Natural Resistance. Il nuovo film di Jonathan Nossiter non è ancora uscito ma già scalda gli animi

di Alessandro Morichetti

Mi qualifico anzitutto. Ho amato Mondovino e la sua visione schierata delle cose. In barba a chi pensa che i documentari siano distillato di oggettività. L’oggettività non esiste e chi lo afferma mente sapendo di mentire. Esistono i punti di vista ben articolati, e quello di Nossiter non sarà mai lo stesso di Bruno Vespa.
Ho amato Mondovino perché nel suo colorare di bianco e nero le cose ha profilato concetti, ne ha trascurati altri e, horribile dictu, ha lasciato trapelare le simpatie dell’autore, con annessi e connessi. Postilla: che dio abbia in gloria Battista Columbu. Di enologi volanti è pieno il mondo e buon per loro ma il mio cuore si scalda altrove.

Natural Resistance, il nuovo film di Jonathan Nossiter, sarà presentato in anteprima mondiale (8 febbraio 2014) al prossimo festival di Berlino, ma sono capace a raccontarvi la storia in meno di 6 righe. Dunque.
Il vino naturale esiste ed è una lotta per il progresso sostenibile, in vigna, in cantina e negli uffici della burocrazia che rende dissenso illegale ogni manifestazione di libertà. Questa è la storia di Pacina, La Distesa, La Stoppa, Cascina degli Ulivi, o meglio di uomini e donne dietro alle aziende.

Apriti cielo! Basta una sinossi all’acqua di rose per far salire il sangue alla testa degli uni e correre adrenalina in corpo agli altri. L’arco antropo-geologico della viticoltura si divide tra “Non diciamo stronzate per favore!” e “Bravo!”, tra chi malsopporta la presunta superiorità morale dei viticoltori naturali, chi ha le idee confuse e chi, invece, è convinto di poter cambiare il mondo, quantomeno il proprio.

Per facilitare ansie, disagi e moti di approvazione mi preme sottolineare un passaggio del comunicato stampa, quello più stimolante:

Dieci anni dopo “Mondovino” il mondo del vino è cambiato insieme al mondo stesso. Oggi il nemico è di gran lunga superiore alla minaccia della globalizzazione. È ovunque e in nessun luogo. Sono gli altri. Siamo noi stessi. Ma questi ribelli del vino naturale contrari al nuovo ordine economico mondiale offrono un modello di resistenza incantato e gioioso. Attraverso l’ironia e l’emozione “Resistenza Naturale” utilizza il documentario e la finzione in un modo che risveglierà il ribelle presente in ognuno di noi.

Prodotti da Giacomo Claudio Rossi, Paula Prandini e Santiago Amigorena con la collaborazione della Cineteca di Bologna, gli 85 minuti di Resistenza Naturale faranno discutere, saltare i nervi, ma soprattutto riflettere, si spera.

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

39 Commenti

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pasquale

circa 10 anni fa - Link

Signore, quanta ipocrisia e quante falsità. La distesa, la Stoppa e Pacina sono aziende che non conosco, ma se Cascina degli Ulivi è naturale e contro l'ordine mondiale Farinetti è Che Guevara e Carlin Petrini è Nelson Mandela.

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Giacomo

circa 10 anni fa - Link

quindi?

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nicola

circa 10 anni fa - Link

non ho capito il paragone con vespa bruno. cosa c'entra vespa con il vino?

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Emanuele

circa 10 anni fa - Link

Pasquale buongiorno, lei è la prima prova della giustezza della profezia morichettiana di frattura nell'arco antropo-geologico. E vista la temperatura degli animi, soggiungo che non intendo sbeffeggiare. Piuttosto mi permetta un consiglio: cerchi l'occasione di conoscere i vini di Pacina e La Stoppa. E ne scriva, anche qui, se non è chieder troppo. Del film parleremo poi.

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Paolo Marchi

circa 10 anni fa - Link

Argomenti sempre scottanti che creano fratture nell'animo di chi lavora cercando di fondere sapere, studio, etica, sensibilità e buona volontà. Due mondi, quello della scienza e quello del vino naturale, che, ahimé, non intendono comunicare; due mondi che guardano in cagnesco chi apre le porte (o meglio, le orecchie) all'altro e desidera provare sul campo chi ha ragione, senza pregiudizi. Il primo che guarda spesso troppo dall'alto ciò che non sempre è misurabile, mentre il secondo che con aria snob dice agli altri che non saranno mai in grado di capire .......... peccato.

