontarca” 2017 è piacevolissimo in termini di profumi, di freschezza, in generale di ritmo. Un bianco toscano da non perdere.
  • In cantina abbiamo assaggiato diverse annate de “Il Bosco”, il Syrah che ha fatto la storia dei Tenimenti d’Alessandro. Il 2014 ha una bellissima trama tannica e quella leggera diluizione dovuta all’annata appare da qui più interessante che mai. Il 2016, prodotto come il Rosso con circa 2/3 di grappoli interi in fermentazione, è squisito. Un Syrah rifinito, sfaccettato, ricco e profondo che impressiona per statura e per finezza. Da non perdere.
  • Luigi Nastri è il nuovo chef di Creta, il ristorante che si trova all’interno dei Tenimenti. Senza stare a girarci troppo intorno una tavola da non mancare, una di quelle che valgono una convinta deviazione.
  • Bonus: nel 2016 avevamo scritto di Do.Te., “l’altro” progetto di Filippo Calabresi sul Syrah da una vigna terrazzata gestita in biodinamica.

Jacopo Cossater

Docente di marketing del vino e di giornalismo enogastronomico, è specializzato nel racconto del vino e appassionato delle sue ripercussioni sociali. Tra gli altri, ha realizzato i podcast Vino sul Divano e La Retroetichetta, collabora con l'inserto Cibo del quotidiano Domani e ha cofondato il magazine cartaceo Verticale. Qui su Intravino dal 2009.

8 Commenti

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littlewood

circa 6 anni fa - Link

Mah! Io penso che se molti di piu' in quella zona seguissero una stella polare come Stefano Amerighi e nn le derive chiocciolesche ne' guadegnerebbe enormemente tutta la denominazione! Sapevo della svolta dei Tenimenti. Bene avanti cosi'!

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Fabrizio Dionisio

circa 6 anni fa - Link

Caro Jacopo, mi piacerebbe tanto fare una chiacchierata con te sui temi che hai toccato in quest'articolo. Sarebbe di sicuro lunga e interessante, almeno per me. E un'occasione per farti conoscere vini prodotti con fermentazioni spontanee, uso non invasivo del legno, filtrazioni leggere...fin dalla prima vendemmia (2003), quando il modello di riferimento era spesso il vino-Ikea, nella convinzione che a Cortona si debba lavorare con mano leggera, a "togliere" e non ad "aggiungere", pur senza pretendere di produrre vini rossi dal profilo così lieve che solo in Trentino Alto Adige troverebbero la loro culla naturale. Che anche questo, pensare che ovunque si possa fare il vino che abbiamo in mente...è violentare un terroir e andare contro natura. Il mio obiettivo è quello di interpretare nella maniera più affine alla mia idea di vino, assecondandolo senza prevaricarlo, il terroir di Cortona. Sapendo che questo porterà, pur nella coerenza di un percorso stilistico, ad ottenere ogni anno vini diversi fra loro, ma sempre (spero) fedele espressione e riflesso di quel millesimo. Vini nati così, anticonformisti ante litteram, forse penalizzati in termini di popolarità mediatica dalla mia idiosincrasia alla sovraesposizione social. La stessa che mi suggerisce di salutarti prima che la passione per l'argomento mi prenda la mano rendendomi logorroico! p.s. la scelta di Filippo mi è dispiaciuta e, non avendo avuto ancora modo di parlarne con lui, non l'ho capita. Posso solo dire - nell'assoluto rispetto della sua decisione- che certe battaglie virtuose per cambiare il mondo...o anche solo la filosofia produttiva di una denominazione...si possono combattere anche lavorando, dall'interno, senza scendere dal convoglio. Soprattutto se amiamo il luogo dove lavoriamo e vogliamo contribuire a valorizzarlo. I fatti, i risultati...i vini...soprattutto se grandi, sono i migliori ambasciatori del nostro progetto. Un abbraccio, spero di incontrarti prima o poi a Cortona. Fabrizio Dionisio

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Jacopo Cossater

circa 6 anni fa - Link

Grazie mille per il contributo Fabrizio.

Lontana da me l'intenzione di indicare quale possa essere la strada per Cortona e per il suo Syrah. Qui ci si è semplicemente limitati a registrare quanto di interessante stia succedendo all'interno di Tenimenti d'Alessandro e a sottolineare -ancora una volta- quanto le denominazioni perdano in termini di polifonia complessiva ogni volta che un produttore decide di uscire da questa o da quella DOC a causa della "bocciatura" da parte della commissione preposta di un suo vino (anche se mi sembra di capire le cause siano in questo caso anche altre, radicate nel tempo).

