Tutti i Gamay del Trasimeno, i Popoli del Mare e un vitigno dai tanti nomi

Tutti i Gamay del Trasimeno, i Popoli del Mare e un vitigno dai tanti nomi

di Jacopo Manni

Gamay sulle sponde del Trasimeno, o forse potremmo dire cannonau in Sardegna, oppure ancora alicante in Toscana, tai rosso in Veneto, o il più esotico bordò nelle Marche, oppure la declinazione provenzale della vernaccia divenuta guarnaccia in Liguria, garnacha in Spagna  e grenache nel sud della Francia. Studiando le storie della diffusione di questo vitigno emerge prepotentemente il Mediterraneo come chiave di lettura per comprendere la visione d’insieme e da storico quale sono mi permetto una congettura.

Nella storia antica esiste un buco, un vuoto, un periodo chiamato anche Medioevo Ellenico di cui non sappiamo praticamente nulla. Dal 1200 all’800 a.C società prospere e avanzatissime scomparvero nel nulla. La civiltà costruita in quasi due millenni sparì polverizzandosi e tutte le civiltà del Mediterraneo, dal Portogallo al Medio Oriente, collassarono. La fine del mondo conosciuto fino ad allora. Luca Misculin ne parla in un bellissimo podcast prodotto da Il Post che trovate qui.

Un misterioso popolo si affaccia nella storia proprio in quel momento, ne sappiamo così poco che questa nuova civiltà non ha nemmeno un nome specifico, li chiamiamo i Popoli del Mare. Un insieme di popolazioni nomadi – commercianti e guerrieri – che diffonde la propria egemonia portando a spasso nei mari una loro nuova e potente cultura. Se andiamo a vedere il momento storico nel quale appare e si diffonde il nostro vitigno dai molti nomi possiamo sostenere (e mi prendo la responsabilità di sparare tale congettura) che questi popoli diffondano una nuova idea di mondo, una nuova civilizzazione che porterà alla nascita del mondo romano e della Storia come la conosciamo oggi ma anche il nostro vitigno dai molti nomi. Cannonau, alicante, guarnaccia, grenache o gamay del Trasimeno che vogliamo… poi come questo vitigno dei mari sia finito su uno dei laghi più affascinanti del centro Italia è una storia che ancora non ho ben capito ma che affascina non poco.

Il gamay nel Trasimeno ha trovato un ambiente collinare con terreni argillosi e sciolti, ventilato e con una discreta escursione termica veicolata e ingentilita dal lago stesso. Un ambiente che dona a un vitigno come la grenache ottimi profumi e una buona struttura senza eccedere in estreme, e fuori ormai dal tempo, concentrazioni. Un vitigno che la locale cantina sociale Duca della Corgna di Castiglione del Lago ha saputo preservare, specie quando in zona c’è stata la rincorsa ai cosiddetti vitigni internazionali, tracciando una strada che oggi conta circa 30 ettari vitati con una produzione di poco superiore alle 20mila bottiglie totali.

Per Anteprima Trasimeno 2022 abbiamo assaggiato la totalità dei gamay prodotti nella denominazione, quindi etichettati come DOC, accompagnati nella degustazione da Jacopo Cossater (la cui ultima ricognizione della zona qui su Intravino risale allo scorso novembre).

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Trasimeno Gamay, Pucciarella – Trasimeno Gamay 2020
Un naso di grande compostezza sul floreale di viola e spezie dolci che continua sulla stessa buona onda al sorso. Come dice una grande degustatrice… un vino da merenda da berne a gargarozzo. 88

Rosso Principe, Cantina Nofrini – Trasimeno gamay 2020
Una punta di volatile che a me non dispiace ma anzi rende il vino più dinamico e puntuto. Vigne vecchie di 25 anni che donano al vino una sostanza e una ricchezza piacevolissima e invitante. 89

Legamè, Cantina Il Poggio – Trasimeno Gamay 2019
Naso più cupo degli altri con una parte terragna che si fonde a una ciliegia matura. In bocca caldo, pieno e profondo con un finale di alloro e spunti di dolcezza. 89