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Alessandro Morichetti

circa 10 anni fa - Link

Veramente l'esperienza di VinNatur afferma l'esatto contrario: scienza e vino naturale vanno perfettamente d'accordo. L'una studia l'altro in ogni aspetto. Sarebbe insomma meglio non generalizzare, credo, anzi studiare e capire cosa la scienza dice al riguardo.

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Paolo Marchi

circa 10 anni fa - Link

sono perfettamente d'accordo, ma sono purtroppo casi di dialogo costruttivo molto rari

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gianpaolo

circa 10 anni fa - Link

Purtroppo, non posso fare a meno di notare che la presenza di un "nemico" viene vista come necessaria all'esistenza di un movimento interessante e innovatore come quello rappresentato dai vini naturali e dalle persone che vi sono dietro. L'incipit del comuncato stampa lo dice chiaramente :"Oggi il nemico è di gran lunga superiore alla minaccia della globalizzazione. È ovunque e in nessun luogo. Sono gli altri. Siamo noi stessi." Si rilassassero un po', proprio come i vini che amano (molti dei quali anche io), forse sarebbe meglio. Ma forse poi non ci verrebbe fuori un film.

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Alessandro Morichetti

circa 10 anni fa - Link

Gianp perdonami, non pensi che additare la burocrazia o pratiche di vigna non sostenibili abbia molto senso a prescindere? Al contempo, non sono mica i vignaioli in questione ad inventare la sociologia del conflitto, contrapponendola a quella funzionalista. In altre parole, capisco ma solo parzialmente perché certo linguaggio risulti così disturbante sebbene spesso portatore di istanze ben chiare e con ottimi margini di condivisibilità.

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gianpaolo

circa 10 anni fa - Link

scusa ma ho una mente semplice, non ho capito una mazza di quello che hai detto. Non ho capito perche' debba esistere un "nemico", o meglio l'ho capito ma non mi piace. Eppoi, scusa, ma che vuol dire "...È ovunque e in nessun luogo. Sono gli altri. Siamo noi stessi."?

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Francesco Annibali

circa 10 anni fa - Link

Ovvio che stimo tutti, mi piacciono parecchio i vini di tutti i produttori coinvolti, vedrò il film il prima possibile e qualcuno è anche amico (e forse si incazzerà). Ma "resistenza" è termine discutibile, e odora di naftalina più del cassetto dove tengo la tuta da sci. Anzi, tutto il punto di vista, che presuppone una realtà fatta esclusivamente di antitesi (buoni cattivi, naturali napalmisti, beneficenza arricchimento ecc...), è discutibile. E, mi ripeto, connota la presenza di una (una?) sfumatura reazionaria nel movimento.

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sir panzy

circa 10 anni fa - Link

Morichetti questa volta non sono d'accordo. C'è una grossa affinità con Bruno Vespa e sta nel titolo pomposo e manicheo, nonchè con un certo puzzo di naftalina (bravo F. A) Altra affinità sta nella faziosità del concetto che voule passare già dal titolo. Il film sarà bellissimo ma non vedo l'ora di perdermelo. Che noia che barba che barba che noia O.o

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suslov

circa 10 anni fa - Link

una volta la resistenza era al padrone o al barbaro invasore adesso e' alla solforosa

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stefano bonilli

circa 10 anni fa - Link

Caro Moric, avendo avuto la fortuna di conoscere ai tempi della città del gusto il Nossiter in questione devo dirti che ho conosciuto poche persone che se la tirano e settarie quanto lui, una visione manichea della vita e un approccio con noi ostile e volgare: la sua equazione era se hai fatto la città del gusto vuole dire che hai fatto compromessi e sei "corrotto" culturalmente. Un modo dialettico di porsi molto interessante :-)) Mondo Vino era parziale e dividente, come Nossiter vuole.

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Tommaso Farina

circa 10 anni fa - Link

Stefano uno di noi. Sposo pieamente la tua visione.

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Giovanni Corazzol

circa 10 anni fa - Link

E' un film di un cineasta importante che parla di vini e vignaioli italiani raccontati con l'urgenza di chi possiede alcune convinzioni - se volete ascrivibili alla categoria dei "naturali politici" di cui si parla nel libro il vino "naturale" di Servabo - e la forza e la tecnica per esprimerle in immagini. Qual è il fottutissimo problema?

