Le cene, quelle belle (Spoiler: da Cesare al Casaletto)

Le cene, quelle belle (Spoiler: da Cesare al Casaletto)

di Antonello Buttara

A Roma c’è posto dove alla prima occasione buona è sempre un piacere tornare per assaporare i piatti della tradizione Romana cucinati con amore utilizzando materie prime di qualità. Mi accingo a scrivere questo articolo non per mettere in discussione la bontà del cibo, come diciamo qui nella capitale “Si mangia da paura” è un dato di fatto, inconfutabile e incontestabile. La maggior parte delle persone che conosco scelgono il ristorante in base a svariati fattori, viceversa io oriento la mia decisione sulla carta dei vini che deve avere delle etichette che girino, piccoli produttori che lavorino nel rispetto del territorio, rincari adeguati, se strizza l’occhio oltreconfine è meglio, ma non indispensabile e in più come se non bastasse vorrei mangiare pure bene. Molti di voi in questo momento potrebbero pensare “E allora stattene a casa e non rompere i cosiddetti” e avete ragione, ma esiste una persona che in questo caso riesce a risolvere qualsiasi tipo di dubbio, lei si chiama Monica.

Monica fa parte dello staff di sala del ristorante è puntuale e precisa, e in fatto di vino ci capisce eccome. Sa ascoltare le richieste del cliente, se non ha assaggiato qualcosa lo dice quasi con un velo di tristezza, dimostra una passione viscerale per il suo lavoro, è sempre aggiornata sulle nuove annate e dispensa consigli preziosi.

Quindi in meno che non si dica ho acchiappato le prime persone libere e abbiamo organizzato una cena che alla fine si è trasformata in una specie di degustazione. Adesso è doverosa una piccola premessa. Gli amici con i quali sono stato fuori, sono persone che non sono rimaste folgorate dal culto di Bacco come il sottoscritto, nessuno di loro ha fatto corsi sul vino, hanno un approccio leggero e spensierato, non sono timidi dinanzi al cibo ed era la prima volta che assaggiavano questi produttori.

Schermata 2021-09-28 alle 19.59.40

Ripa di sopravento 2019 – Vittorio Graziano
Prevalentemente trebbiano modenese e altre varietà sconosciute, anche se in etichetta viene riportata la dicitura “Uvaggio della tradizione: 5 vitigni locali” Appena versato nel bicchiere si presenta con una veste gialla opaca. Il Ripa di sopravento già al primo sorso ti mette in pace con il mondo. Dissetante, tonificante, al naso emergono sentori di buccia di arancia, fiori di campo e camomilla. Sorso energico e bollicina fine. La bevibilità è il suo punto di forza, un rifermentato in bottiglia con tutti i crismi, mi distraggo un attimo e purtoppo è già evaporato.

Riesling Sect Brut Nature 2010 – Weingut Molitor
Siamo nel cuore della Mosella in Germania. Markus Molitor produce un infinità di Riesling diversi e in questo caso lo propone in una insolita veste effervescente. Sboccatura 2020, dopo la seconda rifermentazione in bottiglia segue un affinamento sui lieviti di 120 mesi. Solo questo vitigno, a quelle latitudini è in grado di muoversi in perfetto equilibrio tra alte acidità e delicate percezioni zuccherine. Giallo intenso, note di pesca gialla, mandarino e pasticceria. Sorso concentrato per una bolla tesa che mette tutti d’accordo e distende gli animi.

Abbinamento: crocchette di melanzane all’arrabbiata, polpette di bollito con pesto di basilico, supplì, filetto di baccalà in pastella e cartoccio di totani.

Cuvèe Marguerite 2018 – Domaine Matassa
Blend di Moscato di Alessandria, Macabeu, Muscat Petit Grein. Tom Lubbe è un vignaiolo neozelandese cresciuto in Sud Africa che produce vino nella Cotes du Roussillon nel Sud della Francia. Ambra lucente nel bicchiere. Richiami di macchia mediterranea, frutto della passione, sentori di tè e frutta candita. In bocca il tannino è appena sussurrato, la parte gustativa è quella che preferisco perché in questo caso la sapidità percepibile nel sorso è la bussola che guida l’assaggio verso una complessità sempre maggiore. Vino che ha diviso la tavolata, purtroppo il colore ha creato da subito un distacco nei confronti del liquido e la trama gustativa non ha entusiasmato alcuni partecipanti. Vino che non concede risposte immediate e di conseguenza non genera facili consensi.

Filagnotti 2018 – Cascina degli Ulivi
Nel settembre 2018, dopo aver vendemmiato è venuto a mancare Stefano Bellotti, anima di Cascina degli Ulivi. Filagnotti è frutto di una selezione di uve Cortese che fermentano ed affinano in botti di acacia per circa 15 mesi. Giallo dorato scarico. La mineralità ferrosa è tipica di questo vino, sentori salmastri, profumi di mandorla e biancospino. Il sorso è appagante, grasso, sorretto da un acidità che lo aiuterà a distendersi nel tempo e trovare la sua dimensione. Chiude con una piacevole sensazione di creme brulèe. È un vino giocato sui contrasti, la solita legge degli opposti che si attraggono in questo senso trova una sua veridicità e la tavolata apprezza la sincerità del vino.

