Cosa hanno in comune vini senza solforosa aggiunta e naturalità? Praticamente niente, secondo Sandro Sangiorgi

di Alessandro Morichetti

Se un giorno a Porthos cercassero un titolista io mi proporrei al volo: pagamento in vecchi numeri cartacei e bottiglie abbandonate nei sottoscala di via Mantegazza. Sarebbe un grosso affare per entrambi e per questo non si farà mai. La seconda premessa è che si potrebbe espiare l’impossibilità di commentare le miniature di Porthos solo legando nudo Sandro Sangiorgi a una vasca da 10.000 hl per poi usarlo come filtro umano nei travasi di mosti chimici protoindustriali. Nell’attesa di Porthos 37, in gestazione da quando Noè piantò la prima vigna, la miniatura online di maggio 2013 ristabilisce il senso delle proporzioni tra la visione del vino di Sandro Sangiorgi e quella di esperti in stesura di tappeti rossi che girano sugli schermi. L’esperimento di commentare su Intravino un pezzo di Porthos è un po’ tipo portare in un bordello la moglie catechista, ne converrete. Imperdibile in quanto tale :-).

 

Solforosa (quasi) zero di Sandro Sangiorgi

Consideratelo un appello.
Ormai non è più solo una moda, è un grosso equivoco, alimentato dall’ignoranza e dalla superficialità.
Mi riferisco al collegamento automatico che sempre più persone fanno tra l’assenza di solforosa aggiunta e l’essenza della naturalità.
Come se bastasse imbottigliare il vino senza SO2 per sdoganarsi dalla convenzione chimica e ipertecnologica e approdare nell’universo “bio” con proposte falsamente rivoluzionarie. Somiglia a quello che si pensava fino a poco tempo fa, quando per sentirsi naturali bastava vinificare uve bianche con le bucce. L’opportunismo con il quale alcuni enologi di grido hanno cambiato idea è degno dei più scaltri mercanti finanziari. A loro, in fondo, basta suggerire un protocollo produttivo e si sentono a posto. Ma tutto questo era già previsto: la convenzione industriale, applicata ampiamente ormai anche a poche migliaia di bottiglie e ad aziende “artigianali”, sta facendo il suo corso e presto i produttori di vino buono verranno facilmente confusi nel marasma di una legge assurda, quella europea sul “biologico”, incompleta e incapace di generare vera selezione. A meno che non si decida di rafforzare il livello di comunicazione, e questo è un dovere di chi ha fatto seriamente una scelta naturale, sin dal vigneto. Mi rivolgo a quei produttori che dovrebbero unirsi sui punti fondamentali, già ampiamente discussi e accolti, evitando di perdersi in beghe, personalismi e pettegolezzi. Per avere la coscienza a posto non basta più tenere il banchetto nelle fiere. Evidentemente, è necessario uno sforzo comune che finora non c’è stato.
Ma il mio appello va soprattutto a chi assaggia, beve e acquista. È tempo di usare i sensi giusti, l’olfatto, il gusto e il tatto. Quando scegliamo una bottiglia, gli occhi e le orecchie sono coinvolti solo marginalmente… Per non parlare della percezione del proprio benessere generale, altro parametro tanto prezioso quanto sottovalutato.
Impariamo a cogliere il senso di un vino sano.

Sottoscrivo ogni virgola ma chiedo aiuto: a chi si riferirà Sangiorgi quando scrive “L’opportunismo con il quale alcuni enologi di grido hanno cambiato idea è degno dei più scaltri mercanti finanziari”? Ah boh!

[Fonte: Porthos]

 

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

21 Commenti

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vincenz

circa 11 anni fa - Link

"impariamo a cogliere il senso di un vino sano" .Avete capito il senso di questa frase ? Io no.Io,come consumatore,devo essere garantito non dai miei sensi,ma da controlli rigorosi,esterni,indipendenti.E non mi basta la comunicazione affinata di chi dice di produrre "naturale".Non mi bastano etichette lunghe e dettagliate. Controlli,controlli,controlli. Restano tutti i dubbi su cosa significa "naturalità"in un vino,che Sangiorgi non chiarisce.

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Pietro

circa 11 anni fa - Link

vincenz, benvenuto nel paese dei controlli :) auguri. e chi controlla il controllore?

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francesco

circa 11 anni fa - Link

Impariamo a cogliere il senso di un vino (e di un cibo) sano e non ci sarà bisogno di controlli. Meno certificazioni e più rapporti umani con il produttore. Non demandare a nessuna etichetta o associazione la scelta di quello che mettiamo nel nostro corpo. Ogni giorno, ogni istante possiamo cercare di educarci al buono (e al bello). Viviamo in un'economia di consumo: scegliere autonomamente diventa una espressione di libertà.

