Milano Food & Wine Festival | La Campania vulcanica sbanca Identità Golose
di Elia CucovazLa mia fugace puntata a Milano Food & Wine Festival – Identità Golose è stata un’immersione nello spazio interstellare delle culture ad alto valore emozionale aggiunto. Una squisita galassia a spirale in rivoluzione sui tre assi del sapere-fare-mangiare. Un galleggiare in assenza di peso: gasteroide alla deriva nella Corrente del Gusto – e naufragar m’è dolce in questo mare (e acido e sapido e amaro, finanche umami). Ma soprattutto è stata una reazione di qualità superiore alla filtrazione forzata della creatività ed alla pastorizzazione del piacere. Con tanto vino e l’atmosfera giusta per goderselo.
Visto che il MF&WF è stato comunicato come un temporary restaurant, si potrebbe leggere la selezione di Helmut Kocher — artefice del Merano Wine Festival — come la corrispondente carta dei vini. Ma in tempo di rappresentazioni non lineari mi pare ancor più interessante leggerla come una foto aerea sull’Italia del vino, o una mappa enografica in stile infografica. Ci sarebbe allora da pensare, scoprendo che la Sardegna non è pervenuta, che la Sicilia è ridotta all’Etna e la Liguria al lumicino. Si incontrerebbe una grande Toscana, un Veneto forse sproporzionato e un Piemonte sicuramente sottodimensionato. E poi si verrebbe colpiti dallo spiccare di due regioni Friuli e Campania, che pare abbiano capito meglio di altri come sintonizzare la loro grande tradizione su una sensibilità enoica contemporanea.
E così si potrebbe decidere di iniziare la giornata esplorando proprio quel mosaico pedoclimatico che è il terroir campano attraverso i suoi grandi vini bianchi: Fiano, Greco e Falanghina. E rimanere stupiti di trovare, sotto tante personalità diverse, denominatori minerali comuni in cui si riflette un vulcanico genius loci. Uno spirito che accomuna la terra e gli uomini che la lavorano. E a me è andata suppergiù così.
Falerno del Massico Bianco DOC 2010 – Villa Matilde: (100% Falanghina, dal cru preferito dagli imperatori romani) Giallo paglierino tenue, con sentori di pera matura e percezioni tropicali, fiori gialli e un’aria fresca di macchia mediterranea. Saporosa eleganza al palato: minerale, ricco, vibrante.
Greco di Tufo DOCG 2010 L’Ariella – Vinosia: (100% Greco di Tufo, da suoli vulcanico/calcarei) Giallo paglierino caldo e una grande personalità aromatica, intensa di frutta bianca croccante e mix sorrentino d’agrumi. In bocca cavalca l’acidità citrica. Pesa sapida la mineralità vulcanica. Scaturiscono fresche, persistenti retrosensazioni.
Fiano di Avellino DOCG 2010 Pietracalda – Feudi di San Gregorio: (100% Fiano, da terre rosse) Paglierino di luce dorata. Profumo ampio di frutta fresca e fiore d’acacia. Lambiti da note mielose e sprazzi citrici. Beva caratterizzata dal ritorno delle sensazioni fruttate e da una morbidezza che vive di freschezza cristallina.
Fiano di Avellino DOCG 2009 Vino della Stella – Joaquin: (100% Fiano per un progetto enologico non immediato, al di là del concetto di standard, che interpreta la tipicità del vitigno, del cru, e di una singola, calda, annata) Un bicchiere cangiante non facile da tratteggiare. Inganna il colore, carico, ma non impertinente. Il naso infatti è subito sollecitato da sensazioni fuori dal comune. Percepisce l’aroma denso del frutto surmaturo ma anche una netta asprezza, agrumata ed erbacea. Ti si dice che ha macerato per venti giorni nel cemento e la curiosità cresce. Nota mielosa, che vira verso l’anice. In bocca, nuovamente, imprevisto: secco e sapido, acidulo, astringente e polposo. Amaricante nel finale. L’equilibrio si compone in una struttura inaspettata. Un assaggio che rimane, su tutti.
Una nota finale. Quando il vino incontra il cibo ciascuna di queste due dimensioni viene riportata nel suo habitat naturale. E se questo avviene in un ottica di qualità assoluta si ha la possibilità di vivere grandi esperienze: meno tecniche, più autentiche. Mi sembra che questa sia la via aperta dal Milano Food & Wine Festival 2012: la direzione è veramente quella giusta. Quindi mi voglio annoverare anch’io tra quanti si aspettano, dalla prossima edizione, che quella & tra il wine e il food diventi veramente un incontro non casuale, un’incrocio di esperienze, un nodo tra culture.
[Foto: enotecheamilano.it]
10 Commenti
Angelo Di Costanzo
circa 12 anni fa - LinkFalerno del Massiccio? Falanghina Irpinia? Hey voi di Intra, ma possibile che nell'era del 2.0 e più dobbiamo ancora leggere certi strafalcioni? Ma per favore...
RispondiMarco De Tomasi
circa 12 anni fa - LinkAl di là dei refusi e a qualche perplessità (Feudi di San Gregorio non mi convince del tutto, anche se ultimamente ho aperto un Pietracalda V.T. decennale davvero interessante), l'articolo incuriosisce su una realtà (quella campana) che qui al nord non gode di enorme visibilità (al di là di qualche nome e donominazione ormai entrata nell'universalità come, appunto, Feudi di San Gregorio, Villa Matilde e Mastroberardino).
RispondiSvetlana Sgrondalich
circa 12 anni fa - LinkPermane una trascrizione sbagliata, da Massiccio a Massicco, ma c'è ancora una c di troppo
RispondiElia Cucovaz
circa 12 anni fa - LinkChiedo scusa per il brutto scivolone. Grazie per le critiche giustissime e sacrosante che riportano ordine nell'enografia campana secondo Cucovaz (tra parentesi, questo genere di critiche è proprio l'elemento migliore del web 2.0). In ammenda, tenterò di far chiarezza. La Falanghina è il vitigno dal quale si ricava il Falerno del Massiccio Bianco DOC la cui produzione è permessa nel territorio di tre comuni in provincia di Caserta. La Falanghina non da invece origine a vini DOC in Irpinia, area compresa nel territorio della provincia di Avellino, in cui si producono invece due vini bianchi DOCG: il Fiano di Avellino ed il Greco di Tufo, dagli omonimi vitigni. Al MF&WF era presente comunque un Falanghina Irpino: Puella, Falanghina Campana IGT, cantina Manimurci, 100% uve Falanghina, surmature.
RispondiMarco De Tomasi
circa 12 anni fa - LinkAhia Elia ! ... errare è umano, ma perseverare ...
RispondiAngelo Di Costanzo
circa 12 anni fa - LinkE dalle con sto Massiccio bianco... qui però mi autorizzi a fischi e pernacchie. Che dite lasciamo perdere?
RispondiElia Cucovaz
circa 12 anni fa - Linkops..
Rispondivincenzo busiello
circa 12 anni fa - Linkmonte massico
RispondiZakk
circa 12 anni fa - LinkCorrettore automatico di iPad o iPhone. Se non siete tecnologici.....
RispondiMax Cochetti
circa 12 anni fa - LinkConcordo su Joaquin che ancora non conoscevo, e che il buon Massimo D'Alma mi ha voluto far assaggiare. Che dire? Grandissimo vino. La Campania sui bianchi mi sembra sempre di più un "terroir" unico
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