Manifesto | Tra redazionali, giornalisti, sedicenti comunicatori e simile umanità
di Arianna Occhipinti[Intravino sarebbe un blog defunto? Ma certo. Intanto diamo il benvenuto ad Arianna Occhipinti. Che, manco a dirlo, comincia col botto]
Io non capisco. Non capisco queste persone che si camuffano da giornalisti o pseudo collaboratori e ti chiamano proponendoti redazionali inutili. Tu con calma spieghi che non fai questo genere di promozione aziendale, con le buone maniere. Purtroppo ti rispondono che ci sono aziende che guardano al futuro e io in questo modo rimarrei aggrappata al passato, non mi rinnoverei, eccetera eccetera eccetera.
Ma la smettiamo con questo giornalismo spicciolo? Mi fa piacere avere recensioni, articoli e tutto il resto, sempre e solo nel momento in cui hanno piacere di parlare o scrivere in modo spontaneo. Sono abituata a leggere quello che vale la pena di essere letto. I redazionali sono autocelebrazioni inutili per l’azienda e per il consumatore. Sono fallimenti di un progetto giornalistico e io non voglio entrare in questo circuito poco gratificante per il mio lavoro. E anche per il loro.
51 Commenti
GiacomoPevere
circa 11 anni fa - Linkhttp://www.youtube.com/watch?v=TylvUGJIi_w
Rispondijovica todorovic (teo)
circa 11 anni fa - LinkArianna, non sono un fan dei tuoi vini, leggendo il pezzo mi è partito uno spontaneo clap clap clap. Se il futuro che ci apsetta sarà fatto di redazionali credo che sara un futuro piuttosto fetente. Non è sufficiente gardare al futuro per arrivarci. Credo che il più grande investimento "gratuito" che un azienda possa fare oggi sia nella propria credibilità. I redazionali non aiutano, di certo, a costruirla.
Rispondijovica todorovic (teo)
circa 11 anni fa - Link...dimenticavo. Occhio perché è una malattia di cui soffrono troppo spesso anche i blog
RispondiSimone e Zeta
circa 11 anni fa - LinkIl bisogno di un redazionale svela la cosa più ovvia, la mancanza del Vino.
RispondiAlessandro Morichetti
circa 11 anni fa - LinkSarebbe bello leggere più spesso, da qualche parte, editoriali del genere: "Il malcostume dei "redazionali" è una schifezza, una bassezza e una zozzeria dilagante e investe tutti i settori; in quello del vino, è endemica e il trend è al rialzo. Nel settore in questione, essa concreta un vero e proprio inganno ai lettori perpetrato IN DUE CONTRO UNO di cui uno bendato e a mani legate, cioè da una parte LA TESTATA ospitante e IL PRODUTTORE committente (o accettante) e dall'altra, solitario, il lettore, che ha fede nel contenuto del giornale o della rivista che infatti ha acquistato, o del sito che sta leggendo, garantendo il suo mattone a livello di click e presenza - che poi vale come strumento contrattuale per tariffe pubblicitarie o altre forme di presa di beneficio. Che si dica chiaro e tondo. La testata CI GUADAGNA (introito pubblicitario diretto), il produttore CI GUADAGNA (visibilità, recensione positiva), e il lettore CI PERDE, visto che nel contratto per cui dà denaro o presenza in cambio di opinioni espresse in buona fede e in modo indipendente egli è la sola parte adempiente. Sarebbe ora di farla finita, di dare un giro di vite sia legislativo che da parte della pubblica opinione di settore. Armando Castagno"
RispondiNelle Nuvole
circa 11 anni fa - LinkIn attesa fiduciosa di leggere gli sfarfalleggiamenti delle ex crisalidi intraviniche, non posso che condividere lo sfogo di Arianna. E certo che siamo tutti contro il mercato del pesce per quanto riguarda l'argomento "redazionali". Io ti pago e tu scrivi della mia azienda, dei miei vini e ne scrivi bene. Ma quante zone grigie ci sono fra il baratto suddetto (soldi-pubblicazione) e i purissimi scritti senza macchia in cui si scrive la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità? Accoglienza in azienda, omaggio bottiglie, disponibilità a partecipare ad un evento organizzato dalla "testata"* che poi scriverà di noi. Qual'è il limite deontologico per un giornalista? E quello etico del produttore? Lo stracciarsi indignato delle vesti mi sembra esagerato. Personalmente ritengo che l'utilizzo di redazionali a pagamento come investimento non sia da condannare se viene chiaramente comunicato che si tratta di un messaggio promozionale ottenuto dietro compenso. Come una pagina pubblicitaria. Caso mai è uno strumento superato, non serve più come una volta per lo sviluppo di un'azienda. * ogni volta che leggo o scrivo questo termine mi viene da ridere, scusatemi, non ci posso fare niente.
