9 motivi per cui non dovrei scrivere di vino + 1
di Gianluca RossettiSe ti muovi dentro una scheda di degustazione → sei ingessato
Se fai il blogger → sei poco serio
Se dici cose serie → non vai bene per internet
Se scrivi scarno ed essenziale → comprati un dizionario
Se scrivi come hai sempre scritto → mai una voce nuova
Se parli di te → non importa a nessuno
Se parli degli altri → fatti i fatti tuoi
Se inserisci dati tecnici → ti capisci solo tu
Se eviti di inserirli → torna a scuola
E fin qui trovo sia tutto normale, sarebbe strano il contrario. Parlare o scrivere, di bottiglie come di caramelle, significa anche esporsi.
Ma la più bella di tutte è:
Se scrivi così → non aiuti a vendere vino.
Ecco, ferma. Sediamoci un attimo e vediamo di chiarire, non mi pare difficile.
Anzitutto: quanto c’è di presunzione nel pensare di poter smuovere i mercati con un tratto di penna?
Gli anni ’90 son passati, Robert Parker è andato in pensione “e anche io non mi sento molto bene” (-cit.-).
Ma poi, sopra ogni cosa: per quale motivo tu pensi che uno che dice o scrive di vino debba farlo per incarnarsi in volano per l’economia? Occhio alle risposte, ché la strada verso il TSO è tutta in discesa.
Seriamente: se non sono responsabile della comunicazione del Ministero, se non ho un contratto con un consorzio o un vigneron, se non lavoro per il festival X o la manifestazione Y, quale ragione mai mi dovrebbe spingere a cercare uno stile, ad accroccàre parole, a mettere insieme frasi con lo scopo di promuovere il brand “vino”? Cos’è: infatuazione, missionariato? Se lo spot accade – perché può accadere – è occasionale, fortuito. Non può essere intenzionale. Non riesco a immaginare che ci si sieda alla scrivania pensando: “Oggi scrivo un pezzo che, se vien bene, servirà a incentivare l’acquisto di bianchi del nord-est”. Mi pare folle.
Non avendo vincoli di alcun genere con tizio o caio, uno scriva come gli pare. Di quel che gli va. Esattamente come chi legge lo fa apprezzando quanto gli aggrada, criticando o rifiutando ciò che dispiace. La dinamica, perfino nel blogging, è a suo modo antica ed esclusiva: tra chi scrive e chi legge. Della dinamizzazione (ops!) del mercato, dell’incremento dei volumi di vendita, della promozione di un generico “marchio Italia” – della scrittura finalizzata a questo, intendo – non penso si debba ragionare molto. Se ha un qualche nesso logico con il testo, è ammissibile. Ma non può essere la dominante né il fine ultimo.
“Qualunque sia la ragione per cui si è deciso di prendere una penna in mano, il fine ultimo dovrebbe essere quello di tenerla ben stretta” (Anonimo).
10 Commenti
marco
circa 5 anni fa - Linkcomunque James Suckling non è andato in pensione, quello era Parker...
RispondiGianluca
circa 5 anni fa - LinkUno si era retired da wine spectator, l'altro si è retired da wine advocate. Alla fine penso che in pensione non ci andranno mai per davvero. Citare uno dei due era funzionale al racconto. Ho preso il primo che ho trovato.
RispondiFrancesca
circa 5 anni fa - LinkEcco Marco... Potrei aver frainteso ma credo che nell'articolo l'autore abbia voluto mettere le virgolette su commenti, sottolineature e/o giudizi proprio come il tuo. Ad cazzum 🤔
Rispondimarco
circa 5 anni fa - Linkcosì tanto ad cazzum che il testo è stato corretto...
RispondiGianluca
circa 5 anni fa - LinkMarco, solo per precisare: non l'ho corretto io. Come sai Intravino vive di vita propria. Io avrei lasciato così per le ragioni che ti dicevo prima. Anyway, sarai d'accordo con me che nel contesto del post è faccenda marginale.
Rispondimarco
circa 5 anni fa - Linkmarginalissimo, era solo un suggerimento al miglioramento del testo. però "ad cazzum" come dice la commentatrice proprio no.
RispondiANGELO D.
circa 5 anni fa - LinkSe ti muovi dentro una scheda di degustazione → sei pagato dai sommelier Se fai il blogger → sei pagato dall'azienda vinicola di cui hai scritto Se dici cose serie → sei pagato dal solito movimento vinnaturista Se scrivi scarno ed essenziale → sei pagato pochi spiccioli Se scrivi come hai sempre scritto → sei pagato ma non troppo Se parli di te → sei alla ricerca di qualcuno che ti paghi Se parli degli altri → sei stato pagato dagli altri ancora Se inserisci dati tecnici → sei pagato dalle multinazionali per parlarne bene Se eviti di inserirli → sei pagato per non parlarne Se scrivi così → non sarai mai pagato per vendere vino. :-)
RispondiSisto
circa 5 anni fa - LinkOh no! ancora 'sto imprecisione, sommelier come sinonimo di assaggiatori vino! ma quando finirà? Servizio vino e bevande = sommelier Compilazione scheda = assaggiatore cioè la massa di persone qualificate che, per lavoro o diletto, eseguono dei test codificati sul vino. Io e altri milioni assaggiamo vino (a cominciare dalle idoneità delle DO o i concorsi ufficiali) e compiliamo schede ma non siamo sommelier!
Rispondidavid
circa 5 anni fa - LinkBastava che scrivessi "I 10 motivi per cui non dovrei scrivere di vino". Ma 9+1 è molto più cool.
RispondiGianluca
circa 5 anni fa - LinkCiao David, i titoli non li scelgono gli editor ma il cervellone elettronico segreto di Intravino. In ogni caso, se priprio vioi saperli, sì: io questo lo trovo cool. Come tutte le cose che fa il cervellone elettronico di Intravino.
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