Il blogger, questo sconosciuto per l’ufficio stampa del Vinitaly
di Antonio TomacelliTra i blogger e il Vinitaly non è mai corso buon sangue. La fiera veronese ci vede come il fumo negli occhi e non possiamo darle torto: ci rifiutiamo di copiaincollare i comunicati stampa da minculpop, critichiamo aspramente l’organizzazione e non riusciamo a digerire la gabella assurda sulle connessioni wi-fi, in una manifestazione nella quale neanche i più stupidi cellulari funzionano a dovere. Nulla da dire: nel confronto con i giornalisti ufficiali ci perdiamo alla grande, perchè poco utili alla causa. Qualcosa però si sta muovendo e vedrete che per l’edizione del 2028 i blogger riusciranno a varcare i tornelli senza essere inceneriti dal laser.
In questi giorni l’ente fiera ha inviato alle cantine espositrici un...ehm…complesso questionario per squarciare il velo su di un mondo per molti versi oscuro ed impenetrabile: la rete e i suoi loschi frequentatori. Le domande poste ai produttori, infatti, rivelano un atteggiamento del tipo: “Non li conosco (i blogger), non ho nessuna voglia di leggerli e poi adesso non ho tempo da perdere con le sciocchezze di internet: sto trattando al telefono col direttore del Gazzettino di Cividale per un colonnino in terza pagina“. Insomma, sciò, pussa via e non rompete l’anima con i socialcosi che appestano l’aria. Dite che esagero? E come interpretare altrimenti le sei-domande-sei del questionario? Sono di una banalità sconcertante che sconfina nel latte alle ginocchia, il classico modus operandi di chi vive la rete come un fastidioso nemico con cui rimandare all’infinito la resa dei conti.
La rete, questa sconosciuta, rimarrà tale per costoro e questo sciocchezzaio spedito alle aziende è solo, questo sì, fumo negli occhi per dimostrarsi aggiornati sulla comunicazione. Che nel frattempo, tra un questionario e una fotocopia, è cambiata parecchio, tanto da diventare irriconoscibile agli occhi dell’Ufficio Stampa Più Inutile della Terra ma, si sa: Dio acceca coloro che vuol perdere.
P.s.: Una consiglio agli amici produttori: alla domanda “Ritiene che i blogger italiani ed esteri abbiano acquisito un ruolo rilevante nel mondo del vino?”, rispondete tranquillamente: “Tua sorella!”. Dite pure che ve l’ho suggerito io. Ci tengo a pagare il biglietto.
47 Commenti
she-wolf multiple choice
circa 12 anni fa - LinkTu ci scherzi Tomax, ma l'ultima domanda è da rompersi la testa per trovare i 3 nomi richiesti.
RispondiAntonio Tomacelli
circa 12 anni fa - LinkAccomodati pure....
RispondiMaurizio Rusconi
circa 12 anni fa - LinkPosso rispondere io? Fabio Rizzari - L'Espresso Eleutherius Grosjean - Intravino Andrea Scanzi - Il Vino degli altri Augh!
Rispondidattero solitario
circa 12 anni fa - LinkAlmeno due su tre dei nomi indicati sono di giornalisti professionisti. Forse Vinitaly non ha tutti i torti a chiedersi "miiiii, chi minXXia sono 'sti blogger"? :)
RispondiEnrico Pacciani
circa 12 anni fa - LinkEleutherius non so, ma Scanzi e Rizzari dovrebbero essere giornalisti professionisti, categoria riconosciuta anche dal più retrogrado degli uffici stampa. Per rendere davvero interessante il rompicapo di she-wolf, proviamo a focalizzarci sui blogger non-giornalisti :)
Rispondimaricler
circa 12 anni fa - LinkIn gergo Social questo si chiama EpicFail, che è, in parole povere, quando un'azienda fa una cazzata enorme nel campo social. Pensare che a valutare i blogger debbano essere le aziende e le cantine espositrici denota una conoscenza del mondo blog pari al nulla, come se l'informazione prodotta dai blogger venisse utilizzata non dagli acquirenti o dagli appassionati ma da chi produce la fonte delle loro informazioni. Sarebbe come chiedere un'opinione qualitativa sui giornalisti sportivi a chi produce i tacchetti per le scarpette dei calciatori, ma giustamente nessuno ha mai pensato di farlo. Ad avere dimestichezza con gli strumenti social sono in pochi, e putroppo, in Italia tantissimo, moltissimi pensano di farcela perché, cosa vuoi che sia facebook. In questi casi il buon senso urlerebbe di rivolgersi ad agenzie specializzate in web reputation, ma evidentemente il buon senso non abita qui. Da professionista del web, esprimo la mia seria indignazione.
