Comunicare il vino italiano del mondo, dal Festival della TV un’idea niente male per aumentarne il valore

di Andrea Gori

Siamo ormai ospiti fissi al Festival della TV di Dogliani, dove il vino e il cibo quest’anno hanno goduto di un palco a parte in Piazza Carlo Alberto, col consueto seguito di pubblico interessato e partecipe. Il tema nell’anno di Expo 2015 era focalizzato sui mercati esteri, in particolare sui nostri due mercati di riferimento, tuttora imprescindibili per numeri e qualità del pubblico: USA e Germania. La presenza sul palco di Burton Anderson garantiva memoria storica e dinamiche statunitensi, mentre Ralf Frenzel (proprietario di Tre Torri Verlags, editor di Fine Magazin in Germania e fondatore della catena di negozi di successo Wein Wolf) ci ha illuminato sulla piazza nella quale meno riusciamo a spuntare prezzi interessanti. Augusto Cosimi de Il Sole 24 Ore ha garantito il necessario collegamento con la realtà fattuale ed economica delle aziende agricole, piemontesi in primis.

Ecco una sintesi degli interventi.

Chi meglio di Burton Anderson può descrivere come il vino italiano abbia conquistato il mercato più importante, cioè gli Stati Uniti? Tra libri, articoli e un’instancabile attività di assaggio e incontri, Burton è stato forse il primo grande giornalista a saper raccontare la nostra diversità enoica ad un pubblico curioso, che ha finito per appassionarsi al nostro vino in maniera viscerale e sempre più grande. Ripercorriamo con Burton le tappe principali.

Con Ralf Frenzel si parla di come il vino italiano sia conosciuto in Germania, attraverso quali tappe e quali locali, fino a capire insieme qual è il suo posizionamento sugli scaffali. Tanti particolari e dettagli che molti non conoscono e che fanno riflettere, per trovare le strade per il futuro.

Augusto Grandi, del Sole 24 Ore, ha parlato di economia del vino italiano dei piccoli produttori. Numerose sono le sfide comunicative e di marketing, e come spesso accade le istituzioni non lavorano per i produttori. Come e dove trovare allora le risorse per promuovere il vino piemontese, e italiano, sui mercati? Di seguito, ecco il suo intervento al Festival della TV di Dogliani.

Ralf Frenzel ha puntato i fari sul lavoro dei produttori con i rivenditori HORECA. Più che il pubblico finale o i giornalisti, sono proprio i rivenditori di quel canale quelli su cui i produttori italiani dovrebbero fare conto, per aumentare margini e ricavi sui loro vini: la ricetta inedita di Ralf appare valida di certo per il mercato tedesco, ma non solo.

Pensiamoci un attimo: quale categoria negli ultimi 10 anni non ha praticamente ricevuto attenzioni dal mondo comunicativo? Non i consumatori, mai così bersagliati dalle aziende, dalle riviste e dai blogger in cerca di attenzione, e nemmeno i sommelier o gli agenti di commercio, o ancora non certo i produttori e giornalisti stessi. L’unica categoria su cui fino adesso non si è concentrato quasi nessuno, se non a livello “basale”, sono stati proprio i famosi rivenditori finali, enotecari, negozianti e ristoratori stessi, che sono coloro i quali tendono per semplicità a ripetere gli stessi schemi e gli stessi prezzi. E invece, se vogliamo che il vino italiano aumenti di valore, occorre che i rivenditori per primi capiscano che è possibile guadagnare di più con il vino italiano perché vale di più. Altrimenti il consumatore, in mancanza di stimoli e attenzione, sceglierà sempre e comunque il prodotto che costa meno, sul web o su altri canali.

Di certo è drammaticamente vero in Germania, dove la lotta sui prezzi è ossessiva, ma lo è anche per altri mercati nei quali arriviamo primi per volume, ma scarsamente piazzati (o comunque ben dietro alla Francia) quanto a redditività.

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

Nessun Commento

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.