Dagli abissi dei fondali agli abissi della concussione. C’è chi ha detto no

di Pietro Stara

La Notizia. Pierluigi Lugano non ha bisogno di grandi presentazioni: rocambolesco produttore di vini del Levante ligure, decise di inabissare il suo metodo classico, rimettendo in mare ciò che gli antichi relitti dei galeoni hanno più volte restituito intatto, cioè il vino.

E’ certo che, e lo confermano diverse fonti attendibili, Rosario Puglisi, residente a Chiavari, un signore di 54 anni, mese più, mese meno, impiegato dell’Agenzia dell’Entrate di Genova, abbia chiesto dei denari per far evitare i controlli fiscali, per ben quattro anni, all’azienda Bisson, di cui Lugano è proprietario. Rosario Puglisi ha individuato come vittima predestinata Pierluigi Lugano agevolato dal fatto che quest’ultimo era amico del padre del funzionario (Fonte: Il Secolo XIX Genova).

Pierluigi  Lugano, allarmato della richiesta, ha denunciato il fatto ai carabinieri, che hanno organizzato un mega trappolone. Lugano ha incontrato nella sua cantina Puglisi, offrendogli 8.000 euro precedentemente segnati. A quel punto sono scattate le manette. Il signor Puglisi, che ora si trova nel carcere di Marassi, si è difeso dicendo che lo ha fatto perché aveva bisogno di soldi per curare una parente malata. Reo confesso, insomma, anche se le indagini continuano per appurare se si tratta di un caso isolato. (Fonte: la Repubblica Genova)

Concussione[1].
Secondo l’art.317 del codice penale modificato incorre nel delitto di “concussione” il “pubblico ufficiale che,(nota: con dolo generico) abusando della sua qualità o dei suoi poteri, costringe taluno a dare o promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità”, prevedendo, come trattamento sanzionatorio, la “reclusione da anni sei a dodici anni”.

La condotta dell’agente, che originariamente poteva attivarsi attraverso una attività  di “costrizione” o di “induzione” con “l’abuso della sua qualità o poteri”;  un evento psichico intermedio (coazione o persuasione);  un evento finale attraverso il soggetto passivo (costretto od indotto);  ed, infine, un necessario nesso di casualità che deve sussistere tra gli elementi in esame.

Costrizione: ossia obbligare taluno con violenza e minaccia a compiere un’azione che altrimenti non sarebbe stata compiuta od astenersi dal compiere un’azione che altrimenti sarebbe stata compiuta.

Induzione: consiste in una suggestione in grado di persuadere il soggetto passivo a porre in essere una determinata attività per evitare un danno maggiore.

Il reato di concussione differisce  da quello di corruzione perché, mentre nel primo l’agente crea uno stato di timore che induce il privato a compiere una determinata prestazione, nel secondo il privato non è una vittima del pubblico ufficiale ma coopera con questi nel compimento di una attività contraria agli interessi della pubblica amministrazione.

Discrezionalità.
L’assunto fondamentale del sistemi democratici, e quello italiano non solo non da meno, ma un po’ di più, è ciò che un tempo Andreotti identificò con la distribuzione democratica della colpa e che, un tempo prima di lui, Bertold Brecth (Madre coraggio e i suoi figli, 1939) ebbe a sintetizzare in questo modo: “La corruzione è la nostra unica speranza. Finché c’è quella, i giudici sono più miti, e in tribunale, perfino un innocente può cavarsela.”

Anche Edward Gibbon (1737 – 1794), storico britannico e studioso dell’antichità romana[2] ebbe a sostenere che la corruzione rappresenterebbe il sintomo, infallibile, della libertà costituzionale.

Si può concludere, senza troppa approssimazione, che in Italia abbondano le libertà costituzionali. C’è un unico problema: sono mal distribuite.

[1] Alessandro Continiello, avvocato del Foro di Milano, CONCUSSIONE PER COSTRIZIONE E CONCUSSIONE PER INDUZIONE INDEBITA A DARE O PROMETTERE UTILITÀ, in http://www.dirittoeprocesso.com/

[2] Edward Gibbon, Declino e caduta dell’Impero Romano, a cura di Dero A. Saunders, traduzione di Michele Lo Buono, Mondadori, Milano 1986.

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Pietro Stara

Torinese composito (sardo,marchigiano, langarolo), si trasferisce a Genova per inseguire l’amore. Di formazione storico, sociologo per necessità, etnografo per scelta, blogger per compulsione, bevitore per coscienza. Non ha mai conosciuto Gino Veronelli. Ha scritto, in apnea compositiva, un libro di storia della viticoltura, dell’enologia e del vino in Italia: “Il discorso del vino”.

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