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Alessandro Morichetti

circa 10 anni fa - Link

Scusate ma trovo al limite del surreale i ragionamenti sul TITOLO di un film non ancora uscito. Come se Apocalypse Now fosse stato stroncato anticipatamente dai neo-catecumeni perché scivolosamente ispirato all'Apocalisse di Giovanni, o Tutta colpa di Freud boicottato dall'Albo degli Psicanalisti perché fraudolentemente votato a strappare ticket del cinema riempiendolo di pazienti problematici. A me il senso di "Rivoluzione Naturale" risulta chiarissimo e il timore di manicheismo e faziosità non mi sfiora affatto: è provocatorio a bestia perché vuole esserlo. Chissà poi se lo ritireranno dal commercio perché usa la parola "naturale" senza che il disciplinare dei cinema lo preveda. Come se poi Metropolis di Fritz Lang (1927) avesse solo 2 stellette sul Mereghetti per il suo dividere il mondo in alto e basso, bianco e nero. Mah. E' una tecnica, può non piacere ma vedo che gli animi si accendono esattamente come previsto e per i motivi meno validi. Cioè più pensando alla forma che non al contenuto (che esattamente non conosciamo, tra l'altro). @sir panzy Bruno Vespa non è mai pomposo e manicheo, semmai allusivo e cerchiobottista alla bisogna: son due approcci molto diversi e incompatibili. Non hai nemmeno visto Mondovino quindi ora pentiti :D. @gianpaolo Certi passaggi del comunicato stampa non sono molto chiari nemmeno a me ma non è compito mio spiegarli. La teoria del conflitto è qualcosa che va ben oltre il semplice "nemico", è una teoria della storia come trasformazione che emerge dalle contraddizioni ;-). @stefano Non parliamo qui di simpatia o antipatia dell'uomo. Lo so che Jonathan ha idee forti, spesso non le condivido nemmeno io ma se ci mettiamo a fare le pulci al di là dell'arte mi sa che alla Città del Gusto di candidati alla santità non ne sono usciti :D. E comunque no, equiparare Bellotti e Pasolini per me non funziona. O almeno, i vini di Bellotti non sono assimilabili ai film di Pasolini: che è stato intellettuale e cineasta insieme. @GioCorazzol Per favore organizzati, vai a Berlino e non se ne parli più :*.

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Alessandra Biondi Bartolini

circa 10 anni fa - Link

Comunque per rimanere nel cinema a me il comunicato stampa "È ovunque e in nessun luogo. Sono gli altri. Siamo noi stessi." fa venire in mente il trailer di un altro film. Un film bellissimo. Un film dell'orrore. The Others. http://www.youtube.com/watch?v=M94nIzyGr64

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Riccardo Campinoti

circa 10 anni fa - Link

Infatti la trama e' simile. In The others i protagonisti alla fine si accorgono di essere morti. Qui i Naturali si accorgono che anche loro usano il rame e il metabisolfito e "udite,udite" vendono il loro vino a chi lo paga con vil denaro

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Francesco Annibali

circa 10 anni fa - Link

nessun giudizio sul film dal titolo, non sono il mago Zurlì, è un giudizio sul linguaggio utilizzato nel titolo

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gianpaolo

circa 10 anni fa - Link

Alessandro, se tu che hai fatto questo post: se il film non e' ancora uscito uno commenta quello che c'e' da commentare, nello specifico il titolo e il lancio stampa. Poi conoscendo l'altro film, uno si immagina che sia un proseguimento di quel tema. Senno', di che stiamo a parlare? Chiudi i commenti e fai un articolo di rilancio stampa. Pero', ripensando a quello che dice Corazzol: "qual'e' il fottutissimo problema?", ecco, penso che questa domanda sia abbastanza indovinata. Qual'e' il problema? a cosa e' rivolta la resistenza? Chi e' il "nemico"? I vini naturali rappresentano lo zero virgola della produzione, ma occupano la meta' dello spazio nel dibattito pubblico (di noi 4 rincoglioniti, e' vero, ma tant'e'). Hanno successo mediatico, ci sono distribuzioni che con successo li vendono in Italia e nel mondo, strappano piu' spesso che no prezzi "premium", sono piu' spesso che no premiati dalla critica, o almeno da quella a cui fanno riferimento. I produttori sono oramai piuttosto famosi, i vini sono nelle carte della ristorazione importante. E potrei continuare, ma preferisco rilanciare: e allora, infatti, dov'e' il fottutissimo problema, solo che hanno fatto una multa a Bulzoni per aver usato l'aggettivo "naturale"?