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Alessandro Bocchetti

circa 11 anni fa - Link

Il problema è sempre lo stesso, si è sbagliato a puntare sulla naturalezza, sul metodo, sui protocolli di produzione. Il racconto è quello dell'artigiqnità, lo diciamo da tanto, prima in pochi poi sempre di più, la scommessa imprescindibile a questo punto e dividere i campionati, separare il vino artigiano da quello industriale . Due campionati distinti e tra bo con i propri campioni, mediani e schiappe! Perché il protocollo si può copiare, lo stile no! Ciao A

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Giacobbo Gianpaolo

circa 11 anni fa - Link

Fosse solo la So2 il problema sulla naturalitá o meno dei vini sarebbe tutto molto semplice. Poi bisogna anche capire il percorso che un produttore fa per arrivare a non aggiungere i solfiti. Se per non dichiarare i solfiti in etichetta devo usare tannini derivanti da chissacheccosa o altre porcherie ben venga la so2. Sandro ha ragione eccome!

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vincenz

circa 11 anni fa - Link

Sul discorso della SO2 sono d'accordo,nel senso che non basta l'assenza della solforosa a giustificare la parola "naturale",specialmente quando si adottano tecniche che hanno poco di naturale.Condivido pure il fatto che ,tecnicament,non è difficile e molte aziende si convertiranno insieme agli enologi che finora sono stati i maghi della chimica nelle cantine convenzionali. Cmq,il vino naturale deve sciogliere molti dubbi ancora.Forse non era il caso di usare una parola troppo forte ed evocatrice ma difficile,poi, da giustificare. Pura strategia di marketing?

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Emanuele

circa 11 anni fa - Link

No, considerando come nacque e quali furono i produttori e i degustatori che la usarono inizialmente, escluderei con decisione una vision, una mission, un claim, la sexiness, la conduciveness, i copywriters, le ricerche di mercato and the like. In fase germinale si tentò semplicemente di trovare un segno pertinente per un contenuto semantico solo parzialmente definito. E "naturale" ci poteva e ci può stare. La discussione ormai annosa sulla naturalità del vino è servita a definire ulteriormente questo contenuto, che si è chiarito e ampliato. Parimenti, si è ampliato il novero di chi "ha il senso" del contenuto e quindi comprende il segno. Il marketing, Vincenz(o?), non è il male in sé. Può diventarlo quando diviene strategia e strumento per ottenere un vantaggio economico o un primato anche a costo di snaturare il prodotto che propone. In concreto, è data la possibilità che ci si appropri di un claim tanto sexy e conducive quanto naturale, proponendo un vino che poco o nulla ha a che fare con il contenuto iniziale. Poi un giorno, davanti a una bottiglia, ci ritroveremo a parlare di sèmi e semèmi.

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vincenz

circa 11 anni fa - Link

E' interessante quello che hai scritto ed in gran parte condivisibile. Ma ,in alcune parti,andrebbe approfondito.La chiarezza è ,per me ,un valore che raggiungo faticosamente .Non ci sono discese,ma salite. Grazie,Emanuele. @VinNatur,è lodevole lo sforzo che fate,ma ho qui espresso ,in vari commenti,una mia posizione più rigorosa:non mi convincono,come consumatore,gli autocontrolli.Spero che al più presto intervenga una nuova normativa a fare chiarezza.Anche perchè ,in questo segmento in sviluppo,si sono inseriti e si andranno inserendo dei Grandi Furbi che sfrutteranno la nuova moda enogastronomica dei vini naturali. I nomi li conoscete bene.

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Giulia

circa 11 anni fa - Link

."Può diventarlo quando diviene strategia e strumento per ottenere un vantaggio economico o un primato anche a costo di snaturare il prodotto che propone..." Emanuele, c'è marketing buono e marketing cattivo, il marketing buono mi deve condurre ad un profitto economico, ci mancherebbe altro. non voglio dare sentenze da economista da strapazzo, ma insomma, il tuo è un controsenso bello e buono, i vignaioli non sono predicatori del buono e giusto in odore di povertà per non dare nell'occhio. il marketing è, dovrebbe essere una buona e giusta comunicazione. il marketing della naturalità del vino sta accusando i primi colpi (inevitabili), dal primo ostracismo del popolo dei convenzionali (AIS in prima fila), dopo la merda che ci ha propinato e propinano ancora alcuni "naturalisti", (vini imbevibili) con il loro bel banchetto alle fiere naturali...in fondo i fondo ha ragione il sangiorgi; se riuscissimo a "sensibilizzare" i nostri sensi riusciremmo a dare il giusto valore all'alimento VINO. mi ripeto magari, ma dal momento che il vino è cibo perchè non indicare in etichetta quello che contiene? non è sufficiente spacciarsi naturali per l'assenza di solforosa quando abbondo in chimica in vigna e cantina. italiani brava gente e grandi paraculi, il reuccio dell'Umbria sponsorizza una nuova verginità, tutta "naturale"... inizia con C finisce con la A, nove lettere. aiutino: anagramma di coratella.