RispondiArmando Castagno
circa 11 anni fa - LinkE quante zone grigie ci sono tra la rapina a mano armata, la rapina, il furto con scasso, il furto semplice, il furto di cosa di poco valore, l'evasione fiscale, la tangente, la cresta sulla nota spese, la cresta sulla spesa di nonna? E tutta questa pittura grigia, cosa redime?
RispondiNelle Nuvole
circa 11 anni fa - Link50 sfumature.
RispondiSimone e Zeta
circa 11 anni fa - LinkDiritto dell'azienda invitare, far assaggiare, spedire campionature; diritto del giornalista se come e quando scrivere. Il problema nasce con i doveri, ti pago, ti sprono e tu devi scrivi. L'azienda non deve MAI chiedere conto dell'operato del giornalista, MAI.
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 11 anni fa - LinkVaste programme, mon ami, del tutto utopico qui da noi. Nel paese dei cugini, quelli con cui condividiamo la Toscana, qualcuno provò a fare il governo della morale ma, se ricordo bene, lo fecero flambè.
RispondiGianpaolo
circa 11 anni fa - LinkIo ho sempre usato un metro di misura personale: se un articolo deve essere pagato per essere scritto vuol dire che non vale la pena di leggerlo, e quindi e' inutile.
RispondiNic Marsél
circa 11 anni fa - LinkNon sapevo che per "redazionale" si intendesse "io ti pago e tu scrivi bene di me". Mi sembra un utilizzo spregiudicato del vocabolario. O sono solo troppo aggrappato al passato?
Rispondifrancesco vettori
circa 11 anni fa - LinkIo taglio biecamente la testa al toro con una citazione dotta. Come dice il poeta, nel caso Edoardo Sanguineti, il giornale alla bisogna è utile usarlo per "pulirsi il cu**". Buon insegnamento.
RispondiSir Panzy
circa 11 anni fa - LinkStra-quoto NN! finalmente posso di nuovo farlo :D Soprattutto questo passaggio: "Accoglienza in azienda, omaggio bottiglie, disponibilità a partecipare ad un evento organizzato dalla “testata”* che poi scriverà di noi. Qual’è il limite deontologico per un giornalista? E quello etico del produttore? Lo stracciarsi indignato delle vesti mi sembra esagerato"
Rispondijovica todorovic (teo)
circa 11 anni fa - Link"Personalmente ritengo che l’utilizzo di redazionali a pagamento come investimento non sia da condannare se viene chiaramente comunicato che si tratta di un messaggio promozionale ottenuto dietro compenso.Come una pagina pubblicitaria." Il problema del redazionale consiste nel fatto che si tratta di una pagina di pubblicità che però non è chiaramente tale e quindi non è trasparente. Perchè sembra una segnalazione, sembra cronaca, può sembrare un racconto, può sembrare anche un racconto ben rimane tuttavia pubblicità.
RispondiAngelo D.
circa 11 anni fa - LinkEppure continuo a chiedermelo da stamattina dov'è che abbiamo vissuto sino a ieri. Ché Arianna ci fa scoprire l'acqua calda? Ché avete già dimenticato le recensioni a 200 euro a botta chieste a Sara Carbone? Carta, web, suvvìa. La pubblicità, anche quella velatamente marchettara è da sempre l'anima del commercio. Ché il signor B. (è la seconda volta che lo nomino oggi, scusami NN) non c'ha insegnato nulla? :-(
RispondiParide
circa 11 anni fa - LinkChè poi il lettore smaliziato sa quali sono i blog che usano tal tattica. Qui al sud ne abbiamo uno grandissimo.
Rispondiantonio
circa 11 anni fa - LinkMa il grande blog del sud qual'è? Sarà per caso XX ?
