Un libro da leggere assolutamente: “Come difendersi nel mondo del vino” di Francesco Nardi

Un libro da leggere assolutamente: “Come difendersi nel mondo del vino” di Francesco Nardi

di Tommaso Ciuffoletti

“Franco Marini darebbe l’anima pur di battere Andreotti nella corsa a Presidente del Senato. Comunque vada a finire il divo Giulio otterrà qualcosa”.

Il nuovo Riformista
Alla fine Franco Marini la spuntò su Andreotti (candidato della Casa delle Libertà) e fu Presidente del Senato in una delle più brevi legislature della storia della Repubblica, la XV (che ricordo particolarmente bene, dato che a quell’epoca lavoravo alla Camera dei Deputati).

La fulminante battuta che in due righe commentava la vicenda, apparve a firma di Francesco Nardi nella rubrica delle lettere di un quotidiano dalla vita breve, travagliata e gloriosa: Il nuovo Riformista, fondato da Antonio Polito e animato da una serie di giornalisti che oggi trovate in ruoli di assoluto prestigio (vi basti la menzione di due amici come Tommaso Labate, cronista politico di punta del Corriere della Sera, e Edoardo Camurri, maestro della cultura in Rai, ma l’elenco potrebbe allungarsi con Stefano Cappellini, capo della redazione politica di Repubblica o Alessandro De Angelis, autore di Mezz’ora in più di Lucia Annunziata, e ancora e ancora).

Ricordi in comune
“C’è un confine tra conoscenza e nozionismo che non si può e non si deve trascurare, ed è lo stesso che separa in senso qualitativo la memoria dai ricordi: la prima incasella i fatti, mentre i secondi riguardano le esperienze nel loro complesso”.
(Come difendersi nel mondo del vino, pag. 122)

Francesco Nardi, io e altri amici – che all’epoca giravano tra politica, giornali e vari gruppi di sinistra, radicali e dintorni – scrivevamo quasi quotidianamente le nostre lettere a quel giornale e ci sfidavamo a chi riusciva a conquistare lo spazio in prima pagina dedicato al commento più brillante nello spazio di poche battute. Nardi, va detto, era quello più bravo e finiva più spesso di tutti in prima pagina (io mi accontentavo sovente dello spazio nelle pagine interne, che ospitava le lettere più lunghe e verbose, ma del resto all’epoca giocavo a fare il piccolo leader politico, finendo a tratti col credere pure che la politica potesse… ma sorvoliamo).

Questo per chiarire subito due cose: la prima è confessare un’amicizia di lunga data con l’autore del libro di cui vado parlandovi, la seconda è per dirvi subito che Francesco è uno che sa usare le parole. Negli anni ho recensito alcuni libri qua su Intravino e per tutti, anche per quelli di cui apprezzavo meno l’approccio al vino, la regola della buona scrittura è stata decisiva per stabilirne il valore (su tutti “I Piaceri della Cantina” di Jay McInerney).

Ritrovarsi nel mondo del vino
“Mi accorgo di tenere al vino ogni volta che mi affaccio in un calice e m’avvedo di capirne davvero pochissimo, quasi niente. Quel clamore che il mio naso e il mio gusto spesso intercettano solo come rumore indistinto, mi concede però di spaziare con la fantasia come in poche altre applicazioni creative riesco a fare”. (pag. 186)

Dai tempi del Riformista, Nardi si è successivamente cimentato nel lavoro di redazione e poi è diventato “imprenditore nel settore della comunicazione” (cito dalla quarta di copertina) e “sommelier per passione”.
Quello che ha scritto, dunque, non è il libro di un professionista del settore del vino, ma è la collezione di una serie di riflessioni fatte da uno che di comunicazione vive e che sulla base della propria esperienza analizza la propria passione per il mondo del vino.

E lo fa intitolando il proprio libro “Come difendersi nel mondo del vino – Piccolo manuale di sopravvivenza” (NTS Media – 186 pagg – 15€). Beh, l’idea che nel mondo del vino ci si debba difendere è già una dichiarazione d’intenti. Per quanto possa essere condivisibile il titolo scelto, questo libro è più correttamente da intendersi come un’ampia riflessione laica e divertita delle strane regole che governano il mondo del vino. Tic, eccessi, riflessi condizionati, grottescherie assortite ed un fuoco particolare proprio sulle parole.