RispondiLuigiG
circa 12 anni fa - LinkNaturalmente in Italia, tutti sono esperti di tutto, come avviene con la nazionale italiana ad esempio. Il Vinitaly si rivolge alle aziende dedicando ad esse dei servizi ed è giusto che senta il loro parere. A seconda dello scopo che si ha si attuano strategie dedicate oppure cosa ci si aspetta, che Vinitaly commissioni un sondaggio a Mannheimar per sapere cosa ne pensano gli italiani??
RispondiAntonio Tomacelli
circa 12 anni fa - LinkNo, ci si aspetta che la Fiera del Vino più importante d'Italia conosca almeno di sfuggita la rete. Internet, non la fisica quantistica.
RispondiLuigiG
circa 12 anni fa - LinkE da cosa deduci che non la conosca, posto che è molto possibile che non la conosca? Tant'è che il questionario serve a capire cosa pensano i produttori della rete, non a VInitaly a capire cosa sia la rete.
Rispondimaricler
circa 12 anni fa - LinkLuigi, io penso che a Vinitaly importi capire cosa pensano i produttori della rete, e forse è un modo per valutare la presenza della rete. Qui sta l'errore a mio avviso: se chiedi a molte aziende cosa pensano dei blog, di Facebook, molto spesso riceverai risposte che stanno tra il terrorizzato e il disinteressato, ma è lì che si annida l'ignoranza, intesa come non conoscenza del mondo web e delle sue regole. Se un'azienda non sa usare i mezzi social e non conosce il mondo blog, allora non saprà trarne vantaggi e crederà ai giudizi - positivi o negativi - che un terzo gli racconterà, non avendo avuto esperienza a sua volta. Saper gestire un dialogo web, costruire una relazione vera col mondo blog si traduce in una opinione positiva dello stesso, il più delle volte, ma quante tra le cantine espositrici sanno farlo e lo hanno fatto? Se il questionario avrà quindi risposte negative, come pensi si comporterà il Vinitaly? Pensi che non prenda le risposte del questionario come metro di valutazione per avviare o meno azioni di dialogo con i blogger?
Rispondidattero solitario
circa 12 anni fa - LinkAgenzie specializzate come quelle del Quartiere di Sucaia nella campagna elettorale di Letizia Moratti? :-)
RispondiLuigiG
circa 12 anni fa - LinkBè, mi pare un questionario esplorativo volutamente semplice che ha lo scopo di fare un sondaggio di massima sulla situazione della comunicazione del vino in internet. Non mi pare abbia la presunzione di avere valore scientifico e penso che anche nella sua superficiallità possa rivelarsi utile dal punto di vista operativo. Voi che tipo di sondaggio avreste preferito?
RispondiDavide Tanganelli
circa 12 anni fa - LinkIo avrei suggerito di chiedere "Cosa è un blogger?". Sarei curioso a livello statistico di sapere cosa ne sarebbe uscito fuori. Per adesso mi accontento magari di conoscere la tua opinione. "People now realise that a blog is just one of many communication tools. I blog, but I'm not a *blogger*."(Jamie Goode http://bit.ly/NiBCV2)
RispondiGialla
circa 12 anni fa - LinkUn questionario così scarno può dare un minimo di consapevolezza... Il punto è un altro... a quanti e a quali produttori è stato sottoposto? Ricordiamoci che far virare il risultato delle ricerche di mercato verso un determinato responso è cosa assai facile! Meditiamo gente, meditiamo consumatori e meditiamo blogger!!! Soprattutto, non cadiamo nelle provocazione e cerchiamo di essere sempre noi stessi con le nostre più profonde opinioni ben in vista!!! Parola di chi ha impiegato un anno della sua vita a scrivere una tesi di laurea specialistica sui foodblog!