Abbinamento: tonnarelli cacio e pepe e gnocchi con coda alla vaccinara.

Morgon 2020 – Marcelle Lapierre
Iconico produttore di Beaujolais, scomparso nel 2010, oggi l’attività è portata avanti dalla moglie e dal figlio. Gamay frutto di vecchie viti piantate nel comune di Villie – Morgon una delle appellations comunali del Beaujolais. Classico rosso rubino. Si apre su sentori di lamponi e cipria, mentre i profumi di melograno e rabarbaro vengono fuori dopo che il vino rimane qualche minuto nel bicchiere. Tannini setosi integrati in un sorso che si contraddistingue per freschezza e dove la bevibilità è sinonimo di succosità. I partecipanti alla cena sono rimasti stupiti da come un liquido dal corpo apparentemente esile possa esprimere una tale energia da ammaliare già al primo assaggio.

Barbera d’Alba Vigna Gabutti 2014 – Cappellano
Annata difficile che non ha intaccato la qualità di un vino che genera sempre notevoli aspettative data l’importanza che ha avuto e continua ad avere la famiglia Cappellano per l’enologia Italiana. Rosso fitto impenetrabile. Note di pepe bianco, petali di viola, liquirizia, ciliegie sotto spirito e more di rovo mature. Vino dalla struttura vigorosa e dal tannino che schiaffeggia senza arrossire le gote. Il sorso è imponente coadiuvato dalla tipica acidità del vitigno, è una bevuta conciliante che scalda il cuore probabilmente la bottiglia che ha messo tutti d’accordo senza generare alcun tipo di dubbio.

Abbinamento: agnello allo scottadito.

Riesling Grafenreben 2009 – Marc Tempè
Bonus track non presente nella foto e scelto a sorpresa da Monica per concludere la cena si rivela una scelta azzeccata. Frutto di una vigna di più di 50 anni situata nel comune di Zellenberg, in Alsazia.  È un vino che ha beneficiato di una lunga sosta in bottiglia e siamo fortunati. Dorato lucente nel bicchiere. Lo zafferano è il sentore preponderante insieme a note di frutta tropicale, zest di limone, ginger, miele e petrolio. In bocca è glicerico, in perfetto equilibrio tra le noti dolci che si percepiscono all’olfatto e la scia salina in chiusura. Vino da fine pasto che dona nuova linfa alle papille gustative oramai a corto di energia. Bottiglia che ha diviso la tavolata, a causa di un residuo zuccherino appena percettibile che ha messo in crisi qualcuno degli invitati non abituato a una determinata tipologia di vini.

Abbinamento: mini porzioni di crostata con le visciole, tiramisù e pasticceria secca.

E’ curioso constatare come alcune persone si approcciano quando assaggiano un vino per la prima volta. Nel mio caso, durante la cena la prima domanda che  è stata posta tutte le sante volte è stata “Quanti gradi fa questo vino ?” e d’altro canto bisogna sottolineare come il cibo sia stato l’indiscusso protagonista della serata relegando la funzione del vino a quella di un nobile servitore.

A quasi dimenticavo, Monica la trovate da Cesare al Casaletto, lasciatevi consigliare.

avatar

Antonello Buttara

Romano di prima generazione, una laurea in tasca in Scienze della Comunicazione e mi ritrovo al Ministero della Difesa. Quando troppo tardi sono andato a vivere da solo acquisto una cantina che con qualcosa dovevo pure riempire. Presenza fissa in qualsiasi fiera dove si beve, divento l'incubo di alcuni enotecari della capitale e controvoglia mi diplomo Sommelier AIS per poi abbracciare la filosofia Porthosiana.

4 Commenti

avatar

Alberto R.

circa 3 anni fa - Link

No, dai, il Tempé col tiramisù no...al povero Marc gli è presa l'orchite istantanea...

Rispondi
avatar

Vocativo

circa 3 anni fa - Link

Credo non si tratti di Markus Molitor, ma di Molitor Rosenkreuz (Achim Molitor).

Rispondi
avatar

Antonello

circa 3 anni fa - Link

Hai perfettamente ragione sul nome ho preso un abbaglio ;)

Rispondi
avatar

Gaetano

circa 3 anni fa - Link

Attenzione perché non ve ne faccio passare liscia una che sia una. Ancora 5 vini naturali su 5 (Tempe non lo conosco)!! Ma di cosa mai scriverebbe Intravino senza i vini naturali?? È proprio per questo che siete indiscutibilmente il mio punto di riferimento enologico!!

Rispondi

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.