Comunicare … che vuol dire?
Perché si possa instaurare una comunicazione, in termini telematici, si assume che gli elementi indispensabili siano un trasmettitore, un ricevitore e un codice comprensibile a entrambi. Questa, che ho appreso da un ingegnere, è la definizione più concreta ed efficace che abbia mai ascoltato intorno alla necessità di semplificare il concetto di comunicazione”. (Pag. 126)

Il capitolo “La lingua del vino” è, a parer mio, il più ficcante dell’intero libro, proprio perché Nardi usa la lingua in modo sapiente e non manca di andare al cuore di questioni che sono talmente radicali che finiamo per perdercele mentre disquisiamo intorno alla rotondità di un tannino. Ed è altrettanto calzante il capitolo seguente che tratta di “Vino e media” (e non nascondo che fra quelle pagine c’è anche una menzione di Sciornaia e della follia a cui sto dando vita insieme a 2 amici ed un paese).

L’efficacia di questi capitoli è proprio dovuta alla distanza che Nardi ha dalla materia. Il suo non essere un professionista del settore – se in certi passaggi può far sorridere sornione qualche vecchio stronzo come me – gli permette, in questi passaggi dedicati alla lingua e alla narrazione mediatica del vino, di porsi domande che sono cruciali e offrire risposte che rimangono aperte, ma che nel mentre ci hanno fatto riflettere.

Perché questo libro va letto
“È un libro che non va letto di fretta […] un libro non solo per neofiti enoici, ma utile anche per gli addetti ai lavori” (dalla Prefazione di Monica Coluccia).

Non è un libro che si legge d’un fiato, proprio perché la prosa è quella di chi soppesa ogni parola e impone a chi legge di porre altrettanta attenzione. Proprio per questo è un libro che merita di essere letto. Anche e soprattutto da addetti ai lavori di un mondo nel quale è opportuno difendersi, innanzitutto, dall’abuso delle parole.

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Tommaso Ciuffoletti

Ha fatto la sua prima vendemmia a 8 anni nella vigna di famiglia, ha scritto di mercato agricolo per un quotidiano economico nazionale, fatto l'editorialista per la spalla toscana del Corriere della Sera, curato per anni la comunicazione di un importante gruppo vinicolo, superato il terzo livello del Wset e scritto qualcos'altro qua e là. Oggi è content manager di una società che pianta alberi in giro per il mondo, scrive per alcune riviste, insegna alla Syracuse University e produce vino in una zona bellissima e sperduta della Toscana.

13 Commenti

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marcow

circa 2 anni fa - Link

"Anche e soprattutto da addetti ai lavori di un mondo nel quale è opportuno difendersi, innanzitutto, dall’abuso delle parole" __ Penso che senza questa conclusione la recensione del libro, per quanto interessante, non mi avrebbe fatto capire meglio il contenuto e il titolo del libro. Ma per avere le idee veramente chiare sul libro lo dovrei leggere perché quella frase finale andrebbe ulteriormente approfondita. Spero che il DIBATTITO riesca a contribuire a capire meglio il libro magari con interventi di chi lo ha già letto. PS Appena letto il titolo (Come difendersi nel mondo del vino) ho avuto subito questo pensiero: Chi si deve difendere? Ho pensato esclusivamente al lettore semplice, non agli addetti al lavoro: il libro è rivolto ad entrambi. Da cosa si deve difendere(nel mio caso il lettore semplice, non l'addetto ai lavori)? Ho pensato subito alla COMUNICAZIONE. Poi questa impressione si è rafforzata quando ho letto che l'autore è un ESPERTO di COMUNICAZIONE. La conclusione finale, anche se andrebbe chiarita, mi ha ulteriormente convinto che è dalla COMUNICAZIONE sul Vino che, prima di tutto, occorre difendersi aumentando le proprie capacità critiche per non essere facilmente influenzabili e manipolabili.

