Conta la musica al ristorante? Anche senza essere quel gigante di Ryuichi Sakamoto (RIP)
di Massimiliano FerrariIl 28 marzo è venuto a mancare Ryuichi Sakamoto, artista totale, compositore e musicista di fama internazionale. Chi ricorda, fra le altre, la colonna sonora dell’Ultimo Imperatore di Bernardo Bertolucci – che gli valse l’Oscar – è già abbastanza maturo ma di buona memoria. Sakamoto fa parte di quegli artisti immortali che con la propria arte hanno segnato un’epoca. La mia conoscenza della musica del compositore giapponese è molto scarsa, ascolti disordinati inframezzati da lunghe pause non mi hanno però impedito di apprezzare quell’essere ponte fra suoni lontani fra loro: pianista e sperimentatore elettronico, costruttore di suoni unici e maestro sospeso fra musica orientale ed occidentale.
Quello che qui interessa però è un progetto assolutamente minore di Sakamoto, quasi un divertissement a cavallo fra passione per un ristorante e fastidio per la musica dello stesso.
L’aneddoto è questo. Si racconta che Sakamoto fosse cliente abituale di un ristorante giapponese a New York, Kajitsu, e che ne apprezzasse molto la cucina. Quello che al contrario detestava era la musica proposta. Dopo diverse visite, il musicista si rivolse direttamente allo chef lodando il suo lavoro e le pietanze proposte ma confidando l’irritazione che le scelte musicali gli suscitavano. Sakamoto si offrì di preparare una playlist da diffondere (senza utilizzare tracce proprie) in sostituzione di quello strano amalgama sonoro. Lo chef accettò e Sakamoto continuò a visitare il suo ristorante preferito.
Leggendo questa storia mi sono chiesto se ho mai prestato attenzione alla musica che trovo al ristorante.
Probabilmente no, o comunque è sempre passata in secondo piano. Riflettevo quindi sul fatto che, nella ristorazione contemporanea, stellata e non solo, l’idea che la musica possa diventare un elemento complementare al resto dell’offerta proposta non sembra essere presa in considerazione.
A tutti sarà capitato di trovarsi in un locale e sentire in sottofondo l’insopportabile pubblicità di Spotify, ma è possibile che nel 2023 un elemento universale come la musica non venga considerato quando si progetta un’esperienza enogastronomica a tutto tondo come quella del ristorante? Perché non si va oltre un tappeto sonoro di playlist sempre uguali che non lasciano alcunché a chi spende (pochi o) tanti euro per mangiare in un preciso posto?
Chi ha opinioni in merito o esperienze sul tema è calorosamente invitato ad alimentare la riflessione.
20 Commenti
marcow
circa 1 anno fa - LinkRyuichi Sakamoto in un'intervista del 2017: «Invecchiando ho ricominciato a suonare Bach più spesso, per via di un film di Tarkovsky che adoro, Solaris. Le composizioni di Bach hanno un lato matematico, logico, ma Tarkovsky usava l’altro lato di Bach: quello malinconico. Ai suoi tempi l’umanità aveva a che fare con tragedie, malattie, e Bach metteva in musica per loro la traduzione della Bibbia in tedesco. Faceva propaganda, era un attivista. Era vicino alla gente, ai loro problemi, che sono simili a quelli abbiamo noi, oggi». Bastano queste poche parole per comprenderete lo spessore umano di un grande artista che ho sempre apprezzato. __ Massimiliano Ferrari, con grande sensibilità, lo ha degnamente ricordato anche parlando di un argomento apparentemente lontano. __ La musica a ristorante? 1 In questo articolo vengono presentati le ricerche sugli "Gli effetti della musica sull’atmosfera e sui comportamenti d’acquisto in un ristorante" https://www.scfitalia.it/notizie/effetti-musica-atmosfera-e-comportamenti-d-acquisto-in-un-ristorante.kl Come potete constatare viviamo in un'epoca in cui tutto è "calcolato". Si parla, infatti, in certi ambiti culturali, di PENSIERO CALCOLANTE. Ecco perché è ... anche... grande... un compositore(e un uomo) come Ryuichi Sakamoto. 2 Come cliente è un accessorio secondario di una degustazione al tavolo di un ristorante. Ma piacevole se non disturba la conversazione.
RispondiLanegano
circa 1 anno fa - LinkDa musicofilo convinto (per chi mastica la materia, il mio nickname dovrebbe già essere un indizio...) faccio sempre caso al sottofondo musicale, quando presente. Spesso, molto spesso, troppo spesso, l'accompagnamento o sottofondo musicale che dir si voglia è sciatto ed insignificante quando non fastidioso. Ovvio che i gusti personali incidono, come per qualunque cosa ma esiste anche un'oggettività qualitativa, tanto come per i vini o per il cibo. La storiella di Sakamoto mi ha fatto pensare ai lavori ormai datati di Brian Eno della 'collana' di musica per sale d'attesa, ascensori, eccetera....
RispondiNic Marsél
circa 1 anno fa - LinkSe non hai ancora letto "Sing backword and weep" affrettati ;-) però il vocione amico di Mark non mi pare adattissimo allo scopo.
RispondiLanegano
circa 1 anno fa - LinkGià messo nella lista della spesa.....
RispondiAndrea
circa 1 anno fa - LinkÈ proprio il concetto di musica di sottofondo che è insopportabile. Se devo avere delle musichette mentre mangio preferisco il silenzio e le voci dei presenti, se devo avere Bach voglio avere solo Bach e mangerò dopo.