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sir panzy

circa 10 anni fa - Link

Mi hai tolto le parole di bocca. Bravo. Aggiungo solo: posso prendermi la libertà di scegliere (sicuramente sbagliando) di tranciare fuori questi film faziosi oppure chi non ha visto mondovino e chi non vedrà quest'ultimo "natural bullshit" sarà tacciato di kimikismo?

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Jovica Todorovic (Teo)

circa 10 anni fa - Link

Premesso che trovo il titolo geniale. a) posto che la parola resistenza è reazionaria per chi associa la resistenza alla Resistenza Italiana il che mi fa pensare che chi critica sia più reazionario di Nossiter. E' un pensiero un po' Forrest Gump però mi piace dirlo così b) Nossiter è di parte e non lo ha mai nascosto. c) questo potrebbe essere incoerente rispetto a quello che ho scritto su Tipicamente. Una voce di parte ha un suo valore. Il racconto è di parte. La fotografia è di parte, il cinema è di parte. C'è un cristiano che racconta il mondo visto dal suo Oblò che c'è di male. Tanto più quando è dichiarato. d) Dichiara che parlerà di amici, non mi aspetto una critica ai Naturali. e) io non ho paura dei Naturali, mi incuriosiscono. Vorrei avessero più coesione per avere più forza e maggiore credibilità. Non credo che Nossiter possa essere uno strumento divulgativo. Lui è schierato e darà una prospettiva schierata non sarà ne la prima ne l'ultima volta. f) se l'avesse chiamato Resistenza Artigianale sarebbe stato molto più incisivo e bipartisan. Ma Nossiter se ne strabatte e va bene così.

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FP

circa 10 anni fa - Link

Ma è proprio così necessario usare un termine che divide a prescindere in Italia? Oppure c'è la volontà di strizzare l' occhio ad un certo pubblico , cosa che suona come una mossa speculare a Briatore che gira il suo talent nella cantina Ca' Del Bosco? Capisco l' Italia è un paese di tifosi ( ci hanno fregato per anni così i politici) ma a volte riuscire a dare uno spaccato vero e sincero di ciò che c'è nel BICCHIERE non dovrebbe essere il fine ultimo di chi parla di vino? Mi pongo queste domande senza aver ovviamente visto il film, ma solo leggendo i commenti qui alcune questioni dal mio punto di vista vanno sollevate. Non da ultimo alcune storie di vita dei vignaioli assomigliano di frequente a quelle descritte da Ridley Scott in " Un ottima annata" anche se spesso iniziate prima dell' uscita del film.

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Jovica Todorovic (Teo)

circa 10 anni fa - Link

Scusa FP non ho mica capito quale sia il termine che divide? Il titolo è in inglese non è mica fatto solo per un pubblico italiano.

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Nelle Nuvole

circa 10 anni fa - Link

Aspetto di vedere il film, se non è bello, vado da Nossiter e lo meno. Del comunicato stampa non me ne frega niente, tutti i comunicati stampa da me letti negli ultimi quarant'anni sono scritti male e questo non fa differenza. Ma il film dovrà essere bello, ben fatto e ben montato. Dovrà essere un film e non una riproduzione smielata e contorta della visione nossiteriana (nossiteresca?). I personaggi ed interpreti mi piacciono, mi piacciono i loro vini così come mi piacciono tanti vini nemici. Si meritano quindi di essere presentati come sono. Non mi piacciono i film di fantascienza. Mondovino mi era piaciuto, era fatto bene come film, con qualche idea innovativa. Anche Trainspotting mi era piaciuto, e più recentemente Filth (non ancora uscito in Italia), questo non vuol dire che condivida una certa etica della vita. Un bel film è un bel film, di solito preferisco quelli a "tema" rispetto a quelli a "tesi". Mi aspetto nel caso che il "tema" sovrasti la "tesi". Aspetto e spero.

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Nic Marsél

circa 10 anni fa - Link

Ciao NN. Interessante che tu dica "Un bel film è un bel film" citando poi due esempi (Mondovino e Trainspotting) che la critica cinematografica considera universalmente mediocri. Anch'io li ho trovati poco riusciti, ma allo stesso tempo ho percepito una specie di fuoco sacro che ne ha portato alla realizzazione. Qualcosa che va oltre la mera tecnica e che non si può ignorare. La stessa cosa si potrebbe dire per quello che c'è nel bicchiere. Un buon vino è un buon vino e basta? La mia risposta è no. Un vino può anche non essere perfetto per la critica di settore ma possedere comunque qualcosa in più degli altri.