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Tommaso Ciuffoletti

circa 2 anni fa - Link

E anche questo commento (spero di stare commentando nel modo corretto, dato che sto usando il cell e non vedo bene, ma sto rispondendo a Marcow) mi pare interessante. L'autore, confermo, è un esperto di comunicazione. Alcuni passaggi del libro chiariscono proprio nella loro essenza che Francesco non lavora in questo mondo, ma certo è uno molto curioso.

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Eritreo Cazzulati aka hakluyt

circa 2 anni fa - Link

Dalla recensione sembrerebbe che gli "addetti ai lavori" (che poi qui si dovrebbe aprire un dibattito su chi essi siano...) abbiano necessità di strumenti per difendersi dagli "addetti ai lavori" stessi. Guerra fratricida, quindi...

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Ottima riflessione

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Alessandro Morichetti

circa 2 anni fa - Link

Tutti devono tutelarsi dagli "addetti ai lavori" ;-)

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Tommaso Ciuffoletti

circa 2 anni fa - Link

Ecco, questa secondo me è una provocazione molto intelligente. E dico la mia al riguardo: sì, spesso proprio chi lavora nel vino deve difendersi da altri che vi lavorano altrettanto. Anzi... forse soprattutto in quel caso bisogna essere pronti a difendersi!

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...bisognerebbe categorizzare gli "addetti ai lavori" , magari con l'ausilio dell'intelligence , come con i putiniani sul Corriere della Sera. Sono i sommeliers? Sono gli iscritti all'albo dei giornalisti che sproloquiano di vino , dopo un articolo sulla politica e poco prima di sport (meglio se calcio) ? Sono i bloggers che "sanno come parlare ai giovani" ( Cit.Segre) ? Sono i Wine Lovers alto spendenti che hanno bevuto tutto e di più e si possono permettere di bere tutto e di più e anche in futuro berranno di tutto e di più per cui hanno la visione a 360° dell'universo vino disponibile? Sono i "critici" , che ancora non ho capito come possono essere chiamati tali e quale esame bisogna sostenere per appartenere alla loro ristrettissima cerchia ? Sono i "lavoratori" delle guide ? Sono gli enotecari o i venditori on line? Perchè dico ciò? Perchè se bisogna combattere , meglio conoscere bene il nemico... quello cattivo , che influenza le scelte del popolo bue , che muove i fatturati , che decide le fortune delle aziende ...

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Ottimo contributo

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...grazie...

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Sisto

circa 2 anni fa - Link

Vinogodi: oh mamma persino da te no! Prendiamo me, ad esempio. Faccio tante cose sul vino (persino berlo) ma non sono né sommelier né enotecaro né giornalista né critico né influencer né wine lover né tutto quello che hai elencato. Lo so che su Intravino vanno meno di moda ma ci sono anche: CONSUMATORI, produttori (del prodotto finito e di tutto quanto c'è nel processo produttivo), venditori, assaggiatori. enotecnici, agrotecnici, agronomi, enologi, insegnanti, ricercatori, dottorandi e PhD, professori, presidenti di commissione per abilitazione, funzionari, statistici, ispettori, auditor, analisti, panel leader, enolegali, produttori di software (per il settore, ovvio), formatori, consulenti che eseguno adempimenti per conto di, e una decina di altre professioni. Direi che tutti questi fanno qualcosa per/nel mondo del vino (e tanto per dire le cose come stanno: lo fanno N volte-per qualità e quantità-di più di quelli che tu citi). Certo: non fanno attività troppo fighe, questo sì. Però, capisco che è una battaglia persa...

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Vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...cedo..

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Lanegano

circa 2 anni fa - Link

Toccherà comprarlo.....

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Capex

circa 2 anni fa - Link

Sicuramente i “chi contro chi” citati sono i più complicati e più interessanti. Parlando di comunicazione appunto mi viene in mente però quella di alcune tipologie di media e grande distribuzione che mirano a vendere e basta. Per esempio in autogrill la persona che convinto dal contesto fatto di caci, salami, pastasciutte di vari e fantasiosi tipi e leccornie varie di sente quasi in fattoria, afferra la confezione di tre bottiglie di vino per portarsi un ricordo ma, nonostante si trovi nelle Marche, sta comprando un Chianti. Molto più terra-terra come “chi contro chi” ma…. Scusate la lungaggine.

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