RispondiNic Marsél
circa 1 anno fa - LinkSono sempre stato della tua stessa opinione. La musica merita attenzione e dedizione altrimenti è solo inquinamento acustico. Con la maturità ho dovuto ammettere che c'è un sacco di grande musica, essenzialmente strumentale, che può giocare un ruolo decisivo per creare un'atmosfera di relax, con delicatezza e senza imporsi. Oggi ho un'intera discografia espressamente dedicata ad accompagnare ogni mia singola cena. Ti faccio un solo esempio: "Night and the city" di Charlie Haden e Kenny Barron, completamente registrato in un ristorante.
Rispondibevo_eno
circa 1 anno fa - LinkNick per piacere mi giri altri album che ascolti come sottofondo? io spesso metto A NIGHT IN NEW YORK di Morelenbaum2 sakamoto.... secondo me in un locale di livello la musica ci deve essere anche per creare atmosfera soffusa e nascondere le voci degli altri commnsali
RispondiDrPeperino
circa 1 anno fa - LinkTrovo che la musica sia un aspetto secondario, il che non vuol dire insignificante, ma marginale. A mio parere più sale il livello, più anche i dettagli e gli aspetti marginali dovrebbero contare. Mi vengono in mente due considerazioni, che ritengo valide a prescindere dai gusti personali in fatto di musica 1) L'account gratuito in cui passa la pubblicità del provider: no a prescindere. 2) Se si ha un progetto chiaro in mente ben venga anche l'aspetto musicale. Se non si hanno le idee chiare, più bello che un bel silenzio...
RispondiNelle Nuvole
circa 1 anno fa - LinkA New York non so, non ho mai notato una musica di sottofondo particolare, molto di più le luci bassissime - impediscono la visione delle rughe, ma anche quella del commensale di fronte -. In New Jersey e altre zone meno "evolute" nei ristoranti per così dire italiani tutt'ora imperversano Pavarotti, Boccelli e Ramazzotti [non l'amaro, il cantante]. Mi si dirà, vai a mangiare giapponese... e già, abbelli! E il vino a chi lo vendo?
RispondiMirco Mariotti
circa 1 anno fa - LinkProvai a lavorarci in passato, anche con Andrea Gori in alcuni eventi nei quali cercammo ad approfondire l’argomento. In effetti è un aspetto molto importante ma che molto raramente viene preso in considerazione.
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 1 anno fa - LinkSono cresciuto a vino e Beethoven, ma al ristorante il lusso più impagabile è il silenzio. Atmosfera ovattata, qualche altro ospite in tavoli lontani che non barrisce e buon cibo, che spettacolo!
Rispondiandrea ferrari
circa 1 anno fa - LinkGrazie per questo racconto, molto bello. Nell'immaginazione che scorre, mentre lo si legge, vedo una persona a tavola da sola. Faccio fatica a pensare la musica sovrapposta o sottoposta al vocio, alla conversazione. La lego sempre a momenti molto personali, come può essere un pasto solitario, una passeggiata, un turno di notte in navigazione.
Rispondivinogodi
circa 1 anno fa - Link...sono l'unico abbruttito che della musica di sottofondo ( perchè adoro la musica... la colonna sonora della mia giovane vita...) non gliene frega un ca..."beep" ...
RispondiGianna
circa 1 anno fa - LinkMeglio il silenzio. Preferisco concentrarmi su ciò che ho nel piatto e nel bicchiere e sulla conversazione. Se il sottofondo è soft, a volume basso, va anche bene ma non ci presti attenzione, quindi tutto sommato è un dettaglio poco importante. Chi ama la musica di solito la ascolta in base ai propri gusti personali, dove e quando vuole. E aggiungerei, senza imporla agli altri. È già abbastanza fastidioso dover subire l'invadenza di questi "sottofondi" sparati ad alto volume, nei vari esercizi commerciali, vedi bar, negozi e via dicendo, perlopiù robaccia inascoltabile. Quindi al ristorante direi che un po' di silenzio non sarebbe male....
RispondiStefano
circa 1 anno fa - LinkMi viene in mente Satie, che prima di Eno, aveva fatto“Musique d’Ameublement”. Lo scopo di Satie era quello di una musica da arredamento, “una musica che non ha bisogno di essere ascoltata”. Nasce con la sola funzione di arredare, la stessa funzione che hanno tappezzerie, luci e colori, elementi estetici degli ambienti di tutti i giorni. Poi il Muzak...
RispondiMauro I
circa 1 anno fa - LinkUna buona musica può far dimenticare un cattivo piatto ….
RispondiMarco
circa 1 anno fa - LinkLa música, la giusta musica al giusto volume, è importante in qualsiasi ambiente. L'importante è affidarsi ad un Music Provider specializzato, con Sound Designers esperti. Se poi è fully licensed è meglio: oggi oneri e costi per gestire le licenze mainstream sono un aspetto non trascurabile.
RispondiMarco
circa 1 anno fa - Linkwww.moosbox.com
RispondiGastroillogica
circa 1 anno fa - LinkRecentemente ho mangiato da Meammo, a Oslo. Mediocre nel piatto, delizioso nel servizio. Una sala assolutamente senza musica, con il solo rumore attutito delle stoviglie per la finalizzazione dei piatti. Una meraviglia.
RispondiShiro ken
circa 1 anno fa - LinkSembra che musica possa influenzare la percezione dei sapori. Sembra anche che i rumori possano influenzare la piacevolezza di un'esperienza culinaria. Quindi la musica per attenuare qualche rumore di sottofondo, ben bilanciata nel volume e nell'abbinamento , con la location opportunamente sonorizzata
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