RispondiRemo Pàntano
circa 12 anni fa - Link...sognavo un Vinitaly telematico, una fiera del vino virtuale, un'area espositiva senza confini, dove, toccando le pareti d'aria attorno a me s'accendevano schermi infiniti, potevo dialogare contemporaneamente con un produttore di vini californiani, un viticultore cinese e un cantiniere di Marsala. Parlavo tutte le lingue del mondo e potevo assaggiare tutti i vini prodotti sulla terra! Era solo un sogno! Andrò a Verona il prossimo anno e dopo una estenuante coda per arrivare al parcheggio della fiera che troverò completamente esaurito, lascerò la mia utilitaria sul marciapiede o in terza fila, guadagnandomi un bel verbale da 150 euro, pagherò il mio ingresso al vinitaly 50 euro o magari centomilalire, se avremo già abbandonato l'euro, finalmente potrò sgomitare tra orde di alpini, bersaglieri, casalinghe, geometri ed esodati cercando di assaggiare qualche calice di vino a scrocco! Magari è solo un brutto sogno causato dalle torride e insonni notti estive!
RispondiMassimiliano Montes
circa 12 anni fa - LinkI cellulari non funzionano perché dal prossimo anno si pagherà per avere la connessione. Quest'anno l'organizzazione del Vinitaly ha sperimentato un sistena WiFi che blocca le frequenze dei cellulari a meno che tu non paghi.
Rispondilucag
circa 12 anni fa - LinkMassimiliano, potresti approfondire? Bloccano a prescindere ogni tipo di connessione del cullurare/smartphone, sia voce che dati?
RispondiFiorenzo Sartore
circa 12 anni fa - LinkGià, e mi piacerebbe sapere in base a quali dati Massimiliano afferma questo fatto, che se vero sarebbe perlomeno un mezzo disastro. Finora l'avevo registrato alla stregua di una leggenda metropolitana
RispondiGiampiero alias Aristide
circa 12 anni fa - LinkE' una solenne bufala. Sciocchezze a briglia sciolta. Il segnale Gsm/UMTS si può disturbare con apparati elettromagnetici di notevole potenza, non certo con la rete Wi-Fi. Roba da matti solo pensarlo.
RispondiPietro
circa 12 anni fa - Linkuna volta risposto mediamente "si" alla prima domanda, bisognerebbe rispondere ora a "per chi?" ovvero, se il wine blogger ha un ruolo rilevante nel mondo del vino, nei confronti di chi esercita questo ruolo? Chi interessa a vinitaly? il consumatore medio "ex" lettore di guide? Il distributore? L'azienda produttrice? Un Questionario così scarno e generico denota semplicemente una cosa: lo si fa tanto per farlo, non perchè ci sia un pensiero dietro.
Rispondiroberto bardelli
circa 12 anni fa - LinkAssolutamente d'accordo,hai centrato in pieno il nocciolo della questione.
RispondiIl Guardiano del Faro
circa 12 anni fa - LinkVinitaly? What?
Rispondiwinemining
circa 12 anni fa - LinkPremetto che non ho visto il questionario completo (se qualcuno potesse linkarlo... grazie!). Al di là della formulazione delle singole domande, che può essere discutibile, io non ci vederei nulla di male; purché se ne faccia uno analogo - con le stesse domande - sui giornalisti della carta stampata, ed un altro sulle guide. E purché questi ultimi non percepiscano la cosa come "lesa maestà". "Ritiene che i giornalisti specialzzati, italiani ed esteri, abbiano acquisito un ruolo rilevante nel mondo del vino?" "Quanto considera qualificati, credibili e rappresentativi i giornalisti specializzati?" etc. etc. e poi "Ritiene che le guide, italiane ed estere, abbiano acquisito un ruolo rilevante nel mondo del vino?" etc. etc. Allora, e solo allora, si potrebbe confrontare qualcosa con qualcos'altro. Così invece si danno per acquisite la "rilevanza" o l'autorevolezza etc. di chi c'era prima. A fare sul serio un confronto del genere, forse si avrebbero risultati interessanti. Per tutti.
