Al botteghino quanto è quotata la terza stella Michelin a Uliassi?
di Alessandro MorichettiChe sia la volta buona per un tristellato Michelin nelle Marche? Mai come ora è lecito chiederselo perché un candidato eccellente c’è ed è il ristorante Uliassi a Senigallia. Gli elementi a conferma della tesi sono indiziari e soggettivi ma:
– da Uliassi c’è nell’aria un’elettricità tipo a Milano durante la prima alla Scala. Mai come ora si percepisce
– va bene che Senigallia d’estate è meta di passaggio e ci sta la sosta gourmet ma beccare la stessa sera Beppe Palmieri dell’Osteria Francescana ad un tavolo e Philippe Leveille (Miramonti l’Altro) con amici in un altro, un paio di giorni dopo il passaggio di Vincenzo Donatiello (Piazza Duomo), ci dice che Uliassi è in cima ai pensieri di molti colleghi di altissimo rango…
– … e anche della guida ai ristoranti 2018 dell’Espresso, che lo ha messo tra i soli 5 con 5 cappelli in Italia, insieme a: Osteria Francescana, Le Calandre, Piazza Duomo, Reale
– che poi la sera d’estate è anche discretamente romantico
– è un posto che ti riconcilia, devo portarci presto la fidanzata
– sarebbe il primo tre stelle di pesce e, se non Uliassi, chi?
– trovando il plaid sulla sedia vista mare lo ha capito anche mia madre ‘sto concetto, e pure al volo
– a fine cena ho messo un circoletto rosso forte intorno a quelli che ho scoperto essere i due piatti presenti anche nel menù Lab 2016. Mauro Uliassi trasmette quella maturità espressiva che è patrimonio dei cuochi sereni, solidi, quando arrivano a capire chi sono e cosa vogliono rappresentare nel mondo. Due piatti clamorosi ma nel video trovate tutto quindi guardatelo
– qui invece trovate lettura e commento di Alessandra Meldolesi. Vi dico in anticipo chi muore ed è il dolce finale, piaciuto tra poco e nulla ma soprattutto: tutto un menù di scarti lavorati con una delicatezza magistrale, sapori di un equilibrio fantasmagorico… e poi rischia di rimanerti in bocca un dolce che asfalta tutto. Io lo boccio senza remore con un “buonissimo ma totalmente fuori contesto”.
Al predessert 2016 di fragola segue la Capra ubriaca firmata Alessandro Furlan, effetto Baileys a fine pasto. “Volevamo un dolce diverso dallo schema consueto del montaggio di biscotto, gelato e frutta o altri elementi. Al cucchiaio, ma con le consistenze di una torta. Siamo partiti dal Cognac, che però ridotto sviluppa una rotondità stucchevole per la concentrazione della nota di barrique; così abbiamo optato per il whisky torbato Lagavulin. Alla base c’è la burrata di bufala di Trionfi Honorati, poi il crumble al cioccolato, il gelato di whisky e latte di capra, la pasta sfoglia croccante effetto diplomatico o millefoglie, in sommità la crema morbida di Lagavulin”.
– Catia Uliassi è un puma, si muove in sala come un felino nel suo habitat. Filippo Uliassi è un fenomeno a cui non serve fare il fenomeno: semplicemente ci capisce di cucina, ci capisce di sala, ci capisce di modi per stare al ristorante dalla parte di chi accoglie
– ma noi siamo stati serviti per tutta la sera da Michela, che dire deliziosa è dire poco. Carnagione olivastra, un sorriso meraviglioso e dei modi di una naturale empatica cordialità che davvero, ai convegni, invece di scassare la minchia con la filosofia dell’ego, fate parlare Michela. Anzi, fate vedere in video come lavora. Ci mancava poco che mia madre volesse tornare a casa con lei
– Sogliola alla maitre d’hotel, patrimonio dell’Umanità: piatto mostruoso
– e del Pancotto con ricci di mare e mandorle? In foto è orrendo sempre, il piatto meno fotogenico della storia, con ogni fotocamera e in ogni condizione di luce. Lo salva solo un dettaglio, è pazzesco!
– sul vino e relativo servizio possiamo migliorare
– ma insomma, è il senso generale dell’esperienza a parlare. Godibilissima ad ogni livello, identitaria, affettuosamente accogliente con un sobrio calore marchigiano e un quid di storia-telling che non guasta affatto
Chi candida Uliassi alla terza stella Michelin 2018 alzi la mano ora e si metta in fila dietro a me perché poi sarà troppo tardi.
[Foto cover: Reporter Gourmet. Foto interni: GioGhiandoni]
4 Commenti
marco
circa 6 anni fa - LinkIo metto il mio voto, anche se la cena è di circa due anni fa e non penso poter riprovare per due motivi semplicissimi: prezzo e distanza da casa. Detto questo: semplicemente la cena migliore della mia vita, per il contenuto dei piatti (ovviamente) ma anche per l'ambientazione e il servizio, eleganti ma non opprimenti o eccessivamente formali. Per una fortunata combinazione pochi mesi prima ero stato a Piazza Duomo, e, certo è questione di gusti, ma la mia preferenza è stata decisamente e incondizionatamente a favore di Uliassi.
RispondiPaolo A.
circa 6 anni fa - LinkEcco io sto diametralmente dall'altra parte. Piazza Duomo lo doppia al secondo giro. E un tre stelle non può avere una carta vini e un servizio di quel livello (definiti nell'articolo, con un eufemismo, migliorabili). Altrimenti non è un tre stelle.
Rispondimarco
circa 6 anni fa - LinkSulla carta dei posso darti tagione ragione, anche se non la ricordo così disastrosa. Sul servizio: intendi specificamente quello del vino o in generale?
RispondiMario Albano
circa 6 anni fa - LinkCondivido al millimetro. Sarà che su quella battigia ho mosso i primi passi, sarà il (mezzo) sangue marchigiano ma quella cucina mi emoziona ogni volta, ogni anno. E il Lab 2017 è stato sensazionale: acidità, contrasti, gola e memoria. Peccato per il vino, si: ci vorrebbe anche una proposta di abbinamento ai due menù degustazione. Ma quest'anno, secondo me, è andato meglio anche quello.
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