H. Upmann Magnum 50, il sigaro di JFK per una baia d’estate

di Andrea Gori

Una vitola impegnativa e succulenta, adatta ad un post pranzo estivo senza troppi pensieri. Un peso medio-massimo da approcciare con cura, che la casa fondata da Herman Upmann (non vi sbagliate, è proprio un tedesco di Brema) offre in affiancamento al 46.

Corre l’anno 1843 e questo banchiere, per diversificare i propri investimenti, giunge a Cuba dove all’epoca si producevano centinaia di milioni di sigari. Basti pensare al dato del 1855 (anno in cui vengono stabiliti i cru del Bordeaux) con 357 milioni di sigari esportati. Cifre da capogiro che appunto attirano affaristi da tutto il mondo, compreso il nostro Upmann che apre la sua manifattura in Calle San Miguel. Diviene presto famosa per la qualità e rimane di proprietà della famiglia tedesca fino al 1922, quando la deve cedere all’inglese J. Frankau &Co. Dal 1937 entra a far parte della galassia Montecristo perché viene rilevata da Menéndez, García y Cía.

La fama maggiore viene raggiunta negli anni 50-60, quanto diviene la marca preferita di J. F. Kennedy prima della Baia dei porci e dell’embargo. Ad oggi è ancora in grande spolvero, ricoprendo un buon 4% del mercato degli Habanos, e ha inaugurato una nuova fabbrica a L’Avana vicino alle sedi di Montecristo e Diplomaticos.

Questo magnum è già una bellezza appena fuori dal tubo, con una veste scura allettante e aromi speziati, quasi terrosi e mentolati già a crudo. La fumata regala momenti di puro piacere con un fumo denso e dolce che staziona a lungo su note di ebanisteria, cannella e chiodo di garofano. All’inizio pepe nero e poi via via che il fuoco avanza lungo il cannone ecco anche note di miele e frutta secca con amaricante di nicotina e cacao a bilanciare. Finale in crescendo di emozioni con una persistenza di diversi minuti. Notevole fumata anche se non adatta ai principianti, le misure sono davvero considerevoli e richiede almeno due ore di tempo libero. 93

Una coronas gordas che può affinare qualche anno in humidor ma che già oggi dona momenti di gioia anche in abbinamento con il Barolo Chinato di Borgogno, che ne segue bene l’andamento dolce amaro. Potrebbe anche godere della torrefazione gentile di un grande millesimo di Champagne come un Bollinger Grande Année 2002, gentile e maestoso al tempo stesso col suo timbro fresco di caffè e citrino, menta e rafano, fragola e bocca d’incenso, frutta e canditi, ficcante ma delicato in bocca: con la maturità del 2002 ma dotato di una carica di freschezza e gioventù che ti fanno rimpiangere forse l’apertura precoce.

Ma il signor Upmann scaccia ogni pensiero, e ci ricorda che la gioventù non è mai stata un difetto.

Lunghezza in mm: 160
Ring Gauge: 50
Confezionamento: singolo, box da 25, cabinet da 50
Prezzo singolo sigaro: 12,60 €

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

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