RispondiNic Marsél
circa 11 anni fa - LinkForse quello che riporta la seguente dichiarazione? "per molti anni noi abbiamo coccolato e inseguito tutte le cantine che nascevano nel Regno delle Due Sicilie, abbiamo spesso chiuso un occhio, o non abbiamo voluto vedere, evidenti difetti di impostazione e di scelte. Il motivo era politico: nel bene o nel male anche il più legnoso e marmellatoso vino meridionale era un segnale positivo di fronte a decenni di abbandono delle campagne, invecchiamento della manodopera, subalternità culturale delle uve, dei mosti e dello sfuso ai grandi mercati del Nord"
RispondiParide
circa 11 anni fa - Linkcentrato in pieno, quello il cui autore da una parte scrive "basta coi vini marmellata" e dall'altra elogia il grandissimo merlot irpino (!!!) della nota multinazionale, o gli aglianico stravolti e mortificati dal legno del luminare cha ha studiato in Borgogna; o quelli iperconcentrati fatti nel casertano e nel salernitano con vitigni alloctoni. Insomma xx il cerchiobottista/democristiano per eccellenza.
RispondiAlberto Tricolore
circa 11 anni fa - LinkScusate ma di chi state parlando.Ho qualche idea ma visto che non e'possibile seguire tutti i blog mi dareste un aiutino? Relativamente alle marchette,purtroppo esistono,come i raccomandati,i lecchini e gli infami.Prosit.
Rispondiluigi salvo
circa 11 anni fa - LinkMeglio essere chiari, mai l'ho fatto e mai lo farò. Scrivere a pagamento, equivale nella maggior parte dei casi esprimere ciò che non si pensa affatto, cetamente c'è chi può permetterselo non avendo cognizione in materia, serve quindi e sbarcare il lunario.
RispondiJack Land
circa 11 anni fa - Linkun mal costume diffuso nell'editoria specializzata, nato per finanziare giornali che non vendono e finito per celebrare blog autoreferenziali che nessuno legge. Io resto dell'idea che il destinatario deve pagare e qindi scegliere quello che legge
RispondiDiavoletto
circa 11 anni fa - LinkMa come si fa a capire la differenza? Come faccio a sapere che il racconto di un vino o di un vignaiolo, fatto anche da un autore di Intravino, non nasconda finanziamenti occulti?
RispondiDurthu
circa 11 anni fa - LinkGrazie per l'intervista a Arianna Occhipinti, anche se prefirei sentirla parlare di vino, piuttosto che di marchette (o redazionali, o quello che volete). Ci sono, come ci sono le recensioni a pagamento su tripadvisor, le stelle michelin inspiegabili, e le pubbilicita' in cui banderas fa il piccolo mugnaio bianco. Facciamocene una ragione ed andiamo avanti. Comunque, scusate, ma alla faccia della trasparenza: potremmo sapere cosa sta succendo qua? Per carita', qua non paghiamo niente, quindi potete fare un po' quello che volete, pero' magari darci un'indicazione su cosa sta succedendo e cosa succedera' sarebbe carino (dal post "Vivo, morto o X" non e' che si capisse poi molto). Se decideste di farlo, grazie mille, altrimenti fa niente.
RispondiDiavoletto
circa 11 anni fa - LinkIl fatto che i lettori non paghino nulla non significa che altri non pagano ;-) Anche su riviste online o blog che pubblicano apertamente redazionali non si paga nulla per leggere! Eccimancherebbe! Ripeto la domanda caro Durthu (?): Come faccio a sapere che il racconto di un vino o di un vignaiolo, fatto anche da un autore di Intravino, non nasconda finanziamenti occulti?
RispondiGianni Ruggiero
circa 11 anni fa - LinkPosso farti una domanda?se dietro il redazionale piuttosto che la recensione fittizia di un vino ci fosse una manovra poco chiara,secondo te,chi ci rimetterebbe in credibilità?Immagino e sono abbastanza certo che la stampa enogastronomica sia abbastanza accorta da rivolgersi in momenti difficili come quelli che stiamo vivendo a produttori che fanno qualità e sicuramente con qualche piccolo compromesso che fa parte del gioco delle parti.Vedi,credo che il libero arbitrio sia un valore aggiunto,crediamo più in noi stessi e meno nel Guru di turno.Assaggero' volentieri un vino della produttrice che non conoscevo augurandomi di non essere finito in un escamotage di pubblicità occulta.Buon lavoro a tutti e auguri a intravino o quello che sarà !Gianni Ruggiero.