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francesco

circa 11 anni fa - Link

@ Giulia Ssssssss, ora l'è diventà il grande President :)

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VinNatur

circa 11 anni fa - Link

buongiorno, noi qualche controllo sul prodotto finito lo facciamo ogni anno. A TUTTI indistintamente.... qualche furbetto lo becchiamo anche. La solforosa è il minore dei mali ed è stata trasformata nel demonio! http://www.vinnatur.org/2013/05/15/analisi-dei-pesticidi-ecco-i-risultati-del-2013/

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Vittorio Merlo

circa 11 anni fa - Link

"Ma il mio appello va soprattutto a chi assaggia, beve e acquista. È tempo di usare i sensi giusti, l’olfatto, il gusto e il tatto. Quando scegliamo una bottiglia, gli occhi e le orecchie sono coinvolti solo marginalmente…" Appunto, il vino deve essere buono. Se biologico, biodinamico, semplicemente vino non ha importanza. Inoltre se io produttore artigianale-bio-naturale...vedo che anche le altre cantine seguono alcuni principi per me fondamentali ne sarei solo contento. Invece qui subito a dire che non va bene perche` si cerca di ridurre o eliminare la solforosa... Proprio non capisco, ah si forse vedono minacciato il loro club elitario...

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carlo tabarrini

circa 11 anni fa - Link

Si , deve essere buono, ma prima deve essere vino, abbattere la solforosa, ( ora lo fa anche quello che diceva che i vini senza solforosa erano pericolosi), e poi pompare con 100 altri ingrdienti, (senza dirlo questo, perchè non è obbligatorio), è come finanziare un ospedale in zone di guerra ed essere un fabbricante di mine anti uomo. (e succede anche questo).

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maurizio de simone

circa 11 anni fa - Link

Perchè in Italia vince sempre il "TUTTI CONTRO TUTTI" spesso dettato da superficialità e ignoranza. E' vero che appena si apre uno spiraglio di novità emergono gli opportunismi, ma è altrettanto vero che la stragrande maggioranza dei produttori di vino, a prescindere delle etichette, "NATURALI" "BIOLOGICO" ecc. credono nel prodotto della propria terra, e sono i primi che applicando il buon senso, preservano i propri clienti da ciò che ritengono dannoso per la propria salute e del prossimo. Sta al consumatore informarsi, conoscere, e approfondire l'"ORIGINE" di ciò che beve. Nei paesi "EVOLUTI" si apprende dai mezzi di comunicazione, ma poi si approfondisce, si ricerca, si conosce, e quando il tutto combacia con la propria idea di SANO allora si diventa consumatore consapevole e inattaccabile da beceri inventori di aggettivi. Se un vino è fatto con buon senso, ed è possibile sostituire un elemento tossico con uno che scientificamente dimostrato, non lo è......basta approfondire le proprie conoscenze e LIBERAMENTE scegliere, oltre l'etichetta!

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vincenz

circa 11 anni fa - Link

Controlli,controlli,controlli.Rigorosi,esterni,indipendenti.Tutto il resto è contorno.

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Giulia

circa 11 anni fa - Link

Intravino e' inaudito, avete CENSURATO un mio intervento a questo post... ??! Il motivo di grazia?

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vincenz

circa 11 anni fa - Link

Mi piacerebbe tanto leggerlo,Giula,anche se mi riguardasse.Perchè ,molte volte,sono fra i più interessanti.A rileggerti.

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Antonio Tomacelli

circa 11 anni fa - Link

Il nostro filtro anti-spam ha fatto un Master dalle Orsoline. La prossima volta non usi certi termini, sennò si impressiona. Ho dovuto sbloccarlo a mano

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Giulia

circa 11 anni fa - Link

grazie Don Antonio per la pubblicazione, grazie anche a Vincenzo per la mia autostima giulia angela (fontana)

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vincenz

circa 11 anni fa - Link

Il comandante dei migliori enologi italiani affermava a Radio 24 il gastronauta:”.. si può produrre vino senza solforosa, ma dovrebbe essere bevuto entro qualche settimana e nel posto di origine. Per sostituire la SO2 ( afferma) abbiamo bisogno di altri prodotti e c’è una legge mondiale che lo vieta. Non credo si possano fare vini senza solforosa che non abbiano comunque notevoli difetti !” Il prof. Lonati affermava che a seconda delle annate si può variare l'uso degli antiossidanti.

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