RispondiAntonio tomacelli
circa 12 anni fa - Link@ winemining ma mi leggi :-) l'ho scritto anche in grassetto: il piú importante sondaggio della storia umana e disumana è tutto lì. In quelle sei domandine!
Rispondiwinemining
circa 12 anni fa - Linknoooo! Mi stai dicendo che hanno mandato SOLO quelle domande e basta? Pensavo che il tuo pezzo si riferisse ad un estratto del questionario complessivo. E sì, ti leggo, pure troppo! :-)
Rispondiwinemining
circa 12 anni fa - LinkP.S. perché non lo fate allora voi, su Intravino, il questionario su giornalisti e guide?
RispondiAntonio Tomacelli
circa 12 anni fa - LinkPerchè noi siamo come gli indiani prima di Cris Columbus: ancora non ci hanno scoperti :-)
RispondiPietro
circa 12 anni fa - Linksi e poi a chi lo fai, ai lettori di Intravino? Bisognerebbe fare una cosa come si deve, individuare il tuo target group (fascia di età, split fra sessi, potere di acquisto, che compra vini abitualmente, che usa internet per orientare i propri acquisti, ecc ecc) un qualcosa che ti interessa capire, dopodichè crei il questionario...
Rispondigianpaolo paglia
circa 12 anni fa - Linkio manco ce je rispondo
RispondiEnrico Pacciani
circa 12 anni fa - Linkci credo, c'hai il conflitto di interessi, sei wine blogger pure te... ;)
RispondiManilo
circa 12 anni fa - LinkBah che dire grazie ad un blog, io ho avuto il piacere di bere N.P.U. e tutti i suoi champagne passare un oretta con il simpatico Bruno Paillard, aver potuto conoscere altre persone appasionate come me. Ancora un bah, grazie ad un blog,ho imparato a bere mejo, ho imparato a quante caxxate girano in questo mondo, quanti bloggheristi sono marchettari, l'importante è trovare il blog giusto. Saluti Manilo
RispondiPietro
circa 12 anni fa - LinkFigo.. che blog è?
RispondiEnzo Pietrantonio
circa 12 anni fa - LinkCi fanno o ci sono? Questo è il dilemma... Vinitaly: another bad story in Verona.
RispondiEnrico Pacciani
circa 12 anni fa - LinkIl principio di fondo - confrontarsi con i propri clienti business chiedendo il loro parere sulle strategie di comunicazione della fiera - potrebbe anche essere meritorio: mi piacerebbe poter continuare con questo piglio positivo e dire che il bicchiere, anche se non proprio mezzo pieno, non è completamente vuoto; il problema è che qui ci viene chiesto come si fa ad avvinare il bicchiere... come diavolo è possibile che, nel 2012, un ente importante come il Vinitaly, che ha come scopo principale la promozione a scopo commerciale, deleghi ai propri clienti il riconoscimento delle categorie di opinion leader a cui destinare le proprie attività di comunicazione? Una cosa è chiedere un feedback sulle tue proposte, ma qui stai chiedendo al cliente se può spiegarti come si fa a fare il tuo lavoro. E' come se, salendo su un aereo, il pilota mi accogliesse chiedendomi: ma secondo te i motori jet hanno un ruolo rilevante nel mondo del trasporto aereo? L'atteggiamento nei confronti dei blogger mi preoccupa non tanto come male in sé, ma come sintomo di una più ampia e grave patologia.
Rispondidattero solitario
circa 12 anni fa - LinkNon credo sia questo il punto. Vinitaly è una fiera commerciale, fa (o dovrebbe fare) business, non disquisire di filosofia della enocomunicazione. Mi sembra logico che chieda ai propri clienti (gli espositori) tramite una serie di domande riassumibili in una solo:"vi interessa venire a contatto con i blogger del vino?" Se la risposta è sì, ne favorirà l'ingresso, se no che si fo**ano. A prescindere dal fatto che l'opinione degli espositori sui blogger sia corretta o meno.