RispondiSilvana Biasutti
circa 11 anni fa - LinkBuona sera, Gianni Ruggiero. Conoscevo un omonimo, fotografo, ex zona Brera, residente a Barcelona (con gentile signora danese). Solo omonimo?
RispondiGianni Ruggiero
circa 11 anni fa - LinkMi scusi se non le ho risposto prima ma torno ora dal lavoro.Sono di Genova e ho una moglie romana ma chi può dirlo,una danese potrà arrivare prima o poi.Scherzo!Mi dispiace sono un omonimo.Un saluto affettuoso Gianni Ruggiero.
RispondiSilvana Biasutti
circa 11 anni fa - LinkGrazie a Gianni Ruggiero! (immaginavo che non foste la stessa persona) e grazie a Intravino che ha ospitato la mia domanda impertinente.
RispondiDurthu
circa 11 anni fa - LinkProvo a spiegare, Diavoletto (ricambio il "?"). Il commento era inteso in due parti separate e non collegate tra loro. 1. Trovo la discussione poco interessante: le recensioni a pagamento sono sempre esistite e sempre esisteranno, nel vino come in altri ambiti. A me non interessano, prendo qualsiasi commento su un vino che non conosco con beneficio d'inventario. Preferirei poi che un produttore scrivesse di cose piu' direttamente legate al vino. 2. Vorrei capire che cosa sta succedendo in questo blog, ma capisco che non posso pretendere piu' di tanto perchè non pago niente.
Rispondimanilo
circa 11 anni fa - LinkE' semplice chi ci rimette tutte e due la cantina e il marchettaro, come dice il detto"Il santaro se frega na vorta sola". Ti faccio un esempio capitato a me, un docente di vino nonchè enotecaro,invita(pagando) me ed altri amici corsisti ad una degustazione di una cantina x spacciandocela per un grande prodotto.....fatta la degusta, na mezza ciofeca. Na decina de giorni fà c'era un pranzo organizzato da lui, ero libero c'era la voglia di andarci, poi io e mia moglie ci siamo detti e poi se fà la solita marchetta,sai come è finita, ravioli al sugo,cappone con peperoni,un Rossese 2010 di Sancio, ed in serata bruschette e salame e formaggio di fossa con uno Stupor Mundi dell'amica Sara, secondo te chi ci ha guadagnato.
RispondiGianni Ruggiero
circa 11 anni fa - LinkScusa Manilo,altro e' parlar di giornalismo enogastronomico rispetto ad un commerciante che fa male il proprio mestiere.Purtroppo oggi in molti si improvvisano degustatori,redattori,pagellieri,vinificatori,enologi.Prima o poi arriva colui che dice:vedo!!a quel punto il bluff e' andato e sei FOTTUTO.Sarei onorato di bere un Rossese con te e anche con le rispettive mogli da uno che sicuramente non ci fregherà,che dici Fabbretti?
RispondiManilo
circa 11 anni fa - LinkDico,che hai fatto Bingo, ma ci conosciamo già?
RispondiGianni Ruggiero
circa 11 anni fa - LinkNon credo,ma ci sarà occasione!
Rispondinicola a.
circa 11 anni fa - LinkAiutetemi e smentite: Non credo che, nella maggior parte dei casi, oggi si scriva di vino senza interesse (a parte qualche penna anglosassone), vale a dire: Redazionali, pubblicità, simpatia, amicizia, smania di protagonismo, pura masturbazione, pranzo-cena-pernottamento, vacanza, dì che ti mando io..... Ma allora? Per forza una volta non si faceva neanche l'aceto, figuriamoci il vino bono.
RispondiMarco De Tomasi
circa 11 anni fa - LinkIn tutta onestà in qualche motivazione citata mi riconosco, simpatia e pura masturbazione ... aggiungerei emozione, ebrezza (quando non sbornia totale). Fatalità il mio ultimo articolo riguarda proprio un vino di Arianna. La bottiglia l'ho comprata in enoteca e lei l'avrò incontrata tre-quattro volte alle fiere ...
RispondiAngelo D.
circa 11 anni fa - LinkDomandone: ma ammesso e concesso tutto quanto, ma proprio tutto quanto il bene e il male di questa discussione, ma non così in maniera superficiale, diciamo nelle accezioni più alte in entrami i casi: ma sti redazionali servono? E a chi? All'azienda che vende un vino da cinque euro o a quella che ti fa il superwines? E chi legge è ancora così sprovveduto visto che c'è tutto sto mercimonio di "redazionali, pubblicità, simpatia, amicizia, smania di protagonismo, pura masturbazione, pranzo-cena-pernottamento, vacanza, dì che ti mando io….."?
