Un altro Soave | Portinari Umberto e Maria, agricoltori

di Jacopo Cossater

Diciamolo, quando pensiamo ai grandi vini bianchi italiani è difficile che la mente voli verso le colline di Soave e di Gambellara. E’ più facile pensare al Collio o al Carso, magari all’Alto Adige. Altrove poi le grandi bottiglie sono più figlie di una singola cantina che espressioni di un territorio. E se è vero che ci sono piccole eccezioni il Soave è da sempre visto come una denominazione di quelle estremamente variegate, capaci di offrire vini per ogni fascia di prezzo. Non che manchino eccellenze assolute, anzi. Solo che c’è un po’ di confusione, tutto qui. Prendiamo lo stile, c’è di tutto. Dal vino facile che viene commercializzato poco dopo la vendemmia a quello fatto di struttura, che magari esce l’anno successivo. Dalla barrique all’acciaio. Dalla pianura alla collina. Da tre euro a trenta, con tutte le variabili del caso.

Ecco, in questo grande mezzo c’è una piccola cantina, una da trentamila bottiglie e tanta passione. Si trova a Brognoligo di Monteforte d’Alpone e si chiama Portinari. C’è il padre, Umberto. C’è la figlia, Maria. Protagonista indiscussa è la garganega.

Il loro cosiddetto vino base è -molto semplicemente- un miracolo. Si chiama Ronchetto, costa sei euro in cantina ed è una di quelle cose che poi vi possono riappacificare con la tipologia. Un vino di una freschezza straordinaria, di una vitalità, di una mineralità, in generale di una profondità mai vista per il prezzo cui viene venduto. Parliamoci chiaro, forse uno dei migliori best-buy dell’anno su queste pagine. Oggi in giro c’è il 2008, perchè “crediamo che sia vino che va aspettato un po’, che ha bisogno di esprimersi e per questo c’è bisogno di tempo“.

Poi c’è l’Albare, il prezzo si aggira sui dieci euro, da viti che sono nelle zone più basse, praticamente in pianura. Ecco, una di quelle cose da chiedersi come sia possibile. Insomma, tutti ci hanno detto che le mineralità e certe profondità sono possibili grazie a certe esposizioni ed altezze. Qui però il gesso è ancora più profondo, vira verso una speziatura che di sfacciato non ha assolutamente niente. Ti attira, ti porta via. E sapete cosa? Si affina da morire, oggi il 2006 ha ancora quel nervosismo che, con una struttura non comune, ne fanno un piccolo capolavoro. Io preferisco il primo per scorrevolezza e bevibilità, ma qui siamo veramente ai vertici della tipologia.

Gli altri vini poi raccontano sempre lo stesso uvaggio, il primo declinato in barrique (il Santo Stefano), l’altro con un appassimento naturale (il Perle d’Oro). Vini che raccontano tanto le persone quanto il territorio e che, con una semplicità che quasi spiazza, ci confermano che a cercarlo ci sono Soave di grandissima qualità, nel senso più compiuto del termine.

Jacopo Cossater

Docente di marketing del vino e di giornalismo enogastronomico, è specializzato nel racconto del vino e appassionato delle sue ripercussioni sociali. Tra gli altri, ha realizzato i podcast Vino sul Divano e La Retroetichetta, collabora con l'inserto Cibo del quotidiano Domani e ha cofondato il magazine cartaceo Verticale. Qui su Intravino dal 2009.

6 Commenti

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M.Grazia

circa 13 anni fa - Link

Grazie Jacopo per questo bellissimo scritto. Sono felice di averti fatto conoscere Umberto e Maria, nel cuore del Soave con i loro vini che sono per me vini del cuore.

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Davide Cocco

circa 13 anni fa - Link

E il Pojana, l'atlante meteorognostico vicentino sullo sfondo, dove lo mettiamo? Ciao.davide

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Rinaldo Marcaccio

circa 13 anni fa - Link

Ho avuto la fortuna qualche anno fa, di passare un pomeriggio presso l'azienda di Brognoligo e conoscere personalmente Umberto e signora. Grande disponibilità e accoglienza nonostante il mancato preavviso. Ma soprattutto ho apprezzato la passione dell'uomo. Tenacemente è riuscito a farmi capire il senso della sua DMR (doppia maturazione ragionata), che al tempo applicava all'Albare.

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Patrizia

circa 13 anni fa - Link

Grande uva la garganega, a torto snobbata. Mi riprometto di incontrare i vini dei Portinari, ma intanto sappiate che ho appena goduto di un Soave La Froscà di Sandro Gini del 1990 che nella scala da 1 a 10 valeva 12. Cose dell'altro mondo.

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Alessandro

circa 13 anni fa - Link

Ottimo vino, personalmente apprezzo molto (rapporto qualità/prezzo ottimo a mio avviso) il Soave Sereole di Bertani (io conosco bene il 2009 altre annate non so...)

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