RispondiPaolo
circa 12 anni fa - LinkNo dattero solitario, perdona ma sono competamente s-concorde con te. L'azienda vinicola produce vini, non deve suggerire anche i canali e le modalita' di promozione a chi e' pagato per questo. Temo che Pacciani abbia ragione. LA verita' e' che "internet" e' il demonio, per molti, e non hanno ancora capito a che diavolo serva. D'altro canto, anche se avessero una pessima opinione dei blogger, ma questi blogger influenzassero il mercato, dovrebbero davvero mandarli a farsi f@##ere? O non dovrebbero disporsi a pecora come si fa abitualmente con i guru della stampa di settore? Il mercato e' mercato, e quindi non c'entra l'opinione che si ha di una cosa, ma come stanno le cose. E come stanno le cose non lo si domanda ai produttori, ma lo si scopre facendo il proprio lavoro (marketing). Mai visto uno dei miei colleghi fare analisi di mercato chiedendo all'ipercoppe opinioni sui propri clienti, o sui blogger, ma suggerendo piuttosto all'ipercoppe o chi per essa come aprire e interagire nei canali soscial, attivare il marketing virale, ecc. E per questo si fanno pagare, mica per farsi dire dal cliente come fare il proprio lavoro!
RispondiEnrico Pacciani
circa 12 anni fa - LinkPaolo, non avevo fatto refresh e ti ho letto solo dopo aver postato qui sotto la mia risposta a dattero. Sottoscrivo tutto, tranne il disporsi a pecora :)
Rispondidattero solitario
circa 12 anni fa - LinkPaolo (a Enrico Pacciani), perdonate: vedo che stiamo affrontando due temi diversi. Non sono un esperto di vino, ma di comunicazione specializzata ne ho masticata tanta. Vinitaly non sta chiedendo ai suoi espositori come promuovere il salone (che è compito dell'organizzazione) ma - tra le righe - se gradiscono un "bloggers' assault"" ai propri stand. In tutte le fiere specializzate serie che ho seguito, in italia e in europa, agli espositori veniva alla fine sottoposto un questionario per verificare se i contatti avuti fossero del tipo/numero/valore attesi. Correggetemi se sbaglio, ma un espositore va a una fiera settoriale per coltivare la relazione con i buyer, non per rispondere a una sequela di curiosi del web che sono l'equivalente degli "zainetti" che hanno portato alla fine dello Smau di un tempo. Se un'azienda vinicola vuole fare comunicazione digitale e social ha ben altri strumenti a disposizione che "sedurre" i blogger (qualsiasi cosa la definizione significhi) al Vinitaly.
Rispondipaolo
circa 12 anni fa - LinkDattero: chiarissima la tua precisazione. Che pero' solleva altri dubbi: tu scrivi "in tutte le fiere specializzate ALLA FINE viene dato un questionario". Ecco, alla fine. Ma non e' questo il caso, torno a ribadire. Non e' il questionario di soddisfazione dell'utente (anche la bmw mi telefona DOPO il tagliando della moto per sapere il gradimento dei lavori di officina). Questo e' altro tipo di questionario. Sul blogger assault, e sull'invasione degli ultracorpi in generale, al Vinitaly, credo che i report degli espositori come dei visitatori siano piu' che chiari. Dal parcheggio impossibile alla schermatura dei cellulari, non ho certo bisogno di dire altre parole :) rimane, in questo caso, il sapore del "nonsochefare-nonsochedire, e allora me lo faccio raccontare". Dalle persone sbagliate, a mio parere :)
RispondiEnrico Pacciani
circa 12 anni fa - LinkIn effetti, una domanda da farsi a monte sarebbe: quali tipologie di visitatore rappresentano i principali target del Vinitaly? Quali altre tipologie di visitatori (paganti o accreditati) sono gradite, e quali invece andrebbero disincentivate? Entrando nel merito della risposta di dattero: esiste davvero un problema di assalto dei wine blogger? Ribadisco che la categoria è talmente ampia da rendere inefficace il questionario proposto dal Vinitaly, dato che essa include giornalisti professionisti, produttori, sommelier "praticanti", sommelier per hobby, ristoratori, educatori del vino, promotori di eventi culturali, appassionati alle prime armi, ecc. In generale, comunque, tutti i wine blogger hanno un minimo di competenza sul vino (e se non li si