RispondiMarco De Tomasi
circa 11 anni fa - LinkNon so risponderti. Non lo faccio di mestiere e certo è che nel mio piccolo io muovo ben poco. Alla fine scrivo per me stesso e per quattro amici.
Rispondivincenz
circa 11 anni fa - LinkNon frequento Intravino.Ma Dissapore.Per me(ai mie occhi) il "mondo "del vino è sputtanato.Non mi fido quasi di nessuno.Ogni tanto trovo in rete qualche articolo che dice un pò di "verità".Penso che gli interessi economoci in gioco siano così rilevanti che hanno inquinato tutto(o quasi).Onestà intellettuale,credibilità,affidabilità irriconoscibili nel rumore confuso della rete. Non ho seguito, come dicevo,le vicende di Intravino.Sembra che ci sia una pausa di riflessione per rilanciarlo.Anche se sono un pò pessimista ,è sempre possibile rinnovarsi,cambiare. Ho risposto ad Angelo D.(che non conosco) perchè mi sono riconosciuto in alcune cose da lui dette. In bocca al lupo
RispondiMarco De Tomasi
circa 11 anni fa - LinkSarò ingenuo, ma io tutto questo marcio non lo vedo. Ci sono stati, ci sono e sempre ci saranno i mercenari. Ma credo ci siano anche tanti appassionati che con i mezzi più disparati condividano le proprie idee ed emozioni ad altri, creando più o meno inconsapevolmente movimento intorno alle aziende. Ammetto che anch'io nello scrivere ho degli interessi personali. Non sono economici. Scrivo di un'azienda o di un vino perché mi hanno convinto, mi hanno dato emozioni, perché la storia personale del vignaiolo mi ha preso. Ne scrivo, li propongo alle degustazioni che organizzo, e li invito alla manifestazione che faccio ogni anno. Manifestazione a costo zero per l'azienda (a parte trasferta, tempo e bottiglie, che è già molto). I proventi d'ingresso vanno alla Proloco per organizzare altre manifestazioni, non necessariamente di carattere enogastronomico. Lo faccio perché, non senza presunzione, penso che questi prodotti meritino di essere conosciuti ad una platea più ampia possibile. Poi magari sono solo un mezzo avvinazzato che spara boiate. Mi sono costruito la mia piccola matrice. E mi piace starci.
RispondiFabrizio Dellaporta
circa 11 anni fa - LinkLa verità come sempre è nel mezzo... Con il pessimismo esasperato non si va da nessuna parte, ma neanche con la presunzione che, visto come mi comporto io, gran parte delle cose funzionano bene... E' una realtà che tanti appassionati sono strumentalizzati da opinion leaders con pochi scrupoli e molta venalità, ma questo in tutti i campi, non solo nel vino... E' il nostro sistema, la nostra società purtroppo... Ormai siamo tutti un po' scottati e vien sempre da pensare, quando leggiamo qualcosa di eclatante, che qualcuno l'abbia scritto per un proprio interesse venale... Il mondo della politica docet!
RispondiAlessandro Morichetti
circa 11 anni fa - LinkAltro interessante contributo intercettato in giro. Scrive Rosanna Ferraro: "Non sono d’accordo che i publiredazionali sono una schifezza, le regole ci sono. Nella comunicazione scritta esistono tre livelli ben differenziati di comunicazione: una redazionale, una pubblicitaria o tabellare e una publiredazionale, che è una forma di parlare di un prodotto o di un’azienda in modo più articolato rispetto al tabellare e, dovrebbe essere, palesemente dichiarata. Modalità concepite per dire DA SUBITO al lettore in quale fascia è posizionato il messaggio e dunque dargli la possibilità di fare la giusta valutazione di quanto è scritto. Fino a qualche anno fa le tre formule venivano esposte, anche graficamente e dichiarate con la dicitura "publiredazionale", in modo molto esplicito. Ora è diventato uso comune non far capire quando un articolo è pagato o è libera (?) espressione del redattore, se si parla di carta. Capitolo a parte è il web, dove ormai tutti scrivono di tutto, e dove non ci sono né regole né responsabili. Il problema vero dunque è nella correttezza dell’uso del mezzo, in quella vecchia e dimenticata, derisa e avvilita deontologia professionale del giornalista a cui era affidata la tutela del lettore, che non esiste più. Per sopravvivere servono soldi. Per averne, regole e il rispetto vengono calpestati. Ma dirò di più, una ulteriore aberrazione che vivo costantemente sulla mia pelle: io scrivo comunicati sulle aziende che dovrebbero informare un redattore che, a sua volta, se interessato, potrebbe riprendere la notizia, documentarsi e svilupparla. Bene, ormai succede sempre più spesso che io trovi, sia sui giornali che in rete i miei comunicati PARI PARI come li scrivo, senza nemmeno una virgola cambiata, e poi addirittura FIRMATI da altri. Stiamo vivendo un periodo drammatico nel quale la parola “correttezza”, declinata in tutte le sue possibili accezioni, non esiste più."