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Nelle Nuvole

circa 10 anni fa - Link

Ciao Nic, non ho idea di quale sia la critica universale. Batto le sale cinematografiche da più di 45 anni (sigh!) e della CU non mi curo più di tanto. Per me i due erano dei bei film. Fuoco sacro o no. Idem per Filth che ho citato provocatoriamente visto che tratta di un ambiente corrotto e i cui personaggio principale, un polziotto scozzese, è quanto di più aberrante si possa immaginare, ma tira (anche non in senso metaforico) e attira la simpatia del pubblico. Aspetto quindi di vedere il nuovo film di JN, il quale per me rimane un abile cineasta, ma che ho paura sia troppo preso dal fuoco sacro della verità rivelata per lasciarsi andare a fare quello che per me sa fare meglio, il cineasta. Ho comprato Liquid memories ma non sono riuscita a finirlo. E' un mio limite senz'altro. Tutta questa pappardella per dire che aspetto di vedere come ci racconta i quattro produttori ed i loro vini, mi auguro in modo veramente "naturale" e non distorto dalla "tesi" che lui vuole dimostrare per forza.

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Ivo De Blasi

circa 10 anni fa - Link

Che ne dite di aspettare di vedere il film e riprendere il discorso davanti ad un bicchiere di vino? Naturale, ovviamente! Grazie per la segnalazione del film, Alessandro.

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Giacomo

circa 10 anni fa - Link

Quello che fa ridere non è il discorso se il vino di Pacina e di Bellotti è piu' naturale e buono di un altro o se il film sarà bello o brutto, ma il fatto che i personaggi del film (insieme al regista?) sarebbero i ribelli contrari al nuovo ordine mondiale. Ah Ah Ah!

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Stefano De Santis

circa 10 anni fa - Link

Secondo me la prima cosa che conta per un appassionato di vino è quello che c'è nel bicchiere, il resto viene dopo.

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Massimiliano

circa 10 anni fa - Link

Quello che c'è nel bicchiere te lo guardi qui: http://ec.europa.eu/sanco_pesticides/public/index.cfm?event=activesubstance.selection Se ciò che afferma il Financial Times, e cioè che il volume totale del vino esportato in "bulk" nel mondo rappresenta più del 40%, e la Francia ne è la terza importatrice, come dice Jancis Robinson, vi faccio a voi fare due conti! Resistenza sempre!

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Stefano C

circa 10 anni fa - Link

quante parole... ha scritto benissimo alessandro ed il titolo del film è piu che corretto. chi lavora nella ristorazione e/o nel mondo del vino può comprendere ed apprezzare la scelta di questo titolo. non pensare al titolo in italiano, la parola "natural" in inglese è riferita alla spontaneità delle persone coinvolte, alle loro verità, alle loro gioie e fatiche, produttori che vanno oltre certificazioni e filosofie biodinamiche, produttori che fanno vino e basta!!!!! questi ultimi fanno "resistenza" ovvero reagiscono ad un sistema di informazione e di giudizio che non è equo ed indipendente tale da emettere successi o fallimenti. in francia produrre in biologico o biodinamico è normale, non fa scalpore, in italia si!! aldilà del film si può capire ed apprezzare (!!!!!!) il vero senso di "natural" solo conoscendoli profondamente, bevendo i loro vini e camminando nei vigneti e nelle cantine. grazie Alessandro

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davide G

circa 10 anni fa - Link

Mondovino era un film bellissimo. questo sicuramente sarà piu' bello

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artenio fanella

circa 10 anni fa - Link

Un elogio ai protagonisti del film e soprattutto a Jonathan, che è riuscito ancora una volta a mettere insieme personaggi con idee chiare per quello che riguarda l'alimentazione naturale: mangiare e bere sano. Credo che sia una qualità fondamentale per vivere bene. Quindi che ben vengano persone con questi sani ideali. Un in bocca al lupo per il film!

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Mario

circa 10 anni fa - Link

A me, piace la parola "RESISTENZA" perché in un sistema di società come la nostra, che tenta di uniformare qualsiasi cosa, benvenga combattere per la parte più preziosa delle persone, cioè "L'UNICITÀ". Vale naturalmente anche per il vino.

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