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Fabrizio Dionisio

circa 6 anni fa - Link

E' chiaro, Jacopo. Peraltro condivido largamente, come avrai capito, la tendenza "stilistica" che sembrerebbe avere ispirato le scelte di Filippo e che tu hai apprezzato degustandone i vini. Manifesto solo perplessità sulle modalità e, soprattutto, ci tengo a sottolineare come si possa seguire un certo percorso, credo e spero virtuoso, pur restando all'interno di una denominazione che, oggettivamente, non ho mai percepito come "restrittiva" e soffocante, regolamentata da un disciplinare che non mi pare possa limitare la libertà di espressione dei viticoltori. Stefano (Amerighi) ed io, fino ad oggi e, spero, anche in futuro, abbiamo lavorato senza soffrire limitazioni della rispettiva creatività e, credo di poter parlare anche per lui, vorremmo anzi che il disciplinare della doc Cortona divenisse ancora più rigoroso e orientato alla qualità senza compromessi, nel comune interesse. Tutto qua. Una cosa è certa, è un peccato che un'azienda come i Tenimenti non produca più Syrah Cortona doc. E che, seppure perfettibile e magari talvolta opinabile, il lavoro delle commissioni di assaggio è l'unica garanzia rispetto al rischio di eccessi di libero arbitrio da parte dei produttori, a tutela dei consumatori. L'alternativa sarebbe la totale deregulation ma non sono convinto che andrebbe a beneficio dell'evoluzione virtuosa, sostenibile ed ecocompatibile, della produzione vinicola italiana che tutti noi auspichiamo. Grazie a te per avere parlato di Cortona, buon lavoro.

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gae saccoccio

circa 6 anni fa - Link

Fabrizio caro, oggi - in Italia più che altrove - i vini più espressivi in termini d’interpretazione stilistica e onestà intellettuale, vini rispettosi sia di un territorio che dei gusti sempre più consapevoli del consumatore finale, sono fatti proprio fuori dall’irregimentazione burocratica troppe volte ostile, avvilente e ottusa delle Denominazioni d’Origine. Abbracci, gae #iostoconfilippo

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Fabrizio Dionisio

circa 6 anni fa - Link

Gae...intanto mi fa piacere sentirti ! Il mio intervento, spero sia chiaro...non era e non è "contro" Filippo. Né a difesa del Consorzio Cortona doc o delle commissioni di assaggio o degli organismi certificatori, enti con i quali ho contatti esclusivamente "di servizio", come tutti i produttori dell'area. Sto anche io con Filippo...ammesso che ce ne sia bisogno, visto che non lo considero una vittima ma un imprenditore che ha assunto libere decisioni imprenditoriali. Mi faceva solo piacere precisare che, volendo, si può lavorare bene e secondo le proprie inclinazioni e "filosofie" produttive anche all'interno delle denominazioni. Per quanto sia una puntualizzazione dell'ovvio. E se è certamente vero che ci sono bravi viticoltori che fanno bei vini anche senza fregiarsi della doc o docg...è altrettanto vero che, avvantaggiandosi dei minori controlli presenti al di fuori delle doc/docg, ci sono viticoltori che realizzano vini IGT o altro quantomeno discutibili...talvolta avvalendosi di metodiche altrettanto discutibili. Per cui, caro Gae...comprendo la tua affettuosa solidarietà con Filippo (che peraltro non ne ha bisogno, essendo un grande produttore che faceva vini eccellenti anche nell'ambito della doc...che ha fatto una libera scelta commerciale), ma generalizzare, oltre che essere quasi sempre sbagliato rischia, in questo caso, di essere anche ingiusto nei confronti dei tantissimi straordinari produttori di vini doc., quelli che tu definisci meno espressivi stilisticamente e onesti intellettualmente. Forse che non lo sono i vini di Stefano (lasciamo stare i miei, odio l'autoreferenzialità...) o non lo sarebbero stati quelli di Filippo se avesse continuato a fare Cortona doc, o non lo sono quelli che ha fatto fino a ieri ? Dai, Gaetano...! Non sarà mai un "bollino" ad attribuire stile e onestà...o a sottrarle. Contano i vini e, ancora di più, le persone. Doverlo ricordare a un uomo colto e sensibile come te...mi sembra assurdo. Vabbè che siamo in clima di reazione contro le istituzioni, che peraltro ampiamente condivido...;), però forse in alcuni casi si potrebbe tentare di cambiare (migliorare) le cose senza "andarsene". Per questo io, per esempio, rimango qui...in questo sgarrupato Paese, nonostante tutto ! E, per ora...anche nella doc ;) ! Ti abbraccio. Fabrizio

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Lorenzo

circa 6 anni fa - Link

.... e a questo va aggiunto che indipendentemente dallo stile e dalla qualità la differenze vera tra IGT e DOC è una ed una soltanto: la tracciabilità di uve e processi di vinificazione. A buon intenditor... poche parole!

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Andrea Gori

circa 6 anni fa - Link

Per me sempre meglio restare nella DOC per i motivi elencati da Fabrizio e non solo. Sempre restando in Toscana, che dispiacere vedere tanti grandi sangiovese fuori dai Consorzi. Non mi piace il brand e la personalità che vanno per conto loro. Li capisco ma non li approvo, mi pare troppo facile in un paese dove appunto il problema principale è il non fare squadra

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