RispondiSimone e Zeta
circa 11 anni fa - LinkPuoi pure postare la risposta, che non è affatto male.
RispondiNelle Nuvole
circa 11 anni fa - LinkGrazie Signora Ferraro, Lei ha scritto righe di estrema chiarezza. Necessarie per capire meglio una materia piuttosto spinosa, in cui sembra che tutto il male sia da una parte sola.
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 11 anni fa - Linktorno e risparisco immediatamente su questo blog che tanto ho amato. Ricordo un concetto che esprimevo circa 15 anni fa. All'epoca a Roma, esisteva una massa critica decisamente estesa di novelli universitari che si iscrivevano alla facoltà di scienze della comunicazione. Da antropologo (ovvero da persona che non guadagna una lira seguendo quella disciplina) mi domandavo e domandavo agli scienziatidellacomunicazione; " daccordo, inparerete a comunicare, ma se manca un oggetto o un concetto concretizzabile da comunicare, che c@xxo comunicate???". Nel mondo enologico trovo le stesse dinamiche: ci si pone il problrma del modus di comunicare ma mancano tanto la volontà comunicante che si elevi dal solito trantran quanto l'oggetto del comunicare in sè. In definitiva una novità non si crea in mesi o anni perchè la natura richiede i suoi tempi... al massimo in decenni
RispondiLorenzo
circa 11 anni fa - Link@fabretti ...e molti di noi lettori amavano tanto questo blog, anche per il gruppo di commentatori che intervenivano di continuo, tra i quali hai sempre spiccato!Peccato non averti sentito quasi più!Certo che sei scomparso poco prima.....che rischiasse di scomparire tutto il sito!
RispondiGustavo
circa 11 anni fa - LinkCerto che, nell'attesa che si sblocchi la situazione, almeno un redazionale ce lo potreste pure fare..
Rispondivincenz
circa 11 anni fa - Link@Fabrizio Dellaporta(scusami ,non ti conosco,è la prima volta che leggo il tuo nome). È bellissimo il tuo commento.Ed anche se ho espresso una posizione un pò estrema,mi ritrovo moltissimo nelle tue parole. Saluti
RispondiSimone e Zeta
circa 11 anni fa - LinkSecondo me il tuo approccio meglio si confà alle tematiche da blog vinicolo, pensaci potresti rappresentare un punto di vista interessante.
RispondiGiovanni Solaroli
circa 11 anni fa - LinkChe Arianna possa sentirsi infastidita è comprensibile, però trovo le sue parole un pò troppo dure ed irrispettose del lavoro altrui. I redazionali o pubbliredazionali non sono il male e chi li propone non è il diavolo, solo uno che cerca di fare il suo lavoro. Dico questo perchè sono certo che nessuno è in grado di distinguere se un articolo sul vino nasconda o meno una marchetta che, come hanno già fatto notare, ha molte forme e sfumature. Più in generale penso i redazionali non siano inutili, visti che molta editoria tecnica e scientifica parte propio da li, da un'azienda che paga. Questo non li rende meno validi, sono le intenzioni e l'onestà di dichiararsi "prima" a rendere corretto il lavoro di chiunque. Del resto basta dare un'occhiata al mondo della moda(giornali e sopratutto tv) per vedere quali e quante forme di comunicazione possono essere tacciate (più o meno giustamente poco importa) di fare marchette. Scommetto che chi guarda un reportage da milano vende moda in tv non si chiede perchè si parla di Cavalli e non di un altro...se uno ha il sospetto in testa che il marcio si annidi ovunque, nessuno glielo potrà mai togliere.
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