C’osa, Cantina Madrevite – Trasimeno Gamay Riserva 2019
Verticale al naso con una frutta rossa che è fresca e integra, poi un bel balsamico mentolato. Ingresso è delicato che si allarga in espansione persistente e gagliarda. Il più fico del bigoncio per me. 92

Camporso, La Querciolana –  Trasimeno Gamay Riserva 2019
Naso di dolcezza fruttata, carico e potente. In bocca un tannino grippante e ancora indomito. 87

Etrusco, Coldibetto, Trasimeno Gamay 2018
Una spinta fresca e verticale al naso che continua su ritmi decisi anche in bocca. Bellissima integrità nonostante sia il più vecchio della batteria. 92

Poggio Petroso, Duca della Corgna –  Trasimeno Gamay Riserva 2018
Cru da singola vigna che si riscontra nel bicchiere con eleganza e bella personalità. 90

Dagli assaggi emerge forse la necessità di lavorare in sottrazione.

Le migliori potenzialità del vitigno e dell’ambiente mi sembra siano quelle della fragranza e della succosità, purtroppo un po’ carenti nei 2020. Paradossalmente, e qui farei una riflessione se fossi nei produttori, la dinamica di beva più ritmata e intrigante l’ho invece trovata negli ultimi due vini, dell’annata 2018. C’è da lavorare e trovare una quadra ma il tracciante è stato individuato bene. Alla prossima.

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Jacopo Manni

Nasce a Roma ma si incastella a Frascati dove cresce a porchetta e vino sfuso. L’educazione adolescenziale scorre via in malo modo, unica nota di merito è aver visto dal vivo gli ultimi concerti romani dei Ramones e dei Nirvana. Viaggiatore seriale e campeggiatore folle, scrive un libro di ricette da campeggio e altri libri di cucina che lo portano all’apice della carriera da Licia Colo’. Laureato in storia medievale nel portafoglio ha il santino di Alessandro Barbero. Diploma Ais e Master Alma-Ais, millantando di conoscere il vino riesce ad entrare ad Intravino dalla porta sul retro.

4 Commenti

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Stefano Cinelli Colombini

circa 2 anni fa - Link

Con la massima stima per un laureato in storia, direi che questa ipotesi romantica e davvero suggestiva faccia davvero troppo a cazzotti con la ipotesi generalmente accettata dell’origine fenicio-greca-romana della diffusione della viticoltura in Europa. Sposterebbe tutto di almeno un millennio e, nel caso del Gamay, magari di due o più.

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Jacopo Manni

circa 2 anni fa - Link

Per essere brevi perchè il discorso sarebbe lungo e articolato, è un fatto cha l'attestazione della vite risalga in Sardegna al XII secolo a.C. Non ti linko nulla perchè ci sono troppi riferimenti tra i quali anche testate non tecniche quali gambero rosso e winenews, banalmente anche wikipedia. Se andiamo a vedere la diffusione del vitigno che chiamano cannonau in Sardegna lo troviamo proprio dal XII secolo a.C nel pieno delle sconvolgenti migrazioni che hanno ridisegnato la politica e la socialità in tutto il Mediterraneo. La mia supposizione nasce proprio dall'incrocio di queste evidenze.

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Stefano Cinelli Colombini

circa 2 anni fa - Link

Che in Sardegna si vinificasse in quei tempi è certo, ma sei proprio sicuro che il Grenache esistesse nel XII secolo avanti Cristo? A me risulta essere un incrocio tra vitigni portati dai romani in Gallia avvenuto verso il mille dopo Cristo, ma certo tu hai dati sul DNA più aggiornati dei miei.

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Nic Marsél

circa 2 anni fa - Link

Mi sto gustando, giusto adesso, il "Gamy" (sì, l'ho scritto giusto) annata 2019 di Roberto Lepri. Selvatico e ribelle il giusto. Leggero come una piuma a dispetto dei 14 gradi e mezzo (stesso della temperatura di servizio!). Semplicemente buonissimo.

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