vuole accreditare tutti gratuitamente, magari si potrebbe prevedere un abbonamento a prezzo speciale per chi si occupa di comunicazione/cultura del vino), mentre a mio avviso il vero problema al Vinitaly sono quelli che recuperano l'invito da qualche parente per "imbucarsi" in un evento che loro vedono come un buffet enoico all-you-can-drink - gente che senza alcuna competenza (amatoriale o professionale) si avvicina ai banchi di assaggio per tracannare alcol e molestare le standiste. Come ho scritto fin dall'inizio, ben venga il sondaggio sul gradimento per l'organizzazione della fiera, ma andrebbe fatto in modo sistematico e con domande ben studiate. Si può anche verificare l'interesse degli espositori per qualche nuova proposta che si pensa di attuare dalla prossima edizione. Ad esempio si potrebbe proporre di incentivare il "fuori salone", promuovendo un calendario "off-Vinitaly" che elenchi cene e degustazioni organizzate dagli espositori al di fuori dell'orario della fiera: sarebbe un ottimo momento per coltivare le relazioni con appassionati e wine blogger, oltre che per consolidare in un contesto più conviviale le relazioni business to business sviluppate nell'ambito della fiera.
Rispondidattero solitario
circa 12 anni fa - LinkPaolo (a Enrico Pacciani), grazie per la compostezza e la puntualità delle vostre osservazioni. Come domanda preliminare ci sarebbe anche da chiedersi se il target del Vinitaly (che ragiona in termini di media coverage) e il target degli espositori, per i quali conta il business, coincidano. Probabilmente no, e serve quindi una "mediazione". Non credo sia negli auspici di chi investe nella fiera venire in contatto con persone che "hanno un minimo di competenza sul vino". Quanto agli ultracorpi, sta all'organizzazione e agli espositori ("quelli che recuperano l’invito da qualche parente" segnala che non c'è titolarità degli stessi) impegnarsi per ridurli. Quanto alle insufficienze logistiche, c'è poco da fare: o Verona costruisce un nuovo quartiere fieristico o accetta lo spostamento in un'altra città, o resta tutto com'è. Magari si potrebbe premere per un maggior supporto delle autorità locali. Ricordo che all'epoca d'oro del Cebit di Hannover (10/15 anni fa) le due carreggiate dell'autostrada che arriva in fiera diventavano a senso unico: tutte le sei corsie portavano le auto al Cebit la mattina, e tutte e sei le portavano fuori alla sera. Da immaginarsi l'impegno richiesto a polizia e personale della Fiera per gestire i flussi, ma smaltire in tempi ragionevoli le 40.000 auto presenti nei parcheggi lasciava poche alternative...
RispondiEnrico Pacciani
circa 12 anni fa - LinkLa vediamo diversamente. Penso che una buona comunicazione sia necessaria per fare un buon business, e che chiunque operi nei servizi e nella promozione debba proporre al cliente delle metodologie affidabili, non chiedergli di reinventare la ruota per definirle al suo posto. Se fossi il signor Vinitaly, con una fiera che è tra le principali tre in Europa e un brand importante di cui consolidare e accrescere la reputazione, prenderei atto che i social media già parlano abbondantemente di me: se li ignoro perdo opportunità di intervenire nel flusso di comunicazione per creare/sfruttare delle opportunità di business. Delegare agli espositori (che rappresentano solo una parte della mia clientela, e non sono necessariamente degli specialisti della comunicazione) la definizione di una strategia nei confronti dei social media significa manifestare la propria confusione e incompetenza. Una fiera che vuole essere davvero leader in Europa e nel mondo dovrebbe stabilire un dialogo con tutti i soggetti coinvolti nella comunicazione, produzione, vendita e acquisto del vino, impegnandosi per essere riconosciuta come un prezioso catalizzatore dei loro scambi, capace di generare valore aggiunto a tutti i livelli della filiera. Propongo un controsondaggio: quanti degli espositori e visitatori del Vinitaly vivono l'esperienza della fiera come un male necessario, qualcosa che si subisce a denti stretti per mancanza di alternative?
Rispondiwinemining
circa 12 anni fa - LinkVinitaly, le Guide, i Concorsi, i Disciplinari, TripAdvisor: quasi tutto viene visto come un male necessario di cui ci si lamenta ma che non si prova mai seriamente a cambiare (un atteggiamento più da "sudditi" che da "cittadini"). Capisco il punto: se è il "signor Vinitaly" che è pagato per fare comunicazione non dovrebbe chiedere ai propri clienti come farla. Ma chi paga il signor Vinitaly? Quelli che per entrare pagano il biglietto o quelli che espongo lì i loro vini? Se sono più i secondi dei primi, forse è giusto consultarli a riguardo (e sondaggio non vuol dire ancora decisione presa) Mi pare di intravvedere la stessa questione relativa alle guide (e più in generale alla stampa tutta): sono di chi le compra o sono di chi ci espone/pubblicizza dentro i propri prodotti?
RispondiEnrico Pacciani
circa 12 anni fa - LinkAvevo infatti definito meritorio l'intento di confrontarsi coi clienti. Ma saper fare le domande giuste è uno dei requisiti fondamentali di tutti quelli che offrono un servizio a un cliente, e il signor Vinitaly fa delle domande così sciocche e confuse (la categoria dei wine blogger è talmente vaga da perdere di utilità) da rendere dannosa l'intera consultazione, una fuorviante perdita di tempo. La rilevanza dei social media dovrebbe oggi essere un fatto acquisito, non un argomento su cui iniziare un percorso esplorativo che contribuisca alla definizione dei prolegomenti per una possibile ipotetica indagine conoscitiva. Dopodiché, fatta salva l'importanza di tutti i cosiddetti stakeholders, il Vinitaly è di proprietà del signor Vinitaly, le guide dei rispettivi editori. In entrambi i casi è necessario proporsi come attento ma autorevole tramite con tutti i propri interlocutori, non dichiarare cieca sottomissione a quello che in quel periodo incide in modo più consistente sul tuo fatturato. Nel momento in cui abdichi al tuo ruolo di autorevole mediatore per appiattirti sulle posizioni di una sola parte in causa, danneggi in modo difficilmente recuperabile la tua e la sua reputazione - e quindi, in misura più o meno consistente, il tuo e il suo fatturato.
Rispondiwinemining
circa 12 anni fa - LinkQuindi il problema non è, a tuo avviso, che siano state fatte domande inutili (mi pareva il punto del post), ma che siano sciocche e confuse. Quali sarebbero, allora, domande migliori?
RispondiANTEA
circa 12 anni fa - Linknon è questione di ignorare, ma Vinitaly si aspetta (e deve farlo) un feedback di articoli, approfondimenti che non necessariamente sfociano nel grigiore della colonnina in terza pagina..... Molti (troppi) blogger arrivano, degustano, fanno 2 foto e poi chi si è visto si è visto, e li ho visti: in gita. E' un lavoro comune e complesso: dall'organizzazione agli espositori, dai giornalisti alle emittenti radio tutti in una macchina per creare come si è detto "quella manifestazione che è la terza in Europa e primo salone del vino nel mondo". Vinitaly, come molte altre manifestazioni nazionali e internazionali, non può permettersi di (passatemi il termine) fare da parco giochi, soprattutto quando l'obiettivo è, e rimane per tutti, il business comunicato nel modo giusto.
RispondiGianluca Colò
circa 12 anni fa - LinkEcco il link per chi lo aveva chiesto. http://www.zoomerang.com/Survey/U2P5FUNTDSS8 Non completatolo altrimenti il link diventa invalido. Gian..
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